quando t’innamori c’è picca ‘i fari


vedi tutto rosa, ti sembra che il mondo sia fantastico, anche se fuori piove riesci a vedere un raggio di sole, la gente ti appare buona e gentile. . . Quando la mattina mi alzo così, significa che mi amo alla follia come Renzo amò Lucia. Prendo consapevolezza di ciò che sono, di quello che ero e di quello che sarò da grande (la modella, lo sapete no? Ahahahahah). Poi va in start la seconda fase dopo il risveglio, l’amore per la mia famiglia, cose tipo cip cip e cuoricini cuoricini, che non sto qua a raccontare.
E’ fondamentale alzarsi al mattino innamorati! La giornata viaggia tranquilla, col vento a favore e tutto va per il verso giusto. E’ assodato! Oggi, che sono innamorata, vi regalo un piatticeddu di pasta del quale ci si può invaghire anche solo guardarndolo, se poi vu faciti megghiu ancora, sarete con me (se vi va), vicini vicini.

Fettuccine con mazzancolle e pesto di olive taggiasche
per 8 cristiani
680 g di fettuccine
140 g di olive taggiasche snocciolate
1 mazzetto di prezzemolo
10 foglie di basilico
50 g di pomodorini piccadilly
60 g di mandorle pelate
80 ml vino bianco fruttato
12 mazzancolle
olio extra vergine d’oliva q.b
20 g di mandorle a lamelle
un cucchiaio raso di pepe rosso in grani pestato
tritate con il mixer 120 g di olive taggiasche snocciolate, il prezzemolo, le mandorle, il basilico e l’olio tanto quanto basta a fluidificare il pesto, frullate fino ad ottenere una crema densa. Sgusciate le mazzancolle, mettetele in padella con un filo d’olio, sfumatele per pochi minuti con meno di mezzo bicchiere di vino bianco, aggiungete il pesto, mescolate, salate solo se necessario e spegnete. Cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolatela al dente e ripassatela in padella fluidificando il condimento con tanta acqua della cottura della pasta, quanta ne serve per per ammorbidire e renderla fluida. Completate con le olive rimaste, impiattate e cospargete ogni porzione con le mandorle a lamelle, qualche foglia di prezzemolo intera e una spolverata di pepe rosso.

la torta del mago

quando nasce un bambino è una gran festa, vero? E’ una festa per i genitori, per i parenti, gli  amici ed anche i conoscenti. Dopo pochi giorni dalla nascita l’impalcatura delle persone che ha gioito all’evento si stacca lasciando lo spazio ai genitori che hanno il compito immenso di allevarlo, educarlo e spingerlo verso le sue attitudini, tutto questo senza un manuale in dotazione! 😀
Carlotta, nostra figlia, è una ragazzina molto sveglia, attivissima e sempre desiderosa di compagnia. Tra le sue passioni, quella in voga per il momento, è la prestidigitazione. Si è riscoperta abile e agile, con i movimenti delle mani, incantando un po’ tutti con le sue illusioni “magiche”infuse dal canale di Milleaccendini. In prossimità del suo compleanno mi ha chiesto una torta speciale. La premessa è stata: “mamma, tu fai sempre bellissime torte ma quest’anno deve essere spettacolare, vorrei la torta del mago…” … una gran bella responsabilità non trovate? 
Mi sono documentata certo, come dico sempre non sono un pasticcere, non uno chef e nemmeno un cake designer ma per fortuna esiste la rete che ti da una spintarella, svelando segreti e suggerendo idee creative. Navigando navigando mi sono arenata in questo sito e, insieme con Carlotta ci siamo innamorate di questa  torta  dopo di che è partito il nostro progetto.

