non chiamatela chef ma Chez Munita

 Chez Munita è un luogo incantevole, carico di suggestioni, ricco di sorprese. Non è un ristorante, almeno non nel classico dei classici, di sicuro è un luogo dove si gustano piatti densi di creatività, affascinanti e colmi di bellezza.
L’ho detto che non è un ristorante? Si, vero è, l’ho detto.
 Chez Munita è a Palermo, accoglie un tavolo disposto parallelo a una libreria, carica di libri e di identità; le sedie attorno, sono tutte diverse a sottolineare il fatto, secondo me,  che i commensali sono, per lo più, sconosciuti tra loro. Quello è anche un tavolo sociale, un posto dove t’assetti con altre 11 persone mai viste; non sai cosa riserverà la serata, sarà sempre una sorpresa intrigante e reale.
 In ogni evento Chez Munita, il menù è studiato nei minimi dettagli, l’atmosfera è calda e supportata da uno special guest sempre diverso.

La cuoca, Valentina Chiaramonte, si definisce un’operaia della cucina, io non credo sia un’operaia. Lei, per me, è un’artista, dipinge la tela con il pennello e i piatti con accostamenti di una bellezza memorabile. E’ un’esperienza da provare, per prenotare o chiedere informazioni scrivete a chezmunita@gmail.com   oppure telefonate al numero 3921316276. Se avete un account facebook, andate qui, nella pagina di Chez Munita, liggiti e taliatevi fotografie e le locandine. 
Bello fa!

dalla pagina di Chez Munita
“Chez Munita non è solo un tavolo sociale per dieci persone, ma una luogo privato che apre le porte a tutte le forme d’arte e di conoscenza.
Attraverso il cibo si fa esperienza di convivialità, di incontri a sorpresa, di relazioni reali.
Da Chez Munita si può dialogare con musicisti, pittori e fotografi, con produttori, con autori e con le padrone di casa, attorno ad unico tavolo, dove la formalità cede il posto alla convivialità.
Chez Munita è luogo di sperimentazione tra chi arriva e chi accoglie.
Una porta aperta alle dinamiche tra la gente, inaspettate, sorprendenti e reali.
Non è un salotto borghese, ma uno spazio, un perimetro senza confini per presentare un movimento contemporaneo.
Chez Munita è un mood di riferimento in una città che sta cambiando, che si apre alla scoperta di nuove forme di incontro, di associazione, di dialogo, di cultura. In una Palermo non facile ma non più diffidente ai rinnovamenti, capace di accogliere il vento del nord e mischiarlo alle proprie radici arabe.
Non un ristorante ma una forma di energia e comunicazione.
Pertanto è possibile partecipare agli eventi anche da soli, con la consapevolezza di poter incontrare altri dieci sconosciuti, di poter scoprire nuovi interessi, nuovi amici, un nuovo modo di vivere il tempo.
Ma è allo stesso tempo possibile prenotare tutto il tavolo e trovarsi all’interno di uno spazio privato e cominciare a scrivere una nuova esperienza.”

antipasto, alici marinate con granita di ricotta

degustazione di olio extra vergine d’oliva dell’azienda Occhipinti 

 Il creativo e la scrittrice

triglie freschissime, su polenta, zenzero e taccola

la cuoca, Valentina Chiaramonte

erbette aromatiche

risotto al caprino con pomodorini affumicati, lime caramellato e the nero

Kiwi, mango, mela verde, sedano, pompelmo e menta

giardino di primavera
fondente al 72%, cardamomo, streusel, riduzione di carruba, arance sanguinelle, sale e fiori di borragine
spugna ghiacciata alla lavanda e maggiorana

ammazzacaffè
foto di angelo Bruno
Roberta, foto di Angelo Bruno
convivio, foto di Angelo Bruno

mousse alle Erinamarene

Un dessert dedicato a Erina che mi ha regalato una cassetta delle sue amarene; andò fino al paesello a raccoglierle sulu ppì mia, queste cose mi commuovono. E ccà mi stoppo picchì s’annunca mi scinni la lacrimuzza di gratitudine.
Grazie, biddazza di una amica
:*
Mousse alle Eninamarene
500 g di amarene
130 g di zucchero
3 cucchiai di succo di limone
100 ml di panna
2 albumi
crema pasticcera realizzata con:
2 tuorli
40 g di zucchero
10 g di farina
160 ml di latte
un paio di scorza di limone
snocciolate le amarene dopo averle lavate, mettetele in una casseruola con 100 g di zucchero, portate a bollore, mescolando ogni tanto, aggiungete il succo del limone e cuocete per circa 10 minuti. Frullate e riducete in purea, poi con un colino a maglie strette filtrate la coulis.

Preparate la crema pasticcera montando i tuorli con metà dello zucchero, aggiungete la farina setacciata e sbattete con una frusta. Portate a bollore il latte con lo zucchero rimasto e la scorza di limone, aggiungetelo al composto di uova e ripassate sul fuoco fino al bollore, lasciate bollire, sempre mescolando, per pochi istanti. Eliminate la scorza del limone e fate raffreddare completamente.
Montate la panna e aggiungetela alla crema pasticcera. Montate a neve gli albumi con i 30 g di zucchero rimasto, incorporate la crema con molta delicatezza. Unite la coulis di amarene, ormai fredda e mescolate poco per ottenere un effetto variegato.
Distribuite in 6 bicchierini e ponete in frigo per almeno tre ore prima di servire.

