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quando si dice: ne valeva la pena
Bisogna che lo faccia, si, voglio pubblicare questa meraviglia nonostante sia il primo passo verso quelli più complicati.
Questa versione del pandoro di Adriano è quello senza sfogliatura con il lievito di birra, una versione più facile…facile? Beh non oso immaginare come deve essere quella complicata. In verità, dopo aver letto le prodezze delle mie amiche che si sono cimentate in voli pindarici, mi sono detta che non ero pronta, devo maturare ancora un annetto, diciamo tutto il duemilaquindici. Spero di arrivare pronta con lievito madre attivo al 100% per fare il pandoro sfogliato, ci vediamo qua l’anno prossimo, e se non ci arriniscia niente ci fa. Rifaccio questo che non ha eguali con quelli accattati
😀
Intanto vi cuntu chi fici:
16 g di lievito di birra fresco
11 g di sale
un cucchiaino di miele di acacia
vaniglia in polvere oppure una stecca
un cucchiaino di estratto di vaniglia
Durante il tempo necessario alla lievitazione ho preparato un’emulsione fondendo a bagnomaria 100 g di burro, 50 g di panna, gli 80 g di cioccolato bianco spezzettato e la raschiatura della bacca di vaniglia rimasta. Ho messo il pentolino su un altro contenente acqua calda e ho fatto in modo che l’acqua non toccasse il pentolino. Il calore del bagnomaria ha sciolto gli ingredienti, sono stata attenta che l’acqua calda non andasse mai a ebollizione per evitare di compromettere lo scioglimento del cioccolato. Ho messo da parte per fare intiepidire e poi in frigo. Riprendendo il bicchiere dell’impastatrice ho aggiunto la panna rimasta, l’albume dell’uovo intero e 2/3 della farina avanzata (110 g), ho montato la foglia e avviato la macchina a velocità 2 portando a incordatura. Ho abbassato la velocità a 1, inserendo un tuorlo alla volta (ce ne sono 4 da inglobare),una porzione di zucchero (60 di 180 g rimasti) e una di farina (110 g). Dopo ogni inserimento ho aspettato di riprendere l’incordatura e con l’ultimo tuorlo ho aggiunto il sale.
Quando l’impasto è incordato ben bene ho aggiunto l’emulsione, potete aggiungerla anche fredda di frigo, deve avere la consistenza pastosa, l’importante è aggiungerla un cucchiaio alla volta, fermandovi ogni tanto per serrare l’incordatura. Dopo aver inserito pazientemente tutta l’emulsione ho proseguito aggiungendo poco alla volta il burro rimasto appena morbido a velocità 1,5 e infine l’estratto di vaniglia. Ho lavorato l’impasto con una spatola rigida rovesciandolo un paio di volte nello stesso bicchiere. L’impasto era liscio e lucidissimo. L’ho fatto riposare mezz’ora e poi, su una spianatoiaho dato le pieghe del secondo tipo.
A questo punto Adriano mi da ben due possibilità e mi dice che posso infornare subito dopo la lievitazione o fare lievitare ancora tutta la notte in frigo prolungando di un giorno il riposo.
Per la prima opzione si procede come segue: dopo 15 minuti dalle pieghe divido in due l’impasto, avvolgo stretto e metto negli stampi imburrati ma non infarinati, coperti dalla pellicola e messi a lievitare a 26°C fino a che l’impasto raggiunge il bordo, circa 8 ore, si inforna A 180°C fino allo sviluppo circa 7-8 minuti poi abbassate la temperatura a 170°C fino a cottura circa 30 minuti.
Io ho preferito seguire l’altra strada quella di fare lievitare ancora una volta l’impasto in frigo. Ho messo l’impasto dentro una ciotola, l’ho coperto con la pellicola e poi l’ho messo in frigo; era quasi sera. La mattina alle 3 mi sono alzata, e ho tirato l’impasto fuori dal frigo, avevo prescia, era la mattina del 24 e non avrei avuto il tempo per la seconda lievitazione e la cottura. L’alzata notturna ha fatto si che l’impasto tornasse, dopo 4 ore a temperatura ambiente, alle 7 ho messo l’impasto sulla spianatoia è ho fatto altre pieghe inglobando aria, poi ho diviso in due l’impasto, tutto era 1,890 g, ne ho messo 1,110 nello stampo da un kg e quello rimasto in quello da mezzo kg ben imburrati ma non infarinati. Ho coperto con la pellicola e poi posti nel forno spento con la luce di cortesia accesa. Dopo circa 8 ore l’impasto è arrivato al bordo con mia grande soddisfazione, gioia e giubilo. Ho acceso il forno e portato a 180°C, ho infornato per 8 minuti e poi ho abbassato la temperatura a 170°C. Ho letto nei commenti del post di Adriano che è meglio infornare in forno statico nell’ignoranza io l’ho usato ventilato.
