Il giardino di rose di pasta phyllo ed elisir di zibibbo

 

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Mi sono trovata in un giardino incantato; un roseto in un giardino che non c’è ma esiste tra le mie mani mentre lo realizzo. Un non luogo dove la creatività, la fantasia, il senso dello spazio e il profumo si mescolano come se fossi in una casa di campagna davanti a un soffice tappeto erboso colorato da cespugli di rose che lasciano senza fiato.

per 10 rose:
10 fogli di pasta phyllo, circa 300 g
200 g di feta
4-5 rametti di di timo limone
noce moscata
Per bagnare la pasta:
60 ml di olio extra vergine d’oliva
60 ml di latte
un uovo
per decorare:
elisir di zibibbo

Sbriciola la feta e mescola con le foglioline di timo, spolvera con una grattata di noce moscata e metti da parte. Sbatti, in una ciotola, gli ingredienti per bagnare la pasta e fai riposare qualche minuto. Srotola la pasta phyllo, distendi un foglio su un piano, pennellalo con la salsa preparata; con delicatezza solleva il centro del foglio con una mano e gira in senso antiorario. forma un alloggiamento al centro e distribuisci una parte del ripieno a base di feta; gira la rosa di pasta phyllo e ponila dentro una teglia per muffin leggermente oleata. Utilizza la stessa procedura per i fogli rimasti, spennella con la salsa tutti i fiori e inforna in forno caldo a 180°C per 20 minuti. A fine cottura distribuisci le pastine nei piatti irrorando con l’elisir di zibibbo che ti consiglio di lasciare in tavola per l’eventuale rabbocco dopo il primo morso.

 

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cheesecake ai frutti di bosco in barattolo

cheesecake in barattolo

La mia proverbiale capacità di adattamento mi lascia scivolare con facilità, verso  tutto ciò che è nuovo; un nuovo posto di lavoro, un nuovo luogo in cui vivere o, senza cadere nella drasticità delle occasioni, solo preparare un nuovo piatto che non appartiene alla mia tradizione.
Ma poi di che tradizione stiamo parlando? Ho, di recente, letto un libro che racconta di ricette americane, di contaminazioni, di musica, di storia, di antropologia, di fusione, di confort food, di arance della Florida e degli aceri del Vermont che colorano le proprie foglie di giallo e rosso. Il Nuovo Mondo l’ho rivisto attraverso un viaggio coast to coast, sulle pagine di un vecchio atlante, recuperato per seguire, col dito puntato, le vicende dei coloni americani arrivati lì da tutto il mondo. Le tradizioni, dunque, si sono fuse, mescolate, adattate, integrate in un grogiolo, in una confluenza culinaria strepitosa. Potrei dire senza esagerare che ci fu in quei luoghi, dal periodo coloniale, un “gioco di fuoco” memorabile. Tornado alla tradizione, ti pozzu diri che, leggendo questo libro, ho trovato tantissime ricette che hanno i sapori della mia terra.
Per come la penso io, la mediazione ai fornelli ristabilisce i confini, li amplia e, molto spesso, ridisegna cose dell’altro mondo. È il caso di questa cheesecake che a differenza di quella newyorkese non è cotta, ma è la versione fredda in barattolo.

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Per 12 barattoli piccoli (200 ml) o 6 grandi (350 ml)
Per la base:

