scorza d’arancia e il concorso per l’ingrediente segreto

Se avessi dei segreti, non terrei aggiornato un blog dove svelo le mie ricette, ma sono consapevole che una cosa che mi contraddistingue c’è e che la ricetta da sola non basta. Con questa frase non dico di essere migliore di nessun altro asserisco però che un segreto ce l’ho.
Quando assaggio un piatto non preparato da me, penso alla bontà degli ingredienti, all’amabilità di chi l’ha preparato e all’amore che ci ha messo per realizzarlo. Poi mi chiedo: quale sarà il suo segreto? Sarà uguale al mio?
Nel celebre film di animazione Kung Fu Panda, il signor Ping, padre adottivo di Po, sostiene che l’ingrediente segreto non esiste per il semplice motivo che il segreto sei TU.
Penso che l’amore che metto in qualunque cosa io faccia sia il mio ingrediente segreto; è altrettanto certo però, che per realizzare degli ottimi piatti, devo procurare degli ottimi ingredienti e, per seguire la filosofia che aleggia nel blog, renderli palesi a tutti 🙂
Allora mi sono chiesta, qual’è ingrediente segreto dei lettori di scorza d’arancia? Vi rigiro la domanda per sapere se, nelle vostre preparazioni, esiste un piatto in particolare che vi riesce meglio, una pietanza che come la fate voi nessuno! Oppure ancora, vorreste preparare una vivanda ma non avete quel particolare ingrediente che la renderebbe ineguagliabile. 


Chiacchierando su quest’argomento con Chiara di Tastexp, l’è-commerce siciliano di prodotti gastronomici spettacolari, ci è venuta l’idea del sondaggio. Rispondete alla domanda con un commento a questo post entro un mese da oggi e il vincitore scelto, tramite sorteggio casuale tramite Random.org , si ritroverà a casa tutti questi prodotti messi in palio da Tastexp 
ve li elenco:
Linguine al tartufo, di Antico Pastificio Morelli,
Marroni in crema di caffè, prodotto biologico di Le Piaggie
Cicerchia, biologica, di Azienda Agraria Alberti Guido
Patè di peperoncino, biologico, di Profumi e Sapori di Sicilia
Cubo gr. 100 pralina crema di bonet, di Bodrato Cioccolato
Piemontino,Torrone morbido alle mandorle, ricetta irpina di Dolci Terre
Fichi, pomodoro e dragoncello, condimento friulano di Casale Cjanor
Principuzzu, Cerasuolo di Vittoria dell’Azienda Biscaris
Biscotti Monaci, di I Dolci di Giotto, creati dai maestri pasticceri della pasticceria del carcere di Padova,
Olio extravergine di oliva di Pantelleria, di La Nicchia di Bonomo e Giglio
Miele di melata, bio, dell’azienda toscana Le Piaggie
Risotto con pomodoro e basilico, di Cascina Belvedere
La cuddrireddra di Delia, confezione multipla, presidio Slow Food

Andate a dare un’occhiata, registratevi prima non costa nulla e non avete nessun obbligo di acquisto, vi rifarete gli occhi. Troverete specialità gastronomiche di nicchia e prodotti di altissimo pregio con i quali potrete finalmente dire” vorrei e posso!” 
Il concorso scadrà il 16 marzo a menzanuotte. Così è deciso 🙂
vi svelo una delle mie ricette segrete i biscotti all’arancia e vaniglia
per circa 55 biscotti
300 g di farina 00
120 g di burro a temperatura ambiente
150g di zucchero
un uovo 
un cucchiaio colmo di panna densa
un’arancia
una bacca di vaniglia
un cucchiaino di lievito
un pizzico di sale

