crostata di mirtilli e farina di mais

mi rendo conto! mi rendo conto che sono noiosa e pressocchè monotematica…credo si sia capito vagamente, che mi piacciono i mirtilli 😀
quando sfoglio una rivista, una a caso per esempio…sale&pepe, mi si appizzano gli occhi sul solito ingrediente. Il numero in questione è quello di luglio 2002, dalla ricetta ho rubato i mirtilli e la farina di mais, quindi non è più quella, ma voi sempre vi fidate vero? 🙂

ingredienti per una teglia da 26 cm di diametro
240 g di mirtilli
120 g d farina di mais tipo fioretto
25 g di maizena
170 g di farina bianca 00
135 g di zucchero
120 g di burro
1 uovo
un cucchiaino di lievito in polvere
5-6 cucchiai di marmellata ai mirtilli e cardamomo di Alex
20 g zucchero a velo


mescolare nella planetaria il burro a pezzetti con l’uovo e lo zucchero, aggiungere le farine e il lievito. Formare una palla di impasto e mettete in frigo a riposare per un’ora, ma con questo caldo se riposa 2 ore è meglio 🙂
Sciacquate i mirtilli e fateli asciugare su un canovaccio, dopo in una ciotola, mescolateli con lo zucchero a velo; stendete 2/3 della frolla e rivestite uno stampo precedentemente imburrato e infarinato. Bucherellate il fondo con i rebbi di una forchetta, cospargete la marmellata e distribuite i mirtilli. Stendete la pasta rimanente e ricavate delle strisce larghe che adagerete a grata sui mirtilli. infornate a 160°C per circa 20-25 minuti. Fate raffreddare prima di sformare. Se volete spolverate con zucchero a velo.

Cara Paoletta,



sei tu che dovresti ricevere un premio! Un premio alla miglior idea, originale e simpatica che questo mondo dei foodblogger abbia avuto 🙂
Il giochino dell’estate ha invogliato moltissimi di noi e credo con questa mia affermazione, di accumunare un alto numero di pareri positivi. 😀
Paolè ancora una cosa prima della mia ricettina, per molti, ma non per tutti, è noto che non riesco a scegliere LA foto…fa lo stesso se te ne scarico qualcuna in più? ahahahahah


Ecco la variante sicula
per 2 persone
200 g di fettucce Poiatti formato speciale trafilate al bronzo
1 cipolla rossa di tropea piccola
1 spicchio d’aglio piccolo
1 pomodoro rosso di quelli a grappolo
2 mezzi pomodorini pachino secchi (quindi uno intero)
10 mandorle pelate
10 foglie di basilico
timo arancio
1 cucchiaio di Parmigiano grattugiato
1 zucchina genovese
sale
pepe
scaglie di Ragusano DOP

Affettate la cipolla sottilmente e friggetela, insieme all’aglio tagliato a lamelle, in un fondo d’olio caldo. Unite 3/4 di zucchina tagliata a cubetti e 1/2 pomodoro anch’esso tagliato a dadini, privato della buccia e dei semi. Salate e cuocete per 5 minuti a fuoco dolce mescolando. Ponete nel bicchiere del frullatore insieme con le mandorle, il Parmigiano, il basilico e i pomodorini secchi sciacquati dal sale di conservazione. Salate se necessario, pepate e mettete da parte. Tagliate a julienne il pomodoro e la zucchina rimasti e saltateli nella padella precedentemente utilizzata, con un filo d’olio. Cuocete la pasta in abbondante acqua salata e scolatela dopo 9 minuti esatti nella padella con le verdure. Saltate un minuto e spegnete il fuoco; Aggiungete la crema e un paio di cucchiai di acqua di cottura della pasta per fluidificare il condimento, mescolate, impiattate e velocemente, cospargete di scaglie di Ragusano DOP, foglioline di timo arancio e una macinata di pepe.

bionda naturale?