La torta magica di Carlotta
se volete realizzare questa torta munitevi di due teglie con il cerchio apribile, una da 26 cm di diametro ed una da 15 cm.
La base, rivestita di pasta di zucchero bianca, è composta di tre strati al cacao farciti, uno con una crema ganache al cioccolato fondente e l’altro con panna e fragoline di bosco.
Il cappello invece è un pan di spagna suddiviso in tre strati, farcito con panna e fragoline. 
Per la base:
125 g di cacao,
500 ml di acqua bollente
385 g di farina autolievitante
2 cucchiaini rasi di bicarbonato di sodio
250 g di burro moBBido
4 uova grandi
360 g di zucchero semolato
1 fialetta aroma vaniglia
 In una terrina mescolate, il cacao setacciato con l’acqua bollente, sbattete delicatamente con una frusta a fili fino ad ottenere una crema liscia, fate raffreddare. Riscaldate il forno a160°C (regolate la temperatura in funzione della conoscenza del vostro forno) imburrate leggermente la teglia e foderatela con carta forno. Nella planetaria sbattete il burro morbido, unite lo zucchero, un uovo alla volta e l’essenza di vaniglia, aggiungete il composto al cacao e poco per volta, la farina con il bicarbonato, amalgamate senza lavorare troppo. Versate un terzo dell’impasto nella teglia, infornate per 15 minuti, fate la prova spiedino per verificare la cottura. Sfornate e fate raffreddare su una gratella per dolci. Cuocete allo stesso modo i 2/3 rimanenti.
per il ripieno: 
180 g di cioccolato amaro
125 g di panna fresca
crema al burro qb
parte del ripieno di panna e fragoline del cappello
Il giorno dopo realizzate la crema al burro che vi servirà anche per isolare la torta dalla pasta di zucchero. 
per la crema al burro:
750 g di zucchero a velo
375 g di burro morbido
1 fialetta e mezza di aroma alla vaniglia
Sbattete a crema il burro, aggiungete lo zucchero, poco alla volta e setacciato; dopo poco aumentare la velocità delle fruste e aggiungere la vaniglia. 
per la ganache al cioccolato:
portate a bollore la panna e aggiungetela alcioccolato ridotto a scaglie con un coltello, mescolate e fate intiepidire. Aggiungete due o tre cucchiai di crema al burro a seconda della consistenza desiderata, mescolate e amalgamate.
Montate la torta mettendo il primo disco al cacao sul piatto da portata, dentro un cerchio per torte. Con un sac a poche senza beccuccio distribuite la ganache sulla torta, ricoprite con il secondo disco e con un altro sac a poche con il ripieno di panna e fragoline distribuite la farcia in maniera uniforme. Chiudete con il terzo disco e mettete in frigo a rassodare.
per la copertura della torta vi serve mezzo chilo di pasta di zucchero bianca e circa mezo chilo per le decorazioni.
Per il cappello: 
2 uova grandi
2 cucchiai di acqua bollente
70 g di zucchero+ 40 per montare gli albumi
1/2 fialetta di aroma al limone
1/2 bustina di lievito
un pizzico di sale
50 g di frumina
75 g di farina
per il ripieno:
200 g di fragoline di bosco
un cucchiaio di zucchero a velo
500 ml di panna
50 g di zucchero a velo
per la bagna:
250 ml di acqua
1 cucchiaio colmo di confettura di fragole
3 cucchiaini di zucchero
Accendete il forno a 150°C, ungete e foderate di carta forno un o stampo per torta apribile da 15 cm di diametro. Sbattete i tuorli a schiuma con l’acqua bollente, aggiungete lo zucchero e montate fino ad ottenere una crema, aggiungete il sale e l’aroma. Montate a neve ferma gli albumi, unite lo zucchero rimasto e montate ancora; versateli nel contenitore con i tuorli e con una frusta a mano amalgamate i due composto con movimenti dal baso verso l’alto. Setacciate le farine con il lievito e uniteli, poco alla volta all’impasto sempre a mano. Versate un terzo del composto nella teglia, livellatelo e cuocete circa 15 minuti, provate con lo spiedino la cottura e sfornate. Fate lo stesso con gli ultimi due terzi di impasto.
Realizzate le basi il giorno prima e conservatele separate da un foglio di carta forno dentro un contenitore ermetico oppure all’interno di sacchetti per conservare gli alimenti. 
Il giorno dopo preparate la bagna scaldando l’acqua, la confettura e lo zucchero, sciogliete quest’ultimo mescolando. Filtrate con un colino a maglie strette e versate nella bottiglia per bagne utilissima per rendere uniforme l’umido sul pan di spagna. Montate la panna con lo zucchero a velo. In una ciotola mettete le fragoline  con un cucchiaio colmo di zucchero a velo, scuotete con dei movimenti di polso mescolando ‘al salto’ senza danneggiare la frutta. A questo punto mescolate panna montata e fragoline con molta delicatezza. Munitevi di una striscia di cartoncino robusto, come quello che usano in pasticceria per confezionare i dolci, realizzate un cerchio dello stesso diametro del pandispagna, fissatelo con una spillatrice e mettete dentro il primo disco. Bagnate uniformemente; Mettete la panna dentro un sac a poche senza beccuccio e realizzate dei cerchi concentrici sulla base. Ponete il secondo disco di pandispagna bagnatelo bene e procedete con la farcia come precedentemente. Poggiate il terzo disco senza bagnarlo, applicate una leggera pressione e mettete in frigo a rassodare.
Per la copertura e le decorazioni vi serve quasi un chilo di pasta di zucchero nera
e circa 300 g di quella rossa
prima di coprire le torte con la pasta di zucchero, spalmatele  con uno strato di crema al burro, riponetele in frigo a rassodare per una decina di minuti e poi procedete spianando la pasta di zucchero su un piano di lavoro.
Una settimana di lavoro simil_scultoreo finita in un nano secondo ahahahahah

