Cucinando…dolcemente

e in ritardo come sempre, come il coniglio bianco di Lewis Carrol mi dico “E’ tardi, è tardi”.
Quando arriva l’estate mi faccio prendere dal caldo e dal sole, dalla mollezza e dalla svogliatezza, in una parola mi rilasso talmente tanto che il mio motto diventa “ci penserò domani”. Ma l’estate quest’anno, ci ha fatto lo scherzetto di apparire e scomparire. Così, dalla sera alla mattina nuvole, freddo e pioggia mi hanno risvegliato dal torpore e finalmente il mio domani è arrivato insieme con il nuovo contest dell’estate di Cucinando. Supportato dagli amici Riccardo, Valentina e Lory e amplificato dalla squadra di foodbloggers:

Anna di Anna the nice

Aurelia di Profumi in cucina

Elga di Semidipapavero

Pippi di Io…così come sono

Ramona di Farina Lievito e Fantasia

Valentina di L’aroma del caffè

Sarah di Fragola e Limone

Sara di Fico secco e uva passa

ed io

Lo scenario del contest è caratterizzato dalle terrecotte della  Emile Henry e da una dolcezza realizzata da voi. Il dolce è dunque, protagonista assoluto di questa gara culinaria, il premio in palio? Non uno ma ben tre  

Primo classificato: Tarte Tatin

Secondo classificato: set per crème brulée

Terzo classificato: teglia plum cake

  • La giuria, come nel contest precedente dedicato alla primavera, sarà composta da Riccardo, Valentina, Lory e dalla squadra di foodbloggers 
  • Possono partecipare tutti. L’importante è avere la passione per la cucina, per i dolci e le toTTe. Non è necessario avere un blog ma almeno un profilo su Facebook dove poter creare una nota pubblica sulla quale inserire la ricettuzza e la foto con cui si desidera partecipare al contest
  • La giuria, per ovvi motivi di conflitti d’interesse, non parteciperà alla gara ma proporrà comunque un dolcino per stuzzicare la vostra voglia di partecipare.
  • La ricetta, una sola a persona, dovrebbe essere creata appositamente per questo contest 
  • Per partecipare, se avete un blog, postate la vostra ricetta con la foto del piatto realizzato, il banner del Contest con il link al post della Pippi. Se un blog non l’avete, come dicevo qualche riga più su, create un profilo su Facebook, se non l’avete già, pubblicate la ricetta in una nota inserite la foto e condividete l’evento del Contest sulla vostra bacheca.
  • Potete partecipare dal 7 luglio al 7 settembre 2011 

Cosa state aspettando? Un’altra scaricata d’acqua per correre in cucina e accendere il forno? 😀

    la ricetta qua sotto è frutto dell’associazione di due impasti, si nota nella foto dopo la cottura, una sorta di panino imbottito; l’idea vista su Sale&Pepe dell’agosto del 2000 è stata modificata da me. Con aria da saputella e toque in testa intervengo; “Qui faccio così,  qua faccio colà” non senza una nota di dubbio, nascosta in un angolino dell’anima…”speriamo che non viene una ciofeca” ahahahahah

    Torta di pesche, more e panna 
    260 g di farina 00
    6 uova
    110 g di zucchero semolato
    60 g di zucchero di canna
    zucchero a velo
    150 g di burro morbido
    una bacca di vaniglia
    200 ml di panna fresca
    150 g crema di yogurt chantilly della Muller
    400 g di pesche bianche (varietà “montagnola” molto profumata e dolce)
    1 bustina di lievito
    125 g di more
    sale