150 g di biscotti Digestive
150 g di biscotti al burro tipo Palets breton
la scorza grattugiata di un limone
per la crema:
500 g di formaggio spalmabile
350 g di panna fresca da montare
125 g di zucchero a velo
2 cucchiaini di estratto di vaniglia
per la coulis di frutti di bosco:
360 g di frutti di bosco congelati
70 g di zucchero
il succo di un limone
per la decorazione:
130 di frutti di bosco
foglioline di timo limone
Comincia col prelevare la scorza del limone, mettila da parte, ti servirà dopo, quando preparerai la base di biscotti. Dedicati, adesso, a preparare la coulis: metti i frutti di bosco  ancora congelati dentro una casseruola con lo zucchero e il succo di limone, cuoci a fiamma moderata, mescolando, per circa 20 minuti; spegni, passala salsa attraverso un colino a maglie fitte e fai raffreddare.
In un mixer o con un matterello sminuzza i biscotti, mescolali con la scorza di limone grattugiata che avevi preparato all’inizio e ponili, senza pressare, dentro i bicchieri o i barattoli che hai scelto per la cheesecacke. Dai qualche colpettino, con la mano aperta alla base del barattolo, per fare assestare i biscotti.
Con le fruste elettrice, ben fredde, monta la panna con 25 g di zucchero a velo e metti in frigo. In un’altra ciotola e con le stesse fruste, mescola il formaggio spalmabile con 100 g di zucchero a velo rimasto. Aggiungi la panna, poca per volta, mescolando dall’alto verso il basso senza smontare il composto, infine aggiungi l’estratto di vaniglia. Metti la crema preparata dentro un sac-a-poche senza bocchetta e riempi i barattoli con uno strato generoso. Batti il fondo del barattolo ancora una volta. Distribuisci la salsa ai frutti di bosco, copri con la pellicola o con i coperchi dei barattoli e metti in frigo a raffreddare per tutta la notte o per almeno 4 ore. Al momento di servire, decora la superficie con i frutti di bosco e qualche fogliolina di timo limone.

ce l’ho qui la brioche

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Adoro questo stampo di Emile Henry, mi piace portarlo in tavola appena tiepido (mi piace con tutti gli strumenti di cotture Emile Henry, in effetti) colmo della brioche di turno.

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Oggi la ricetta è scopiazzata da quel magnifico libro di Sabrine d’Aubergine, “Fragole a merenda” di Guido Tommasi Editore. Spero che Sabrine non me ne vorrà, ho leggermente manipolato la ricetta, solo un pochino però, per adattarla alle mie esigenze. Ma lei, che la conosce bene, vedrà che si discosta davvero poco; forse la cosa più evidente è che ho usato uno stampo singolo, mentre lei usa quelli nichi, realizzando tante briochine e in ultimo, ma non per importanza, io ho preferito diminuire il lievito e aumentare il tempo di lievitazione. La cosa che mi ha stuzzicato di più è l’impasto, particolare.

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Ad ogni modo, ecco i processi da seguire per realizzare questa ciavurusa meraviglia.

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Brioche alla vaniglia e zafferano.

Ingredienti per iniziare:
( le parti cancellate sono quelle che ho variato, attribuendo le mie modifiche)
1 bustina di zafferano
50 ml di acqua bollente
1 baccello di vaniglia
100 ml di latte panna
20 g di zucchero semolato di canna chiaro
un cucchiaio abbondante di yogurt 50 g di yogurt greco
25 10 g di lievito di birra fresco
comincia sciogliendo lo zafferano nell’acqua bollente, copri con un piattino e metti da parte. Metti sul fuoco, dentro un pentolino, la panna con i semi di vaniglia liberati dal baccello e il baccello stesso, in infusione. Porta a bollore e spegni per fare raffreddare, dopo elimina il baccello. Aggiungi lo zucchero, lo yogurt e il lievito sbriciolato. mescola con le dita finché senti che il lievito è totalmente sciolto nel miscuglio. Copri con la pellicola e fai riposare fino a quando sarà raddoppiato di volume.

 

