espliciti sapori

Cosa vuol dire, per te, avere il senso della cucina? Mangiare per innamorarsi, dico io.

Innamorarsi di un ingrediente mangiato con le mani, crudo magari, prima di passare attraverso le diverse manipolazioni: nettare, affettare, cuocere e infine portare in tavola, il luogo dove si gioca la “partita”. Il luogo nel quale le cose assumono un ruolo netto, gerarchico, strutturale, architettonico, teatrale direi. Non è un bisogno alimentare, non lo è più. E’ un’educazione sentimentale, un gioco delle parti, uno scambio geografico, scenografico e culturale.

Io, in questo contesto, interpreto un personaggio, me stessa. Decido quando allacciarmi il grembiule sui fianchi e cosa preparare per farti percepire il ciavuru e ‘u sapuri, anche a 1300 km di distanza. Alcune volte riesco, accostando sensazioni che reputo bellissime a diffondere la mia stessa percezione procurandoti il desiderio di riprodurre la ricetta. Quello è un grande successo che culmina nel momento stesso in cui, al primo assaggio, pensi solo cose belle. In ultimo, in questa rappresentazione, sono soggetta al tuo giudizio e alle tue critiche, è inevitabile; fa parte del gioco.

Qui trovi testi culinari che raccontano, attraverso parole e immagini, una selezione di “cose, che cose non sono” e della loro infinita combinazione. Provo a superare il confine del piatto, andando oltre, cuntandoti di come ho individuato questa o quella ricetta e dove ho reperito gli ingredienti. Ti porto, mano manuzza, nei mercati di Palermo, tra le viuzze inturciniate della città araba attraversando quella barocca anche con il naso all’insù, picchì nutro l’esigenza di condurti in questo bellissimo luogo che mi ospita, seguendo un’organizzazione mentale, affondando, a piè pari, nel mio percorso di crescita personale.

Tutto questo panegirico per dire una cosa, al di là dei discorsi che ho sentito e letto in questi giorni sugli influencer, credo che se fai un lavoro che viene valutato come un buon lavoro, questo debba essere rispettato, seguendo determinati livelli di pertinenza. Attenendosi a ciò che è significativo tralasciando ciò che non lo è, individuando un ruolo in questo complesso sistema, dinamico e turbolento legato al mondo del cibo, magari davanti a un piatto di spaghetti cozze e vongole e un calice di vino bianco, bello freddo, che scende nel cannarozzo, cantando.

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