una passione per il formaggio e per le storie cuntate

A Palermo l’artigianato e i mestieri erano rintracciabili, e in alcuni casi lo sono ancora,  nel centro storico identificando vie e piazze. Ci sono strade intitolate agli argentieri, ai credenzieri, ai crocifissari, ai cafisari, ai maestri d’acqua, ai candelai e così via discorrendo fino ai zimmelari, alle sedie volanti e molti altri ancora; un numero cospicuo di mestieri che avevano contraddistinto il tessuto storico della città. Esiste una leggenda (anche se secondo me, tanto leggenda non è) che racconta di una famiglia facoltosa di artigiani orafi che avevano casa e putìa in via degli Argentieri. La storia cunta che ‘sta famigghia cadìu in disgrazia per mali affari; per non dare sazio ai vicini, ‘a mugghiere dell’orafo, s’inventò ‘na ricetta ciavurusa utilizzando aromi e spezie che lasciava presagire la cottura di cunigghiu e invece era cacio cavallo cotto con olio, aglio e aceto.Il ciavuru veniva sapientemente sventolato fuori dalla finestra per fare arrivare il profumo in tutta la via  Alcuni, ancora, questo piatto lo chiamano coniglio all’argentiera ma di cacio si tratta.
per 4 cristiani pigghiate 500 g di cacio cavallo fresco, 3 cucchiai di aceto bianco, tre cucchiai di olio extra vergine d’oliva, 2 spicchi d’aglio, origano secco e pepe.
tagliate il formaggio a fette di 4-5 cm, in una padella capiente e antiaderente mettete l’olio e fate dorare l’aglio schiacciato, che dopo eliminerete. Unite le fette di formaggio in un solo strato e fate cuocere per qualche minuto da ambo i lati.  Appena noterete il formaggio diventare  morbido versate l’aceto, cospargete con il pepe e l’origano e servite immediatamente.
Per non farvi mancare niente vi propongo un altro antipasto da servire immediatamente, facilissimo da preparare tanto che non c’è una ricetta, dovete comprare del formaggio morbido che più vi piace; io ho usato dei tomini ricoperti con dello speck e della provola dolce tagliata a fette belle spesse. Mettete la piastra in ceramica in forno e fatela arroventare ben bene, aprite il forno e, aiutandovi con dei guantoni, tirate fuori il grill barbecue distribuite i formaggi e rimettete in forno per qualche minuto fino a quando i formaggi diventeranno morbidi e sciolti. Servite immediatamente portando in tavola la teglia e poggiandola su un tagliere di legno, tagliate i formaggi direttamente nella teglia con un taglia pizza. Un solo inconveniente con questi antipasti, facitini picca picchì s’annunca gli ospiti si appanzano di pane e formaggio e a prima fame si tolgono l’appettito.

bianco, rosso e olio verde

 Sono una patita della bella tavola, mi piace assai apparecchiare a modino utilizzando i miei numerosi mise en place e cambiando a secondo dell’occasione più o meno informale. M’accattirìa servizi di piatti nuovi sempre, il problema è dove stivarli, non c’è più posto nella mia casa. L’altra sera eravamo, stranamente, solo dodici ed ho scelto di apparecchiare con i toni del bianco; le note di colore erano regalate dai cibi che tendevano al rosso. Questo è l’aperitivo, che vi regalo molto volentieri.
Aperitivo in rosso
per 12 cristiani
in una caraffa versate 300 ml di analcolico rosso, 100 ml di Aperol, 350 ml di vino bianco secco e due cucchiai di granatina. Mescolate e servite freddo con dei cubetti di ghiaccio.

tartellette con mousse di formaggi e Olio Verde al limone
per circa 36 tartellette
200 g di farina 00
100 g di burro salato morbido
un uovo
mescolate gli ingredienti, realizzate una palla e ponetela in frigo, avvolta nella pellicola a riposare per un’ora. Trascorso questo tempo, manipolatela con le mani per ammorbidirla e stendetela con un mattarello su  un piano infarinato. Realizzate tanti dischetti con un coppapasta smerlato da cinque cm di diametro e riempite una teglia da 24 mini muffin spingendo l’impasto dentro ogni incavo. Infornate a 180°C, in forno già caldo, per circa 15 minuti. Ripetete l’operazione fino a completare la cottura delle tartellette.
Per il ripieno
150 g di feta
150 g di Philadelphia
3 cucchiai di Olio Verde al limone
q.b. olive taggiasche snocciolate

