la potenza del verde

ho letto che il verde è equilibrio, tranquillità e serenità. Ho letto pure che è collocato esattamente al centro nello spettro luminoso, a fare da spartiacque tra toni freddi e toni caldi. La Sciiiienza dei Colori lo suggerisce nelle situazioni emotive di agitazione e nelle ricerche di autorealizzazione e autostima. Il mio amico Ciro Imparato ha scritto un libro sui colori della voce e la voce verde “provoca un effetto incredibile: dopo tre minuti di ascolto di voce verde, le persone hanno un rallentamento del battito cardiaco, si rilassano […] oltre a generare fiducia ha anche un importante impatto psicologico e terapeutico: chi parla con voce verde trasferisce un senso di pace attorno a sé.” Ora, se volete imparare a usare la voce verde e a conoscere la vostra voce accattatevi ‘u libru 😀

Dunque mi sono detta: cu ‘sta cabasiso di dieta come avimu a fari? Mi spardirìa i vesti di supra, m’abbuttò. Mi annoio, mi annoio, mi annoio, ma veramente, mi venii chianciri, allora mi si è accesa la lampuzza ‘ntò ciriveddu. E se provassi con i colori? Ecco, meglio mi sento.

Frittelline al verde pisello e pistacchi
per due cristiani:
300 g di piselli surgelati
una cipolla rossa
400 ml di brodo vegetale
40 g di latte parzialmente scremato
un uovo
40 g di farina di riso
4 g di lievito chimico
100 g di caciocavallo fresco (tagliate 6 fettine)
un’idea di olio extra vergine d’oliva
granella di pistacchio
4 fettine di pane abbrustolite
ponete in un tegame i piselli e la cipolla affettata, coprite con il brodo e cuocete fino a quando saranno morbidi, circa mezz’ora. Appena sono cotti metteteli nel robot da cucina e riducete in purea.

Fate raffreddare, aggiungere l’uovo sbattuto, la farina e il lievito. Arroventate una padella per crepes, pennellate con l’olio e realizzate una prima focaccina verde, con queste quantità ne otterrete 6. fate cuocere bene la base perché la frittella è molto morbida e nel girarla si romperebbe; con un gesto veloce e muniti di una paletta voltate la frittella e cuocete dall’altro lato. in un’altra padella arroventata scaldate le fette di formaggio e il pane; impiattate ponendo alla base due fette di pane, una frittella e una fetta di formaggio, fino a esaurire gli ingredienti e completate le torrette con la granella di pistacchi, servite caldo o tiepido.

Ultimi!

Ultimi fiori di zucca, ultimi tenerumi, ultimi pomodorini. Pomodorini di sicuro, oramà si sente la serra sotto ai denti, buccia dura e senza sapore, non si ponno manciari cchiù; peggio per loro, la stagione è finita, si nnì parra l’anno prossimo quannu s’appresenta di nuovo l’estate.
 Ma l’ingrediente principe per cui nacque ‘sto piatticeddu è il lemon grass, finalmente lo trovai e lo volli provare, “dice” che sta bene con i pesci ma anche con il pollo; è una pianta arbustiva nativa delle regioni tropicali dell’Asia e dell’ India. Aromatica, dal sapore e dal ciavuru di limone, viene usata nella cucina indiana e orientale in genere, ha un inconfondibile aroma agrumato e balsamico. E’ proprio la pianticedda che fa per me. L’ho comprata domenica scorsa all’orto botanico di Palermo alla mostra mercato “La Zagara”. Metterò degli steli in acqua per farle radicare e poi vi cuntu.
 

 Riso Basmati con salmone, fiori di zucca, foglie d tenerumi e lemon grass
sulu ppì mia:
70 g di riso basmati
un cucchiaino di olio di semi di nocciole
una spolverata di curry
140 g di salmone
qualche foglia di tenerume
10 fiori di zucca
uno stelo di lemon grass
un peperoncino di cayenna
2 cm di zenzero grattugiato
uno spicchio d’aglio degerminato
vino bianco
sale
lessate il riso in acqua salata, scolate e conditelo con l’olio e il curry, coprite e mettete da parte.
Pulite il lemon grass, eliminate le foglie più dure e la parte basale coriacea, affettatelo a rondelle, tritate l’aglio, grattugiate lo zenzero, e tritate il peperoncino.