elogio ai ciuriddi

Il mio spacciatore di frutta e verdura (citando Enza), il signor Zingale di Carini  ha molti pregi, uno tra questi, quello di mettere in bella mostra, nemmeno fosse un fiorista, i ciuriddi di cucuzza. Nell’istante in cui metto piede nel negozio vengo accalappiata dal colore, sgargiante, vivace, poi dalla freschezza impressionante; il loro aspetto è un elogio alla bellezza. A quel punto scatta il bisogno ossessivo compulsivo di dovere acquistare quei ciuriddi. Certo pare “peccato” cuocerli picchì s’ammosciano, però il loro sapore poi ripaga anche il sacrificio e la loro effimera vita.

Tutto ‘sto panegirico per dirvi che me li sono mangiati dentro un’ottima schiacciata 😀
Schiacciata ai fiori di zucca e stracchino

Un ripieno classicheggiante, per un impasto lievitato. Rivisto su Sale&Pepe un milione di volte (anche su uno degli ultimi numeri) ho deciso di far lievitare la pasta anzicchèno 😉
Preparate un impasto per pizza mescolando 180 g di farina di semola rimacinata e 180 g di farina Manitoba. Sciogliete 8 g di lievito di birra fresco in 160 ml di acqua tiepida con un cucchiaino da caffè di zucchero. Versatelo nella planetaria (se l’avete, se no con la forza delle vostre braccia) con le farine e impastate al minimo; aggiungete 3 g di sale e due cucchiai d’olio. Se necessario aggiungete qualche goccia d’acqua per rendere morbido l’impasto, deve esserlo, morbido e appiccicoso. Ponetelo in una terrina e fatelo lievitare coperto dentro il forno spento per un’ora. Riprendete l’impasto, dividetelo in 2 parti disuguali e stendete quello più grande, con un matterello, su un piano infarinato o su un foglio di carta forno. Poggiatelo su una teglia di 30 cm dii diametro, leggermente unta d’olio o con la carta stessa sulla quale l’avete stesa.

Mettete 500 g di stracchino a pezzetti 4-5 filetti di alici sott’olio spezzettate e 12 fiori di zucca precedentemente aperti a libro e privati del pistillo. Stendete la pasta rimanente e coprite la schiacciata; ripiegate i bordi di quella sottostante e saldateli su quella superiore. Bucherellate la superficie con i rebbi di una forchetta e fate lievitare ancora mezz’ora. Infornate a 200°C per mezz’ora o fino a doratura. A metà cottura spennellate la superficie con un’emulsione di olio ed acqua.