ingredienti della seconda fase:
400 g di farina Manitoba
100 g di farina di tipo 00 tipo 2 con germe di grano
60 g di zucchero semolato di canna chiaro
2 uova
50 g di burro più quello per ungere la ciotola per la lievitazione e lo stampo per la cottura
per la finitura, due cucchiai di yogurt e un cucchiaio di zucchero semolato un cucchiaio di yogurt greco emulsionato con un cucchiaino di sciroppo d’acero e una manciata di zucchero di canna.
Mescola le farine con lo zucchero dentro la planetaria (Sabrine impasta a mano, da qui in poi accattati il libro perché per il procedimento io ho fatto lavorare la macchina, al mio posto, chiedo venia), fai un buco nel centro e versa la mistura di lievito facendo attenzione che non fuoriesca dal buco. Con un cucchiaio, dolcemente, copri il lievito con poca farina, senza mescolare, lascia lievitare al riparo da correnti ma senza coprirlo, anzi, come suggerisce Sabrine, guarda come si innalza, lievitando, portando in alto il mix di farina formando delle crepe. Uno spettacolo davvero.
Fondi il burro a fuoco dolce, lascialo intiepidire, mescolalo alle uova, all’acqua con lo zafferano sbattendo con una forchetta o una frusta a fili; rovescialo dentro la planetaria e, con il gancio, comincia a impastare a bassa velocità fino a quando gli ingredienti saranno ben amalgamati. Aumenta di poco la velocità della macchina, per arrivare all’incordatura dell’impasto al gancio. Imburra una ciotola pulita, realizza una palla con l’impasto e mettilo a lievitare dentro la ciotola coprendo con la pellicola. Poni in un luogo, al riparo dalle correnti per tutta la notte. la mattina dopo accendi il forno a 180°C, recupera l’impasto, lavoralo sgonfiandolo delicatamente, ricomponi la palla e adagialo dentro lo stampo precedentemente imburrato e infarinato, copri con un telo pulito e fai raddoppiare di volume in un luogo riparato da correnti d’aria fredda. Il tempo di cui avrai bisogno sarà determinato dalla temperatura ambiente.

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Spennella la brioche con la mistura di yogurt e sciroppo d’acero, cospargi la superficie con una manciata di zucchero di canna e inforna per circa 20 minuti, copri con un foglio d’alluminio e prosegui la cottura per ancora 20 minuti circa. Fai la prova stecchino per saggiare la cottura interna. Sforna e fai raffreddare prima di sformare il dolce.

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Pane con cavolo nero e ciliegino secco

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Un pane morbido con una crosticina croccante tutta tempestata di semini che cronciano sotto i denti; perfetto per un aperitivo  ma anche come accompagnamento a carni e salumi. Prova a tagliarlo a dadini, saltali in padella con un filo d’olio e poi tuffa i crostini in un brodo o in uno stufato, usali anche come parte croccante su un piatto di spaghetti aglio, olio e peperoncino!
Energia, soddisfazione e sapore emozionale, tutto in un pane fatto in casa.

Pane in cassetta con cavolo nero e pomodoro ciliegino secco

290 g di farina di Tumminia
310 g di grano tenero di tipo 2 con germe di grano
10 g di lievito di birra fresco
100 g di acqua
100 g di farina
70 g di malto d’orzo
60 g di strutto
50 g di pomodorino ciliegino secco, sott’olio
350 ml di acqua circa
100 g di foglie tenere di cavolo nero
uno spicchio d’aglio nero
sale affumicato
olio extra vergine d’oliva
pepe
semi misti

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Taglia in due lo spicchio d’aglio, ponilo in un tegame con un cucchiaio d’olio  e soffriggi qualche istante. Aggiungi le foglie di cavolo, precedentemente mondate e lavate, tagliate grossolanamente, aggiungi un paio di cucchiai d’acqua e fai stufare per circa 5 minuti con il coperchio. Quando l’acqua è evaporata, elimina l’aglio, aggiungi il sale affumicato e una macinata di pepe.
Prepara il lievitino sciogliendo  in un contenitore il lievito con l’acqua, il malto e la farina, mescola e poni in un luogo tiepido per circa mezz’ora. Impasta le farine con lo strutto, aggiungi il lievitino e continua a impastare aggiungendo l’acqua (poca per volta, potrebbe bastarne anche meno o poca in più). Aggiungi il sale, il cavolo scottato e i pomodorini e continua a impastare.
Otterrai un impasto morbido e appiccicoso, ungi le mani con poco olio per potere lavorare l’impasto e realizza una palla che porrai a lievitare per circa un’ora e mezza dentro il forno spento con la luce accesa.