 
Soffriggete il battuto in un cucchiaio d’olio, aggiungete un dito d’acqua e stufate per fare appassire. Unite le foglie di tenerumi e il salmone tagliato a dadini, appena l’acqua sarà evaporata aggiungete un dito di vino e sfumate infine salate. Eliminate i pistilli dai fiori di zucca, puliteli delicatamente  e tagliatene alcuni a striscioline uniteli al pesce, mescolate, spegnete il fuoco, coprite con un coperchio e fate riposare qualche minuto prima di servire con il riso aspeziato.

polpettando

Oggi, primo settembre 2014, vedo polpette dappertutto! Ma che fu? manco fussi un contest, hanno polpettato Sarah Fel, Gabila e Donna Hay.
 A ‘sto punto mi ci metto anch’io con la mia dieta del lunedì senza tristezza, con le polpette di zucchine, carote e semi. Mi fici quattro cunti con il contacalorie sul web, iddu dice che, a persona, queste polpette contengono 349 kcal, sarà vero? Mah! quello che so è che buone sono.
per 4 cristiani:
600 g di zucchine mondate
200 g di carote mondate
50 g di provola affumicata
70 g di pangrattato
5 g di semi di lino
2 uova
sale
pepe

noce moscata
un cm di zenzero grattugiato
6-7 foglie di basilico tagliate a pezzetti
per la finitura:
35 g di cimino (sesamo)
50 g di pangrattato

lessate in acqua salata, per circa 15 minuti, le zucchine tagliate a tocchetti e le carote tagliate a rondelle, scolatele, fate intiepidire e passatele al mixer. Sgocciolate il composto dentro un colapasta dai fori piccoli. Impastate il composto di zucchine con 70 g di pangrattato, le uova, la provola a pezzetti, i semi di lino, il basilico, la noce moscata e lo zenzero. Lavorate per amalgamare, aggiustate di sale e pepate. Otterrete un impasto molto morbido, abbiate cura nel maneggiarlo.

 Mescolate il sesamo con il pangrattato per la finitura, formate delle polpette, passatele nel mix di pangrattato e sesamo e ponete su una placca foderata con carta forno. Cuocete in forno a 180°C per 15 minuti e finite con qualche minuto di grill e servite tiepide.

Sicilia

Gli arabi, e non solo loro, in Sicilia ficiru man bassa, s’accasaru almeno duecento anni prima dell’anno mille e se la scialaru facendo i padroni.
 La nostra terra fertile fu; l’acqua, ai tempi, c’era a tinchitè, mica come ora che ti devi installare il serbatoio cilistino ncapo al tetto della casa, con la possibilità, se sei fortunato, di riempirlo du vote o jornu. Considerando, quindi, che c’era un mare d’acqua, iddi, che ‘u ciriveddu ci caminava, nenti ficiru?, s’ingegnaru a convogliarla in lungo e in largo per irrigare i campi, producendo meraviglie delle meraviglie che ancora oggi nnì manciamo, trasformate in ricette sfiziuselle, influenzate, manco a dirlo, dal loro modo di cociri. Il timballo prende il nome dal tamburo, ed è di origine araba. Si realizza in mille modi diversi, avvolto da una copertura morbida o croccante ma sempre di un piatto opulento si tratta. 
Timballo di
anelletti alla Norma
Per 8
cristiani:
700 g di
pasta formato anelletti
6 grosse
melanzane
1200 g di
passata di pomodoro
un cucchiaio
di estratto di pomodoro
uno spicchio
d’aglio
un mazzetto
di basilico
olio extra
vergine d’oliva
una foglia
d’alloro
circa mezza
formina di ricotta infornata
sale grosso
sale
pepe
Lavate le
melanzane, eliminate il picciolo, pelatele a strisce e tagliatele a fette nel
senso della lunghezza a uno spessore di circa un dito, mettetele a strati
dentro un colapasta distribuendo il sale grosso; perderanno l’acqua di
vegetazione assorbendo meno olio durante la frittura.
Dopo circa
un’ora di riposo, sciacquate le fette e strizzatele con delicatezza senza
romperle. Ponete in una larga padella un dito d’olio, portatelo a temperatura
su fuoco vivace.  Tamponate le melanzane
con della carta assorbente e friggetele fino a doratura, aggiungendo olio man
mano che si abbassa il livello. Fate scolare l’unto in eccesso su un piatto
foderato con carta da assorbente.
Preparate la
salsa soffriggendo lo spicchio d’aglio tagliato a metà, unite la salsa qualche
foglia di basilico, l’estratto e l’alloro, portate a cottura, salate, pepate e
fate raffreddare.