Riscaldate il forno a 170°C . Con uno zester grattugiate la scorza dell’arancia, mettetela da parte e poi spremete il succo in una ciotola. Sbattete il burro a crema con lo zucchero, aggiungete l’uovo e fate amalgamare; se usate la planetaria fermate la macchina raccogliete con il gancio stesso, l’impasto spalmato sulle pareti del contenitore, riagganciatelo  e riavviate la macchina.. Unite i semi della vaniglia, la scorza dell’arancia, un cucchiaio e mezzo di succo e la panna. Setacciate la farina con il sale e il lievito; aggiungete il miscuglio secco a cucchiaiate. Riempite un sac-a-poche senza beccuccio, che abbia almeno poco più di due cm di diametro e realizzate dei mucchietti su una teglia foderata con carta forno, abbassate con un dito leggermente infarinato il pennacchio che formerà l’impasto e cuocete per 7-8 minuti. Sfornate i biscotti, fateli raffreddare qualche minuto sulla teglia e poi trasferiteli su una gratella per farli raffreddare completamente.
preparate la glassa setacciate 50 g di zucchero a velo in una ciotola, aggiungete 2 cucchiai scarsi di succo d’arancia e mescolate con una frusta a fili fino ad ottenere una glassa abbastanza fluida. Riempite un cornetto di carta forno e decorate i biscotti come più vi piace.

c’è picca ‘i fari

nei cuori ci sguazzerei, sono un’inguaribile romanticona; che male c’è? Ci dobbiamo uniformare tutti dietro una corazza dura e rumorosa (sdeng)? Io non ci sto! 
Ma perché se al mio sposo non piacciono i cuoricini, non devono piacere a me? Perchè? Ditemelo!

Quando l’ho conosciuto, ascoltava una musica che ppì mia era scognita: Jazz, musica fusion… Io non la conoscevo, ascoltavo Claudia Baglioni, ma per farmi bedda agli occhi suoi finsi di conoscerla. Che?! Che male c’è? Da quel giorno passarono, aspettate facitimi fari i cunti […] 22 anni, assai sono vero? Poi nn’ì maritammu, a iddu piace sempre la musica Jazz e ammia  piacciono sempre i cuoricini. Perfettamente disallineati ahahahah!
Questi che vedete nella foto mi hanno acchiappato l’anima, il cuore e l’occhi, li ho visti su Pinterest, poi con il link sono andata direttamente da lei e mi misi a tradurre dallo svedese…non ci bastava l’inglese no! Ho confrontato la traduzione con le ricette in italiano dei kannelbullens,  fatto la conversione dalle tazze ai grammi, pesato gli ingredienti secchi misurati in millilitri riportandoli in grammi, ridotto il peso del lievito e passando da Comida de mama questo è il risultato dei
Corideddi alla cannella da una ricetta molto svedese oramà coincidente con il marchio del signor Ikea.
Per l’impasto:
14 g di lievito di birra
50 ml di acqua tiepida
900 g di farina 00

100 g di burro fuso
400 ml di latte
2 g di sale
180 g di zucchero
15 capsule di cardamomo o in alternativa un cucchiaino di cardamomo in polvere
per il ripieno:
150 g di burro a temperatura ambiente
1 cucchiaio raso di cannella
150 g di zucchero
per la finitura:
un tuorlo
3 cucchiai di latte
zucchero di canna o granella di zucchero o codette colorate.

Liberate i semi contenuti nelle capsule di cardamomo e pestateli nel mortaio con cura. Dentro la ciotola della planetaria o in un grande contenitore, sciogliete il lievito di birra con l’acqua tiepida. In un pentolino fondete il burro e poi unitevi il latte mescolando per amalgamare. Aggiungete lo zucchero al lievito e fate partire la macchina al minimo con il gancio per i lievitati, unite il cardamomo macinato e il composto di latte e burro. Incorporate la farina poca alla volta poi il sale e ancora farina fino a terminarla. Otterrete un impasto liscio, morbido e profumatissimo. Tirate fuori l’impasto dalla ciotola, rimaneggiatelo poco su un piano di lavoro spolverato di farina, ripiegatelo formando una palla, riponetelo nella ciotola leggermente imbiancata di farina. e fatelo riposare, coperto da un canovaccio umido oppure da un foglio di pellicola alimentare, dentro il forno spento con la luce accesa almeno tre ore. Mentre la pasta lievita preparate il burro alla cannella; mettete il burro in una ciotola con lo zucchero e la cannella lavorate con una spatola se ci riuscite, io ho amalgamato gli ingredienti con la mano.  Trascorso il tempo necessario alla lievitazione troverete la vostra pasta raddoppiata. Rilavoratela e dividetela in tre parti uguali. Stendete una parte con un mattarello, realizzando un rettangolo di circa 25 per 30 cm. Con una spatola di metallo distribuite un terzo del burro alla cannella sull’impasto e arrotolate i lati lunghi verso il centro. Con una spatola rigida invece, tagliate i cuori mantenendo uno spessore costante di circa 2 cm. Modellate ciascun pezzo allungando la base verso il basso, in modo da formare un cuore ( *_*  ghghghgh la parte più bella). Ponete i cuori su una teglia foderata con carta forno e fate riposare ancora circa 20 minuti. Spennellate con la miscela di tuorlo e latte, cospargete con la finitura zuccherosa che più vi piace e infornate a 200 °C per circa 20 minuti controllate la cottura basandovi sulla conoscenza del vostro forno. Mangiateli ancora caldi.
Siete ancora in tempo per partecipare al contest