Marsala, oro, rubino e ambra

Sfumature e trasparenze di una città unica

Le pagine epiche, che raccontano lo sbarco dei Mille a Marsala, sono state ripercorse, dal 5 al 7 luglio, in modo assolutamente spensierato e senza afflato patriottico, da una fiumara di gente che si è riversata nelle strade della cittadina siciliana.

Porta Nuova
Palazzo Fici, dettaglio

Appassionati di vino arrivati per mare, per  cielo e per le strade  più diverse si sono, anzi ci siamo, versati nel centro storico, guidati dal dio Bacco e con il porta bicchiere al collo, all’affannosa ricerca della degustazione  prevista sul programma; Cerasuolo di Vittoria, Nero d’Avola,  Grillo, Barbera, Vini dell’Etna, Marsala e vini liquorosi di diverse annate e dalle sfumature più belle aspettavano di essere assaporate. Lo scenario che che si dipanava nelle strade dell’antico centro storico, tra rossi, bianchi e rosè, ha regalato una rappresentazione architettonica di grande pregio.

Enoteca di Palazzo Fici

 L’impianto viario, di origine araba e di sviluppo romano, presenta un intricato tracciato, riconoscibile dalla croce di strade identificate dal cardo e dal decumano. In questo ambiente urbano molte altre attività, previste nella ‘tre giorni marsalese’, si sono susseguite senza sosta; showcoocking con gli chef di Marsala&Sapori, degustazioni di prodotti dei presidi SlowFood Sicilia e presentazioni di tre meravigliosi libri che raccontano di cibo.Stefania Oliveri con il suo libro “Metti un celiaco a cena”, Navarra Editore.

Anna Maria Pellegrino e io, supportati da Anna Gentile, abbiamo raccontato il lavoro svolto insieme con Francesca Ghelfi, Anna Rita Sabbatini, Sara Milletti, Filippo Valoriani,  Sara Trescari&Paolo Arcuno e Lucilla Titta nella redazione del libro “Omega Me” Trenta Editore e patrocinato da Vallè. Giuseppe Culicchia ha presentato “Marsala, dove il vino brucia come i ricordi” Racconti in Bottiglia Editore e “Venere in Metrò” Edizione Mondadori.

Capriate, Cantina Donnafugata

 Le visite guidate nelle più prestigiose cantine hanno spalancato un mondo affascinante; effluvi incantatori, atmosfere sorprendenti, bellezze memorabili hanno evocato lo spirito di Bacco guadagnando l’animo degli ospiti. L’aperitivo e cena luculliana nelle cantine Donnafugata ci hanno pervasi di un incanto surreale.

 
“Verticale” stessa etichetta, annate diverse

Cortile, Cantine Donnafugata

Josè Rallo e il sindaco di Marsala, Giulia Maria Adamo

Trasportati sulla melodia della voce di Josè e dall’ospitalità e competenza di Antonio, i fratelli Rallo o come li chiamo io, i fratelli Donnafugata , siamo stati condotti, tra ciavuru di vino e botti di rovere tutte ben allineate, in un mondo che affata.

Saline

Nell’ultimo giorno del Marsala wine ho visitato (per la prima volta non ditelo a nessuno che m’affruntu) le saline nella Riserva Naturale Orientata dello Stagnone di Marsala.

Stagnone di Marsala, Riserva Naturale Orientata

Sempre studiate sui libri si sono rivelate uno spettacolo della natura affidato alla sapiente cura dell’uomo che, almeno in questo caso, è indispensabile per il mantenimento di quell’ecosistema.

I mulini a vento, aventi diverse funzioni all’interno del complesso sistema di produzione del sale, configurano quel luogo come portentoso. L’aria ventosa del mare, è risaputo, apre un piitto di moriri, e con questa voragine nello stomaco siamo arrivati al ristorante “Le Lumie” dove lo chef Emanuele Russo coadiuvato da Gabriele Li Mandri dell’osteria “Il Gallo e l’Innamorata” e Riccardo Sala del ristorante “Torre d’Occidente”


da sinistra Riccardo Sala, Gabriele Li Mandri e Emanuele Russo
(foto della foto, rubata a Christian Sarti

hanno aperto la cucina regalandoci perle culinarie raccontando tradizioni e ricette di antipasti  siciliani e per i più pacinziusi, il vincitore del Cous Cous Fest Preview, lo chef Emanuele Russo, ha incocciato a mano la semola, svelando i segreti della sua maestria, preparando per noi un succulento cous cous tradizionale.

Incocciatura senza la mafaradda

Condimento del cous cous prima della cottura

cottura nella couscoussiera a vapore e anello di farina e acqua per saggiarne la cottura

Cous cous di pesce

 Da cosa si riconosce un grande chef? Dall’umiltà nel raccontare gli’intimi segreti  della sua abilità e competenza. Ecco che uno di questi l’ha raccontato a me dopo aver assaggiato una sublime pasta con il pesto alla trapanese che vi rivelo proprio qui tra queste pagine tra qualche giorno.
In ultimo, ma non per importanza, lasciatemi ringraziare i fautori dell’organizzazione del Marsala Wine 2013 e il Comune della splendida città siciliana, per l’accoglienza e la ricchezza delle attività riservate. E’ stata una esperienza memorabile.

Busiati alla trapanese work in progress, come si dice in questi casi… to be continued