    Lavate e sbucciate le pesche, affettatele con una mandolina e mettetele da parte. Montate il burro nella planetaria con 60 g di zucchero, un pizzico di sale e i semi di mezza bacca di vaniglia. Aggiungete  4  uova, uno alla volta e alternando con la farina setacciata con il lievito; montate per qualche minuto fino a quando l’impasto sarà liscio e omogeneo. Distribuite l’impasto in una teglia apribile da 26 cm di diametro, imburrata e infarinata. Livellate la superficie, distribuite 20 g di zucchero di canna, le pesche affettate e le more sparse, spolverate con altri 20 g di zucchero di canna e mettete da parte.
    Sbattete le due uova con i semi di vaniglia rimasti, 50 g di zucchero semolato, la panna e lo yogurt. Montate qualche minuto e poi versate sulla frutta. Cospargete con 20 g di zucchero di canna e infornate in forno già caldo a 160°C per circa 45 minuti. Come sempre vi suggerisco, su temperatura e tempi di cottura, di basarvi sulla conoscenza del vostro forno. Poco prima di servire spolverate con lo zucchero a velo.

    Questa è una di quelle volte che l’esperimento della saputella arrinisciu, ringrazio la fortuna che mi assiste e mi sbaciucchio.

    un’insolita insalata (di riso) sulu pì mia

    E’ estate! ve ne siete addunati? Eccerto che ve ne siete accorti, fa caldo, l’aria è afosa, il tasso di umidità fa rasentare la follia. E io? Io bene sto, almeno con questo scenario…è il mal di denti che mi fa uscire fuori di senno e per questo vi propongo un piatto da mangiare a temperatura ambiente o tiepido. Niente cose calde o fredde per me adesso, la mia bocca non le tollera. Considerando che molti odiano accendere fuochi e fornelli è un piatto ideale anche per quelli, io ne conosco alcuni ahahahahah!

    La cottura del riso è facilissima, accendi il fuoco sotto un tegame pieno d’acqua e ti allontani, sei solo, magari sfogli una rivista o leggi un bel libro; quando l’acqua bolle metti il sale (poco perchè fa male), 80 g di riso misto basmati, avvii il timer e te ne vai, tanto non devi mescolare. Su un tagliere affetti un quarto di cavolo cappuccio viola e lo metti in una bella insalatiera; nel bicchiere del minipimer unisci 2 cucchiai di succo di limone, erbette aromatiche (io ho usato un rametto di rosmarino e 4 di timo limone), 4 cucchiai d’olio e una macinata di pepe. Aziona le lame e fai un’emulsione. Quando il riso è pronto, elimina l’acqua di cottura con uno scolapasta, mescolalo nell’insalatiera con il cavolo e condisci con l’emulsione. Poi ritorna qui e mi dirai com’è!

    elle come Lasagna


    sono un fango vero? forse no di più, perchè il fango, in confronto a me, acqua distillata è! [frase rubata a Sasà Salvaggio ;)]
    perchè vi state chiedendo? Picchì lassài sula ddà cristianedda troppo duci, che gestisce la trattoria Muvara, per lo meno la lassài in alcune lettere dell’alfabeto straniere, che cu mia non hanno niente da spartire gei e cappa troppo straniere sono, niente da fare non mecciai proprio. Ma elle si, elle italiana è, elle come lasagna…
    io streusa la fici, ma la fici.

    Lasagna di pasta phillo con crema al pesto di finocchietto e melanzane
    per due cristiani pigghiati:
    due fogli di pasta phillo 36×39
    30 g di burro
    120 g di formaggio Philadelphia
    120 g di pesto di finocchietto *
    4 cucchiai d’acqua
    una melanzana
    un pomodoro secco
    olio per friggere
    due manciate di pinoli
    qualche stelo di erba cipollina
    qualche scaglia di pecorino romano
    sale
    pepe
    sovrapponete i fogli di pasta phillo e poi divideteli in sei rettangoli. Spennellateli a due a due con il burro fuso e infornateli in forno caldo per circa 4-5 minuti a 180°C fino a leggera doratura. Sfornate e fate raffreddare. Tagliate la melanzana a fette nel senso della lunghezza, mettetela in uno scolapasta cosparsa di sale grosso e fate perdere l’acqua di vegetazione per circa un’ora. Sciacquate le fette, asciugatele e friggetele in olio caldo. Fate ferdere l’unto in eccesso su carta assorbente.