il Diavolo non fa i coperchi ma in compenso sa fare delle torte celestiali

Alla fin fine il Diavolo non è così brutto come lo si dipinge…o meglio se sia brutto non lo so, picchì non lu vitti(*) però, sono sicura, bravissimo è! Questa torta è del Diavolo, nel senso che l’americani la chiamano Devil’s Food Cake… E vi ho detto tutto! In effetti l’associazione alla tentazione è perfetta. E’ bellissima da vedere; emana un profumo che incanta; è di una bontà angelica.
(*) non l’ho visto
Di ricette ne ho lette tante ma quella che mi ha colpito l’ho copiata uguale uguale a meno di un ingrediente preziosissimo di cui la nostra Isola, secondo me, prima o poi ne sentirà la mancanza, il Biscoff Spread.
Cafe Fernando suggerisce, in mancanza di questo preparato a base di Speculoos, il burro di arachidi. Non vi posso raccontare la bontà della crema ganache, quindi fatevela! 😀
Devi’s Food Cake di Cafe Fernando
150 g di burro
50 g di cacao di ottima qualità
2/3 di tazza americana (153,33 ml) di acqua bollente
1/3 di tazza americana (76,66 ml) di latte intero caldo
210 g di farina 00
2 g di bicarbonato di sodio
1 g di sale, io ho usato il fior di sale
300 g di zucchero semolato, io ne ho usato 280 g 
3 uova grandi 
1 cucchiaio di estratto di vaniglia, io ho messo due fialette di aroma alla vaniglia
Per non uscire pazzi con le conversioni dall’America all’Italia vi consiglio di comprare un misurino con i cup
Per la ganache
150 g di cioccolato fondente al 70% di cacao
150 g di cioccolato al latte
400 g di Biscoff Bread o in alternativa di burro di arachidi. Al supermercato ho trovato un barattolo da 350 g niente ci fa.
400 g di panna fresca
Per i frammenti di cioccolato
120 g di cioccolato amaro al 70%
Cominciate realizzando i frammenti di cioccolato. Sciogliete a bagnomaria i 120 g di cioccolato previsti per la decorazione; fate in modo che il pentolino che contiene il cioccolato non tocchi l’acqua calda. Preparate un foglio di carta forno lungo circa 40 cm., versate il cioccolato fuso e, con una spatola lunga di metallo, distribuitelo in modo uniforme e sottile, lasciando un bordo tutto intorno.Coprite con un altro foglio delle medesime dimensioni e passate la mano sulla superficie per evitare bolle d’aria. Arrotolate attorno ad un matterello dal diametro piccolo, circa due cm, e ponetelo in frigo per almeno 2 ore.

Trascorso questo tempo, rimuovete il matterello dal frigo e srotolatelo con un movimento rapido che creerà le scaglie. Rimuovete solo il foglio superiore e collocate le scaglie su un vassoio, aiutandovi con il foglio su cui poggiano e ponetele in frigo fino al momento dell’uso.