pane cavolo nero_00002Trascorso questo tempo, imburra lo stampo per il pane in cassetta, cospargi di farina ed elimina quella in eccesso. Recupera l’impasto fai qualche piegatura e rotolalo sul mix di semi realizzando un salsicciotto, adagialo dentro lo stampo, chiudi con il coperchio e rimetti nel forno spento per circa 40 minuti. Controlla che l’impasto sia cresciuto, tiralo fuori dal forno, accendi il forno e portalo a  180°C. Cuoci il pane per 40 minuti, poi aumenta la temperatura a 200 per circa 10 minuti ancora. Sforna e fai raffreddare un po’ prima di tirarlo fuori dallo stampo e farlo raffreddare completamente.

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quattordici minuti, cosa sono di fronte all’eternità?

mezzemaniche con crema di patate_00002

Quattordici minuti sono il tempo di cottura di questo formato di pasta, esattamente il tempo che serve per cuocere anche il condimento; un piatto veloce, semplice e buono. Un confort food invernale che accoglie con un ciavuru tenue ma avvolgente come un abbraccio, in questi giorni di freddo. Ci vuole, eccome se ci vuole!

Mezze maniche con crema di patate e noce moscata.

Per 2 cristiani:
mezza cipolla rossa oppure uno scalogno o due cipolline fresche
mezzo spicchio d’aglio
due cucchiai d’olio extra vergine d’oliva
mezza acciuga sott’olio
20 g di burro
400 g di patate a pasta soda
2 cucchiai di mascarpone
Pepe nero macinato al momento
Noce moscata
200 g di maniche rigate

Metti a bollire abbondante acqua salata, nel frattempo trita la cipolla con l’aglio, finemente, poni il trito in una casseruola con l’olio e l’acciuga; fai dorare e, insieme sciogli l’acciuga con un cucchiaio di legno.
Pela le patate, sciacquale sotto l’acqua corrente e tagliale prima a listarelle e poi a cubetti piccoli, fai rosolare nell’olio e poi aggiungi il burro. Sfrigolerà ‘n’anticchia, niente ci fa. Realizza una piccola crosticina sulle patate prima di coprirle con acqua calda, supera appena la superficie. Cuoci fino a quando le patate saranno morbide, inserendo i rebbi di una forchetta. A cottura ultimata preleva un paio di cucchiai e frullali con un frullatore a immersione, rimetti nel tegame e mescola insieme con il mascarpone. Cuoci la pasta, scolala al dente nel tegame con il condimento di patate, aggiungi qualche cucchiaio di acqua di cottura della pasta per fluidificare. Gratta la noce moscata e una macinata di pepe, servi subito.

Prova a condire una pasta ripiena, per esempio dei ravioli con pere e speck.
e vidi chi manci.

Semplice, buona.

fiori del cavolo

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Il cavolfiore, qui a Palermo, lo chiamano broccolo, tipicamente è di un verde acceso, grande, bellissimo e molto saporito.
Quannu, ccà, diciunu pasta chi vruocculi ti devi aspettare un piatto di pasta con il cavolfiore. In bianco, quindi bollito o più opulento, arriminato, con passolina, pinoli e muddica atturrata. Una perla della nostra cucina!
La ricetta che ti vogghiu cuntari non è una vera e propria ricetta, è un’alternativa croccante, una proposta ammuddicata.
Facile, veloce e senza tanti fronzoli, la prepari in un vidiri e svidiri, subitaneamente!
Prendi un broc… ehm un cavolfiore, del colore che ti piace atte; taglialo a fette di circa un cm e metti di lato, prendi una leccarda, foderala con carta forno, sporcala con dell’olio extra vergine d’oliva e cospargila con del parmigiano grattugiato o del formaggio a pasta dura che ti piace di più, chessò, pecorino, cascavaddu, fai tu. Sporca con l’olio anche le facce del cavolfiore, anche se si rompono, niente ci fa, futtitinni, adagia le fette sulla placca cospargi di formaggio, pangrattato e pepe profumato (garofanato o quello che ti piace di più). Inforna a 190°C per circa 30 minuti. Se vuoi la superficie un po’ più abbrustolita accendi il grill e colora leggermente. La cottura dipende molto dal tuo elettrodomestico, tu che lo conosci bene saprai gestire l’effetto finale.