    In un pentolino mettete il pesto con l’acqua, scioglietelo su fuoco basso, impiegherete meno di un minuto, spegnete il fuoco e aggiungete il pomodoro secco tagliato a pezzetti, una macinata di pepe e il formaggio spalmabile. Mescolate fino ad ottenere una crema.
    Montate la lasagna direttamente sul piatto da portata mettendo la prima coppia di pasta phillo uno strato di melanzane fritte e una parte della crema di di formaggio, continuate così fino a fare tre strati di pasta phillo. Decorate con un po’ di crema, una melanzana fritta arrotolata, l’erba cipollina, i pinoli tostati leggermente e le scaglie di pecorino. 
     

    * Per un barattolo di pesto al finocchietto 

    500 g di finocchietto da mondare, (ne otterrete circa 250 g) 

    2 spicchi d’aglio degerminati

    100 g di parmigiano

    50 g di pecorino
    olio extra vergine d’oliva  

    Se il finocchietto è tenero potete evitare di sbollentarlo, in caso contrario vi consiglio di farlo in acqua salata e per pochi minuti. Frullate poi tutti gli ingredienti, aggiungendo tanto olio quanto basta per amalgamare la salsa (a me ne sono serviti 300 ml).

    Tema: una cena in giardino con gli amici


    Detesto fare l’insegnante, non ne ho la capacità e nemmeno la pazienza. Diciamo che non è un mestiere adatto a me. Però nel caso della GS ovvero la Grande Squadra, capitanata dal team di Cucinando posso fare una deroga. In verità non ho nulla da insegnare ma piuttosto ho dei compiti da lasciare ghghghgh! Giusto ora che la scuola finalmente ha chiuso i battenti a gira mano la GS assegna i compiti ad ognuna di noi; per non annoiarci in questa lunga, lunghissima, issima, issima estate (rendo il concetto di fondo? vorrei non finisse mai ahahahahah)
    Considerando che l’estate si presta a regalarci serate fresche fuori dalle mura domestiche, colgo la palla al balzo e propongo un tema classico, facile, facile. Una cenetta a lume di candela con una pietanza fresca estiva da regalare agli amici. Se non c’è il giardino niente ci fa, si presta benissimo un terrazzo, ma anche un balconcino per un romantico tête-à-tête.
    Nel momento in cui si accendono due o tre candele, si riempiono due vasi con dei fiori, e si porta in tavola il piatto giusto, si beve un vinello fresco, la magia è fatta! 

    Panna cotta speziata con amarene e mandorle a lamelle
    per dieci piccoli contenitori
    500 ml di panna fresca
    250 ml di latte
    9 g di gelatina in fogli
    4 bacche di cardamomo
    4 bacche di ginepro
    100 g di zucchero di canna
    mandorle a lamelle per decorare
    amarene con lo sciroppo

    Mettete a bagno in acqua fredda la gelatina per dieci minuti. In un pentolino mettete la panna, il latte, i semi contenuti nelle bacche di cardamomo, leggermente pestati in un mortaio, le bacche di ginepro leggermente pestati anch’essi e lo zucchero. Portate a bollore mescolando ogni tanto e togliete dal fuoco. Aggiungete la gelatina strizzata, mescolate fino a completo scioglimento. Filtrate con un cinese e poi versate dentro gli stampini individuali. Ponete in frigo per 4-5 ore o fino a quando si sarà solidificata. Sformate i dolcini sui piatti da portata, versate un paio di cucchiaini di sciroppo di amarene, decorate con due amarene a testa, le mandorle a lamelle e servite.