i fichi caramellati che uniscono l’Italia

Capita, alle volte capita.
Capita che la rete virtuale alla fin fine è reale al 100%. Ci sono in gioco affezioni, emozioni e sentimenti che corrono sui fili della rete. Capita che una lettrice del blog riesca a comunicare tutto questo e anche di più; a quel punto scatta la scintilla 😉
Paola, con la sua famiglia, gestisce un ristorante e un B&B in Abruzzo, nel Parco Nazionale del Gran Sasso. Il ristorante Gran Sasso per l’appunto. La cucina è semplice e di qualità, gestita dall’amore di tutta la famiglia, unitissima.
Paola, dicevo, dopo aver letto la ricetta del miele di fichi,  ha condiviso con me quella dei fichi caramellati della signora Adriana di Mantova. Per una volta, ma spero non sarà l’ultima, ho realizzato una ricetta che, in genere, lei prepara nella cucina del suo ristorante. Paola, all’unisono siamo!

Fichi caramellati
1 kg di fichi sia verdi che neri, l’importante è che siano belli
300 g di zucchero
200 ml di aceto 
300 ml di acqua
io, per la solita fissazione patologia dei food bloggers, di variare la ricetta originale per segnare col proprio nome, ho usato aceto di mele ed ho aggiunto 30 g di mandorle a lamelle.
Disponete i fichi un un tegame ampio e antiaderente. Versare tutti gli ingredienti e fate cuocere per 3-4 ore a fuoco leggio fino a quando il liquido si riduce e arriva alla consistenza e alla colorazione del caramello. Invasate i fichi insieme al sugo, capovolgete i barattoli e fate riposare coperti per tutta la notte.  Consumateli tra un mese o due accompagnandoli con del formaggio. 

con questa ricetta partecipo al CONTEST (ST)RENNE GLUTEN FREE

conservare le tradizioni

L’ho mai detto che non sono palermitana? 🙂 
Lo so, l’ho già detto ma magari non tutti lo sanno. Abito in questa provincia da diciotto anni, cucino assiduamente e per nicissità picchì mi maritai, da quattordici. Le tradizioni qui sono diverse da chiddi missinisi quindi studio sempre, per impararne di nuove, conservarle e tramandarle a me figghia che invece palermitana è.
La signora Claudia, nonna dei gemellini, compagni di scuola di Carlotta, è per me una fonte inesauribile di tradizioni tipiche della provincia; è anche per questo che non finirò mai di ringraziarla. Mi ha insegnato moltissime ricette, questa è indispensabile per la preparazione dei buccellati e di altri dolci natalizi. Bisogna pensarci per tempo dunque!
Settembre è proprio  il mese in cui c’è sempre un gran lavorìo. Ci prepariamo un po’ tutti all’inverno conservando nei barattoli un po’ d’estate! Io ne ho bisogno 😀
I lavori settembrini presentano, in genere, processi lenti, alle volte durano giorni e hanno bisogno di continue cure durante le varie fasi della preparazione, questo è uno di quelli.

Il miele di fichi di nonna Claudia.
6 kg di fichi maturi
acqua
Lavate i fichi, metteteli in una pentola capace, versate dell’acqua buona senza coprire i fichi, ma quasi. Ponete sul fuoco leggio, leggero e cuocete fino a fare evaporare quasi tutta l’acqua, circa 6 ore, mescolando spesso. Completata la prima fase, distribuite i fichi cotti, in dei colapasta; schiacciateli da un peso e fateli percolare dentro un contenitore, tutta la notte o fino a quando hanno rilasciato tutto il loro nettare. Con questa quantità di fichi ne ho raccolto circa un litro.

 Eliminate i fichi, rimettete sul fuoco basso e cuocete, mescolando fino a quando il preparato raggiunge la giusta densità, circa un’ora e mezza.Otterrete circa la metà del prodotto liquido, il colore raggiungerà la gradazione di un bruno scuro, come il caramello. 
Invasate e conservate nella vostra dispensa. 

