piccole dolcezze al cioccolato


un dolcino da realizzare in 10 minuti senza bisogno di pensarci su due volte, un’idea per tutti quelli che si accingono a fare regali sostenibili per Natale o per quelli che invece vogliono ragalarsi un momento di dolcezza personale, da condividere “ma anche no!”
…e per quelli come me che odiano l’inverno e fanno il conto alla rovescia per l’arrivo dell’estate
🙂

150 g di mandorle pelate
200 g di cioccolato bianco o al latte

tritate grossolanamente le mandorle a coltello, fatele tostare in un padellino antiaderente, senza farle scurire troppo, mettetele da parte a farle raffreddare.
Tritate il cioccolato e scioglietelo a bagnomaria. Aggiungete le mandorle e amalgamate i due ingredienti; con due cucchiaini formate dei mucchietti e disponeteli su un foglio di carta forno.
Fateli rapprendere in frigo per un paio d’ore e poi sbafateveli.
🙂

un tè con me

Stella nel Giardino dei ciliegi ha pensato di unirci tutti in un unico abbraccio, caldo e fumante, è la prima volta che bevo un tè con tante persone 🙂

Stella, adesso tocca a me mettere sul fuoco il bollitore
😉

“Le regole per il Afternoon tea Award sono semplici:
1) indicare la miscela preferita di tè o caffè;
2) proporre uno o più tramezzini a piacere;
3) variazioni sul tema scones ovvero paneo focaccine dolci e confetture preferite
4) dolcetti: pasticcini, torte, biscotti, ecc…
5) proporre un libro, una poesia,un film di cui vi piacerebbe chiacchierare o una musica per l’atmosfera.”

il mio tè del pomeriggio scorre sulle note di You Make Feel So Young magari cantata da Michael Winkle, il tè che preferisco è il Jasmine Dragon Pearls, perle di tè verde profumate al gelsomino con una fettina di limone, un ciavuru! Dopo l’infusione ho lasciato diffondere nell’aria il suo delicato profumo liberando le perle.
Al mio ospite propongo un ottimo tè caramello e sambuco oppure se preferisce un infuso alla frutta…agrumi di sicilia e scorza d’arancia…manco a dirlo no?
Il servizio da tè corredato da piattini da dolce sono realizzati in finissima porcellana inglese, erano della mia nonna materna, mia madre le regalate a me, è stato un regalo stupendo grazie mamà *

Un dolcetto mobbido mobbido dovrebbe saziare anche gli appetiti più arditi, offro una torta già pubblicata nella versione al limone, questo pomeriggio l’ho realizzata con aromi d’arancia e qualche piccolissima variante, ma nella sostanza è la stessa.
per la frolla:
200 g di farina
70 g di zucchero
70 g di burro
1 uovo
1 pizzico di sale
per la crema:
100 g di zucchero
2 tuorli
50 g di burro
la buccia grattugiata di un’arancia media
il succo dell’arancia
35 g di farina
200 g di latte
per la pasta margherita:
200 g di farina
100 g di zucchero
2 uova
8 g di lievito in bustina
100 ml di latte
100 ml di olio di semi
la scorza grattugiata di un’arancia media
il succo dell’arancia
preparate la frolla lavorando la farina, il burro a pezzetti a temperatura ambiente, lo zucchero, l’uovo e il sale, stendetela con un matterello su un piano ben infarinato e poi rivestite una tortiera apribile da 22 cm foderata da carta forno, imburrata e infarinata. Ponetela in frigo a riposare. Preparate la crema ponendo in un tegame i tuorli con lo zucchero, amalgamate e poi aggiungete la farina setacciata, diluite piano con il latte e il succo d’arancia. unite la buccia precedentemente grattugiata. Passate su fuoco moderato, aggiungete il burro quando sobolle, scioglietelo mescolando e fate raffreddare. Per la pasta magherita sbattete le uova con lo zucchero e fate diventare l’impasto bello chiaro e spumoso, aggiungete l’olio, il succo dell’arancia e la scorza grattugiata. Unite la farina con il lievito setacciati e infine il latte. Tirate fuori dal frigo la teglia con la frolla, distribuite e livellate la crema all’arancia e poi coprite con l’impasto di pasta margherita. Infornate a 160°C per circa 50 minuti. Al momento di servire spolverate zucchero a velo