    quann’eramu ziti

    …il mio sposo ed io, andavamo spesso a mangiare in un posto a Palermo, un ristorante-pizzeria famoso per il panino alla greca. Sapete che in tanti anni (aiutatemi a dire tanti), non ho mai mangiato altro li? Non ho mai assaggiato nient’altro. Poi sapete com’è, quannu unu si marita nesci sempre meno e mancia chiù spisso a casa, dunque i panini si sono diradati. A mia però, dopo tant’anni mi vinni lo spinno, il desiderio, ho provato quindi a farlo a casa, perchè no? Quando l’altro giorno mio marito, mi fece la fatidica domanda -che si mangia stasera?-  rimase alluccutu sentendo la risposta.
    Di greco non ha niente perché gli ingredienti sono semplicemente salsa di pomodoro, prosciutto, mozzarella, melanzane fritte, e caciocavallo…non so nemmeno se esiste in grecia il cascavaddu ahahahah
    Il panino alla greca secondo la mia versione.
    preparate un impasto per pizza, impastando:
    600 g di farina manitoba
    60 g di olio extra vergine d’oliva
    11 g di sale
    12 g di lievito di birra
    260 g di acqua
    1 cucchiaino di zucchero
    sciogliete il lievito nell’acqua tiepida con lo zucchero e un cucchiaio di farina. Coprite e fate lievitare mezz’ora. Mettete nella planetaria la farina con il sale da un lato, fate una conca al centro e versatevi il lievito sciolto, azionate la macchina e aggiungete anche l’olio. Lavorate fino a quando l’impasto incorda nel gancio della planetaria. Se è necessario aggiungete ancora poca acqua tiepida. Manco a dirlo, se non avete la macchina…impastate a mano che tanto bene fa alle braccia 🙂
    Ponete a lievitare per due ore, dentro una ciotola coperta con un canovaccio, nel forno spento con la luce accesa. Riprendete la pasta sgonfiatela e realizzate 6 panetti da 170 g circa. Allungateli e dategli la forma di un filoncino. Fate lievitare su una teglia unta ancora fino al raddoppio. Schiacciate leggermente i filomcini e infornate in forno caldo alla massima potenza e cuocete fino a cottura. Tirate fuori i panini dal forno e fateli raffreddare. Tagliateli a metà nel senso della lunghezza e farciteli a stati con una fetta di prosciutto cotto, olio piccante, melanzane fritte, mozzarella del tipo per pizzeria, un velo di salsa di pomodoro e cacio cavallo grattugiato. Chiudete il panino e infornate pochi minuti per fare sciogliere la mozzarella. Sfornate, condite con dell’olio piccante e dell’altro caciocavallo grattugiato.

    il nocino di San Giovanni

     
     …e la ricetta della nonna di mia zia Michela
    La zia Michela di Bolzano è! Idda è me zia picchi si maritò cu me ziu, siculo. Al matrimoniu l’autru ziu, neo cognato, disse “Ecco fatta  l’Unità d’Italia!” Veru è! 😀
    Ora si sa che al nodd, nodd, d’inverno freddo fa, e le donne s’industriano a fare i liquori e quant’altro serva a riscaldare l’animi dei travagghiatori. ‘Nsomma noi al sud facciamo le conserve con la frutta del sole, e iddi s’industrano a conservare il buono di altra frutta. Ma l’intento sempre quello è! Catturare l’estate e godersela d’inverno.
    chi sugnu monotonaaaaaaa ahahahahahah!

