quel che c’è

Non mi capita spesso di partire e lasciare il resto della famiglia a casa, ma questa volta capitò per una causa splendida, non preoccupatevi vi racconterò…
Il problema, quando rientri dopo quasi 3 giorni di assenza, è: che c’è in frigo? In effetti nel frigo e nel congelatore ci sono ancora alimenti acquistati per il famoso evento.  Alla fatidica e puntualissima frase “che se magna?” rispondo, “quel che c’è!”
questa ricetta è senza dosi, ovvero, se vi sconfinfera fidatevi dell’occhiometro, funziona sempre.
per due cristiani pigghiati na picchiceddda di zucca rossa forsi 80 g, tagghiata sottilissima con una mandolina seria, n’anticchia di prosciutto crudo tagghiatu a filetti, olio extra vergine d’oliva, sale, pepe, funghi misti congelati, 2 pomodorini datterino, uno spicchio d’aglio tritato, mezza cipolla di Tropea tagliata sottilissima e pecorino sardo tagliato a lamelle. Si l’aviti usate del vino bianco, sarebbe meglio, io avevo un liquore al limone ci misi chiddu ma n’anticchia per dare una nota alcolica leggera facendolo sfumare a fiamma alta.
Sporcate un wok con un’ideuzza d’olio, mettete il prosciutto crudo e croccantizzatelo 🙂 per pochi minuti, mettetelo da parte in una ciotolina. Scottate nella stessa padella e nell’olio del prosciutto, la zucca, mescolate e fate insaporire facendola appassire; mettete da parte.  Trifolate i funghi dopo aver soffritto l’aglio e la cipolla, sfumate con il vino e cuocete a fiamma alta per fare evaporare l’alcol. Aggiungete la zucca, i pomodori tagliati a piccoli cubetti e mescolate. Aggiustate di sale e pepate. Cuocete la pasta, circa 200 g, in acqua salata, scolatela al dente e mescolatela al condimento, aggiungete il prosciutto croccante e impiattate; finite con le lamelle di pecorino e servite.

quando t’innamori c’è picca ‘i fari


vedi tutto rosa, ti sembra che il mondo sia fantastico, anche se fuori piove riesci a vedere un raggio di sole, la gente ti appare buona e gentile. . . Quando la mattina mi alzo così, significa che mi amo alla follia come Renzo amò Lucia. Prendo consapevolezza di ciò che sono, di quello che ero e di quello che sarò da grande (la modella, lo sapete no? Ahahahahah). Poi va in start la seconda fase dopo il risveglio, l’amore per la mia famiglia, cose tipo cip cip e cuoricini cuoricini, che non sto qua a raccontare.
E’ fondamentale alzarsi al mattino innamorati! La giornata viaggia tranquilla, col vento a favore e tutto va per il verso giusto. E’ assodato! Oggi, che sono innamorata, vi regalo un piatticeddu di pasta del quale ci si può invaghire anche solo guardarndolo, se poi vu faciti megghiu ancora, sarete con me (se vi va), vicini vicini.

Fettuccine con mazzancolle e pesto di olive taggiasche
per 8 cristiani
680 g di fettuccine
140 g di olive taggiasche snocciolate
1 mazzetto di prezzemolo
10 foglie di basilico
50 g di pomodorini piccadilly
60 g di mandorle pelate
80 ml vino bianco fruttato
12 mazzancolle
olio extra vergine d’oliva q.b
20 g di mandorle a lamelle
un cucchiaio raso di pepe rosso in grani pestato
tritate con il mixer 120 g di olive taggiasche snocciolate, il prezzemolo, le mandorle, il basilico e l’olio tanto quanto basta a fluidificare il pesto, frullate fino ad ottenere una crema densa. Sgusciate le mazzancolle, mettetele in padella con un filo d’olio, sfumatele per pochi minuti con meno di mezzo bicchiere di vino bianco, aggiungete il pesto, mescolate, salate solo se necessario e spegnete. Cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolatela al dente e ripassatela in padella fluidificando il condimento con tanta acqua della cottura della pasta, quanta ne serve per per ammorbidire e renderla fluida. Completate con le olive rimaste, impiattate e cospargete ogni porzione con le mandorle a lamelle, qualche foglia di prezzemolo intera e una spolverata di pepe rosso.

un’insolita insalata (di riso) sulu pì mia

E’ estate! ve ne siete addunati? Eccerto che ve ne siete accorti, fa caldo, l’aria è afosa, il tasso di umidità fa rasentare la follia. E io? Io bene sto, almeno con questo scenario…è il mal di denti che mi fa uscire fuori di senno e per questo vi propongo un piatto da mangiare a temperatura ambiente o tiepido. Niente cose calde o fredde per me adesso, la mia bocca non le tollera. Considerando che molti odiano accendere fuochi e fornelli è un piatto ideale anche per quelli, io ne conosco alcuni ahahahahah!