Foderate il fondo di due teglie apribili da 20 cm di diametro con carta forno, imburratele sia sui lati che sulla carta, spolveratele con del cacao amaro e poi battetele per eliminare quello in  eccesso. Io sono in possesso di due teglie apribili da 22 cm di diametro, manco a dirlo, ho usato quelle 🙂
Accendete il forno a 180°C e procedete con l’impasto di base.
Setacciate il cacao in una ciotola, aggiungete l’acqua bollente e, con una frusta a fili, mescolate fino a quando si sarà sciolto. Aggiungete il latte e sbattete per amalgamare. A questo punto fate raffreddare.
Setacciate insieme la farina con il sale e il bicarbonato di sodio, mettete da parte anche questa miscela. Nella planetaria sbattete il burro morbido ridotto a dadini con  la frusta a velocità media; aggiungete lo zucchero e sbattete ancora 5 minuti; raccogliete l’impasto dai bordi della ciotola e continuate a sbattere. Aggiungete un uovo alla volta facendo attenzione che venga inglobato perfettamente prima di aggiungere il secondo e poi il terzo. Abbassate la velocità della macchina e unite la vaniglia poi la farina in tre volte alternandola al composto di cacao. Dividete il composto in due distribuendolo nelle teglie preparate in precedenza. Conoscendo la potenza del mio forno ho abbassato la temperatura a 160 °C ed ho cotto le torte per 25 minuti. Voi regolatevi di conseguenza sapendo che la ricetta originale consiglia 180°C per 25-30 minuti. Tirate le torte fuori dal forno dopo aver fatto la verifica che siano cotte con lo stecchino ( se ne esce pulito sono pronte) e fatele riposare nelle teglie per 5 minuti, dopo sformatele su due griglie per dolci e fatele raffreddare completamente.

Preparate la crema spezzettando i due cioccolati, più piccoli saranno i pezzetti prima e con più facilità otterrete la fusione. Poneteli in una doppia pentola per scioglierli a bagno maria, facendo sempre attenzione che il fondo della pentola superiore non tocchi l’acqua calda. Togliete dal fuoco e amalgamate il burro di arachidi poco alla volta (se il burro dovesse essere troppo compatto poggiatelo nel pentolino con l’acqua che vi è servita per il bagno maria). Mettete questo composto nella ciotola della planetaria, aggiugete la panna e montate fino a raggiungere una consistenza spumosa con dei pennacchi.Attenzione a non sbattere troppo perché la crema potrebbe smontarsi.

Composizione
Eliminate la carta forno da uno dei due dolci, se è necessario pareggiate la superficie con un coltello seghettato e poi poggiatelo su un disco di cartone pochi millimetri più piccolo del diametro della torta. Versate un po’ più di un terzo della crema e livellatela con una spatola lunga. Posizionate il secondo dolce mettendolo con la base verso l’alto ed eliminate la carta forno, realizzate una leggerissima pressione con il palmo della mano per farlo aderire alla crema. Distribuite la ganache in alto e ai lati, livellandola con la solita spatola sulla parte superiore e con una più piccola sul bordo. Applicate i cocci di cioccolato lunghi sui bordi e quelli piccoli poggiateli sull’area superiore. Mettete in frigo per almeno un’ora.

Con questa torta parteciperei volentieri al contest di Valentina Cucinando con il Cuore, l’ho preparata per festeggiare il compleanno del mio sposo. Per ovvi motivi di conflitti d’interessi (si dice così no?) non posso. Ciò che posso sicuramente fare è ricordarvi che avete a disposizione ancora poco meno di due settimane. Amunì spicciatevi!