Sbattete  i formaggi con le fruste elettriche aromatizzando con l’Olio Verde. Ponete il composto in un sac-a-poche munito di beccuccio a stella e riempite le tartellette con un ciuffo di impasto, infine decorate con mezza oliva nera.

biscotti salati ai semi di papapevo
120 g di farina 00
60 g di burro salato
40 g di burro
70 g di svizzero originale grattugiato
40 g di parmigiano grattugiato
5 g di semi di papavero
un pizzico di sale
pepe macinato al momento
mescolate tutti gli ingredienti, realizzate un cilindro con l’impasto, avvolgete nella pellicola e ponete in frigo a raffreddare per un’ora almeno. Tagliate a rondelle di circa 3 mm e infornate a 180°C per circa 15 minuti. Sfornate e fate raffreddare su una gratella.

Annati a cogghiri alivi…

Ho un alberello di ulivo, l’ho comprato, anzi me lo regalò mio marito quann’eramu ziti, 17 anni fa. L’ho tenuto in vaso per 10 anni, poi l’ho messo a dimora nel mio giardino. Quest’anno ho raccolto 450 g di olive, un’emozione tale che quasi volevo andare a comprare la rete per la raccolta ahahahahahah. La potatura non è mirata alla produzione ma, piuttosto, alla valorizzazione della sua chioma; è talmente bello il colore delle sue foglie che mi veni ‘i chianciri sulu a taliallu. 


Le olive schiacciate sunnu ‘na sulenne camurria da preparare. Ma se avete la pacienza di aspettare e seguire la ricetta passu passu, non ve ne pentirete.
450 g di olive
mezzo spicchio d’aglio
una carota
una costa di sedano
qualche fogliolina di menta
peperoncino a piacere
olio extra vergine d’oliva
aceto balsamico
sale

Schiacciate le olive con un batticarne, una ad una, facendo attenzione a non rompere il nocciolo, poi immergetele in una ciotola capiente piena d’acqua e lasciatele così per tre giorni, rinnovando l’acqua ogni 24 ore. Trascorso questo tempo sciacquate le olive e trasferitele in una salamoia realizzata con un litro d’acqua  e 150 g di sale. Dopo 4 giorni sciacquatele abbondantemente sotto l’acqua corrente e mettetele in una ciotola capiente con un giro d’olio e preparate il condimento.
 Tritate finemente il sedano, la carota e l’aglio degerminato, spezzettate con le mani le foglie di menta e aggiungete tutto alle olive, condite con il peperoncino, un giro d’olio per conservare e un’idea di aceto. Mescolate, travasate dentro un barattolo a chiusura ermetica e ponete in frigo fino al momento di servire.
 

un copiato che soddisfa!

una pizza millefoglie, niente di che direte voi, ma vi assicuro che questa ricetta-non ricetta è un’idea da realizzare più volte. Piaciu a granni e picciriddi e poi, il suo ingresso, fa ‘n’anticchia di teatro con gridolini di giubilo da parte dei picciriddi e varie esclamazioni di stupore e meraviglia. Ho visto la foto su una raccolta del meglio di Sale& Pepe; le modifiche che ho apportato sono di natura soggettiva: sulla rivista viene usato un rotolo di pasta per pizza pronto e mozzarella di bufala. Manco a dirlo, la pizza l’ho preparata in casa, volete mettere il piacere? Ho sostituito la mozzarella di bufala, buonissima ma troppo acquosa, con un rotolo di mozzarella infine, ho fatto quattro strati di pizza…una mille_e_mille_foglie altro che storie!

