cioccolato

 potrebbe sembrare una cioccolata calda, invece inganno c’è! Trattasi di mousse al cioccolato; si prepara in un fiat e si conserva in frigo per il giorno dopo, avendo cura di tirarla fuori almeno un’ora prima di servire e il gioco è fatto. Un dessert per concludere un pasto importante, ma anche un intermezzo pomeridiano in uno dei giorni di festa che ci aspettano in agguato dietro l’angolo.
per 6 cristiani
150 g di cioccolato 
4 uova 
50 g di zucchero
tritate il cioccolato a coltello, ponetelo in un contenitore adatto alla cottura a bagnomaria e scioglietelo su fiamma dolce. Sbattete i tuorli con le fruste elettrice, aggiungendo a filo il cioccolato fuso. Montate a neve ferma incorporando lo zucchero facendolo cadere a pioggia. Unite gli albumi al composto di cioccolato e uova, fatelo poco per volta facendo attenzione che la parte precedente sia amalgamata al composto. Versate dentro delle ciotole o delle tazze e ponete in frigo tutta la notte. Prima di servire riportate a temperatura ambiente.

crambool di verdure in italiano

Considerando che si avvicina Natale con le sue cene pantagrueliche, le enormi esagerazioni delle portate corredate da dolci con annessi caffè e ammazzacaffè, io vi propongo una ricetta recuperata su un numero autunnale di Sale & Pepe, mi pare ottobre ma non posso giurare tranne sul fatto che fosse di quest’anno; leggera leggera, verdure e ‘n’anticchiedda di pane e nocciole come copertura ‘crumbolosa’ . ‘Na cosicedda da preparare come contorno ‘sciuesciuè’ prima durante e dopo queste feste.
500 g di patate piccole
600 g di zucca decorticata
350 g di funghi champignon
30 g di funghi porcini secchi
50 g di nocciole tostate
100 g di pane fresco
foglioline di maggiorana
olio extra vergine d’oliva
sale e pepe
lavate i funghi freschi e mettete a bagno in acqua tiepida quelli secchi, pelate le patate e tagliate tutta la verdura a tocchetti. Mettete il mix di verdura dentro un wok , irrorate con 4 cucchiai d’olio e un giro d’acqua,coprite con un coperchio e cuocete per circa 20 minuti , togliete il coperchio e fate evaporare l’acqua di vegetazione cuocete ancora fino a quando le patate cederanno al tocco di una forchetta. preparate il crumble; riducete a tocchetti il pane frullatelo con le nocciole e la maggiorana. Mettete le verdure dentro una teglia, irrorate con un filo d’olio, distribuite il mix di pane e nocciole e infornate per 15-20 minuti. Servite tiepido

spaghettoni arriminati al Nero d’Avola e l’ospite inatteso

Qualche giorno fa, mi chiama Mariachiara  e mi chiede un piatto per un ospite inatteso, “e se ci abbinassi un vino?”

“Ok”, rispondo “ma quando?”
“Presto, prestissimo, quando meno te l’aspetti”, certo, allora perché si chiama l’ospite inatteso? 
Mi spiega, in due parole due, che Simply  promuove la produzione vinicola del territorio, fornendo degli strumenti ai suoi clienti per conoscere le etichette e approfondire la conoscenza nel campo enologico, passando dal cibo. In effetti un buon bicchiere di vino non si beve a stomaco vuoto. Dunque Simply, il mio ospite inatteso, porta il vino e io preparo un piatticeddu di pasta al volo.

Spaghettoni arriminati al Nero d’Avola IGP delle fattorie Azzolino


per 4 cristiani
tempo di preparazione: 15 minuti
tempo di cottura: 20 minuti
250 g di spaghettoni
250 g di cime di broccoletti
250 g di cavoletti di bruxelles
15 g di passolina, uva passa
15 g di pinoli
80 g di nero d’Avola IGP delle fattorie Azzolino
mezza cipolla
due spicchi d’aglio
un peperoncino secco
60 g di olive nere
300 g di Nero d’Avola IGP delle fattorie Azzolino
olio extra vergine d’oliva
un ciuffo di prezzemolo tritato
cacio cavallo grattugiato

tritate finemente uno spicchio d’aglio e la cipolla, poneteli in un wok con 15 g di olio e imbiondite leggermente, aggiungete la passolina con i pinoli, sfumate con il vino. Aggiungete i cavoletti tagliati a fettine e le sole cime dei broccoletti, unite 100 g di acqua, coprite e stufate per 15 minuti.