La cottura del riso è facilissima, accendi il fuoco sotto un tegame pieno d’acqua e ti allontani, sei solo, magari sfogli una rivista o leggi un bel libro; quando l’acqua bolle metti il sale (poco perchè fa male), 80 g di riso misto basmati, avvii il timer e te ne vai, tanto non devi mescolare. Su un tagliere affetti un quarto di cavolo cappuccio viola e lo metti in una bella insalatiera; nel bicchiere del minipimer unisci 2 cucchiai di succo di limone, erbette aromatiche (io ho usato un rametto di rosmarino e 4 di timo limone), 4 cucchiai d’olio e una macinata di pepe. Aziona le lame e fai un’emulsione. Quando il riso è pronto, elimina l’acqua di cottura con uno scolapasta, mescolalo nell’insalatiera con il cavolo e condisci con l’emulsione. Poi ritorna qui e mi dirai com’è!

elle come Lasagna


sono un fango vero? forse no di più, perchè il fango, in confronto a me, acqua distillata è! [frase rubata a Sasà Salvaggio ;)]
perchè vi state chiedendo? Picchì lassài sula ddà cristianedda troppo duci, che gestisce la trattoria Muvara, per lo meno la lassài in alcune lettere dell’alfabeto straniere, che cu mia non hanno niente da spartire gei e cappa troppo straniere sono, niente da fare non mecciai proprio. Ma elle si, elle italiana è, elle come lasagna…
io streusa la fici, ma la fici.

Lasagna di pasta phillo con crema al pesto di finocchietto e melanzane
per due cristiani pigghiati:
due fogli di pasta phillo 36×39
30 g di burro
120 g di formaggio Philadelphia
120 g di pesto di finocchietto *
4 cucchiai d’acqua
una melanzana
un pomodoro secco
olio per friggere
due manciate di pinoli
qualche stelo di erba cipollina
qualche scaglia di pecorino romano
sale
pepe
sovrapponete i fogli di pasta phillo e poi divideteli in sei rettangoli. Spennellateli a due a due con il burro fuso e infornateli in forno caldo per circa 4-5 minuti a 180°C fino a leggera doratura. Sfornate e fate raffreddare. Tagliate la melanzana a fette nel senso della lunghezza, mettetela in uno scolapasta cosparsa di sale grosso e fate perdere l’acqua di vegetazione per circa un’ora. Sciacquate le fette, asciugatele e friggetele in olio caldo. Fate ferdere l’unto in eccesso su carta assorbente.

In un pentolino mettete il pesto con l’acqua, scioglietelo su fuoco basso, impiegherete meno di un minuto, spegnete il fuoco e aggiungete il pomodoro secco tagliato a pezzetti, una macinata di pepe e il formaggio spalmabile. Mescolate fino ad ottenere una crema.
Montate la lasagna direttamente sul piatto da portata mettendo la prima coppia di pasta phillo uno strato di melanzane fritte e una parte della crema di di formaggio, continuate così fino a fare tre strati di pasta phillo. Decorate con un po’ di crema, una melanzana fritta arrotolata, l’erba cipollina, i pinoli tostati leggermente e le scaglie di pecorino. 
 

* Per un barattolo di pesto al finocchietto 

500 g di finocchietto da mondare, (ne otterrete circa 250 g) 

2 spicchi d’aglio degerminati

100 g di parmigiano

50 g di pecorino
olio extra vergine d’oliva  

Se il finocchietto è tenero potete evitare di sbollentarlo, in caso contrario vi consiglio di farlo in acqua salata e per pochi minuti. Frullate poi tutti gli ingredienti, aggiungendo tanto olio quanto basta per amalgamare la salsa (a me ne sono serviti 300 ml).