Ho verificato la cottura all’antica, con lo stecchino e poi ho sfornato. Prima di sformare ho fatto intiepidire i dolci dentro lo stampo per 15 minuti poi li ho inclinati leggermente sul piano favorendo la fuoriuscita del vapore avendo cura di ruotare gli stampi ogni 10 minuti, Stefania di profumi e sapori docet. Si toglie dagli stampi appena completato il giro e raffreddato il dolce. Dopo alcune ore ho imbustato e regalato in tempo per la cena della vigilia.
pane nero
Eccomi qua con il mio cruccio che prima si chiamava pasta madre ora dicesi li.co.li, acronimo orrendo che tradotto si legge: lievito in coltura liquida. Diciamo che è cambiata la quantità d’acqua presente nel lievito e quindi anche i rinfreschi ma sempre di levito madre si tratta. Quando il licoli è pronto si può conservare in frigo senza rinfreschi fino a un mese, in teoria è più semplice ma in verità l’ho maledetto uguale uguale alla pasta madre.
E va beh! Intanto seguite passo passo, se volete. La seconda ricetta che ho seguito e che sembra funzionare è quella di Bonci con lo yogurt, non vi sto qua a fare il pippone dei fermenti e di quanto è buono, quanto fa bene, degli enzimi e cosa succede quando fermentano, lo sapete già.
Vi cuntu, invece, quello che combinai da metà novembre; il primo tentativo con un’altra ricetta, fallì miseramente, pacienza. Il secondo tentativo partì il 21 novembre e cominciai il primo impasto utilizzando:
50 g di farina 0 macinata a pietra
65 g di acqua a temperatura ambiente ma qui c’è stato caldo, molto caldo tra i 22 e i 30 °C
2 cucchiaini di yogurt bianco intero biologico
in una boccia con la bocca larga e nemmeno tanto grande ho sbattuto, con un frullatore a immersione, lo yogurt con l’acqua per circa un minuto, ci vorrebbero le fruste per incamerare aria ma il mio frullatore è munito di disco per incamerare aria, quindi ho usato quello. Poi ho aggiunto la farina, ho frullato un minuto a bassa velocità e poi un altro minuto ad alta velocità. Ho coperto l’imboccatura del vasetto con una garza, bloccato con un elastico e messo a riposare fino al giorno dopo.
Dopo 24 ore ho fatto il primo rinfresco, la situazione si presentava calma-piatta, e va beh che sarà mai! Ho aggiunto ancora 65 g di acqua mentre viaggiavano le fruste e poi ancora 50 g di farina 0. Le fruste hanno viaggiato circa un minuto a bassa velocità, poi con la farina ancora un minuto a bassa velocità poi un minuto a media velocità. Ho richiuso con la garza e fatto riposare ancora 24 ore.
Il giorno dopo ho preso un altro barattolo più grande, ho pesato 200 g di lievito, ho aggiunto 130 g di acqua mentre frullavo a bassa velocità e poi ho aggiunto 100 g di farina 0 sempre con le fruste in azione, poi ho chiuso il barattolo con il suo coperchio e fatto riposare 24 ore.
Questa procedura l’ho effettuata per 5 giorni, quindi ho effettuato un totale di 6 rinfreschi, mi sembrava di notare una certa attività, bollicine e una separazione di quest’ultime dalla massa sottostante e in effetti mi scantai picchì, ho pensato, “l’ho perso definitivamente”. Invece le mie amiche food blogger mi hanno tranquillizzato dicendomi che basta frullare sempre prima di procedere al rinfresco fiufih, meno male che non sono sola.