Togliete dal fuoco e salate; nella stessa padella sporca, aggiungete 15 g di olio con uno spicchio d’aglio schiacciato, un piccolo peperoncino tagliato a metà nel senso della lunghezza, le olive snocciolate e tritate finemente, soffriggete e poi versate 300 g di vino, portate a ebollizione.

Nel frattempo cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolate a meno tre minuti dalla fine della cottura e versatela nel wok con il vino in ebollizione, portate a cottura rimestando sempre. quando la pasta sarà cotta, aggiungete la verdura mescolate per insaporire e servite con una spolverata di cacio cavallo e una di prezzemolo tritato

panuzzelli al vapore

mi mancano i biscotti e poi, al vapore, ho cotto quasi tutto. Dico, dico, li fa Banderas nel suo mulino non li devo fare io con la mia Vitalis? Manco a dirlo! Tornando a questi panuzzelli vi dico che sembrano i panini giapponesi ma le farine usate sono, comune semola e una farina ai cinque cereali. Il colore pallido è dovuto alla cottura, non hanno la crosticina croccante sempre per lo stesso motivo e sono morbidissimi. Schetti, cotti senza farcitura, potreste accompagnarli a formaggi con salse o confetture, maritati invece, sono già ricchi e potreste mangiarli come finger food o come pane d’accompagnamento.
per sei panini
250 g di farina di semola di rimacinato
150 g di farina ai cinque cereali
250 g di acqua tiepida
un cucchiaino di zucchero
9 g di lievito di birra
9 g di sale
30 g di olio extra vergine d’oliva
in una ciotola mescolate le due farina con lo zucchero e il lievito sbriciolato, unite l’olio e parte dell’acqua, unite il sale e impastate energicamente. realizzate un panetto e fate lievitare mezz’ora al riparo da correnti fredde. Rimpastate il panetto e dividetelo in sei pezzi di circa 114 g l’uno; realizzate delle palline e introducetele dentro degli stampi in alluminio da babà precedentemente oleati e infarinati. Ponete nella vaporiera spenta, usandola come camera di lievitazione per circa un’ora o fino al raddoppio. Versate mezzo litro d’acqua nella vaporiera, accendete e portate la temperatura tra i 90-100°C e cuocete per circa 40 minuti. Se volete potreste, nella fase dell’impasto, unire formaggi o salumi tagliati a pezzetti. Sformate e servite tiepidi.

cavoletti o cavolicchi dal London fridge a quello di Palermo


due ricette due, siore siori, non c’è trucco non c’è inganno! Avvicinatevi siore e siori! E’ esplosa la cavolicchio mania grazie a lei, sempre idda ci curpa. Ma vi pare giusto che mi ha acchiappato all’amo? Io, mi fici acchiappare, quindi dico che giustissimo è! Non avevo mai assaggiato i cavoletti di bruxelles e mi sono incuriosita quando Reb pubblicò ‘sta ricetta e alcuni hanno dimostrato un velato (?) senso di disgusto sul prodotto di base…addirittura qualcuno disse che i cavoletti facevano ‘schifo’. Per me questa parola non esiste soprattutto quando si parla di cibo, ma è un mio pensiero eh? Allora, dissi, li preparo pure io, CAVOLI! 
300 g di cavoletti di Bruxelles
alloro
basilico
salvia
maggiorana
noce moscata 
curry
sale e pepe macinati al momento
olio extra vergine d’oliva
uno spicchio d’aglio
10 g di brandy
pane di segale integrale
Niè che vi devo dire? Io ho seguito la ricetta secunnu chiddu chi dissi idda e chiddu che attruvai; in Sicilia  (almeno dove abito io eh?) gli unici cavoletti che si trovano in commercio sono quelli già confezionati, senza “tronco” insomma, ti tolgono il piacere di raccoglierli, e va beh! Li lavai, l’asciucai e li tagghiai a metà. Quanto alle erbette mi sono addentrata nella selva oscura che è diventato il giardino delle erbe aromatiche e tra il proliferare di trifolium attruvai uno sparuto basilicò, salvia, maggiorana e alloro, lì pulizìai velocemente e le ho spezzettate con le mani dentro una ciotola. Ci misi i cavoletti tagliati a metà, due cucchiari d’ogghiu novu, uno spicchio d’agghia scacciato, il sale, il pepe e il curry. Ho mescolato ben bene e poi ho messo tutto dentro una teglia foderata con della carta forno. Infornai per 15 minuti a 180°C e poi calai a 140 per altri 15 minuti di cottura. Dieci minuti prima  ho versato il brandy, sfornato e fatto intiepidire. In una padella sporca d’olio ho abbrustolito due fette di pane di segale tagliate a coltello e impiattai accussì.
 