la mia prima food experience

Io che l’inglese non lo “mastico” l’ho capito cos’è una food experience, ma l’ho capito sul luogo, un luogo mangereccio. La trattoria frutti di mare da Enzo a Mondello…
Vi conto chi fici, ma assittativi picchì a storia longa è 🙂
Avete un iPhone oppure un iPad? Eddai che ce l’avete, perchè fondamentale è! Se possedete un magico strumento è fatta! Avete Cibando. E’ un grande progetto enogastronomico che coinvolge una moltitudine di ristoranti e trattorie, aiutatemi a dire moltitudine; luoghi in cui non vai solo a mangiare ma per trascorrere una serata speciale, da ricordare. Sulla mappa che appare sul display, fai un cerchietto col ditino e magicamente Cibando trova tutti i locali affiliati con recensioni, foto, commenti, vini e menù nella zona dove sei tu; una guida pratica a portata di dito, con un tacc (touch) trovi tutte le informazioni e metti da parte le guide cartacee.
Lo scopo di Cibando è quella di raccontare un’esperienza, le sensazioni che ti avvolgono quando entri ma soprattutto quando esci da quel locale. La mia l’ho condivisa su Cibando con una recensione sulla mia food experience. Non vi devo vendere niente, piuttosto vi regalo la mia esperienza. Le fantastiche foto sul bolg di Cibando sono di Isabella Iervolino.
Trattoria frutti di mare “da Enzo” Mondello, Palermo

Noi Siciliani abbiamo l’animo barocco. Ci piace l’opulenza, la prosperità, la ricchezza, il fasto. Ne sono la prova le architetture, le feste religiose, il cibo e l’ospitalità. Il nostro, è un atteggiamento sfarzoso; è un dato di fatto. Riusciamo a stupire con effetti speciali, acchiappando il cuore dei nostri ospiti. Dobbiamo farlo è per noi, vitale. Non vi stupite perciò, se alla trattoria “da Enzo” a Mondello vi accoglieranno con il tangibile desiderio di regalarvi una serata indimenticabile.Il locale si trova nella piazza dell’antica borgata marinara, guarda l’incantevole golfo e permette di mangiare anche sulla terrazza, godendo così, oltre che con il palato anche con la vista, magnifica, sul mare. Non fatevi confondere dalla miriade di locali che allettano lo sguardo curioso dei turisti; da Enzo il pesce è freschissimo, l’attenzione e la conoscenza sulle materie prime è di importanza basilare. L’ospitalità del personale è carica di interesse per il cliente, il proprietario il signor Vincenzo, ci accoglie con grande professionalità e un accattivante sorriso, ci fa accomodare, poi si occupa degli altri clienti e della supervisione in cucina. Il responsabile dei vini, il signor Salvatore, ci ha seguito nella scelta della degustazione menù e in quella del vino. Ha scelto per noi un Tasca d’Almerita Grillo Mozia 2010; un vino, profumato di fiori e frutti tipicamente mediterranei, fresco e piacevole che ha fatto da scenario alla cena.

Gli antipasti, caldi e freddi ci abbracciano con il loro profumo; i cappuccetti fritti, delicatamente ciauvurusi al limone, caldissimi com’è giusto gustarli. Una leggerissima spatola impanata ci ha deliziato, prima dell’ingresso di un di cruditè di pesce spada, tonno e gamberoni, aromatizzati da una salsa emulsionata, con erbe aromatiche fresche, olio extravergine d’oliva e limone, un biglietto da visita insostituibile per gustare il pesce fresco di assoluta qualità.

Il primo ci travolge con il suo profumo; un sontuoso piatto di fettuccine all’astice, praticamente primo e secondo insieme, considerando la quantità principesca.

 

Quasi a conclusione della serata entra in scena il signor Orazio che, quasi non volendo che andassimo via, con i suoi sorrisi, le sue battute e le sue competizioni, ci ha legato amabilmente ad un tripudio di dolci. La cassata gelato, considerando il caldo che c’era, dovevamo provarla; poi è stata la volta di una versione particolarissima di quella tradizionale, talmente buona che non si riesce a smettere di allungare il cucchiaino per gustarla. Per concludere il lato duci della serata, un sorbetto al limone con fragoline di bosco, un’esperienza deliziosa.