(quasi) tutte le declinazioni della pasta 1.3

 
Vi sto annoiando cu tutta ‘sta pasta? sono stata acchiappata dalle tradizioni e questa è una minestra che mia nonna Elsa faceva sempre d’estate. Senza pasta la faceva, oggi con lo sposo ‘pastaro’ ci misi gli spaghetti tagghiati e semu a postu.
La canuscite la cucuzza longa? figghia dei tinnirumi è, d’estate n’avemu a tinchitè e bonu fa, ci diciunu l’antichi che “rinfresca” lo stomaco…mah! può essere!
Una ricetta facile, facile. quattru cristiani, pigghiate:
1 cucuzza longa, zucchina lunga
3 cipolle rosse di Tropea
2 spicchi d’aglio
3 pomodori rossi grossi a grappolo
350 ml di acqua
200 g di spaghetti tagliati
30-40 g di Parmigino intero 
un mazzetto di basilico
sale e pepe
olio extra vergine d’oliva

  
Tagliate la cucuzza in pezzi maneggevoli, raschiatela con un coltello all’antica, oppure con un pelapatate (ah le attrezzature moderne!). A ‘sto punto tagliatela a dadini nichi. Affettate finemente la cipolla con una mandolina, siamo moderni ;). Mettetela in un tegame con due cucchiai d’olio e soffriggetela con l’aglio tagliato a fettine. Aggiungete i pomodori, privati della buccia e dei semi e tagliati a filetti; fate insaporire e aggiungete la cucuzza. Mescolate e versate l’acqua, unite parte del basilico tagliato a pezzetti, salate leggermente, coprite e fate cuocere a fuoco lento per circa 30-40 minuti. Mettete gli spaghetti dentro un canovaccio, richiudete i lembi e, con il palmo della mano scafazzateli, insomma divertitevi riducendoli in piccoli pezzi. Versate gli spaghetti rotti nel tegame, alzate la fiamma e aggiungete dell’altra acqua salata bollente poco alla volta, finendo così di cuocere la verdura insieme con la pasta. A fine cottura, fuori dal fuoco, aggiungete il Parmigiano tagliato a cubetti, aggiustate di sale, pepate e versate un giro d’olio. Mescolate e servite tiepida, decorando con basilico fresco a pezzetti.  

(quasi) tutte le declinazioni della pasta 1.2

sono in vena di pasta, anche di ricette della tradizione siciliana; ricette che sanno molto di campagna o di mare; comunque di posti assolati, passate di scirocco, cielo azzurro e terra gialla. Posti e atteggiamenti che mi ‘scorrono’ nelle vene, come le pennichelle dopo pranzo coccolate dal frinire delle cicale o dalla risacca del mare. L’estate in Sicilia è così, rilassata, calda, appiccicosa, lenta, lenta, lenta…chiudete gli occhi e ditemi se non sentite il mare calmo e le sue onde che vanno e vengono, in un ritmo lento ma inarrestabile. Lo sentite? Che fa vi siete addormentati sulla tastiera?
va beh, quanno vi svigghiati trovate sta ricettuzza tutta sicula che v’aspetta.

Intanto dovete trovare la cucuzza per friiri, zucchina da friggere; se non siete della zona difficilissimo è!  E’ una zucchina attorcigliata che assume una forma streusa, strana, durante la crescita. Per 4 cristiani haviti a pigghiari: una cucuzza per friiri media, due spicchi d’aglio, un mazzetto di menta, qualche foglia di basilico, mezzo bicchiere d’olio extra vergine d’oliva e un po’ di sale. Pestate gli odori con l’aglio e il sale in un mortaio, coprite con l’olio, aggiungete una macinata di pepe e fate riposare per almeno un’ora. 
Questa ricetta l’avevo già postata qui ma con il dai e dai, del farla e rifarla ho aggiunto qualcosa che fa la differenza. La pasta lunga di rigore è!

  
Lavate la cucuzza, asciugatela, spuntatela e affettatela con una mandolina. In una padella scaldate dell’olio extra vergine d’oliva, friggete le fette poco alla volta senza salarle; fate perdere l’unto in eccesso su un foglio di carta da cucina, quando si saranno raffreddate mescolatele in una ciotola che conterrà la pasta con il pesto preparato. Fate riposare ancora almeno un’ora. Cuocete la pasta al dente, in abbondante acqua salata, versatela nella ciotola con la cucuzza, mescolate e servite con una spolverata di ricotta infornata. Abbiate cura di conservare qualche fetta di zucchina da mettere sul piatto come decorazione finale. La foto della pasta non sono arrivata a scattarla…n’ha manciammu tutta!

