fresco e al lime

crema di lime

Cca semu fissati, ogni volta che manciamo ‘na cosa poi ci dobbiamo levare il sapore della cosa mangiata in precedenza ingerendo un’altra cosa.
Quannera picciridda c’era sempre la zia di turno che diceva: veni picciridda mia, manciati ‘sta bedda ‘nsalata di arance cu pitrusino che ti levi ‘u sapuri d’agghia. Con questa filosofia, in Sicilia, non finiamo mai di mangiare.
Ma all’urtimata picchì, ci dico io, mi devo togliere il sapore di una cosuzza bona chi manciai? Boh!
Per non di meno ti vulìa cuntari che per un fine pasto priparai sti ducizzi; dice che il limone sgrassa la bocca e con il lime sono parenti stritti, ma mi sorge il ragionevole dubbio che la panna, invece, ingrassi e non solo la bocca.
Qualcosa mi dice chi semu punto e accapo. Non ne niscemu chiù!

75 g di burro
la scorza di grattugiata di due lime
il succo di tre lime
2 uova
130 g di zucchero di canna
un cucchiaino raso da caffè di agar agar
500 ml di panna
per guarnire:
250 g di mirtilli
foglioline di menta glaciale
la scorza di un lime
lava i lime e preleva la scorza, conservandone un terzo. Spremi il succo e mettilo da parte. Sciogli il burro in una casseruola, aggiungi il succo dei lime, i due terzi di scorza, le uova, l’agar agar e lo zucchero. Mescola con una frusta a fili e porta a un leggero bollore sempre mescolando. Fai intiepidire. Monta la panna, aggiungi la crema al lime, poco per volta e mescolando con una spatola con movimenti circolari dal basso verso l’alto, per evitare di smontare la panna. Versa un “suolo” di mirtilli sul fondo di un ramequin o di una ciotolina, distribuisci la crema e livella la superficie. Copri con un foglio di pellicola e poni in frigo per un paio d’ore. Prima di servire elimina la pellicola e distribuisci sopra una manciata di mirtilli, una spolverata di scorza di lime e qualche fogliolina di menta glaciale.

la certezza di sbagliare

paella

devo proprio farti una premessa, t’ha diri che non sono mai, e dico mai stata in Spagna, non ho mai mangiato la paella e non ho la benché minima idea di come si prepari. In rete ho trovato ricette “di ogni”… Che dire? mi cunfunnivi.

Comunque, ne pigghiai una e ci ho ricamato sopra aggiungendo quello che la testa mi faceva dire. Ovvio che non trovai il riso spagnolo e quindi comincia a fagliare la ricetta già accuminciandoci dal principio. Dunque come chiamarla, paella?
No, non si può, tutti chiddi che la sanno fare s’arribellano, come minimo.
Una cosa è certa, preparare questa pietanza è una sulenne camurria. Devi carricarti di santa pacienza, segnarti cu la cruci e principiari. Amunì, assettati, pigghia un pizzino e attento a mia.


per 4 cristiani
(manci sulu chistu)

400 g di riso Carnaroli
12 gamberoni rossi
400 g di vongole già spurgate
700 g di cozze pulite
200 g di gamberi già sgusciati
circa un litro di brodo di verdure
due cipollotti freschi
4 pomodori Piccadilly
10 fiori di zucca
uno spicchio d’aglio
un grosso peperone giallo
un grosso peperone rosso
400 g di piselli congelati
un calamaro pulito, circa 200 g
mezzo bicchiere di vino bianco
una bustina di zafferano e un pizzico di pistilli
olio extra vergine d’oliva
sale
un cucchiaino raso di paprica dolce
la scorza grattugiata di un limone
cuoci i peperoni alla brace, pelali, elimina i filamenti interni e i semi, tagliali a strisce e poi a pezzetti. Metti da parte.
Scotta i pomodori in acqua bollente e pelali, elimina i semi e tagliali a cubetti. Metti da parte.
In un wok capiente o in una paellera metti un fondo di olio e scotta i gamberoni da ambo i lati. Metti da parte.
Metti le cozze nel wok sporco d’olio, aggiungi il vino, chiudi con il coperchio e fai aprire. Metti da parte