La nostra degustazione si è svolta in un posto strategico, all’interno del locale climatizzato; eravamo accanto allo smistamento delle diverse comande, ai tavoli predestinati. Abbiamo visto passare (assaggiando anche) quasi l’intero menù, accompagnati dalle annotazioni della signora Angela.
La competenza, la conoscenza, la dimestichezza e la familiarità con cui il personale del locale ci ha condotto, rappresentano una identità culturale chiara, espicita e genuina.

l’acchianata

 4 settembre, Santa Rosalia.
Tra il sacro e il profano i pellegrini salgono alla grotta della Santuzza, sita sul Monte Pellegrino, a piedi o in ginocchio, per ringraziarla per una grazia ricevuta o per una promessa fatta. L ‘acchianata coinvolge tutti, granni e picciriddi, lungo un percorso nel bosco che accurza la strada carrabile, fino al Santuario.
Oggi alle 7,30 c’eravamo anche noi 3. In un’ora e dieci minuti ficimu l’acchianata, zaino in spalla ‘nsemmula a una quantità di persone che salivano e che scendevano.

    

Il Castello Utveggio
Palermo 

 Il Santuario ha una facciata seicentesca addossata alla roccia. La chiesa, che è realizzata all’interno della grotta, ha un fascino particolare. Grondaie di metallo raccolgono l’acqua Santa che scorre sulle pareti rocciose, l’atmosfera che regna è mistica.

 

 

Sarah Fel e i bicchierini ai fichi caramellati ciavurusi di basilico

conoscete la squadra? noooooo, niente calcio per carità, questa è una squadra “fortissimI”, una di quelle che va come il vento, coesa e vincente…
Cosa vince? Vince amicizia, affetto, sincerità, allegria e vicinanza nonostante la lontananza. Cresce, sperimenta e giudica pure ahahahah già perchè questa è la squadra di Cucinando quella che decreterà i vincitori dei tre premi messi in palio, vi ricordate? Non fate gli gnorri eh? come già detto mica siam qui a pettinar le bambole eh? Qui si vincono tre, diconsi tre terrecotte della Emile Henry

Venghino SIORI venghino, per il
Primo classificato: Tarte Tatin

Secondo classificato: set per crème brulée

Terzo classificato: teglia plum cake

amuniiiiiii chi aspettate? 

tutta ‘sta premessa per ricordarvi il contest che scade tra pochissimi giorni il_sette_settembre per l’appunto!

😀
Vi racconto cosa fa la squadra mentre aspetta le vostre ricettuzze? Occhei, ve lo racconto: a giramano ognuno di noi propone un tema cuciniero da sviluppare, con un tempo a disposizione di circa una settimana. Dopo averci pensato, ripensato e  strapensato (io sempre) e infine, finalmente prodotto, lo pubblichiamo e poi curiosiamo qua e la nelle nostre cucine. Non è divertente? 😀
cosa ha tirato fuori lei, tra una prova e l’altra dell’abito da sposa?
TAHDAH

Cucinando con i fichi
dolci o salati chissenefrega l’importante è che ci sguazziamo dentro ahahahah. 

Ora arriva il mio svolgimento…attentiaMMia! Questo è un esperimento che fino al momento dell’assaggio era un’incognita, posso asserire, dopo aver interrotto bruscamente la mia dieta, che l’esperimento è riuscitoooooo sbaciucchiamenti loVVosi piMMia :* standing ovation!
Sono partita mettendo zucchero e burro nella planetaria, e fin qui tutto a posto poi ho cominciato ad aggiungere un po’ di questo e un po’ di quello, dopo l’infornata ho detto “azz! che ciofeca” invece gira che ti rigira lo sformatino sono venuti fuori dei bicchieri troppo duci vero?

VERO????? AHAHAHAHAH!!!

