tinnirumi a tinchitè

wok EH calamaretti e tenerumi_00002Qui, nell’Isola del Sole, appena arriva l’estate affacciano le pampine di tenerumi, le foglie tenere della zucchina longa ppì capirici. Ah e che succede; non ti pozzu cuntari picchì ce ne andiamo tutti fuori di testa, perdiamo il senno e mangiamo tinnirumi a tinchitè. Qui a Palermo, dove abito da 25 anni, la pasta con i tenerumi la mangiano in brodo, caldissima con gli spaghetti spezzati, tipicamente. A Messina, dove sono nata, invece è in versione pasta asciutta con un po’  di pomodoro per colorare di rosso il verde brillante delle pampine. Il mio sposo si è convertito alla seconda ricetta ringraziando il cielo picchì si può godere la pasta regina dell’estate senza sudare mangiandola come quando la mangiava in brodo, bollente.
Pigghiati un pizzino e segnati ‘sta ricetta di ‘sto piatto unico e poi mi cunti.

per 4 cristiani
700 g di calamaretti
un kg di pomodori rossi a grappolo
una ventina di foglie di tenerumi
una cipolla rossa di tropea
uno spicchio d’aglio
basilico
320 g di cous cous integrale precotto
due cucchiaini di curry
olio extra vergine d’oliva
sale
pepe

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Lava bene le foglie dei tenerumi e lessali in abbondante acqua salata per 10, 15 minuti, scolali bene e tritali. Conserva l’acqua di cottura.
lava i calamaretti, eviscerali, elimina la pelle, la cartilagine interna, gli occhi e la bocca; tagliali a rondelle e mettili da parte.
Sbollenta i pomodori per qualche minuto, pelali, elimina i semi e tritali a concassè. Trita l’aglio e la cipolla, in un wok capiente aggiungi un paio di cucchiai d’olio e soffriggi la cipolla con l’aglio, aggiungi i pomodori e cuocili qualche minuto. Quando l’acqua di vegetazione sarà asciugata aggiungi i tenerumi e i calamari, aggiusta di sale e spezzetta qualche foglia di basilico, chiudi con il coperchio per 5 minuti poi cuoci senza coperchio ancora una decina di minuti o quando vedrai i calamari cotti.
Versa il cous cous dentro un piatto largo, versa 4 cucchiai d’olio, il curry e 400 ml di acqua di cottura dei tenerumi, bollente. Sgrana con una forchetta, chiudi con un coperchio e fai riposare  circa 5 minuti, sgrana ancora con la forchetta e fai intiepidire.
Servi il cous cous in forma se ti piace, utilizzando un ring per agevolare la forma, oppure a cucchiaiate sul piatto insieme con il condimento.

cous cosu con calamaretti e tenerumi_00000

pane di segale al ciavuru di zafferano

pane di segale_00003

“In matematica e fisica, il flusso di un campo vettoriale attraverso una superficie orientata è definito come l’integrale di superficie del prodotto scalare del campo con il versore normale della superficie, esteso su tutta la superficie stessa” […]

Accussì parrò Wikipedia, per tutti quelli che masticano matematica e fisica attipo pane quotidiano. Oh, ma ppì mmia che mastico pane e ignoranza allo stato solido e tanticchia anche liquido, il flusso lo vedo solo in senso figurato; uno spostamento inesorabile di eventi, cose e/o persone verso un punto che, convenzionalmente chiamerei, fine.
Prendiamo, ad esempio, il flusso che trascina i figghioli #maturandi, spostandoli, loro malgrado, attraverso le tre prove scritte, verso il turbine dell’ultima prova, quella orale, verso la fine. Chi glielo dice che trattasi, non di fine ma di inizio?
Questo caso, preso in esame è ostico e io, secondo le convenzioni sancite dalla notte dei tempi, da buona sicula omertosa, “donna di panza”, nenti sacciu e nenti vogghiu sapiri. In poche parole me ne dovrei lavare le mai, come fece uno famoso.

Certamente io donna di panza sono, nel senso che so tenere un segreto, ma quello in questione è un nodo da risolvere, una matassa da spirugghiari, di certo non un segreto. Quindi, cara figlia mia, diciottenne e appassionata, la fine è solo il principio come i punti che compongono un cerchio. E tu, che della matematica sei innamorata sai che, “In geometria piana il cerchio è la parte di piano delimitata da una circonferenza ed è costituito dall’insieme infinito [leggasi INFINITO ndr] dei punti che distano da un punto dato, detto centro, non più di una distanza fissata detta raggio.” […] sempre per citare la suddetta fonte attendibile.