lo dico sempre, non siamo mai contenti chi è bruna vuol diventare bionda, chi invece è bionda…
ma non parlo di donne no! parlo della birra che abbiamo provato a fare, o meglio loro, Ettore e Giovanni producevano, io fotografavo l’evento 🙂
I nostri amici Ida e Ettore, ci hanno regalato il kit per la produzione della birra bionda…quella bionda doveva essere…invece dopo il periodo di riposo sembra si sia fatta rossa
mah! e chi ci capisce niente?
il procedimento è semplicissimo, basta seguire alla lettera le indicazioni riportate sul kit di fermentazione, avere a disposizione una sessantina di bottiglie pulitissime, un tappabottiglie e tanta pazienza, sono necessari una decina di giorni per la fermentazione dentro il contenitore ed una decina per il riposo in bottiglia. Brindiamo? 🙂
Appena stappata la prima bottiglia, eravamo un po’ perplessi perchè intanto ci sembrava troppo rossa per essere una bionda e poi all’assaggio il suo gusto era più simile ad una birra scura… doppio mah! non ci sono più le bionde di una volte no, no! 😀

Il kit di fermentazione contiene il malto, e il lievito, ed è completo di tutti gli accessori necessari . La trasformazione avviene in un contenitore di plastica, mescolando il malto contenuto nella lattina, un kg di zucchero ed acqua. Aggiungendo il lievito al mosto di malto si avvia il processo di fermentazione che , nel nostro caso, si è completata nel giro di una decina di giorni. La fase finale prevede l’aggiunta di un misurino (contenuto nel kit) di zucchero in ogni bottiglia e poi il travaso.



sospinte dal soffio caldo dello scirocco…ultimo giro

Sono partite! Per concludere il minigiro, ieri siamo state a Monreale, piccolo comune che domina Palermo e quelli che una volta erano gli splendidi agrumeti della Conca d’Oro.
Sospinte da un caldo vento di scirocco ci siamo insinuate tra i vicoli della cittadina e poi n’ammucciammu tra le fresche mura della cattedrale. Subito dopo una puntatina a Bagheria nella città delle prestigiose ville barocche, ma tradissimo era e le trovammo tutte chiuse 🙁





Bagheria: Villa Palagonia e villa Trabia

Il mondo dei foodblogger ni fici ‘ncuntrari! Le gemelle,che quel mondo lo conoscono a menadito, mi hanno dato l’opportunità di conoscere Elena, foodblogger de La montagna incantata
che, con moltissima disponibilità e simpatia è venuta con la sua famiglia, nella mia casa per conoscerci.

In ultimo ma non per importanza, i doni che le gemelle ci hanno portato dalla loro terra, per Carlotta un bracciale con i cuori multicolor, invece per me, rigorosamente con i toni del viola 😉 un bracciale generato dalla loro creatività con i cristalli Swarovskii ed una splendida maschera di Venezia.

una gita a Palermo

Ma come sono le gemelle? Beh le gemelle sono GEMELLE, nel senso che sono uguali, medesime, pressochè identiche, stessi gesti, stessi vestiti ma colori diversi…alcune volte. Dicono che se le guardi bene non sono proprio uguali…le devi guardare bene bene però, ahahahah così a tavola le ho piazzate di fronte, tra un boccone e l’altro le guardo. Per mia fortuna Manu ha i capelli cortissimi, Silvia lunghi, sono instancabili, al mattino prestissimo, corrono oppure vanno in bici, poi doccia veloce e in giro a far le turiste. Ieri mattina secondo giorno, seconda tappa del minitour siculo, siamo state per vicoli e piazze della città, a pranzo io sono rientrata tra le mura domestiche, loro hanno continuato a girovagare col naso all’insù 🙂
instancabili gemelle…ahahahahah
vi lascio qualche immagine della gita, il mercato è quello della Vucciria