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A proposito dell’effetto finale…
Il giorno dopo ho preparato una vellutata di zucca, aromatizzata con dello zenzero, semplice ma che cercava un certo non so che. Ecco, io gliel’ho dato: vellutata di zucca e cavolfiore arrustutu.

vellutata e cavolfiore

i cardi che non ho mai cucinato

Ho sempre mangiato i cardi cucinati da mia cognata Patrì, siciliana fino al midollo; me li ha preparati fritti e sono sempre  stati buonissimi! non li ho mai cucinati, mai puliti, mai avuto nulla a che fare. Non c’è motivo, me li  prepara sempre lei, coccolandomi.
“‘Su’ cummattusi” Mi disse, vero è! Sono lavorati; bisogna lessarli, eliminare i filamenti, panarli, friggerli… Molto lavoro per un piatto che è una poesia. Mi faccio coccolare.

Poi, qualche sera fa, la sera di capodanno per l’esattezza, Sabine, che siciliana non è (giustappunto a casa di Patrì), ci ha regalato una ricetta molto vicina al nostro modo di cucinare; sarà che è maritata con un palermitano, sarà che ha una capacità innata di immedesimarsi, sarà che non la conoscevo e mi parse il modo di recuperare una ricetta che merita una menzione, sarà quel che sarà, mi si scatenò la voglia di prepararli e la ricetta te la trascrivo, sperando di non dimenticare nulla! Ma che fu? … entrammo tutti in visibilio, compresa mia cognata.
Ho capito, dopo la serata, che è meglio appuntare, scrivere, annotare tutto, anche quando “tutto” è dato per scontato e scontato non è! Patrì, dammi la ricetta dei cardi fritti.

1 kg di cardi puliti
250 g di pangrattato
12 g di zucchero
2 filetti di acciuga
olio extravergine d’oliva
130 g di semola di rimacinato
6 uova
sale
50 g di parmigiano grattugiato
porta a bollore abbondante acqua  e nel frattempo lava i cardi, costa a costa. Cuoci i cardi per circa 20-30 minuti, scolali ed elimina i filamenti, come per il sedano, asciugali tamponandoli con carta da cucina assorbente.

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Prepara la muddica atturrata: in una padella antiaderente versa due cucchiai d’olio, su fuoco leggero, sciogli le acciughe sminuzzandole con un cucchiaio di legno, versa il pangrattato, aggiungi lo zucchero e mescola spesso, fino a quando il pane assume una colorazione ambrata.

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Prepara tre contenitori, uno con la semola, uno con le uova leggermente sbattute con un pizzico di sale e uno con la la muddica atturrata. Passa un cardo per volta dentro la farina, poi nelle uova e infine nella “mollica”.

cardi_00011Poni i cardi cunzati dentro una teglia foderata con carta forno, spolvera con un pizzco di sale e  il parmigiano grattugiato, inforna in forno caldo a 190°C per circa 20 minuti. Mangiali caldi  e poi mi cunti!