Se ti trascrivo para para la condizione ‘u capisci megghiu, tu e to patri che parrate la stessa lingua e vi capite.

\overline {D}=\{(x,y)\in {\mathbb{R} ^{2}}:(x-a)^{2}+(y-b)^{2}\leq r^{2}\}.

A parole mie, ti amo infinitamente.
la mamma.

 

Durante la prima prova scritta, l’ansia mi manciò viva e quindi per distrarmi ho impastato un pane per la prima colazione, si mantiene per giorni ed è la base giusta per un velo di marmellata di arance biologiche, fatta dalla mia mamma, oppure per un intermezzo salato.

(Quando fu della mia maturità, non ero accussì ansiosa; chistu è un signu indiscutibile di vicchiaia!)

250 g di farina di segale integrale
100 g di farina di grano saraceno
250 g di semola di rimacinato
13 g di sale
40 g di sciroppo d’acero
un cucchiaio d’olio extra vergine d’oliva
10 g di lievito di birra
1/2 cucchiaino di pistilli di zafferano
350 ml di acqua
semi misti
fiocchi d’avena

 

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Pesta i pistilli di zafferano in un piccolo mortaio, aggiungi 60 ml di acqua bollente e fai riposare fino a quando l’acqua sarà tiepida.
Mescola le farine con il lievito, lo sciroppo d’acero, l’olio e il mix di acqua e zafferano, comincia a impastare aggiungendo l’acqua rimasta, poco per volta. Quando l’impasto è ridotto a grosse molliche, aggiungi il sale e continua a impastare con l’acqua. L’impasto dovrà risultare morbido e leggermente appiccicoso. Versalo su una spianatoia, allargalo e richiudilo verso il centro formando una palla che porrai dentro una ciotola coperta nel forno spento con la luce accesa.

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Fai lievitare fino al raddoppio, circa un’ora. Recupera l’impasto, lavoralo leggermente realizzando un cilindro; distribuisci con un pennello, un velo di sciroppo d’acero e rotola il cilindro di pane sul mix di semi e fiocchi d’avena, facendoli aderire.

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Imburra uno stampo per pane in cassetta, infarinalo ed elimina la farina eccedente. Adagia il pane e fai lievitare dentro il forno spento con la luce accesa ancor circa 45 minuti. Inforna a 230°C per circa 40 minuti, Sforna e fai riposare il pane nello stampo qualche minuto, prima di sformarlo.

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sensualissima mousse

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Il cioccolato, per me, non ha stagione. Non riesco a decretare la fine e l’inizio dell’uso di questo alimento, che regala felicità ad ogni muzzicuni.  C’è chi associa il cioccolato ai mesi invernali, per me è quasi un sacrilegio. Quando l’astinenza mi morde le viscere, iddu mi chiama: Cla, Cla, Cla… E che fa, non ci arrispunnu? Apro lo sportello della dispensa e astuto quella vocina dicendo: ah, qua sei?
Che poi, se non la stoppo, quella vocina non mi molla più. La conosco benissimo. S’insinua con sensualità fino all’anima, s’ammuccia dietro un velo di ipocrisia e vince.

per sei cristiani
250 g di cioccolato fondente
70 g di zucchero di canna scuro
20 g di burro
4 uova
250 ml di panna
250 g di fragole
foglioline di menta cioccolato (Mentha × piperita ‘Chocolate Mint’)

trita il cioccolato e ponilo dentro un pentolino che poi porrai su un altro con dell’acqua, sciogli a bagnomaria con il burro; mescola per amalgamare bene e fai intiepidire.
Separa i tuorli dagli albumi: sbatti i primi con lo zucchero fino ad ottenere una crema liscia, gonfia e chiara. Aggiungi il cioccolato tiepido, poco alla volta e mescolando con una spatola, dal basso verso l’alto senza smontare i tuorli. Monta separatamente gli albumi e la panna; ingloba prima gli albumi e poi la panna sempre con delicatezza. Versa il composto ottenuto in singole coppette e lasciale in frigo coperte da uno strato di pellicola per almeno un paio d’ore. Al momento di servire ponete qualche  fogliolina di menta e le fragole lavate, tagliate a fette o intere, con il picciolo ben in evidenza che servirà per la presa.