sono arrivate le gemelle

Evviva sono arrivate finalmente. Sono arrivate all’aeroporto alle 9,30 in anticipo di un quarto d’ora…azz dico io, ma allora qualcosa comincia a funzionare, ma aimè sono arrivate con un bagaglio in meno…ma si può perdere un bagaglio in un volo di linea diretto? a quanto pare si… 🙁
Il suddetto bagaglio è arrivato con il volo delle 19,00 ma dico si può? Tra un andirivieni dall’aeroporto siamo riusciti a toccare la prima tappa del minitour siculo guidato; Carini, il suo castello e la storia, che rasenta la leggenda, che vede l’ormai famosa baronessa di Carini uccisa dal sua adorabile papà…non è una storia di mafia, ma sapete come sono le questioni d’onore no? o_O
MAH!
brevemente vi cuntu chi succidiu; intorno alla metà del cinquecento una piccola donna di appena quattordici anni viene “data” in sposa al barone di Carini, quella niente fa? la nicaredda si stuffò di stare ad aspettare il suo sposo possidente e in preda alla noia si innamorò di un giovanotto galante, un certo Vernagallo. Un parrino che non si fici i cabasisi so’, spiò al padre della picciridda il tradimento. Dopo, l’adorabile genitore, in preda alla follia, uccide con un colpo di pugnale la sua creatura e quella agonizzante, appoggiò la mano insanguinata sul muro vicino…ancora quell’impronta esiste, mi assicurano che esiste…io non l’ho mai vista e se non vedo non credo 😉






una ricetta scopiazzata dalla tradizione

questa ricetta l’ho vista su due, dico due pubblicazioni diverse…uguale testo, uguali foto, stesso editore 😉
ci metto il carrico da undici e la faccio pure io perchè, mi sono detta, tutto il mondo e provincia non avrà letto quelle due pubblicazioni…
😀
sono un tantino presuntuosa?
ahahahahah
vogliatemi bene :*

Ovviamente la mia versione è un tantino diversa quindi segnatevela 🙂
PRE SUN TUO SA
Involtini di pesce spada  melenzane
per 4 persone:
3 melenzane lunghe medie
500 g di pesce spada in una sola fetta
20 g di pinoli
20 g di passolina (uva passa)
60 g di pecorino grattugiato
70 g di pangrattato
mezzo bicchierino di brandy
pesto alla genovese fatto in casa

Mettete il trancio di spada nel freezer per circa 15-20 minuti. Nel frattempo, lavate le mulinciane, spuntatele e tagliatele a fette, nel senso della lunghezza, di circa mezzo cm di spessore; mettetele in uno scolapasta e, salatele e fate perdere l’aqua di vegetazione per circa un’ora. Prendete il pesce e affettatelo con un coltellaccio moooolto affilato a fettine moooolto sottili. Sciacquate e asciugate le melenzane. Scaldate una griglia arrostite le fette per un paio di minuti per lato e fate raffreddare. Ammollate la passolina in un bicchierino con il Brandy per una ventina di minuti e poi sgoggiolata. Preparate il pangrattato mescolando i pinoli, la passolina, il pecorino, un filo d’olio e una macinata di pepe. Stendete la melenzana, adagiatevi una o due fette di pescespada a seconda della loro dimensione rispetto alla fetta di melenzana, cospargete con il pangrattato insaporito, un filo d’olio e chiudete l’involtino. Oleate una teglia, disponete gli involtini ben compattati con le mani, cospargete con il restante pangrattato, un altro filo d’olio e infornate per 6-10 minuti a 190°C
suddividete gli involtini sul piattoservite con il pesto alla genovese.

cioccolato freddo?


una mousse al cioccolato dentro un guscio di frolla…comunico agli amanti del cioccolato, che al primo morso si ha una visione mistica fantozziana
ahahahahah

avevo già postato qualche foto qui ma non avevo mai messo la ricetta, ma tra na cosa e n’autra mu scurdai, l’ha rifici! 😉
se v’intriga, pigghiate un pizzinu:
per la frolla 300 g di farina
150 g di burro
150 g di zucchero tipo zefiro
un uovo
1 pizzico di sale