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Brownies bon bon

brownies bon bon_00002Mizzica, passò più di un mese dall’ultima pubblicazione. Ti sono mancata? Beh tu si, assai; mai come questa volta posso dirti che il tempo vola, mi si squagghiò ne’ manu attipo la neve al sole di questi primi giorni di gennaio. Impressionante come passarono i giorni. Un acchiana e scinni metaforico e mi ritrovo catapultata nel duemiladiciannove come se niente fussi! AH! A proposito, auguri, di cuore, di sole cose bellissime.
Non sono stata con le mani in mano però eh? Ho cucinato sempre-sempre e fotografato anche per il solo gusto di fermare il tempo, se mi segui sulla pagina facebook di scorza d’arancia oppure sul mio account istagram, lo sai.
Anche se fuori tempo pubblicherò i pandorini e la torta che ho preparato per natale e capodanno, ma adesso ti lascio la ricettuzza di questi dolcetti che partono da un impasto base brownie, rubacchiati a Donna Hay e trasformati in piccoli bocconcini dal gusto strong, regalato del cioccolato e con il cuore di lamponi acidulo in netto contrasto. L’impasto è molto sodo, rispetto ai brownies che sono abituata a realizzare, ma si rivelarono buonissimi.
Per 24 piccoli dessert ti servirà una teglia da mini muffin con 24 alloggiamenti.

150 g di farina di tipo 0
75 g di cacao amaro
300 g di zucchero di canna
175 g di burro fuso e raffreddato
un cucchiaino di estratto di vaniglia
3 uova
125 g di cioccolato fondente tritato o in piccole gocce
24 lamponi

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mescola la farina con il cacao, lo zucchero, il burro e la vaniglia, per amalgamare, aggiungi le uova leggermente sbattute e assemblale. Infine aggiungi il cioccolato tritato o le goccine.
Riscalda il forno e portalo a 160°C. Imburra gli alloggiamenti della teglia e spolvera con della farina eliminando quella in eccesso. Distribuisci una piccola quantità di impasto, aggiungi un lampone e copri con un piccolo cappelleto di impasto; con le mani leggermente bagnate, sigilla i lati in modo da ottenere un piccolo scrigno.  Realizza così tutti i dolcetti. Inforna per circa 35 minuti e prova la cottura con uno stecchino infilzato in un dolcetto se viene fuori asciutto, sforna e fai intiepidire, spolvera con zuccheroa velo e servi tiepidi.

Due secoli di storia vissuti con gli spagnoli

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…vorranno pur dire qualcosa. In effetti mi sono amminchiata con le “tapas”, mi piacciono assai e ne sto provando ‘na poco per poterti raccontare come sunnu.  Queste, sono molto simili ai calzoni siculi e per questo motivo mi sento di dirti che sono parenti stritti stritti. La dominazione spagnola fici il grande “passo barocco”, senza  sforzo s’inserì, in quella che ormai era la tradizione siciliana di gusto arabo e sorprese il commensale per la meraviglia delle preparazioni dei Viceré in un sfavillante virtuosismo alimentare. Beh, il bello delle dominazioni, direi.
La ricetta è desunta da una raccolta di Sale & Pepe collection “Piccoli antipasti”

Amunì, pigghia un pizzino.

Empanads agli spinaci, uvetta e pinoli.
Per la pasta:
250 g di farina di tipo due
75 ml di olio extra vergine d’oliva
1 uovo leggermente sbattuto
50 ml di vino bianco
10 g di lievito di birra fresco
2 cucchiai di latte tiepido
un cucchiaino di zucchero
5 g di sale
Per il ripieno:
30 g di passolina (uvetta)
2 cucchiai di sherry secco Marsala
2 cucchiai di olio extra vergine d’oliva
2 cipolle affettate sottilmente
1 cucchiaino di zucchero
200 450 g di germogli di spinaci lavati e strizzati.
40 g di pinoli tostati
(un filetto d’acciuga, non contemplato nella ricetta originale ma bene ci sta)
1 tuorlo
1 cucchiaio di latte