    Nocino della nonna Giulia.
    La tradizione vuole che le noci si debbano raccogliere il 24 giugno, giorno di San Giovanni, meglio sarebbe la notte, perchè considerata magica. Magia a parte, cu tuttu ddu scuru non si vede anima criata quindi, sentite a mia, raccoglierle durante il giorno non cambia di molto il grado di maturazione delle noci e la magia quannu l’assaggiate, credemi c’è sempre!
    30  noci verdi raccolte il 24 giugno
    1 litro e mezzo di grappa o alcool puro
    750 g di zucchero
    1 bastoncino di cannella di 8-10 cm
    10 chiodi di garofano leggermente pestati
    400 ml d’acqua
    la buccia di un limone
    Tagliate le noci a quarti, mettetele in infusione con tutti gli ingredienti, apportunamente mescolati, in un contenitore a chiusura ermetica della capacità di 4/5 litri. Lasciate in infusione per 40 giorni in un luogo caldo, agitando spesso. Trascorso il tempo necessario, strizzate le noci e filtrate il liquore con una tela tela di lino, portate pacienza, tempo ci vuole. Travasate nelle bottiglie e tenetele al buio fino a Natale, quando finalmente potrete gustarlo.
    Le noci quest’anno me le ha regalate Salvo il mio vivaista, Mimmo le ha raccolte per me…che dite, avranno una vaga idea di cosa gli regalerò quest’anno per Natale? ahahahahahah

    sapete cosa faccio sabato 25 giugno?

    Il-com-ple-an-no!

    lo dicevo io che questa è la mia stagione, ci sono nata, io, in questa stagione! E’ favolosa, non sto più nella mia pelle, che oramà è diventata marrò (leggasi marrone, per i nordisti). Ma non siete contenti? Eddai almeno n’anticchia. Bello, troppo bello… arrusicarisi suttu lu suli, quel caldo che ti entra nelle ossa, ma che cos’è? una cosa favolosa, anche perchè, considerate che dopo una certa età il sole fa bene alle ossa… ed io la “certa età” l’ho raggiunta! PEPEPEPEPEPEPEPEPEPE! EVVAI COL TRENINOOOOOOOOO AHAHAHAHAHAH! ZAZUELA, ZAZUELA 
    avete perso il conto? quarantaDDue ne faccio, ma che sono di fronte all’eternità? Nulla assolutamente una bazzecola. Sappiate che, da grande, voglio fare la modella quindi fatevi  ‘stu cuntu! 
    segnatevi sta ricetta prima che finisce la ricotta e ditemi dopo la prima forchettata, se non c’è una magia favolosa nell’aria 😀 

    Gigli con zucchine, crema di parmigiano e ricotta allo zafferano
    per 4 cristiani
    400 g di gigli o in alternativa una pasta corta rigata e attorcigliata
    4 zucchine genovesi circa 300 g
    1 spicchio d’aglio
    400 g di ricotta di pecora
    1 bustina di zafferano
    olio extra vergine d’oliva
    80 g di prosciutto cotto
    50 ml di vino bianco secco
    per la crema di parmigiano
    300 ml di latte
    50 g di burro
    30 g di farina
    100 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
    Tagliate a pezzi la ricotta,delicatamente senza romperla, adagiatela su una placca foderata con carta forno, cospargete con lo zafferano, un filo d’olio e infornate a 180°C per circa mezz’ora; controllate la cottura. Affettate le zucchine con una mandolina, dopo averle lavate e spuntate. Affettate l’aglio e doratelo in 3 cucchiai d’olio, aggiungete le zucchine e cuocete fino a doratura. Unite il prosciutto tagliato molto finemente, sfumate con il vino, fate evaporare e spegnete.
    preparate la crema di parmigiano sciogliendo in una casseruola il burro con la farina, aggiungete il parmigiano. Versate a filo il latte e mescolate continuamente per non formare grumi su fuoco moderato. Portate a bollore e poi spegnete il fuoco. Cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolate al dente, conservando l’acqua di cottura; versate la pasta nella padella, maneggiatela con il condimento di zucchine e la crema di parmigiano. Se volete, spezzetatte una parte della ricotta  e mescolatela alla pasta, oppure servite il formaggio come base del piatto su cui metterete la pasta.