per il ripieno:
150/200 g di confettura di mirtilli
400 g di cioccolato fondente
5o g di cacao in polvere
5oo ml di panna fresca
2 tuorli
50 g di zucchero tipo zefiro
25 g di zucchero a velo
preparate la frolla come al solito, impastando tutti gli ingredienti velocemente, formate una palla e fatela raffreddare in frigo per un paio d’ore. Trascorso questo tempo, tiratela fuori dal frigo, stendetela con uno spessore che più vi aggrada, io adoro il biscotto bello consistente, quindi la lascio un po’ più spessa. Foderate uno stampo da 28 cm di diametro, precedentemente imburrato e infarinato, cuocete in bianco, in forno caldo a 180°C per circa 10 minuti, tirate fuori la teglia stendete la marmellata e continuate la cottura per altri 10 minuti o fino a quando prende colore. Per la cottura in bianco ci sono diverse correnti di pensiero, io mi sono stufata di mettere i fagioli secchi nel guscio quindi la cuocio senza, durante la cottura tiro fuori la teglia e bucherello l’impasto se questo tende a gonfiare.

Preparate la mousse:
in una casseruola a bagno mariascaldate 150 ml di panna con 200 g di cioccolato tagliato a pezzetti, amalgamate mescolando sempre. Versate la crema al cioccolato sulla marmellata e fate raffreddare. Spezzetate gli ultimi 200 g di cioccolato e fondeteli a bagnomaria; sbattete i tuorli con lo zucchero Zefiro, incorporate il cioccolato fuso. Montate la panna con lo zucchero a velo e incorporatela al composto di uova e cioccolato, delicatamente senza smontarla. Farcite il guscio con la mousse, spolverate con il cacao e fate rassodare in frigo per almeno due ore.


Scorza d’arancia oggi è su Repubblica…accattativillo


ma ve lo immaginate? La scorza con tanto di foto ma mica del piatticeddu no, a me’ foto ahahahah ma non ci posso credere…io su Repubblica
la giornalista e scrittrice Monja Caiolo, mi ha contattata tramite un’amica in comune, TIZIANAAAAAAAA! 🙂 che non finirò mai di ringraziare AHAHAHAH!
Monja dicevo, tra le altre cose, cura una rubrica sul quotidiano dedicata all’arte culinaria. In particolare, racconta le ricette estive, di tradizione familiare, inventate o classiche ma con rivisitazioni personali. Un bel giorno di luglio mi chiede se le do una ricettuzza delle mie…felice sono!
Ringrazio Monja per la pubblicazione e per la grande pazienza che l’ha contraddistinta :*
Ecco la ricetta della mia caponata di melanzane in forma:

per 10 sformatini
2 melanzane grosse tonde circa 1,600 g
1 cuore di sedano
100 g di olive verdi snocciolate, grosse e carnose e condite
1 cucchiaio di capperi dissalati circa 25 g
500 g di pomodori rossi a grappolo
200 ml di aceto di vino bianco
10 g di zucchero
4 cipolle rosse medie
30 g di pinoli
30 g di pistacchi
20 foglie di basilico
olio extra vergine d’oliva
sale
2 melanzane di tipo lungo
200 g di
caciocavallo DOP
10 contenitori in alluminio usa e getta per creme caramel
tempo di preparazione e cottura un’ora e mezza