 Bicchierini ai fichi caramellati, arance al ciavuru di basilico
per l’impasto
90 g di burro morbido
150 g di zucchero semolato
250 g di ricotta di pecora sgocciolata almeno 2 notti
100 g di farina 00
6 g di lievito
250 g di fichi freschi
2 arance piccole o una grande
75 ml di Grand Marnier
75 ml di panna fresca
se non volete sentile l’alcool utilizzate 150 ml di panna fresca
3 uova grandi
un pizzico di sale
Sbattete il burro con lo zucchero, unite la ricotta, la scorza delle arance grattugiata e i tuorli, sempre sbattendo con le fruste per amalgamare. Lavate e sbucciate i fichi, eliminate la buccia, tritateli grossolanamente e uniteli al composto con un pizzico di sale. Setacciate la farina con il lievito, aggiungeteli al composto a cucchiaiate. Montate gli albumi a neve e unite anche quelli con dei movimenti delicati per non smontarli. Per fluidificare ancora l’impasto mescolate il liquore e la panna, agendo sempre con gli stessi movimenti delicati. Versate il composto in 6 stampi da creme caramel alti 7 cm con diametro di 9 cm, ben imburrati e infarinati; infornate in forno già caldo a 160 °C per circa 35 minuti l’impasto sarà sempre umido all’interno. Sfornate e fate raffreddare.
preparate la guarnizione al caramello, sciogliendo 20 g di burro con 20 g di zucchero di canna e 100 ml di vino bianco fruttato, fate restringere la salsa. Aggiungete tre fichi affettati e tre foglie di basilico, fate cuocere a fuoco dolce per qualche minuto girandoli delicatamente. Servite sformando i bicchierini, che presenteranno un alloggiamento strategico, sui quali adagerete tre fette di fico, qualche fogliolina di basilico e un cucchiaio di salsa al vino.

…a gentile richiesta

La torta nera della Mercante di spezie alias la sister mia 😀 
Questa toTTa ha conquistato molte persone,  stregati dal suo profumo e dal suo sapore, hanno “mollato” la dieta…vero Piero? Ahahahahah!
La ricettuzza originale di questa toTTa è dell’ormai famosa zia Ginetta, la zia della mercante. Oramà però, è diventata la zia acquisita di molti, per i racconti, le emozioni e le ricette che la stessa mercante ci ha regalato.  Vi assicuro, si deve perdere il mio nnome, che questo è un dolce da sicuro svenimento, buono, moBBido e suadente. Fatelo e rifatelo mandando un bacio al cielo, dove la zia Ginetta sicuramente ci guarda e sorride e un bacio virtuale alla mercante che ha condiviso con questo mondo, la ricetta 😉 
grazie sister :*
Approfitto di questo dolce carico di ricordi e sentimenti per accalappiarvi! Avete già partecipato al contest “Cucinando dolcemente”? Dai, su, avete tempo fino al 7 settembre spicciatevi che c’è il conto alla rovescia 😉

La torta nera

60 g di farina di nocciole
60 g di farina di mandorle
60 g di fette biscottate
1 cucchiaino di lievito chimico
5 uova grandi
125 g di burro
160 g di zucchero
110 g di cioccolato nero (così la zia chiamava il cioccolato fondente)
1 pizzico di sale
Salsa nera
100 g di cioccolato nero
1 cucchiaio di burro

Montate il burro morbido con lo zucchero fino ad ottenere un spuma, aggiungete 2 uova intere, uno alla volta. Montate gli albumi a neve delle tre uova rimaste e metteteli da parte, i tuorli invece, li aggiungerete uno alla volta al composto di burro, mescolando. Sciogliete il cioccolato a bagnomaria facendo attenzione che il fondo del pentolino non tocchi l’acqua in ebollizione, fate intiepidire e poi aggiungetelo all’impasto, mescolate e amalgamate. Miscelate le farine con le fette biscottate ridotte in polvere con un mixer, aggiungete il lievito setacciato. Unite il miscuglio all’amalgama di cioccolato, mescolate e poi incorporate, con delicatezza, gli albumi montati a neve. Imburrate e infarinate uno stampo da budino di circa un litro e mezzo di capacità e cuocete in forno caldo a 160°C per 30 minuti. Come sempre specifico che, la cottura e la temperatura del forno sono indicativi, basatevi sulla conoscenza del vostro forno. Fate la prova “stecchino” per verificare la cottura interna della toTTa.
Sciogliete a bagnomaria il burro e il cioccolato per la copertura, versatelo sulla torta quando è ancora tiepido e fluido. Guarnite, se volete, con delle nocciole tritate a coltello.