Cavolicchi a tinchitè in questa versione sicula i cavoletti sono tagliati a metà e tritati finemente 

300 g di cavoletti di bruxelles
mezza cipolla
20 g di passolina o uva passa che dir si voglia
20 g di pinoli
20 g di pistacchi
20 g di mandorle pelate e tostate
un cucchiaino colmo di miele
20 g parmigiano grattugiato
40 g di marsala secco
60 g melagrana
olio extra vergine d’oliva
sale e pepe

in una padella mettete un cucchiaio d’olio, aggiungete la cipolla tritata finemente, unite la passolina, i pinoli e il marsala, fate sfumare ma non totalmente, unite i cavoletti tagliati a metà e poi affettati a coltello.Cuocete per circa 15 minuti, aggiungete il miele e mescolate. Se fosse necessario unite un goccia d’acqua  e finite la cottura ancora per qualche minuto, tritate a coltello i pistacchi e le mandorle, unite il parmigiano e, a fuoco spento, condite i cavoletti con questo composto. Aggiungete i chicchi di melagrana, aggiustate di sale, pepate e servite tiepido.

il mio albero dà solo buoni frutti

lo dicevo qualche mese fa, quando il gattino Felix si è mollemente adagiato tra i rami dell’ulivo, che il mio alberello dà solo buoni frutti, sia quelli edibili che quelli non. Quest’adorabile gattino mi guardava dall’alto mentre lo cercavo invano, iddu mi talìava senza mancu fari miao
Ogni anno i suoi rami mi regalano delle olive, mica tante eh? Non opero potature per la produzione ma per la bellezza della sua chioma, adoro il grigio verde del suo fogliame, il cangiante dei suoi colori quando tira una passata di vento, quannu c’è il sole o quannu il cielo è nivuru con nuvolazze carriche di pioggia. E’ un albero vibrante di emozioni, magico e longevo. (Aggiorno il post solo dopo un’ora dalla pubblicazione perché il commento di Rosalinda mi ha fatto addunare che ho omesso un piccolo, ma non trascurabile, dettaglio. Nell’immaginario collettivo l’ulivo corrisponde a un albero immenso, vecchio e nodoso, con rami che si spingono tra l’orizzonte e il cielo, un ulivo Saraceno, secolare…ecco il mio è nico, ha appena 18 anni, tronco nodoso, rami verso l’orizzonte, verso il cielo, tutto uguale uguale solo che è nicareddu.)
L’anno scorso fu annata carrica ‘st’annu invece ne fici picca e nenti ma io non mi arrendo le raccolgo, le lavo e le lavoro per mangiarle con una carrettata di soddisfazione.
Olive in salamoia
per un kg di olive 
300 g di sale
2 litri d’acqua
lavate le olive e immergetele in una mistura di sale e acqua per almeno 12 giorni. Trascorso questo tempo, sciacquatele e ponetele in una terrina piena d’acqua fresca che cambierete ogni giorno per quattro giorni. Potete mangiarle così oppure condirle come ho fatto io.
per 150 g di olive in salamoia
uno spicchio d’aglio
un mazzetto di prezzemolo
una costa di sedano 
semi di finocchio
olio extra vergine d’oliva nuovo

schiacciate le olive con delicatezza, dentro il mortaio. Trasferitele in una ciotola con l’aglio tritato fine, il sedano tagliato a rondelle, il prezzemolo tritato, i semi di finocchio e l’olio, abbondante, pepate, mescolate e ponete dentro un barattolo almeno 12 ore prima di servirle.

Nigella, tanto love

Niè, ‘sta figghiola è troppu bedda! Ma non è solo bella è anche bravissima, guardare mentre conduce la sua trasmissione è un gran piacere visivo, è altamente comunicativa, piacevolmente simpatica, drammaticamente bella e straordinariamente brava. Un piacere da elaborare fino al compimento della ricetta per assaporare quello che lei ha fatto vedere amabilmente in tv. Si, perché se leggete la ricetta non basta per accendere la miccia. Se, con il blog la foto deve essere accattivante per scatenare la voglia di provare la ricetta, con lei basta guardare una sua puntata per volere preparare l’intero menù e magari andare ad assettarisi cu idda e l’amici sò.
preparazione: 30 minuti
cottura: 1 ora
difficolta: media
per la base
200 g di digestive
50 g di burro
100 g di cioccolato fondente 
50 g di arachidi salati
per il ripieno
500 g di Philadelphia a temperatura ambiente
125 ml di panna acida
3 uova
tre tuorli
200 g di zucchero
150 g di burro di arachidi liscio
per il topping
250 ml di panna acida
100 g di cioccolato al latte
30 g di zucchero di canna
frullate i biscotti con le arachidi, aggiungete il burro a pezzetti, il cioccolato a scaglie. Foderate uno stampo apribile da 24 cm di diametro con la carta forno, distribuite il composto di biscotti e, con il dorso di un cucchiaio appiattitelo sul fondo. Mettete in frigo mentre preparate il ripieno. Con le fruste elettriche montate il formaggio con lo zucchero, aggiungete la panna, le uova, uno alla volta, e il burro di arachidi. Versate il composto dentro la tortiera e infornate a 160°C per 50 minuti; nel frattempo preparate il topping. Sciogliete a bagnomaria  il cioccolato tagliato a pezzetti, aggiungete lo zucchero e la panna acida,mescolate fino a ottenere una crema liscia, versatela sulla torta e infornate ancora per dieci minuti