Lavate, sbucciate, e tagliate le melanzane grosse, a cubetti di circa 2 cm di lato, ponetele in uno scolapasta spolverate di sale e fate perdere la loro acqua di vegetazione per circa un’ora. Nel frattempo affettate le cipolle con una mandolina, ponetele in un largo tegame con 6 cucchiai d’olio ed altettanti di acqua fate stufare senza friggere troppo, in questo caso aggiungete qualche cucchiaio d’acqua fino a completa cottura. Lavate i pomodori e tuffateli per 5 minuti in acqua bollente, spellateli, eliminate i semi, tagliateli a cubetti e poneteli nel tegame con la cipolla, aggiungete le foglie di basilico tagliuzzate al coltello e fate cuocere a fuoco lento. Sciacquate le melanzane dal sale, strizzatele e friggetele in olio abbondante, caldo, poi fate scolare l’olio in eccesso su di un foglio di carta assorbente. Snocciolate le olive, dissalate i capperi sotto l’acqua corrente, poneteli su un tagliere e tritate gli ingredienti con una mezzaluna, affettate sottilmente il sedano e mettete da parte. Portate a bollore un litro e mezzo di acqua con 100 ml di aceto, versate le verdure precedentemente tagliate e fate bollire per circa 5 minuti, quindi scolatele. Aggiungete, alla salsa di cipolle e pomodoro, lo zucchero e l’aceto rimanete, facendo attenzione che lo zucchero si sciolga completamente; unite le olive i capperi e il sedano proseguendo la cottura per altri 5 minuti, aggiungete le melanzane fritte , mescolate e spegnete il fuoco. Mentre la caponata si raffredda, lavate le melanzane lunghe, asciugatele e affettatele con una mandolina, nel senso della lunghezza, friggetele in olio caldo per pochi minuti non devono colorirsi perché poi diventano croccanti e non si possono modellare. Prendete i contenitori di alluminio, foderateli con le melanzane lunghe fritte, fate in modo che sporgano fuori dai contenitori, riempiteli con la caponata, richiudete i lembi e fateli riposare. Tostate in un padellino i pinoli e poi tritateli al coltello, tritate anche i pistacchi grossolanamente. Al momento di servire, sformate le piccole caponate sul piatto, distribuite il trito di pistacchi e pinoli, disponete delle fettine di Ragusano e servite a temperatura ambiente. Se volete guarnite con foglie di basilico fresco.



…non sono andata in vacanza

sempre qua sono! solo che la mia casa in questi giorni d’agosto, si sta trasformando in una sorta di B&B per amici e parenti che vengono a passare qualche giorno in nostra compagnia 🙂
dal 21 al 25 già prenotato è ahahahahah! Ve lo dico prima perchè le gemelline verranno a trovarci per un full immersion nelle bellezze dell’isola. Le porterò in giro, percorreremo vicoli e vicoletti della Palermo araba, visiteremo chiese, monumenti e piazze, le porterò a vedere anche un ristorante pizzeria, famoso in città, perchè la sua caratteristica non è solo il buon cibo, ma anche per il fatto che è situato in un luogo ormai in disuso, il teatro Bellini di Palermo, a due passi da piazza Pretoria, nel cuore della città.
Dopo anni ci siamo tornati, qualche sera fa, una sera caldissima, afosissima, appiccicatissima di luglio. Prima di ordinare la pizza, e verificare che, nonostante il tempo trascorso la pizza fosse sempre favolosa, abbiamo visto transitare un piatticeddu sfiziosissimo…con il mio sposo ci siamo scambiati un solo sguardo d’intesa 🙂
ve lo ripropongo scopiazzato con l’occhiometro 😉


per 6 persone
2 mele rosse dalla consistenza croccante e dolci tipo le Red Delicious
150 g di speck tagliato sottilissimo
150 g di fontina
2 tuorli
75 g di latte
30 g di burro
pepe

tagliate a fettine la fontina e mettetela in una terrina con il latte. Sbucciate le mele, affettatele in quarti e poi ancora a metà. Avvolgete ogni fettina di mela con una fetta di speck e mettetele da parte in un vassoio. Sgusciate le uova e raccogliete i tuorli in due diversi piattini. In una pentolina di coccio a bagnomaria fate fondere metà del burro, aggiungete la fontina con il latte e mescolate con una frusta a fili. Mantenete la fiamma molto bassa e mescolate sempre fino a quando si formano dei fili di formaggio, unite i tuorli uno alla volta facendoli scivolare dal piattino, mescolate fino ad amalgamare perfettamente. Continuate a lavorare facendo attenzione che non si alzi il bollore dell’acqua, la fonduta potrebbe impazzire. Quando la crema diventa densa e morbida, aggiungete l’altra metà del burro; togliete dal fuoco, pepate e distribuite in 6 piattini. Posizionate al centro dello specchio di fonduta le fettine di mela e speck e servite.