eravamo cinque granni e quattru picciriddi, considerando che era un accompagnamento a due secondi di verdure ho impastato 400 g di farina mista
300 g di farina manitoba
100 g di semola di rimacinato
280 g di acqua
10 g di sale
un cucchiaio d’olio extra vergine d’oliva
10 g di lievito di birra fresco
3 melanzane lunghe
4 pomodori San Marzano non troppo maturi
2 rotoli di sfoglia di mozzarella
sale
pepe
un mazzetto di basilico
olio per friggere
Mettete le farine nella planetaria o su un piano di lavoro, sbriciolate il lievito e cominciate a impastare, aggiungete l’acqua tiepida poco alla volta, l’olio e infine il sale. Otterrete un impasto molto idratato; fate qualche giro di pieghe aiutandovi con altra farina, ponetelo in un luogo riparato da correnti per farlo lievitare fino al raddoppio. Nel frattempo tagliate le melanzane a rondelle da tre millimetri e ponetele dentro un colapasta, cospargetele con il sale e fate perdere l’acqua di vegetazione per un’ora circa. Trascorso il tempo necessario, sciacquatele, asciugatele e friggetele in olio caldo e poi fatele scolare su un foglio di carta assorbente. Riprendete la pasta e lavoratela con le mani su un piano infarinato, dividetela in otto pezzi di ugual peso e stendeteli uno alla volta cercando di ottenere una forma allungata di circa 20X10 cm con uno spessore di circa 3 millimetri. Ponete le schiacciatine su una teglia foderata con carta forno; praticate delle incisioni oblique e parallele, su due di esse sulle restanti praticate dei buchetti con i rebbi di una forchetta. Prima di infornare, in forno caldo a 200°C, spruzzate con le mani delle gocce di acqua fredda. Cuocete per circa 10 minuti e poi fate raffreddare. Affettate i pomodori e allargate le sfoglie di mozzarella e tagliatele in tre parti. Su un’altra teglia foderata con carta forno, disponete una schiacciatina, poi distribuite parte delle melanzane, uno strato di pomodori un pizzico di sale, uno di pepe e qualche foglia di basilico e un terzo del foglio di mozzarella. Continuate così fino a coprire con la schiacciata con i tagli obliqui. Finite con altre melanzane e pomodori. Realizzate nel medesimo modo anche l’altra millefoglie e infornate a 200° per 10 minuti. Prima di servire, tagliata a fette, irrorate con un filo d’olio extra vergine d’oliva.

Rosaliaaaaa. Componiti. Svergognata!

sono immersa nei miei pensieri, i più diversi e affastellati gli uni agli altri, mentre sono in cucina e lavo le milincianedde, quando ad un tratto, uno in particolare, mi stampa un sorriso sulle faccia, facendomi scoprire i denti. I milinciani ammuttunati mi fanno venire in mente una battuta di un film con Tiberio Murgia, che pur essendo sardo_sardo, è la caricatura del classico siculo. Ammuttunata ha molti significati, abbottonata, lardellata, chiusa, ripiena.  Il mio pensiero lo associo a una tipica donna sicula, di una bellezza travolgente, colori scuri, un seno pieno, molto provocante, di una billizza che emana cuntitizza, magari vistuta di nivuru, e la cammisedda non troppo ammuttunata…”Rosalia, componiti, svergognata! E sorrido.
Mah! quannu sunnu sula ‘u ciriveddu  va a vacante, senza rete, vuota e con pensieri anche scomposti, però, la mia solitudine, mi fa compagnia e mi fa anche ridere.

per quattro cristiani:
un chilo di melanzane niche, piccole
un chilo e mezzo di pomodoro maturo
un ciuffo di basilico
una cipolla rossa
50 g di caciocavallo Ragusano D.O.P
20 g di pomodori secchi
4 spicchi d’aglio
un ciuffo di menta
sale
zucchero
sale grosso
pepe
olio extra vergine d’oliva

Lavate le melanzane; togliete il picciolo e praticate dei tagli non troppo profondi su quattro lati lasciano intatti la base e la corona in alto, devono essere delle incisioni, delle tasche verticali. Ponete le melanzane dentro un colapasta e cospargete con il sale grosso, fate perdere l’acqua di vegetazione per circa un’ora. Nel frattempo  affettate finemente la cipolla, mettetela in un tegame e fate soffriggere, in 3 cucchiai d’olio e poi aggiungete un goccio d’acqua, fino a stufarla; lavate il pomodoro, tagliatelo a pezzi grossolani e aggiungetelo al soffritto, aggiungete il basilico spezzettato e fate cuocere per circa 20-30 minuti. Passate tutto con il passa pomodoro, rimettete dentro il tegame e fate stringere ancora un quarto d’ora, salate, pepate e spegnete il fuoco. Tritate l’aglio con la menta, affettate finemente i pomodori secchi, dopo averli fatti rinvenire in acqua calda e asciugati, unite il caciocavallo grattugiato e mescolate. Sciacquate le melanzane, asciugatele e riempite le tacche con il ripieno preparato, con delicatezza, aiutandovi con la lama di un coltello.