Portate a
bollore abbondante acqua salata, cuocete la pasta molto al dente; gli anelletti
necessitano di 13 minuti di cottura, io li scolo a 9’. Nel frattempo foderate,
con le fette di melanzana più grandi, uno stampo per ciambella (o una teglia comune) dai bordi alti e
di 26 cm di diametro, conservate 5 o 6 fette per la copertura. Scolate la pasta
e versatela nel contenitore con la salsa. Aggiungete le melanzane rimaste
tagliate a pezzetti, la ricotta infornata grattugiata, e il basilico
spezzettato con le mani, unite una macinata di pepe e amalgamate i sapori.
Versate gli anelletti dentro lo stampo, livellate e coprite con le fette di
melanzane messe da parte. Infornate a 180°C per circa 20 minuti, fate
intiepidire prima di capovolgere il timballo su un piatto da portata  e servire con una manciata di ricotta e
qualche foglia di basilico.

In alternativa, nulla vieta di realizzare dei piccoli timballi monoporzione

parmigiana di zucchine o frittata al forno?

Su ‘Sale & Pepe’ di maggio 2014 a pagina 38, troverete una ricettuzza gradevole da vedere, picchì la bellezza è la prima cosa che a me salta agli occhi, non so a voi. Allora dopo una scorsa agli ingredienti ho dovuto apportare qualche modifica per evidenti incompatibilità del mio sposo con la ricotta. Ho aggiunto ‘n’anticchia di pan grattato e anche aumentato le dosi seguendo i miei gusti ma devo dire, per correttezza, che l’incipit partiu di ddà
parmigiana di zucchine o frittata al forno con pomodorini confit
700 g di zucchine
400 g di pomodorini
200 g di formaggio spalmabile
50 g di panna
3 uova separate
100 g di parmigiano grattugiato
olio extra vergine d’oliva
q.b.zucchero
pan grattato
basilico
sale
pepe
accendete il forno a 150°C. Lavate i pomodorini, tagliateli a metà e poneteli su una teglia, foderata con carta forno, con la parte tagliata rivolta verso l’alto, distribuite una spolverata di zucchero, una di sale e una di pepe, irrorate con un filo d’olio e infornate per circa mezz’ora. Spuntate le zucchine dopo averle lavate, tagliate nel senso della lunghezza a uno spessore di circa 4 mm. Sbattete i tuorli con il formaggio, aggiungete la panna e gli albumi montati a neve non troppo ferma. Spennellate di olio una teglia capiente, spolverate con il pan grattato e realizzate uno strato di zucchine, salate leggermente e proseguite con uno strato di pomodori confit, uno di basilico, uno di crema di uova e uno di parmigiano, realizzate gli strati successivi finendo gli ingredienti. Infornate a 180°C per 30-40 minuti. Fredda è buonissima.

come dilatare il tempo in una soleggiata mattina di maggio

Difficile? Ma no!
Complicata? Ma no!
Camurriusa? N’anticchiedda devo dire, ma tanto che avevo da fare stamattina? Mi volevo dedicare anima e core al mio pranzo e lo volevo fare con tutti i santi sacramenti. Ho usato tutte le pentole che avevo a disposizione…impossibile, vero è; per usarle proprio tutte mi ci vorrebbe un giorno intero, ne ho un numero inenarrabile; sicuramente posso dire di avere usato una WMF, una Roccianera e una Emile Henry. Praticamente fici l’anplein; come dicevo l’altro giorno? Ah, si! I ferri fanno il mastro, eccome.