paella_2
Dopo aver tolto le cozze metti le vongole, chiudi il coperchio e con il calore fai aprire anche le vongole. Metti da parte.
Trita aglio e cipollotti, soffriggi per pochi istanti, aggiungi i piselli e mescola. Versa mezzo bicchiere d’acqua calda in cui avrai sciolto lo zafferano e fai stufare; quando i piselli saranno cotti e l’acqua sarà evaporata, aggiungi i peperoni e i pomodori, cuoci circa 10 minuti per fare rilasciare l’acqua dei pomodori e farla evaporare, aggiusta di sale. Aggiungi il riso, tostalo e aggiungi un mestolo di brodo caldo, porta a cottura aggiungendo liquido caldo. Quando il riso sarà quasi cotto unisci nell’ordine: il calamaro tagliato a rondelle, i gamberi sgusciati, infine i le cozze, le vongole, i fiori di zucca dai quali avrai tolto il pistillo e il gambo, i pistilli di zafferano, la paprica, la scorza del limone grattugiata e i gamberoni. Chiudi con il coperchio e porta in tavola. Fai riposare qualche minuto prima di servire.

 

soffice e ciavurusa

brioche paoletta_fetta

Soffice e ciavurusa. Il profumo ti prende le narici e ti porta simultanenamente a pensare che se il paradiso esiste ha questo odore. C’è picca ‘i fari.
La scorza d’arancia, decisa, ti ammalia come una sirena e la ducizza della vaniglia ti cattura. Se poi hai la fortuna di addentare una fetta, chiudi gli occhi e il paradiso lo vedi. I denti affondano in un morbido impasto alveolato e duci al punto giusto, tanto che saresti indeciso se spalmarlo con un velo di confettura opuru no. Nonsi, non serve, è buono accussì, schitto. T’ha fidari di mia.
Il procedimento potrebbe sembrarti complicato, forse un po’ lungo ma questo tipo di cose voglio tempo, dedizione e amore. Comunque io sugnu ccà, se hai bisogno, scrivimi che ti supporto anche per telefono.
La ricetta l’ho copiata dal blog di Paoletta, troverai lì tutto quello che c’è da sapere sui lievitati. Devo dire che leggendo la ricetta avevo inteso che i 315 g di farina fossero totali invece l’impasto risultò essere troppo liquido. Poco male perché ho recuperato aggiungendo i 75 g alla fine. Poi, le volte successive che ho preparato questo dolcino, ho considerato una quantità di farina pari a 390 g. Lei usa un mix di farina manitoba e 00, io uso una farina di tipo 1.

per il lievitino
:
75 g di acqua
75 g di farina di tipo 1
un cucchiaino di miele
7,5 g di lievito di birra
Metti l’acqua in una piccola ciotola, sciogli il miele con il lievito sbriciolato, aggiungi la farina e mescola fino a ottenere un composto omogeneo e liscio. Lavora con le dita oppure con una spatola, decidi tu. Copri con un telo pulito e fai riposare 40 minuti, lo troverai gonfio.
per l’impasto:
315 g di farina di tipo 1
75 g di burro morbido
un uovo
un tuorlo (conserva l’albume per spennellare la superficie della brioche)
75 g di zucchero
75 g di latte
5 g di sale
i semi di una bacca di vaniglia
la scorza grattugiata di un’arancia non trattata
granella di zucchero
Metti il lievitino nell’impastatrice e con un cucchiaio di farina, cominciando a impastare a bassa velocità. Aggiungi il tuorlo e, a pioggia, 25 g di zucchero. versa un po’ di farina e poi l’uovo e lo zucchero rimasto. A questo punto alterna farina e latte, infine il sale aumentando la velocità. Quando l’impasto sarà incordato potrai inserire la scorza d’arancia, i semi della vaniglia e il burro a pezzetti. Aumenta ancora la velocità e e impasta fino a quando tutti gli ingredienti saranno assorbiti dalla massa e questa diventerà liscia e lucida. Forma una palla sulla spianatoia aggiungi poca farina se l’impasto dovesse risultare appiccicoso. Poni dentro una ciotola, copri con la pellicola e fai lievitare per 40 minuti, poi Trasferisci la ciotola in frigo per otto ore. Tira fuori la ciotola dal frigo e riporta l’impasto a temperatura ambiente, ti consiglio di toglierlo dalla ciotola e di porlo su una spianatoia di legno leggermente infarinata e di coprirlo da un telo. Ti ci vorrà un’ora circa in questa stagione. Trascorso il tempo necessario allarga l’impasto con le dita schiacciandolo e comincia a piegarlo dall’esterno verso l’interno; prendi il lembo esterno e lo pieghi al centro e fai ruotare in senso antiorario, poi continua con un altro lembo fino a quando l’avrai piegato tutto. Questo sistema di piegatura serrata carica il glutine e infittisce l’alveolatura e aiuta lo sviluppo verticale durante la lievitazione.