 Friggete le melanzane nell’olio bollente, rosolate da tutte le parti fino a colorirle. Passatele nel sugo e cuocete ancora un quarto d’ora. servite come contorno o come antipasto.

un’avventura senza ricetta

In un posto come questo bisogna solo rilassarsi, staccare il cervello e andare in quota.
Giornate fantastiche al Parco Avventura dei Peloritani. Fidatevi e, soprattutto, non abbiate paura. Dopo aver indossato l’imbracatura, i ragazzi del parco terranno un breve, ma fondamentale, briefing (che non si mangia) e, dopo, si va su, tra gli alberi. 
Il sabato e la domenica vengono prodotti la ricotta e la tuma, mangiati al naturale sono favolosi, ma anche così; frittissimi!  Anche qui nessuna ricetta picchì quannu ci sunnu pizzuddicchi di cosi vai a occhio, non sono necessarie dosi precise, vai a sentimento…almeno io.
Frittelle di formaggi
per due cristiani:
un uovo grosso
due cucchiaiate di ricotta sgocciolata
4 fette di tuma
due manciate di parmigiano grattugiato
una manciata di pangrattato a grana grossa
una manciata di farina integrale
olio extravergine d’oliva
sale e pepe

sbattete l’uovo con il parmigiano e un pizzico di sale, passate le fette di tuma nell’uovo due le ripassate nel pangrattato facendolo aderire ben bene e le altre due nella farina. Friggete in olio caldo e servitele subito. Nell’uovo rimasto aggiungete la ricotta e una manciata di pangrattato, mescolate e, con una forchetta, prelevate parte dell’impasto ponendolo nell’olio caldo, realizzate 4 polpettine che girerete con delicatezza. Mangiatele calde.

mare di Sicilia

Bastano i raggi di un sole caldo ma lèggio di maggio, per rasserenare il mio animo; chi mi conosce sa perfettamente che d’inverno il mio umore è parecchio mutevole, diventa scurusu se la giornata appare scurusa al mio risveglio. Anche nella bella stagione capita che all’orizzonte ci siano nuvole cariche di pioggia, come oggi. Ecco, oggi il mio umore annegherà assamarato d’acqua. Meteoropatica sugnu, accussì si dice in italiano. Aspetto che cominci, per me, il periodo più bello dell’anno, caldo estivo e passate di scirocco che tolgono il fiato. AH! Finalmente, caldo e mare a tinchitè. Ma il mare smorca il pititto e cosa c’è di meglio di una focaccia da portare in ripa di mari per fare un pic-nic e, perché no, festeggiare un compleanno speciale sulla spiaggia? Buon compleanno mamà! Com’è il tempo da te?
La ‘mapanata è una focaccia di derivazione spagnola, la empanada: un pasticcio di carne, pesce o formaggio avvolto in pasta di pane. In Sicilia sono presenti due tipologie di impasti per fare le ‘mapanate, uno di pane e l’altro più simile ad una frolla. Un modo opulento di servire una pietanza, uno scrigno che cela la meraviglia delle meraviglie 😀
Quella che vi propongo, può essere servita come antipasto ma anche come secondo, accompagnata da una insalata di pomodori freschi e aglio a pezzi grossi.

‘Mpanata di alici
per 4 cristiani
per l’impasto:
500 g di semola di rimacinato di grano duro
10 g di lievito di birra fresco
2 cucchiai di olio extra vergine d’oliva
350 ml di acqua tiepida
un cucchiaino di zucchero
11 g di sale
per il ripieno:

500 g di di alici fresche
uno spicchio d’aglio
5 rametti di timo
25 g di capperi sotto sale
80 g di pangrattato
2 pomodorori sodi
olio extra vergine d’oliva
sale aromatizzato alle erbe
pepe macinato al momento