(quasi) tutte le declinazioni della pasta

In questo blog primeggia… il primo AHAHAHAHAH! eh già ci sono 101 ricette di primo e con questa arriviamo a 102, da queste parti la pasta la fa da padrona, sarà che per noi la pasta “è” a prescindere da tutto, almeno una volta al giorno la dobbiamo mangiare, come se ce l’avesse prescritto il medico 😉
Scialatielli con zucchine, crema ai 3 formaggi e fiori di zucca
per 4 cristiani
320 g di scialatielli trafilati al bronzo
2 zucchine grosse oppure 4 nicaredde
10 fiori di zucca
mezza acciughina sott’olio *
70 g di formaggio Philadelphia
50 g di Parmigiano grattugiato
un peperoncino piccante
1 spicchio d’aglio
100 g di panna densa
olio extra vergine d’oliva
2 fette biscottate
un mazzetto di prezzemolo
sale
* mi  l’havia scuddatu, me l’ha rimembrato Sabrina di Luca & Sabrina di Sapori diVini che tra poco ci regalerà una bella nicaredda 😉

Lavate e spuntate le zucchine, asciugatele e grattugiatele con una grattugia a fori grossi, scaldate 3 cucchiai d’olio in un wok e soffriggete l’aglio affettato finemente e l’acciughina. Unite le zucchine, con il peperoncino e fateli saltare per pochi minuti, giusto il tempo di fare appassire le zucchine, ma non troppo, quasi a fine cottura unite i fiori di zucca puliti con delicatezza e tagliati a listarelle (eliminate sempre il pistillo che è amarognolo), salate e spegnete il fuoco. Nel bicchiere del frullatore mettete il formaggio spalmabile, il parmigiano e la panna, frullate per amalgamare la salsina. Cuocete la pasta al dente, in abbondante acqua salata. Scolatela, conservando un po’ di acqua di cottura. Mescolate la pasta in padella con le zucchine e poi versate la crema di formaggi fuori dal fuoco. Mescolate, distribuite il prezzemolo tritato e le fette biscottate sbriciolate; se necessario fluidificate con un po’ di acqua di cottura della pasta. Servite subito.
PIESSE: la vera verità? i dolci primeggiano nel mio blog ghghghghgh e dopo la pasta 😀

sapete cosa faccio sabato 25 giugno?

Il-com-ple-an-no!

lo dicevo io che questa è la mia stagione, ci sono nata, io, in questa stagione! E’ favolosa, non sto più nella mia pelle, che oramà è diventata marrò (leggasi marrone, per i nordisti). Ma non siete contenti? Eddai almeno n’anticchia. Bello, troppo bello… arrusicarisi suttu lu suli, quel caldo che ti entra nelle ossa, ma che cos’è? una cosa favolosa, anche perchè, considerate che dopo una certa età il sole fa bene alle ossa… ed io la “certa età” l’ho raggiunta! PEPEPEPEPEPEPEPEPEPE! EVVAI COL TRENINOOOOOOOOO AHAHAHAHAHAH! ZAZUELA, ZAZUELA 
avete perso il conto? quarantaDDue ne faccio, ma che sono di fronte all’eternità? Nulla assolutamente una bazzecola. Sappiate che, da grande, voglio fare la modella quindi fatevi  ‘stu cuntu! 
segnatevi sta ricetta prima che finisce la ricotta e ditemi dopo la prima forchettata, se non c’è una magia favolosa nell’aria 😀 

Gigli con zucchine, crema di parmigiano e ricotta allo zafferano
per 4 cristiani
400 g di gigli o in alternativa una pasta corta rigata e attorcigliata
4 zucchine genovesi circa 300 g
1 spicchio d’aglio
400 g di ricotta di pecora
1 bustina di zafferano
olio extra vergine d’oliva
80 g di prosciutto cotto
50 ml di vino bianco secco
per la crema di parmigiano
300 ml di latte
50 g di burro
30 g di farina
100 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
Tagliate a pezzi la ricotta,delicatamente senza romperla, adagiatela su una placca foderata con carta forno, cospargete con lo zafferano, un filo d’olio e infornate a 180°C per circa mezz’ora; controllate la cottura. Affettate le zucchine con una mandolina, dopo averle lavate e spuntate. Affettate l’aglio e doratelo in 3 cucchiai d’olio, aggiungete le zucchine e cuocete fino a doratura. Unite il prosciutto tagliato molto finemente, sfumate con il vino, fate evaporare e spegnete.
preparate la crema di parmigiano sciogliendo in una casseruola il burro con la farina, aggiungete il parmigiano. Versate a filo il latte e mescolate continuamente per non formare grumi su fuoco moderato. Portate a bollore e poi spegnete il fuoco. Cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolate al dente, conservando l’acqua di cottura; versate la pasta nella padella, maneggiatela con il condimento di zucchine e la crema di parmigiano. Se volete, spezzetatte una parte della ricotta  e mescolatela alla pasta, oppure servite il formaggio come base del piatto su cui metterete la pasta.