per 4 cristiani:
per i ceci
150 g di ceci secchi
800 ml di brodo vegetale
una carota
un mazzetto di prezzemolo
uno scalogno
olio extra vergine d’oliva
tritate finemente il prezzemolo, la carota e lo scalogno, soffriggete in un cucchiaio d’olio, dentro la pentola a pressione, unite i ceci secchi sciacquati (senza ammollo) coprite con il brodo, chiudete il coperchio della pentola a pressione WMF, aspettate che il  secondo anello arancione dell’indicatore di cottura sia completamente visibile e cuocete per 45 minuti. Sfiatate e scolate i ceci conservando il brodo.
per il tajine
olio extra vergine d’oliva
300 ml di brodo vegetale
un cucchiaino di estratto di pomodoro
2 scalogni
2 carote
100 g di patate
2 cm di zenzero fresco
curry
paprica dolce
16 gamberi
500 g di asparagi sottili
nella tajine Emile Henry mettete un cucchiaio d’olio, lo scalogno affettato, l’estratto di pomodoro, lo zenzero tritato e due cucchiai d’acqua, stufate leggermente e aggiungete le patate e le carote affettate a rondelle, unite il brodo, le spezie e gli asparagi  dopo aver eliminato la parte dura. Coprite con il coperchio e cuocete per 15 minuti, unite i gamberi e cuocete ancora 10 minuti.

per il cous cous alla vaniglia
200 g di cous cous precotto
1 cucchiai d’olio extra vergine d’oliva
350 ml di brodo di cottura dei ceci
una baca di vaniglia
in una casseruola in pietra Roccianera ponete l’olio e e il cous cous, portate a temperatura la pentola e tostate il cous cous con una spatola.

 Spegnete il fuoco e unite il brodo caldo, mescolate e coprite con un coperchio, lasciando riposare per 10 minuti mescolando ogni tanto.

  Sgranate con una forchetta e cospargete con i semi di vaniglia.

Servite nei piatti individuali con cous cous in forma e il tajine vicino oppure scolate il tajine sul cous cous e portate in tavola la pentola.

A.A Ancora Asparagi

E ora basta! Almeno per un po’.
Bello è bello, che quando arriva la primavera faccio incetta di ingredienti di stagione, poi però mi fisso; mi capita come ai picciriddi che ritrovano giocattoli con i quali non giocavano da tempo, però si stancano e cercano qualcosa di nuovo. Uguale uguale io con gli asparagi, metto da parte per una prossima volta, magari prima che finiscano.

400 g di asparagi da mondare

100 g di panna a lunga conservazione
30 g di parmigiano grattugiato
2 uova
sale
pepe
noce moscata
olio
pan grattato
eliminate la parte dura degli asparagi, cuoceteli al vapore, salate e conservate qualche punta per la decorazione, frullate il resto. 
Sbattete in una ciotola le uova con la panna, aggiungete il parmigiano, aggiustate di sale e unite la purea di asparagi, pepate e grattugiate un po’ di noce moscata. Oleate 4 stampini monoporzione da crem caramel, cospargete con il pan grattato, suddividete il composto agli asparagi, poneteli dentro la vaporiera e cuocete per circa 20 minuti.

Primavera

E’ nell’aria, si sente! Se ciavurìi l’aria la senti che è diversa, isa le nasche e ciavurìa, dimmi che senti? Profumi inebrianti, l’erba tagliata, fiori che sbocciano e arricrìano, ciavuru a tinchitè. ‘Nsumma, penso proprio che per quest’anno, a meno di qualche altra pioggia marzulina, l’inverno lo salutammu “senza se e senza ma”.
Ora, io dico, con tutto ‘stu ciavuru e tutta ‘sta biddizza di primavera, l’occhi non ti fanno pupi pupi appena vidi la bellezza della freschezza della verdura di stascione? Ammia si! Nella sporta della spesa ci misi: favette, asparagi,scalogni e finocchietto. Alla cassa chidda mi fa:
“signora l’accattò ‘ì saiddi?” 
“Nonsi, ‘i saiddi a mari sunnu”
“Ah! e che ci fa cu ‘stu finocchiettu?”