Insomma, sono arrivata al 28 novembre che dovevo fare una prova di lievitino per capire se ‘sto lievito funziona o meno e successe che non potti essiri, cioè ho avuto due giorni infernali nei quali il lievito è passato in frigo. Domenica sera, in un momento di quiete, ho tirato fuori il lievito dal frigo e l’ho portato a temperatura ambiente, ne ho prelevato 100 g mescolato a 160 g di farina 0 e 45 g di acqua. ho impastato nella planetaria con il gancio e poi, quando l’impasto s’incordò ho realizzato una palla, inciso una croce, messo dentro una ciotola coperta con un velo di pellicola e poi in frigo nella parte meno fredda per tutta la notte. La mattina seguente ho tirato fuori dal frigo il lievitino e portato a temperatura ambiente. Aveva raddoppiato il suo volume, Iuppy yea!
A questo punto ho provato a fare un pane quasi nero, cioè usando un po’ della farina di grano duro Timilia o Tumminia, un grano antico che si usa con assiduità a Castelvetrano per il Pane nero. Questa farina ha un colore scuro ed è molto profumata. Il pane realizzato con il lievito madre ha una lunga durata e il ciavuru che sprigiona è potente.
Ho impastato il lievitino che era
300 g
con 200 g di farina di rimacinato
150 g di Tumminia
200 ml di acqua
un cucchiaino di miele
7 g di sale.
Ho realizzato una palla, l’ho incisa, cosparsa di acqua, olio e cimino, ops, volevo dire semi di sesamo l’ho posta sul cuoci pane molto ben infarinato e fatta lievitare 6 ore. Poi ho infornato a 230°C per circa un’ora.
Poi ho rinfrescato il licoli sempre con il solito procedimento descritto per i rinfreschi e il licoli rimasto l’ho impastato a mano con,
200 g di licoli
450 g di Farina di Tumminia
100 g di semola di rimacinato
14 g di sale
300 g di acqua
ho realizzato una palla e messo a lievitare per 6 ore fino al raddoppio, poi ho ripreso l’impasto, l’ho diviso a metà e steso con le mani su una spianatoia leggermente infarinata, ho fatto le piegature verso il centro e realizzato una palla che ho passato su uno strato di semi di sesamo. poi l’ho girata su un a teglia foderata con carta forno e ho praticato delle incisioni, ho fatto la stessa cosa con l’altra metà di impasto e poi ho messo a lievitare per almeno due ore o fino al raddoppio. Infornato in forno caldo a 200°C per circa 40 minuti.
Adesso posso dire che il lievito è attivo, lo conserverò in frigo e rinfrescarlo quando ne avrò bisogno.
In questa foto si notano i due impasti uno più chiaro sullo sfondo e quello più scuro in primo piano.
nodini di pane al parmigiano
dai oggi e dai domani
‘a biddizza
200 g di farina integrale ai 7 cereali (farina per pane nero)
Mescolate le due farine, aggiungete il lievito sbriciolato e lo zucchero, impastate amalgamando con l’acqua tiepida, aggiungendola poco alla volta, unite il sale e l’olio. Realizzate un panetto e ponetelo a lievitare dentro una ciotola infarinata e coperta, in un luogo a riparo da correnti d’aria per circa un’ora e mezza. Sgonfiate l’impasto su un piano infarinato suddividetelo in tre salsicciotti lunghi circa 25-30 cm e intrecciateli, mettete il pane su una pentola per il pane in terracotta o, in alternativa, su una teglia foderata con carta forno. Ponete il pane nel forno spento con la luce accesa per ancora un’ora e mezza. Trascorso questo tempo, tirate fuori la pentola dal forno, accendetel il forno e portatelo alla temperatura di 220°C, cuocete per 45 minuti. Se non usate la pentola di terracotta, cuocete il pane basandovi sulla conoscenza del vostro forno.
pizza cotta in padella
Stati(e) Uniti
580 g di farina Manitoba
9 g di lievito
9 g di zucchero di canna
9 g di sale
150 g di acqua tiepida
220 g di latte tiepido
versate la farina, sbriciolate il lievito e unite lo zucchero. Mescolate e aggiungete l’acqua tiepida, unite il sale e infine il latte. Infarinate leggermente una ciotola di plastica, ponete il panetto inciso con una croce, coprite con un canovaccio e mettete la ciotola nel forno spento con la luce di cortesia accesa.