certo che ‘u Signuruzzo fici ‘na cosa bella creando la bella stascione!

 

le zucchine, il basilico, le mulinciane, i pomodori…cose fresche che hanno il sapore della bella stagione! E giusta giusta arriva ‘sta pasticedda che profuma di cose buone amunì, pigghiate un pizzinu!
per 8 cristiani
720 g di pasta corta ruvida
400 g di zucchine
10 fiori di zucca
15 foglie di basilico
2-3 spicchi d’aglio nuovo
farina
olio extra vergine d’oliva
100 g di pancetta dolce tagliata sottilissima
sale e pepe
parmigiano grattugiato o ricotta salata a piacere

Sbucciate l’aglio, pestatelo nel mortaio con le foglie di basilico e poco di sale. Coprite con 4 cucchiai d’olio e fate riposare almeno un paio d’ore. Fate rosolare, in una padella antiaderente e senza grassi, la pancetta a pezzetti grossolani, finchè sarà dorata e croccante, mettetela da parte. Nella stessa padella versate 2-3 cucchiai d’olio, mettete le zucchine lavate e tagliate a rondelle con una mandolina; fate soffriggere e quando saranno quasi cotte spolverate con un  paio di manciate scarse di farina; mescolate e levate dal fuoco. Cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolatela al dente e mettetela nella padella dove avete cotto le zucchine. A fuoco spento aggiungete il pesto di basilico, i fiori di zucca e la pancetta, mescolate e irrorate con tanta acqua di pasta quanta ne serve per amalgamare. Servite con una spolverata di parmigiano o ricotta salata, a voi la scelta.

un piatto della cucina siciliana…che non conoscevo

ovviamente non è l’unico ahahahahah!
a discolpa della mia cattedratica ignoranza vi dico che la Sicilia è grande ed io piccola sono!
Il Tegame di Aragona è un piatto tipico dell’agrigentino, in genere si mangiava durante la scampagnata di Pasquetta, che fa ci organizziamo? 😀
per 6 persone:
450 g di rigatoni
300 g di polpa di maiale tritata
1 cipolla
1 bicchiere di vino rosso corposo, ho usato un Nero D’avola Chiaramonte, Firriato 2008

1 cucchiaio colmo di estratto di pomodoro
4 dl di passata di pomodoro
300 g di tuma tagliata a fettine sottili
6 uova
1 foglia di alloro
200 g di pecorino grattugiato
1 mazzetto di prezzemolo tritato
4-5 cucchiai di olio extra vergine d’oliva
cannella in polvere
1 cucchiaino di zucchero
pangrattato
sale
pepe

tritate finemente la cipolla a coltello, soffriggetela in tegame con l’olio, aggiungete la polpa di maiale, appena perde il sangue, sfumate con il vino. Sciogliete in una tazza d’acqua tiepida l’estratto di pomodoro e unitela al soffritto, aggiungete la salsa, l’alloro lavato e asciugato, il prezzemolo, la punta di un cucchiaino di cannella e lo zucchero, salate,  pepate e fate cuocere a fuoco lèggio (leggero, lento) per circa un’ora. Controllate sempre la cottura, la salsa non deve stringere troppo. Sbattete le uova con 150 g di pecorino e una grattata di pepe. Oleate e cospargete di pangrattato un tegame di coccio e mettetelo da parte. Lessate la pasta in abbondante acqua salata per 7 minuti (contro gli 11 segnati sulla confezione), scolatela bene e mescolatela al ragù; distribuite un terzo di rigatoni sul fondo del tegame, un terzo della tuma e un terzo del composto di uova. Procedete con gli altri strati, finite con 50 g di pecorino, una spolverata di pangrattato e una “girata” d’olio extra vergine d’oliva, cuocete in forno caldo a 190°C per circa 40 minuti.