Una gita alla Scala dei Turchi
E come i personaggi di un romanzo del Sommo Maestro ficiru ‘Una gita a Tindari’ noi, che siamo i personaggi di noi stessi e considerando che Tindari già la vittimu, nnì ficimu una gita alla Scala dei Turchi ma, per fortuna, non ci fu mancu n’ammazzatina. I luoghi dell’agrigentino sono quelli narrati da Camilleri nei suoi racconti di Vigata e io m’arricriavi ddù voti.
Il bianco abbacinante della roccia di marna è scandito da morbide curve formanti una scala naturale sulla quale, si racconta, i pirati turchi e saraceni s’inerpicavano trovando un sicuro approdo nella caletta vicina.
In ogni gita che si rispetti il pranzo avi a essiri a saccu quindi sfruttando un’idea che mi diede me mà pigghiai i panini che ccà chiamanu ‘sempre freschi’.Trattasi di pane morbido con una leggera crosticina croccante appena sfornato e con parecchia mollica; il nome non ci azzecca niente con il prodotto perché, dopo qualche ora diventa gommoso. Per non di meno a ciò, per questa ehm, ricetta? è perfetto! Vi serve, inoltre una bella parmigiana di melanzane realizzata friggendo tre melanzane grosse, cuocendo 750 ml di saRsa di pumaruoru e impiattandola un giorno prima, condita con parmigiano e basilico a tinchitè. Il trucco della mamà, meritevole di menzione, consiste nel togliere la calotta al panino, svuotarlo dalla mollica, con uno scavino o un cuteddu e poi riempirlo fino a scoppiare di parmigiana o di una cosa (s)gocciolante simile. Poi al momento di addentarlo nemmeno una goccia di quella bontà fuoriesce dal panino, nenti si pedde, tutto si mancia…geniale!