Un’alternativa gradevole, una via di mezzo tra il dolce e il salato è la focaccina all’uva proposta nel post qui sotto

Infine, mi piacerebbe chiacchierare di poesia e perchè no leggerne una d’amore del mio autore preferito Pablo Neruda, con todo el amor per la mia anima di inguaribile romantica.

per fare il vino ci vuole l’uva

dovete provare queste focaccette, sono buonissime! Vi ho mai detto una bugia?

O_o

mai!
nemmeno sotto i fumi dell’alcool…anzi
(piuttosto parlo senza vastunate)
ahahahahahahah!

dovete provarle, perchè il loro sapore è una vera poesia…

preparate un impasto per pizza utilizzando 300 g di farina
io ho fatto così:
300 g farina manitoba
mezzo cubetto di lievito di birra
130 g di latte
1 uovo piccolo
25 g di olio extra vergine d’oliva
15 g di zucchero
5 g di sale
impastate gli ingredienti avendo cura di sciogliere il lievito nel latte tiepido, aggiugete il sale in ultimo e realizzate una palla che farete riposare in un luogo caldo e asciutto per almeno un’ora.

Per il ripieno:
300 g di acini d’uva rosè
una manciata di erbe di provenza
un bicchierino di grappa
la scorza di un limone grattugiata
un tuorlo
olio extra vergine d’oliva
lavate gli acini d’uva, tagliateli a metà, eliminate i noccioli metteteli in una ciotola e insaporirteli con la grappa e la scorza del limone. Fate riposare in frigo a macerare per un’ora circa. Accendete il forno a 200°C. Stendete la pasta in un rettangolo o forma simile 😉 bucherellatela e spennellatela con il tuorlo leggermente sbattuto, cospargete con gli acini sgocciolati e poi distribuite le erbe di provenza. Arrotolate la pasta e tagliatela a rondelle di circa un centimetro, ponetele su una placca foderata da carta forno, irrorate con un filo d’olio e infornate per circa 15 minuti.
per chi avesse voglia di andare a vedere la vera ricetta (scopiazzata malamente) vada a pagina 27 di sale e pepe di ottobre 2008

gente allegra Dio l’aiuta


Ieri si è svolta a Palermo il Degustivina 2008, una manifestazione volta all’insegna della degustazione di vino siciliano di altissimo pregio, ma che meraviglia questo posto! Pieno zeppo di bella gente con tanto di bicchiere firmato in mano che degustava…ho visto tantissime guance rubiconde…comprese le mie ahahahah

eravamo più o meno tutti a stomaco vuoto e con il bicchiere pieno in mano alla ricerca di un pezzettino di pane intinto nell’olio nuovo. Che bellezza e che bontà tutti quei vini a nostra completa disposizione…”signora vuole AVVINARE?” ed io “EH???? che beni a dire???” ahahahah io ero là per bere, mica per AVVINARE che per quelli che non masticano il vinese come me, significa svuotare il bicchiere negli appositi secchielli…ma sono impazziti, piuttosto lo sorseggio e poi si passa ad altro 😉

poi ho finalmente sentito un calore che veniva da dentro, ed ho smesso di sentire freddo!!! Stamani un “canonico” mal di testa aleggiava dentro ‘u ciriveddu…manco a dirlo no?
ahahahah
invito tutti i palermitani, i palermitani e provincia ad andare ad avvinaz…ehm a degustare dell’ottimo vino a Sant’Erasmo al Kalsart è l’ultima serata a disposizione poi ci rivediamo tutti lì l’anno prossimo 🙂