Sbriciola il lievito in una ciotola, aggiungi il latte e 1/2 cucchiaino di zucchero; sciogli il miscuglio con le mani e amalgama bene gli ingredienti. Copri con un canovaccio e poni al lievitare per mezz’ora. Nel bicchiere della planetaria metti: la farina, lo zucchero rimasto e il sale, mescola, fai una cavità al centro e versa l’olio, l’uovo sbattuto, il vino e il miscuglio di latte e lievito. Accendi la macchina con il gancio per impasti e impasta fino a quando otterrai un impasto incordato, liscio ed elastico. Ponilo in una ciotola, coprilo con un canovaccio e lascia riposare nel forno spento con la luce di cortesia accesa, fino al raddoppio. Prepara il ripieno. Metti a mollo la passolina nel Marsala. Scalda l’olio in una padella, aggiungi l’acciuga e scioglila nel l’olio, le cipolle e lo zucchero, sala leggermente, copri e lascia stufare per circa dieci minuti. Aggiungi l’uvetta con il marsala, mescola e fai cuocere ancora un minuto poi lascia raffreddare in un recipiente. Rimetti la padella sul fuoco, metti gli spinaci e falli appassire per un minuto con il coperchio, mescola ogni tanto. Mettili in un colapasta e fai raffreddare, strizzali per eliminare l’acqua di vegetazione poi tritali finemente e aggiungili alle cipolle insieme con i pinoli, aggiusta di sale e aggiungi il pepe.
Scalda il forno a 200°C e sbatti il tuorlo con il latte.
Riprendi la pasta, sgonfiala, realizza un salsicciotto e realizza dieci/undici porzioni. Stendi una porzione realizzando un disco di circa 9 cm di diametro. Metti un cucchiaio di ripieno a centro e chiudi a mezzaluna, pizzicandolo sui bordi precedentemente bagnati con poca acqua, per sigillare. Poni ogni fagottino su una teglia foderata con carta forno. Ripeti l’operazione per il resto della pasta e di ripieno. Spennella tutti i fagottini con la mistura di uovo e latte, inforna e fai cuocere per circa 10-15 minuti. Servi caldi.

digressioni

 

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Digressioni, dicevo… ma picchì, diresti tu; cammini su un terreno consolidato, un percorso conosciuto, giustamente ti potresti chiedere: all’urtimata picchì?
MAH! Che ti devo dire a me piace assai divagare, prendere altre strade, incrociare quella maestra, salire, scendere e tornare, anche. Penso che se resti ancorato alla boa ti puoi allontanare ma non ti puoi perdere. A me piace nuotare al largo ma mi piace, dopo tante bracciate, girarmi e vedere la costa. Mi rassicura. So che posso andare ma anche tornare.
Come giudichi un comportamento simile? Un vorrei ma non posso?
Sappimi dire, intanto ti cuntu chi cumminai cu ‘ste triglie. Ho divagato, spero ti piaccia.
Mentre ti scrivo, ricevo degli apprezzamenti sulla foto appena pubblicata sulla pagina di scorzadarancia su Facebook. Delle amiche che apprezzano il sapore di questo pesce. Maria Pia e Benedetta, ancora non sanno cosa ho combinato, spero tanto si fidano di me al 100%
Teglia di triglie e fichi d’India

per due persone:
sei triglie medie
2 zucchine
4 fichi d’india
4 cipollotti di Tropea
qualche foglia di alloro
sale
pepe
noce moscata
olio extra vergine d’oliva

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In effetti che ti devo cuntari? Questa non è una ricetta vera e propria, di quelle che devi misurare gli ingredienti.
Sporca la teglia con l’olio, affetta i cipollotti molto sottilmente, e distribuiscili sul fondo della teglia, affetta le zucchine, sottili anch’esse, e realizza un bel suolo sopra le cipolle. spolvera un po’ di sale, pepe macinato al momento e una grattatina di noce moscata. Sbuccia i fichi d’India e tagliali a rondelle, distribuiscili a sentimento sulle zucchine. Pulisci le triglie e squamale, adagiale sulla stratificazione di frutta e verdura, spolvera ancora di poco sale, pepe macinato al momento e una grattatina di noce moscata, finisci con le foglie di alloro e un giro d’olio. Chiudi il coperchio, inforna a 200°C per una ventina di minuti, non esagerare con la cottura picchì le triglie pesce delicato è.
Non so se hai mai visto “L’aria del continente” di Martoglio. Non facciamo che ti senti tutta come Milla Milord e sputi i “noccioli” di fico d’India?

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