Ecco che il cameratismo tra massare viene fuori, con una chilata di” mi faccio i fatti tuoi” e se mi piace “mi dai la ricetta”. E va beh! Niente ci fa, solo che a quel punto la coda alla cassa era disarmante.
Il piatto è camurriusu per i più ma io mi rilassai.
spaghetti alla carbonara di fave e finocchietto
per 4 cristiani:
320 g di spaghettoni
3 scalogni
50 g di pancetta affumicata
500 g di asparagi da mondare
1 kg di fave da mondare
200 g di finocchietto da mondare
1 uovo grosso o 2 piccoli
20 g di parmigiano grattugiato
un cucchiaio di olio extra vergine d’oliva
sale e pepe
Eliminate il baccello delle fave e tuffatele in acqua bollente salata per circa 10-15 minuti. Raffreddatele in acqua e ghiaccio e poi eliminate la cuticola. Mondate il finocchietto e cuocetelo in acqua abbondante salata, scolatelo e tritatelo finemente, conservando l’acqua per la cottura della pasta. Mondate gli asparagi, e lessateli in acqua bollente salata per circa 15 minuti o fino a quando saranno teneri. Taglieteli a tocchetti. In una padella  unite l’olio e un dito d’acqua, stufate gli scalogni tagliati a rondelle, unite la pancetta e le verdure, mescolate e spegnete. Sbattete l’uovo, unite il parmigiano, un pizzico di sale e il pepe. Cuocete la pasta nell’acqua usata per cuocere il finocchietto, scolatela e mescolatela con le verdure, unite l’uovo,poca acqua di cottura della pasta, se serve, maneggiatela sul fornello caldo ma spento e servite subit.o

…e che cavolo!

 per le mie fissazioni sui cavoli mi assumo le mie responsabilità, per quelle sui cavoletti andate a chiedere conto e ragione al fridge di Londra, io me ne lavo le mani. E’ normale che appena vedo i cavoletti di bruxelles io li debba comprare? Una reticella da unchilo ne accattai, e poi? E poi li devo cucinare, impupare e mangiare. Quindi vi tocca (per carità, solo per chi se l’accolla) questa ricetta dello strudel salato al cavolo viola con una nota verde del cavoletto, quelli che erano rimasti eh? Picchì ‘n’anticchia al forno, ‘n’anticchia in insalata, ‘n’anticchia in umiTo me li sono mangiati tutti, compresa ‘sta versione. La ricetta l’ho appuntata in un vero e proprio pizzino mentre la realizzavo, talìate ccà

 

ordunque mi erano rimasti gli ultimi 100 grammiceddi di cavoletti di Bruxelles poi, per colorare assai, ci misi 400 g di cavolo ‘incappucciato’ viola, per dare una nota duci ci misi 3 pere, per una nota filante ci misi 250 g di scamorza e per la croccantezza abbrustolita pinsai ai pinoli che nel vero strudel duci ci sunnu. Per assuppare il suchetto della verdura spolverai 40 g di pangrattato su 6 fogli di pasta phillo, generosamente pennellati con olio exra vergine d’oliva. Ma provo ad andare con ordine, s’annunca vi cunfunniti

