una ricetta non è solo una ricetta

teglia di verdure

Mentre preparavo ‘sta -semplice- teglia di verdure pensavo che sovente, quannu ti spiu ‘na ricetta, trascrivo il processo della preparazione con le diverse successioni, senza cuntariti tutte cose. Do per scontato che tu abbia un minimo di conoscenze culinarie, in base alle quali sai giostrarti durante le diverse fasi. In definitiva, ti consegno una spiegazione carente, omettendo cose, date per sottintese e, se non hai dimestichezza ai fornelli, potresti avere qualche problema. Sappi però che, per tutte le cose non dette per esteso, rimandate o implicite, io sugnu sempre cca, disponibile a cuntariti tutto quanto ti occorre per preparare un piatto, la cui ricetta – o presunta tale- sia  contenuta all’interno di questo diario.

Ora che mi misi l’anima in pace, auto assolvendomi dal peccato di imperfezione, ti pozzu cuntari che mi vinni n’autra pinsata, mentre affettavo le verdure.

Se vabbè -mi dissi parrannu, tra me e me- se ci cuntu la ricetta di ‘sta teglia di verdure, minimo minimo, me la tira in testa, picchì chista che è ‘na ricetta?

Ebbene, sai chi ti ricu?

Una ricetta non è solo una ricetta
…Che dissi, una minchiata?

Nzù! Picchì, se talii bonu e ci fai caso, alla fin fine, tutti quelli che parramu di cibo, proviamo a far vivere un rituale, spingiamo questa moda legata al cibo sulla passerella inondata di luci, manco fussi ‘na sfilata, coinvolgendoti come in un’esperienza sensoriale.  Come ti dissi l’autru jornu mangiare non è un bisogno alimentare, oramà è una rappresentazione sociale. E’ teatro, né più e né meno. Sceneggiatori, attori, scenografie e palcoscenico entrano in scena, interpretando un ricordo, proponendo un sapore che lega come un filo rosso e poi s’intreccia coi pensieri chiusi nei cassetti della memoria.
Quannnu dicidi di preparare quel piatto che ti solletica la vista accade una magarìa che profuma, che solletica le narici come un incanto. E quando meno te l’aspetti il dejavu arriva a timpulata, ‘u ciavuru s’insinua nella testa e cadi a piè pari dentro il fosso dei ricordi.

teglia di verdure_saturazione

Non mi resta da cuntarti i passaggi che si susseguono per realizzare questa bella teglia di verdure. Amunì, pigghia un pizzinu.
per 6 persone
una teglia in ceramica rettangolare 29×25

1 Kg di patate sbucciate
500 g di zucchine
2 scalogni o una cipolla bianca
3 pomodori cuore di bue
una manciata di olive nere snocciolate
4 rametti di rosmarino
olio extra vergine d’oliva
sale
pepe

Lava le patate, affettale con un robot o con una mandolina realizzando fette di 4 mm di spessore, mettile a bagno in acqua fredda per circa mezz’ora poi sciacquale e asciugale. Ponile dentro una ciotola capiente e condiscile con sale, pepe e olio; mescola con le mani per assicurarti che siano ben condite. Distribuisci le rondelle di patata “di taglio” dentro la teglia, unta leggermente. Per non impazzire usa una carota posta ortogonalmente alle fette, in modo da mantenere in forma le rondelle, ti consiglio di lasciarla durante la cottura.
Inforna in forno caldo, portato a una temperatura di 190°C , cuoci mezz’ora e nel frattempo prepara le altre verdure.
Affetta le zucchine a 4 mm dopo averle lavate, asciugate e spuntate; condiscile dentro la solita ciotola nel medesimo modo descritto in precedenza. Tira fuori la teglia e senza bruciarti –ppì carità- disponi le zucchine in sequenza. Mantieni la forma aiutandoti con la carota. Affetta i pomodori, condiscili e, se il loro diametro dovesse essere troppo grande per l’ordine della teglia, tagliali a metà e disponili di taglio sempre dopo averli conditi nella ciotola con olio, sale e pepe. Affetta lo scalogno e inseriscilo tra i pomodori e le patate, decora con il rosmarino e le olive; inforna ancora per circa 15, 20 minuti o fino a quando pensi che il livello di cottura delle verdure sia di tuo gradimento. Io preferisco sentire sotto i denti la consistenza delle zucchine e anche dei pomodori, proseguire la cottura significa, per me, avere una consistenza troppo molle. Ma come si dice? Gusti sono!

 

 

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