PS: ho corretto il termine da svinare ad avvinare, sono talmente ignorante che ho sbagliato…ero talmente bril…ehm allegra che ho preso fischi per fiaschi ahahahahahah!


spaghetti di mezzanotte

si preparano in 5 minuti e sono una variante dei classici spaghetti aglio olio e peperoncino, meritano almeno una forchettata anche a mezzogiorno 🙂

per 4 persone
360 g di spaghetti
2 grossi spicchi d’aglio
un ciuffo abbondante di prezzemolo
3 cucchiai di pasta d’acciughe
3 acciughe sott’olio
un pomodoro
olio extra vergine d’oliva
peperoncino a piacere

mettete a bollore l’acqua poco salata per la pasta. Tritate gli spicchi d’aglio e fateli rosolare con 6 cuccchiai d’olio in padella, aggiungete le acciughe in pasta e sott’olio, scioglietele ed aggiungete il peperoncino a fette e il pomodoro spellato e senza semi, ridotto a quadrucci. Aggiungete il metà del prezzemolo tritato e spegnete; praticamente rimane tutto quasi crudo. Cuocete gli spaghetti al dente e poi ripassateli in padella aggiungendo qualche mestolo di acqua della cottura della pasta tanta da terminare la cottura in padella. Unite il restante prezzemolo e servite

cavolfiorcake

ci sono dei giorni in cui vorresti godere di un po’ del tuo tempo e magari andare al cinema a versare qualche lacrimuzza di commozione guardando questo film; dunque dopo si propone il solito problema: che se magna?

allora procuratevi un rotolo di pasta sfoglia pronto, magari rettangolare, ma anche rotondo va bene uguale
200 ml di besciamella
un piccolo cavolfiore Romano
una bella cipollazza
2 cucchiai di parmigiano grattugiato
1 cucchiaio di passolina (uva passa)
1 cucchiaio di pinoli
mezzo bicchiere di vino bianco
3 uova
1 cucchiaio di scorza d’arancia grattugiata fine
30 g di burro
sale e pepe

Lessate il cavolfiore in acqua bollente salata, dopo averlo diviso in piccole cime e lavato.
tritate finemente la cipolla (rossa per carità) e fatela appassire col burro. Saltate il cavolfiore in padella con la cipolla, l’uva passa e i pinoli, cuocete 4-5 minuti e sfumate col vino, fate evaporare e spegnete il fuoco. Quando la verdura sarà tiepida mescolatela alla besciamella, unite il parmigiano, un’abbondante macinata di pepe e le uova leggermente sbattute, la scorza d’arancia e mescolate. Rivestite uno stampo da plum cake con carta forno, adagiate la sfoglia, bucherellate il fondo e versate il composto di besciamella. ripiegate i bordi e e infornate a forno caldo 190°C per circa 20 minuti. Fate intiepidire prima di servire.

abbiamo un mestiere davanti

in questi tempi bui dove le banche sono nella mer…(e noi pure) dove il costo del denaro è esagerato, dove si stava meglio quando si stava peggio (forse) bisogna pensare a nuovi mestieri che possano portare il panuzzo a casa 🙂
…che non sia il mestiere più antico del mondo però
ahahahahah

noi abbiamo comprato uno di quegli aggeggi per fare le caldarroste, penso che come mestiere stagionale faremo sicuramente degli affari, spargete la voce, i castagnari sono arrivati
ahahahah
prezzi modici
😉