 

brioche paoletta_1

Imburra uno stampo da brioche da 2,5 litri, infarinalo eliminando la farina in eccesso, poni l’impasto dentro lo stampo con le piegature verso il basso, coprilo con un telo e fai lievitare in un posto riparato da correnti, direi dentro il forno spento con la luce accesa. quando l’impasto avrà raggiunto quasi il bordo, circa un dito dal limite, spennella con l’albume leggermente sbattuto, cospargi con la granella di zucchero e, se vuoi, delle mandorle a lamelle e inforna in forno caldo a 180°C per circa 45 minuti. Potrebbe servirti più tempo, ad ogni modo fai la prova stecchino prima di sfornare.
Un consiglio: durante la cottura la superficie del dolce si colorerà, quando raggiungerà un bel colore dorato copri con un foglio di carta forno fino alla cottura, eviterai di bruciarla.

brioche paoletta_2

 

i colori del cioccolato

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di cioccolato mi vestirei, in tutte le tonalità del suo “choctone“; una camicia con la manica a trequarti cioccolato bianco, una gonna retta, che lasci leggermente scoperto il ginocchio, cioccolato al latte e un paio di décolleté Mary Jane tacco a spillo e cinturino alla caviglia cioccolato fondente extra dark, senza calze perché il cioccolato sa essere caldo d’inverno e freddo d’estate.
Di sicuro, dovrei girare con un borsone con almeno un cambio, come i nutrichi, picchì durante la giornata, mi mancirìa i vestiti, scarpe comprese.
Il cioccolato è sensuale, ma anche nostalgico; un muzzicuni a una tavoletta o una cucchiaiata di calda e “scioglievolissima” crema riuscirebbe a trascinarti indietro nel tempo ma anche molto avanti emozionando e ingolosendo.
Ho letto che il cioccolato può essere  considerato una droga, che detto così pare una cosa terribile, ma in realtà è una cosa meravigliosa.
Ecco, una ricetta in cui il cioccolato ha diverse sfaccettature è quella che segue. Se provi ad assaggiare una torta Caprese resti affascinato, t’innamori perdutamente e, nei cassetti della memoria, ti resta indelebile il sapore come del primo bacio. Fuori un guscio che resiste alla forchetta e dentro un cuore morbido. Prova!

Questa è una ricetta di torta Caprese, ovviamente non me ne vogliano i campani se non ho ricercato la vera ricetta ma quella che per me sembrava la più buona e che poi alla fin fine ho pure leggermente modificato, comunque la sostanza non cambia.
Di facilissima esecuzione, realizzala e poi mi cunti.

– 170 g di burro e un po ‘di più per ungere lo stampo.
– 200 g di cioccolato fondente di ottima qualità.
– 4 uova medie.
– 160 g di zucchero di canna
– 200 g di mandorle pelate, tritate finemente.
-zucchero a velo per la finitura

cioccolato

riscalda il forno e portalo a 180 gradi, imburra e infarina una teglia di 22 cm di diametro.
Trita il cioccolato a coltello, mettilo dentro  un contenitore resistente al calore e poi dentro un bagnomaria  insieme con il burro tagliato a pezzetti; lascia raffreddare.
Sbatti le uova con lo zucchero fino a quando il composto diventerà bianco e avrà raddoppiato il suo volume iniziale, dai dieci ai 15 minuti.
Aggiungi le mandorle tritate al miscuglio di burro e cioccolato e con delicatezza ingloba le uova sbattute, poco alla volta e con movimenti circolari dal basso verso l’alto. Riempi la teglia e inforna per circa 30 minuti. Come al solito verifica la cottura con uno spiedino, quando lo tiri fuori dal centro della torta NON deve essere asciutto e pulito ma deve avere la giusta umidità. Sforna il dolce e fallo raffreddare nella teglia, poi sformalo su una gratella per dolci e fallo raffreddare completamente. Trasferiscilo su un piatto da portata, così capovolto, e cospargi lo zucchero a velo.

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