Preparate la pasta mettendo nella planetaria la farina e il lievito sbriciolato; accendete la macchina al minimo, impastate aggiungendo l’acqua tiepida in cui avrete sciolto lo zucchero e infine unite il sale e l’olio. Otterrete un impasto molto idratato e appiccicoso, coprite con un canovaccio e fate riposare nel boccale della macchina per mezz’ora. Nel frattempo lavate e diliscate le alici sotto l’acqua corrente, tamponatele con della carta assorbente e mettetele da parte. Infarinate, con la semola, il piano di lavoro adagiate l’impasto e, con le mani infarinate, allargatelo e fate un giro di pieghe, mettetelo in una ciotola coperta con un canovaccio umido dentro il forno spento con la luce accesa; fate lievitare per due ore.  Preparate il ripieno mescolando in una ciotola il pangrattato con le foglioline di timo lavate e asciugate, i capperi e l’aglio tritati finemente.Spolverate il piano da lavoro con abbondante semola di rimacinato, stendete l’impasto lievitato con le dita, allargandolo, poi, con il mattarello, stendete una sfoglia rotonda sottile e adagiatela sul pizza stone (o dentro una teglia  antiaderente) precedentemente spolverato con semola di rimacinato; distribuite un filo d’olio su tutta la superficie aiutandovi con pennello oppure con le dita. Su metà del cerchio di pasta, sistemate a strati metà del pangrattato aromatizzato, le alici, i pomodori tagliati a fette e un filo d’olio, salate con il sale alle erbe, finite con il pangrattato e una spolverata di pepe nero. Sovrapponete l’altra metà della pasta e sigillate la parte inferiore  su quella superiore intrecciando i bordi.Infornate in forno caldo a 190°C per 35 minuti. Sfornate e servite tiepida 

la regina

Amo la pizza e adoro farla in casa; la magia dell’impasto che lievita mi ha sempre affascinato, mi sembra, quando lievita, un premio alla costanza 🙂 un bel giorno, perché bello per forza addiventò, incocciai la ricetta del Maestro Bonci sul blog di Sarah Fel…l’amore a quel punto è lievitato come un impasto al calduccio. Considerando però, che per la ricetta del Maestro, ci vuole molta più costanza e tempo, ho alterato n’anticchia la sua adattandola a mia.

300 g di farina tipo 0
200 g di semola di rimacinato di grano duro
350 ml di acqua tiepida
un cucchiaino di zucchero
12 g di sale
10 g di lievito di birra fresco
un cucchiaio d’olio extra vergine d’oliva

Mettete le farine nella planetaria e sbriciolate sopra il lievito, fate partire la macchina al minimo e aggiungete poco alla volta l’acqua tiepida con lo zucchero sciolto dentro. Aggiungete il sale e l’olio continuando a impastare. Appena l’impasto incorda è pronto, sarà molto umido. Togliete il gancio, coprite con un canovaccio e lasciate riposare per una ventina di minuti nell’impastatrice. Riprendete l’impasto, trasferitelo sulla spianatoia spolverata con della semola di rimacinato e, con le mani infarinate, date qualche giro di pieghe. Ponete dentro una ciotola coperta e fate lievitare, nel forno spento con la luce accesa, fino al raddoppio: circa un’ora e mezzo in questo periodo caldo. Riprendete l’impasto, se desiderate delle pizzette staccate circa 130 g di pasta e stendetela allargandola con le mani, è molto idratata e si stende facilmente,  fate lo stesso con il resto della pasta; se invece volete due pizze standard dividete in due l’impasto e allargatelo sulla spianatoia o se lo avete sul pizza stone leggermente riscaldato in forno e abbondantemete cosparso di semola di rimacinato. La cottura sul pizza stone distribuisce il calore in maniera uniforme e rende croccante la pizza, come tirata fuori dal forno a legna.

Condite le pizze come più vi piace, io adoro la regina delle pizze, la Margherita: condita semplicemente con il pomodoro fresco tagliato a rondelle. Dopo aver steso l’impasto distribuisco un giro d’olio extra vergine d’oliva, il momodoro e qualche oliva; spolvero con del sale grosso e una macinata di pepe, inforno per circa un quarto d’ora a 200°C nella parte bassa del forno. Trascorso questo tempo, tiro fuori e cospargo con della mozzarella tagliata fine, ripasso in forno per pochi minuti ancora. Prima di servire, condite con un filo d’olio crudo e basilico oppure con delle foglioline di origano fresco come ho fatto io. 

mi piace

 il radicchio…e a voi? io l’adoro, il mio sposo non ne va matto per via del suo sapore amarognolo, ma quando ha assaggiato questa torta disse “BUONA”  ahahahah, orsù non esitate a ri_farla
Vi lascio un aggiornamento perché detesto prendermi dei meriti che non sono miei: l’idea della besciamella al grano saraceno è di Elga Cappellari 🙂 l’avevo postata qui  
200 g di farina 00
90 g di burro morbido
1 uovo
5 g di sale
un goccio d’acqua
una grattata di noce moscata
2 cespi di radicchio tardivo
2 scalogni
un bicchierino di vino bianco dolce tipo passito
30 g di farina di grano saraceno
30 g di burro
300 ml di latte
olio extra vergine d’oliva
80 g di speck a fettine sottili
sale e pepe