    ma che ciavuru di mare

     Vi rendete conto?  il counterino segna meno 1. Meno un giorno all’estateeeeeeee!!! Chi sugnu cuntentaaaaaaa!!! Per l’occasione Valentina ha proposto un post che abbia il profumo del mare ed io l’ho presa alla lettera. Picchì questi vol-au-vant hanno sulu lu ciavuru  del mare. Mi sono imposta di non accattari nenti e di fare na cosicedda bona e in tema, solo con quello che il frigo conteneva… 🙂 e secunnu mia fici bonu! ahahahahah
    con questo piatticeddu, in mezzo tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate, partecipo, finalmente e quasi in chiusura, al concorso di Marilì gustoshop in fiore

    Vol-au-vent al ciuavuru di mare
    per 8 cristiani
    3 confezioni di pasta sfoglia rettangolari da 230 g
    1 uovo
    500 g di pomodori piccadilly oppure ciliegia
    30 g di cucunci (frutto del cappero)
    1 mazzetto di prezzemolo
    1/2 spicchio d’aglio
    4 rametti di timo
    60 g di pangrattato
    30 g di parmigiano grattugiato
    olio extra vergine d’oliva
    pepe
    zucchero
    9 acciughe sotto sale
    rametti di timo per decorare
    Lavate i pomodori, asciugateli e tagliateli a metà, metteteli su una teglia foderata con carta forno con la parte tagliata rivolta verso l’alto. Preparate un mix a base di cucunci sciacquati e asciugati, timo, aglio e prezzemolo; frullate e unite al pangrattato con il parmigiano. Aggiungete 30 g di olio e amalgamate. Distribuite il mix sui pomodori, distribuite un pizzico di zucchero, pepate e irrorate con un filo d’olio; infornate in forno caldo a 150 °C per mezz’ora.

    Ricavate da una confezione di pasta sfoglia, con un coppapasta da 8 cm di diametro, 12 dischi.  Con uno stampino più piccolo da 6 cm di diametro ritagliate all’interno metà dei dischi ottenendo 6 anelli e 6 coperchi. Metteteli i dischi grandi su una teglia foderata con carta forno, spennellateli i bordi con l’uovo sbattuto, fate aderire gli anelli sulle basi e spennellate anche questi. Adagiate sulla teglia anche i dischi avanzati dagli anelli e passate l’uovo anche su questi, infornate a 200°C per circa 15 minuti. Fate lo stesso con la sfoglia rimasta otterrete 18  vol-au-vent; con i ritagli realizzate  delle sfogline da servire con l’aperitivo. Sfornate e fate raffreddare completamente. Sciacquate le acciughe, eliminate il sale e la lisca e dividetele a metà. Riempite ogni vol-au-vent con tre pomodori, decorate con mezza acciuga e un rametto di timo, chiudete con il coperchio e servite a temperatura ambiente.

    Vi sembro schiffarata?

    se vi sembro schiffarata, cioè senza nulla da fare, ve lo dico subito, è una vostra impressione, in verità ho già fatto tutto…
    Effettivamente, non proprio tutto tutto, mi manca quaCCheCCosa qua e là, ma posso affermare che il grosso è fatto!

    Come cosa?  Non lo sapete ancora? Beh! Ve lo dico, se no che ci sto a fare qua? Non sto mica qui a pettinar le bambole! ahahahah
    Veramente non so come dirvelo, non so da che parte cominciare, dunque ci giro intorno…Forse è meglio se comincio dall’inizio; oppure vi ‘sparo’ la notizia così all’improvviso…sono indecisa! Nemmeno fossi in un negozio di scarpe ahahahah non so quale scegliere.
    Basta! Ve lo dico!
    Scorza d’arancia uscirà in libreria! Ecco l’ho detto! ghghghghgh che sugnu cuntentaaaaa! ahahahah sono emozionata, inbabbasonita, ma si, diciamolo pure, rinco_nita. Sono in un brodo di giuggiole!
    Ah! non lo sapete, ho una casa editrice, anche ovvio direi no? Ve la presento Officina Trinacria si chiama,