Sicilitudine di una ricetta di Sale & Pepe

Ieri, una ricetta di scorza d’arancia, è stata pubblicata sulla pagina di Casa Facile su Facebook , una pagina che conta ‘appena’ 101.268 “Mi piace” mica baubau miciomicio eh? Grazie al direttore Giusi e a Grazia.
Oggi, per onorare ‘Casa Mondadori’ rivisito una ricetta di Sale& Pepe di ottobre, immergendo quelle favolose pagine in un mare di sicilitudine. leggo questa rivista da quannu mi maritai, e mi maritai non conoscendo la differenza tra una casseruola e una pentola, tra uno scalogno e una cipolla di Tropea.  Ma eccomi qua, dopo 17 anni, grazie alle ricette di Sale & Pepe ‘due fili’ di pasta buoni riesco a preparali. 
Se volete la ricetta originale accattatevi il giornale! 😀
tempo di preparazione: 10 minuti
tempo di cottura consigliato sulla confezione della pasta
facilissima
per 7 cristiani:
700 g di fettuccine
10 foglie di salvia 
60 g di nocciole tostate
40 g di parmigiano grattugiato
un pomodoro secco
50 ml di olio extra vergine d’oliva 
40 ml vino bianco secco
un mazzetto di prezzemolo
un’acciuga sottolio
per la finitura:
una manciata di nocciole sgusciate
60 g di pangrattato 
la punta di un cucchiaino di zucchero
un giro d’olio extra vergine d’oliva
preparate la mollica atturrata ponendo in un padellino antiaderente l’olio, fate scaldare e aggiungete il pangrattato e lo zucchero, mescolate su fuoco dolce fino a ottenere un composto dorato. Versate dentro una ciotola da portare in tavola. 
mettete le nocciole con la salvia pulita dentro il bicchiere del frullatore, cominciate a frullare, aggiungete il prezzemolo, il parmigiano, il pomodoro secco, l’acciuga, il vino e l’olio. Frullate fino a otterrete una crema che metterete dentro una terrina capiente, pepate e cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolatela dentro la terrina aggiungendo tanta acqua di cottura della pasta quanto ne servirà per ottenere un composto fluido e molto cremoso impiattate e decorate con le nocciole tritate grossolanamente a coltello e, a tavola condite con un cucchiaino o due di mollica atturrata al posto del formaggio.

come il vulcano

In questa pizza, nata in America, c’è moltissima Italia e non solo nel nome. Ma d’altronde con tutti gli emigranti italiani sbarcati nel nuovo continente che ci vuliti truvari? Italia a tinchitè!
Due diverse persone, con luoghi e date notevolmente diverse, si contendono la paternità di questa pizza, ma una cosa è certa, il nome è stato attribuito dopo l’uscita del film “Stromboli” nel 1950 con Ingrid Bergman, diretto da Roberto Rossellini. Come ogni pizza che si rispetti il ripieno facitilu come vuliti, a sentimento. La particolarità di questa pizza è nella forma; è arrotolata, spesso con dei tagli sulla superficie per ricordare il vulcano, potrebbe assomigliare a un calzone ma non lo è.