un cake anch’io

sempre per quei famosi tredici di domenica, ho preparto questo cake salato moBBido moBBido. Ho notato che i cake sono per adesso inflazionatissimi in giro per i blog, dato che io non sono da meno m’inflaziono!
per uno stampo da plum cake di circa 28 per 8 cm
350 g di farina più qualche cucchiaio a seconda del contenuto di umidità delle olive
80 g di parmigiano grattugiato
50 g di primo sale grattugiato con una grattugia a fori grossi
100 g di prosciutto crudo di parma prendetelo intero e poi tagliatelo a dadini
80 g di olive nere snocciolate tagliate a rondelle
15 g di lievito di birra
2 rametti di timo
2 uova e un tuorlo
latte
olio
zucchero
sale e pepe

sciogliete il lievito e un cucchiaino di zucchero in un decilitro d’acqua tiepida , versateli nella planetaria e impastate con il gancio, velocità al minimo. Aggiungete poco alla volta la farina, lasciatene cento grammi per miscelare un cucchiaino di sale e proseguite alternando gli altri ingredienti, finite la farina, un cucchiaio d’olio etravergine d’oliva, i formaggi grattugiati, le uova sbattute, le olive, il prosciutto e il timo. Lavorate a lungo l’impasto fino a quando incorda. Staccatelo dal gancio, ponetelo in una terrina di plastica e fatelo lievitare in un luogo asciutto e tiepido per un’ora. Trasferitelo poi in uno stampo da plum cake con della carta forno oppure ben oliato, copritelo e fatelo lievitare ancora un’ora. Spennellate l’impasto lievitato con il tuorlo sbattuto con un cucchiaino di latte e cuocete in forno caldo a 200°C per circa un’ora
per chi avesse gli arretrati di sale e pepe potrebbe andare a rileggere la ricetta originale a pagina 23 del numero di novembre del 2000
🙂
sim sala bim senza trucco e senza inganno

spaccatelle d’autunno

eravamo in 13 a tavola 🙂 ahahahahah, non sono supestiziosa!
La cosa bella? che è stata un’altra domenica soleggiata ed abbiamo pranzato sul terrazzo.
Queste spaccatelle sono da rifare, buonissime sono!
Per 13 persone
1 kg di spaccatelle
100 g di funghi porcini secchi
15 pomodori secchi sott’olio
500 g di salsiccia
un bicchiere scarso di vino bianco
5 o 6 rametti di timo
2 cucchiai di concentrato di pomodoro
2 spicchi d’aglio
ricotta infornata
olio extra vergine d’oliva
sale
pepe

Fate ammollare in acqua tiepida i funghi secchi per una ventina di minuti. Scolate i pomodori dall’olio di conservazione, tagliateli a pezzetti piccoli e aggiungeteli all’aglio tritato finemente, poneteli in una larga padella con 4 cuccchiai d’olio e fate soffriggere leggermente, solo qualche secondo attenzione a non bruciare l’aglio 😉
aggiungete la salsiccia precedentemente spellata e sbriciolata rosolatela per 5 minuti e poi aggiungete il vino, fate sfumare su fuoco allegro, aggiungete il concentrato di pomodoro e scioglietelo con un cucchiaio di legno. Scolate i funghi e aggiungeteli al sugo, unite il timo e proseguite la cottura a fuoco dolce con un coperchio, per circa 10 minuti. Cuocete la pasta in abbondante acqua salata e scolatela al dente nella padella con il sugo, saltatela e servite con un’abbondante macinata di pepe ed una grattugiata di ricotta infornata.
Se volete la ricetta originale andate a vedere il sale e pepe di ottobre 2008 a pagina 46
😉

Pepe…

Se i gatti sanno leggere, allora Pepe ha letto il post e se n’è andato, avrà pensato che siamo senza cuore e ci ha mandato a quel paese, avrà pensato: “ma come con tutte le fusa che gli ho fatto mi mandano via?”
Pepe, dal giorno in cui ho pubblicato il post non c’è più. Forse ha iniziato con gli sfrugulamenti del calore…non lo so! Quel che sò è che oramai son passati 5 giorni! Quanto dura il calore nei gatti?

Temo che si sia fatto scafazzare da qualche auto sulla strada
🙁