     

    nella persona del mio editore…Ho un editore, mah!
    Non andate nelle librerie, non cercatelo adesso, no no, non avete idea di quanto tempo passi dal momento in cui scrivi la bozza di un libro a quando verrà pubblicato, dietro c’è un gran lavorio di persone che leggono, aggiustano, impaginano, studiano la veste grafica…un lavoro impressionante, e ci vuole ‘u so’ tempu
    Non v’impressionate se tra qualche giorno vi capiterà di sfogliare un fascicolo, intitolato ”ciavuru di scorza d’arancia” non è iddu, il libro, ma è un assaggino di ciò che sarà a tempo debito. Allora aspettate con me?

    vi sembra che le rassomigli?


    Alla foto che campeggia sul Sale& Pepe di giugno 2011? Forse n’anticchia! Ma anche no! Guardando questa foto vi potreste dire: “talia ‘dda copiò paro paro la ricetta“. No, ho copiato paro paro l’idea adesso vi cunto che fici, amunì assettatevi perchè cosa lunga è…ma tanto c’aviti a ffari? è lunedì e c’è ‘na simana fino al prossimo we.
    La smania è scaturita da quella bellissima foto, ma l’associazione ciliegie cacao, non mi sperciava. Allora ho detto faccio un bel pan di spagna e lo spacco a metà. Però attenti a mia ho eliminato parte dllo zucchero che secondo me era in eccesso, ed aggiunto nella cottura delle ciliegie del burro se volete la ricetta originale accattativi ‘u giurnali e non mi scassate i cabasisi 😉

    AH! Dovete avere la “fortuna” che il pan di spagna vi venga assittato cumu vinni a mmia, per l’alloggiamento della decorazione panno/ciliegiosa ahahahahahah
    per una tortiera da 22 cm di diametro
    60 g di farina 00
    60 g di fecola di patate
    4 uova
    125 g di zucchero semolato
    30 g di burro fuso tiepido
    scaldate il (mio) forno a 150°C
    Imburrate e infarinate una tortiera da 22 cm di diametro. Nella planetaria sbattete le uova con lo zucchero per 15-20 minuti, o fino a quando sollevando le fruste l’impasto scivola a nastro. Versate le farine a pioggia da un setaccio e amalgamete con un cucchiaio di legno. In utimo unite il burro, amalgamete e versate al centro della tortiera. Livellate e battete la teglia sul piano da lavoro per assenstare il composto. Cuocete 25 minuti controllando la cottura con lo stecchino.
    Fate raffreddare su una gratella.
    per la farcitura:
    650 g di ciliegie
    500 ml di panna fresca da montare
    3 cucchiai colmi di zucchero a velo
    3 cucchiai di zucchero semolato
    Lavate 220 g di ciliegie, tagliate la parte bassa di ognuna di esse, mantenendo i picciuoli. Mettetele in un padellino con 10 g di burro e un cucchiaio raso di zucchero semolato, fate cuocere per 5 minuti. Scolatele con un cinese e conservate il sughetto. Snocciolate le ciliegie rimaste, cuocetele in padella per 6-7 minuti con 20 g di burro e due cucchiai rasi di zucchero. scolatele e conservate lo sciroppo. Dividete la torta a metà. Imbibite le due metà con lo sciroppo conservato, magari utilizzando l’apposita e indispensabile bottiglia per bagne che trovate facilmente qui. Montate la panna con lo zucchero a velo, distribuite un terzo sul pan di spagna, mettete le ciliegie snocciolate, coprite con un altro terzo di panna. Sovrapponete il coperchio di pan di spagna, distribuite l’ultima parte di panna e guarnite con le ciliegie con il picciuolo. Fate riposare in frigo se ci riuscite…io non ce l’ho fatta e una fetta l’ho magiata subito ahahahahah.