Stromboli
per 4 cristiani
400 g di farina Manitoba
100 g di semola di rimacinato
10 g di sale
325 ml di acqua tiepida
2 cucchiai d’olio extravergine d’oliva
un cucchiaino di zucchero
10 g di lievito di birra fresco
per il ripieno:
6 cucchiai di salsa di pomodoro pronta
300 g di tuma tagliata a cubetti
origano
6 fette di prosciutto cotto

 setacciate le farine, mettetele nella planetaria e, con il gancio a uncino, mescolatele con il lievito sbriciolato, aggiungete lo zucchero, l’acqua alternata all’olio e il sale; lavorate fino a quando l’impasto s’incorda al gancio, staccandosi completamente dal bicchiere del Ken. Spennellate con un filo d’olio una ciotola, disponete dentro l’impasto, coprite con un canovaccio umido e mettete in forno spento con la luce accesa per almeno un’ora o fino a quando raddoppierà il suo volume. Recuperate l’impasto, sgonfiatelo su un piano leggermente infarinato e dividetelo in due. Stendete una porzione per volta sul piano infarinato realizzando un rettangolo, distribuite 3 cucchiai di salsa lasciando un bordo di 2 cm libero tutt’intorno, una spolverata di origano, 3 fette di prosciutto e metà della tuma tagliata a dadini. Chiudete i lati corti dell’impasto verso l’interno e arrotolate il lato lungo ben stretto. Ponete in una teglia foderata con carta forno con la chiusura in basso, effettuate dei tagli obliqui sulla superficie, se volete l’effetto vulcano, e fate lievitare nel forno spento con la luce accesa ancora mezz’ora.

Scaldate il forno a 200°C, spennellate la superficie dello stromboli con un velo d’olio e una macinata di pepe, infornate per circa 25-30 minuti. Servite caldo. Se cuocete con una teglia per pizza Emile Henry ponetela molto ben infarinata, sul fondo del forno a contatto con la fiamma, quando cambierà colore sarà a temperatura, con l’aiuto di una pala per pizza molto ben infarinata, prelevate uno “Stromboli” per volta e adagiandolo sulla teglia. Cuocete come sopra.

vicini_vicini

La rete ci supporta, ci sostiene. Lo dico per chi legge ma anche per chi scrive e poi va a leggere altrove. In poche parole parlo di me in quanto blogger che scrivo, leggo e provo ricette. Navigo, googlo (sempre che si scriva così), traduco o meglio faccio tradurre in automatico e scopro mondi nuovi semplicemente stannu assittata ‘ntu divanu. Quando arriva l’ispirazione, dettata da un ingrediente o da una foto che mi acchiappa, scatta, come se fosse un automatismo, il “bisogno” di realizzare quella ricetta. Poi, se quel bisogno te lo instillano due ragazze che conosci la strada del ri_fare è tutta in discesa e con il vento a favore. Una delle due lancia un post affiliato agli automatismi di prima con foto e post allettanti e l’altra la segue a ruota. Ditemi, come posso non realizzare quelle adorabili e morbidissime brioches? Mi chiedo, ora che le ho provate, come faciti vui?
Ho seguito il procedimento di Sarah per comodità, facìti come vulìti, il risultato è ‘u stissu. Ah, dimenticavo non avevo lievito disidratato ma niente ci fa ho usato quello fresco; chistu ppì diri che la prova del TRE funzionau, cioè tre persone ficiru ‘sta ricetta mettendo un pezzetto di coriceddu proprio ma sempre strepitose venunu, se non cambiate l’essenziale
Ingredienti:
500 g di farina manitoba
200 g di latte
200 g di panna acida
100 g di zucchero di canna
2 uova
6 g di lievito di birra
i semi di una bacca di vaniglia
un pizzico di sale 

Queste brioscine o briochine per non offendere i più, non sono molto dolci, si posso mangiare con i formaggi e le confetture per la versione salata o farcire con altre creme o marmellate per la versione dolce. Ciò che stupisce è la morbidezza del prodotto finito.
Nel bicchiere della planetaria mettete la farina, lo zucchero, il lievito sbriciolato e i semi della vaniglia, azionare la macchina al minimo, con il gancio a uncino,  aggiungete poco per volta le uova, il latte e la panna acida e il sale, dopo aver unito tutti gli ingredienti fate lavorare la macchina fino a quando l’impasto si staccherà dal bicchiere attorcigliandosi al gancio mantenendosi sempre molto idratato.

 Ponete dentro un contenitore capiente coperto con della pellicola e mettetelo in frigo per tutta la notte. Il giorno dopo realizzate dei panetti, lavorate leggermente l’impasto con pochissima farina d’appoggio e realizzate dei panetti di circa 55 g; poneteli in una teglia a misura del forno standard di 60 cm, distanziati tra loro. Ponete la teglia nel forno spento con la luce di cortesia accesa e fate lievitare fino al raddoppio, un paio d’ore basteranno. Tirate fuori la teglia dal forno, accendetelo e portatelo a una temperatura di 150-160° dipende dalla potenza del vostro forno. Infornate e cuocete per circa 20-25 minuti; fate raffreddare nella teglia.