c’è pochissimo da fare; affettate le verdure, stufatele in una padella antiaderente con un’idea di olio e il coperchio, idde rilasceranno l’acqua di vegetazione a quel punto levate il coperchio e portate a cottura secondo il vostro gradimento, salate e pepate, aggiungete i pinoli tostati, la scamorza e le pere tagliate a cubetti, mescolate e fate intiepidire. Su una placca, foderata con un foglio di carta forno, stendete un foglio di pasta phillo, pennellatelo con dell’olio extra vergine d’oliva, sovrapponete un altro foglio di pasta phillo e procedete così fino a sovrapporre tutti i fogli ben unti. Distribuite il pan grattato, poi il ripieno lasciando un paio di centimetri di bordo tutt’intorno. Ripiegate il bordo verso l’interno e ‘strudellate’ stretto stretto, ossia avvolgete il rotolo, dal lato corto e ben stretto lasciando la chiusura sotto la pancia dello strudel. Pennellate con altro olio e infornate in forno caldo a circa 180°C per circa 20-30 minuti, regolatevi secondo la conoscenza del vostro forno. E ccà vi lassu, baciamo le mani.

lustro e leggerezza

Io proseguo eh? Tanto lu sapiti che, ogni pizzuddicchiu, trasunu e nesciunu piatticeddi dietetici. Mi dispiace tanto per i più golosi che si aspettano sughi abbondanti, torte vastase con “scioglievolezze” di creme e cioccolata colante (bedda matri santissima). I periodi di magro ci vogliono per me, sono assolutamente obbligatori per non allargarmi come un pallone gonfiato e non passare più per i corridoi dei supermercati, il fine ultimo di un foodblog…ma che sto dicendo? Chi nnì sacciu qual’è il fine ultimo di un foodblogger, non devo e non voglio generalizzare, parlo ppì mmia che è megghiu: desidero assaggiare tutto, tanto e anche di più, voglio assaporare cibi mai assaggiati provare tutte, o quasi, le declinazioni delle cotture e non mi basterà una vita per questo, lo so, ma è assolutamente legittimo e ci provo non v’aviti ‘a siddiari. Allora, senza nesciri troppo ‘o largu e usando ingredienti semplici, provo a variare sul tema vellutata.

vellutata di fave spezzate zucca e aglio speziato arrosto
per due cristiani:
preparazione 1 ora e 30 minuti
cottura:30 minuti
per l’aglio arrosto:
una o più teste d’aglio (potete conservarlo in frigo e usarlo per altre preparazioni, oppure mettetelo sott’olio)
qualche chiodo di garofano
peperoncino secco sminuzzato
olio extra vergine d’oliva
per la vellutata
100 g di fave spezzate
400 g di zucca decorticata
una testa d’aglio arrosto
un porro
una carota
una costa di sedano
peperoncino secco q.b.
un rametto di rosmarino
una manciata di semi di zucca tostati e decorticati
olio extra vergine d’oliva
sale
preparate l’aglio arrosto tranciando di netto le cime di una testa d’aglio, sfogliatelo leggermente, mettetelo in una cocottina, infilzate con uno o più chiodi di garofano (a sentimento), cospargete con il peperoncino e un filo d’olio. Coprite le cocottine con un foglio di alluminio e infornate a 180°C per circa 30 minuti, togliete la copertura e cuocete ancora per altri 30-40 minuti dovrà scurirsi in superficie. E chista è una, annamu caminannu: tagliate a metà il porro e a spicchi la zucca, poneteli su una teglia, coprite con un foglio di alluminio e cuocete a 180°C per 15 minuti il porro e per circa mezz’ora la zucca. Tritate la carota e il sedano, ponetelo dentro una casseruola con due spicchi d’aglio arrosto e mezzo porro arrosto tritato, irrorate con un filo d’olio e 100 ml di acqua cuocete a fiamma dolce fino a quando le verdure crude saranno semicotte ma sempre croccanti, aggiungete le fave spezzate lavate e sgrondate, mescolate per fare insaporire e poi coprite con mezzo litro di brodo vegetale; cuocete per circa 30 minuti o fino a quando le fave saranno cotte. A metà cottura aggiungete la zucca tagliata a cubetti. Se l’acqua dovesse asciugarsi troppo aggiungete tanta acqua bollente, quanto basta per continuare la cottura. Prelevate poco più della metà delle fave, mettetele dentro un contenitore dai bordi alti e frullate. Impiattate con metà della parte frullata e metà di quella intera, decorate con fili di porro arrostito, metà dei semi di zucca e qualche foglia di salvia.