 Impastate gli ingredienti della base e ponete in frigo per mezz’ora almeno. Tritare lo scalogno e stufatelo con 2 cucchiai d’olio. Tagliate in due i cespi di radicchio, poi a listarelle e poi a tocchetti; aggiungeteli allo scalogno e stufateli mescolando, sfumate con il vino e portate a cottura, salate, pepate e mettete da parte. preparate la besciamella sciogliendo il burro in un pentolino, aggiungete la farina e tostate sul fuoco leggermente, aggiungete il latte, portate a ebollizione fino ad addensare. Imburrate e infarinate una teglia dai bordi bassi da 24 cm di diametro, stendete l’impasto con un mattarello su un piano infarinato e disponetelo dentro la teglia. Bucherellate il fondo con i rebbi di una forchetta, distribuite le fettine di speck, il radicchio e la besciamella. Cuocete in forno caldo a 180°C fino a doratura, circa mezz’ora.

La Bella Estate

lo so cosa state pensando; che abbia scambiato il food blog con un blog letterario citando un’opera di Cesare Pavese; oppure, più prosaicamente, il “mio disco rotto” sul tedioso inverno ha ricominciato a girare all’infinito…
E invece no, giusto giusto esiste un vino Moscato Passito che ha questo fantastico nome, fatto apposta ppì mia. Vi cuntu chi staiu facennu: partecipo ad un concorso che ha per protagonista “La Bella Estate”, il Piemonte Moscato Passito di Terre da Vino  prodotto da vigneti situati in Piemonte, nel cuore della zona tipica del Moscato.
Il regolamento recita: “partecipare è semplice: si tratta di realizzare una ricetta salata in abbinamento a “La Bella Estate”, che si accordi alle note gustative di questo Passito”
SEMPLICE?  Per me non è stato affatto semplice orientare i neuroni verso canoni trasgressivi e lontani dal tradizionale abbinamento al dolce di fine pasto. Ma ci provai!
Il contest di Terre da Vino è legato al libro ‘Fornelli in rete’, di Francesca Martinengo, edizioni Malvarosa, in uscita a maggio 2012.

Cous cous di carciofi, primo sale e frutta secca di Sicilia 
per due persone:
3 carciofi
mezzo limone
1 spicchio d’aglio
200 ml di acqua
50 ml di Moscato Passito La Bella Estate
10 g di passolina (uva passa)
30 g di pistacchi di Bronte non salati
20 g di mandorle a lamelle
100 g di cous cous precotto
una noce di burro
60 g di Primo Sale al pepe nero
olio extra vergine d’oliva

sale e pepe

pulite i carciofi eliminando le punte e le foglie esterne, tagliateli a metà e metteteli in una ciotola piena d’acqua acidulata con il succo di mezzo limone. Tritate l’aglio e imbionditelo in un wok, con un paio di cucchiai d’olio; nel frattempo sgocciolate i carciofi e affettateli finemente per unirli poi, all’aglio. Aggiungete la passolina, 100 ml d’acqua e fate stufare a fuoco dolce; quando sarà evaporata salate e sfumate con il moscato alzando la fiamma mescolando. Tritate i pistacchi a coltello grossolanamente e metteteli da parte insieme con le mandorle a lamelle.
Preparate il cous cous facendo bollire 100 ml di acqua salata in una padella; spegnete il fuoco e aggiungete il cous cous mescolando con una forchetta per separare i grani. Coprite e fate riposare qualche minuto. Unite il burro e, su fuoco dolce, mescolate ancora, spegnete e unitelo ai carciofi. Affettate finemente il primo sale, mescolatelo al composto di cous cous e carciofi insieme a metà della frutta secca preparata, coprite con un coperchio fuori dal fuoco per fare sciogliere il formaggio con il calore della preparazione ma solo leggermente. Servite tiepido con un giro di olio crudo, la restante frutta secca e una macinata di pepe, accompagnate la pietanza con il Moscato Passito fresco a 12°C