dopo circa un’ora di lievitazione riscaldate il forno a 200°C, stendete l’impasto sul piano di lavoro e livellatelo con il matterello raggiungendo uno spessore di circa 2 cm, ritagliatelo con un coppa pasta di 8 cm ricavando circa 10 focaccine. Scaldate una padella antiaderente, su fuoco basso, cuocete 4 focaccine per volta per 4 minuti per lato. Trascorso questo tempo ponetele in forno per 8 minuti. una volta cotti tagliateli a metà, ripassateli in forno qualche minuto per ottenere una crosticina anche nella parte interna, mangiateli a colazione caldi con burro e marmellata, salumi vari,opuru con le uova alla Benedict 😀
il solito polpettone
per due polpettoni
1200 g di carne macinata mista (manzo, vitello, salsiccia sbriciolata)
300 g pancetta a fette sottili
2 uova
200 ml di latte
60 g di parmigiano grattugiato
100 g di chevre
farina
sale
pepe
prezzemolo
noce moscata
per la crosta di pane
300 g di semola di rimacinato
200 g di farina integrale ai 5 cereali
300 ml circa di acqua tiepida
un cucchiaino di zucchero
10 g di lievito di birra
10 g di sale
30 g di olio extra vergine d’oliva
cominciate la sera prima impastando il pane; mescolate le due farine, sbriciolate il lievito, aggiungete lo zucchero e cominciate a impastare aggiungendo poca acqua tiepida, unite l’olio e il sale, realizzate una palla, ponetela a lievitare dentro una ciotola, coprite con un canovaccio e posizionatela in frigo per tutta la notte. Il giorno dopo, tiratela fuori e portatela a temperatura ambiente prima di utilizzarla.
preparate il polpettone, impastando la carne con le mani, eliminate il budello dalla salsiccia, unite le uova, il parmigiano, la noce moscata, lo chevre a pezzetti, il prezzemolo tritato, il sale e il pepe. Amalgamate e dividete in due parti allungatene uno alla volta, formando un polpettone, cospargete con la farina e avvolgete ogni polpettone dentro un foglio di carta forno, legatene le estremità e cuocete in forno caldo a 180°C per 45-50 minuti. Tirate fuori la carne con delicatezza, eliminate la carta forno e l’acqua che si sarà formata durante la cottura, fate intiepidire.Su un piano infarinato, dividete in due l’impasto di pane, con un mattarello stendetene una parte cercando di realizzare un rettangolo di spessore 4 mm avvolgete la carne nella pancetta e poi nella pasta di pane, sigillate con dell’acqua i bordi e infornate a 200°C per circa 20 minuti. Sformate e tagliate a fette appena tiepido.
panuzzelli al vapore
mi mancano i biscotti e poi, al vapore, ho cotto quasi tutto. Dico, dico, li fa Banderas nel suo mulino non li devo fare io con la mia Vitalis? Manco a dirlo! Tornando a questi panuzzelli vi dico che sembrano i panini giapponesi ma le farine usate sono, comune semola e una farina ai cinque cereali. Il colore pallido è dovuto alla cottura, non hanno la crosticina croccante sempre per lo stesso motivo e sono morbidissimi. Schetti, cotti senza farcitura, potreste accompagnarli a formaggi con salse o confetture, maritati invece, sono già ricchi e potreste mangiarli come finger food o come pane d’accompagnamento.
per sei panini
250 g di farina di semola di rimacinato
150 g di farina ai cinque cereali
250 g di acqua tiepida
un cucchiaino di zucchero
9 g di lievito di birra
9 g di sale
30 g di olio extra vergine d’oliva
in una ciotola mescolate le due farina con lo zucchero e il lievito sbriciolato, unite l’olio e parte dell’acqua, unite il sale e impastate energicamente. realizzate un panetto e fate lievitare mezz’ora al riparo da correnti fredde. Rimpastate il panetto e dividetelo in sei pezzi di circa 114 g l’uno; realizzate delle palline e introducetele dentro degli stampi in alluminio da babà precedentemente oleati e infarinati. Ponete nella vaporiera spenta, usandola come camera di lievitazione per circa un’ora o fino al raddoppio. Versate mezzo litro d’acqua nella vaporiera, accendete e portate la temperatura tra i 90-100°C e cuocete per circa 40 minuti. Se volete potreste, nella fase dell’impasto, unire formaggi o salumi tagliati a pezzetti. Sformate e servite tiepidi.