 

Banana Bread? No Banana Ring

mi sto americanizzando; è un processo inarrestabile, lento e graduale. Non parlo l’inglese ma capisco quacche cosa qua e là. No tut tut. Questo “benedetto” pane di banane mi ronza nella testa DA SEMPRE. O almeno dal 17 maggio 2010  🙂
Mi frullava in testa il solito mantra : appena la dodicenne si stufa delle banane, quelle cominciano ad invecchiare (loro) mentre io faccio la ricetta di Alex
Oh! Quanti ne abbiamo oggi? 30GENNAIO2012…La dodicenne si è stancata solo ora delle banane, ma mi nnì lassò sulu dui (me ne ha lasciate solo due) appena 170 g…
Allora nenti fici? Mi lanciai nel ring, un loop vorticoso, di quelli che non ti fermi più e giri_giri_giri_ giri…
C’è chi sostiene che il Banana Bread/Ring abbia origini sicule[…] hai visto mai che siano loro a siculianizzarsi ahahahaha

170 g di banane mature, sbucciate
100 ml di panna fresca
100 g di farina di farro bianca
110 g di farina 00
150 g di zucchero semolato
180 g di burro morbido
2 uova medie
30 g di fiocchi di mais
40 g di nocciole tostate
8 g di lievito per dolci
Accendete il forno a 180°C e imburrate uno stampo a ciambella dai bordi alti dalla capacità di circa un litro e mezzo.Tritate le nocciole e unitele ai fiocchi di mais; mettete questo composto all’interno della teglia facendolo aderire al burro con movimenti di polso. Quello che resta suddividetelo; mettetene metà sul fondo della teglia, l’altra metà mettetela da parte. Schiacciate  le banane con una forchetta e mescolatele alla panna. Sbattete il burro morbido, ridotto a pezzetti, con lo zucchero; aggiungete un uovo alla volta amalgamando bene. Aggiungete metà delle farine setacciate con il lievito, le banane con la panna, il composto di fiocchi di mais con le nocciole messo da parte e in ultimo, finite con l’ultima parte di farine. Riempite a cucchiaiate lo stampo e infornate per circa 30 minuti, basatevi sulla conoscenza del vostro forno e verificate la cottura con uno stecchino.
Se vi va, prima di servire, fa molto chic o cool, sciogliete 50 g di cioccolato amaro e versatelo sulla fetta oppure mangiatelo così com’è a colazione 😉

C come sCorza e d’aranCia

vi siete mai persi? UHHHH!  Io un sacco di volte, mi perdo e mi riperdo, ma mica per le strade, no! Ho un senso dell’orientamento talmente spiccato che, anche volendo, non mi posso perdere. Oggi c’è il navigatore ma prima dell’avvento, c’era chi mi chiamava per sapere che strade fare per raggiungere un luogo qualunque a Palermo…ed io sono di Messina.
Invece dentro di me, nella mia testa, mi perdo, anche perchè è piena di buchi, prese d’aria,  d’inverno quando non chiudo le porte e quindi mi perdo, sembra di stare al Colosseo e fa friddu. D’estate almeno c’è qualche passata di scirocco che mi salva e poi c’è il sole che, si sa, mi rigenera.
Dicevo, prima di divagare, che mi piddivi n’autra vota (mi sono persa ancora), poi mi ricordai che dovevo avere da qualche parte, un po’ di amore conservato in qualche cassetto poi invece l’ho trovato in frigo.

biscotti al succo d’arancia e olio extra vergine d’oliva
160 g di succo d’arancia
340 g di farina 00
120 g di farina di mandorle
80 g di farina di grano saraceno
la scorza di un’arancia grattugiata
un uovo intero
un tuorlo
170 g di zucchero semolato
30 g di olio extra vergine d’oliva
90 g di panettone o pandoro o panbrioches o pandispagna
1 bustina di lievito
per decorare:
un tuorlo
un cucchiaino di latte

Frullate il panettone nel mixer riducendolo in briciole, mettetelo nella planetaria con le farine, la scorza d’arancia con il lievito setacciato e lo zucchero; montate il gancio K e fate partire la macchina al minimo, aggiungete le uova, il succo e l’olio. Otterrete un impasto molto morbido che metterete in una ciotola aiutandovi con una spatola rigida per dolci. Coprite con la pellicola e fate riposare tutta la notte in frigo. Prelevate una piccola porzione d’impasto, il resto rimettetelo in frigo e accendete il forno a 160°C; distribuite della farina sul piano di lavoro, stendete la frolla con un matterello raggiungendo uno spessore di circa 4-5 mm, ritagliate con uno stampino i biscotti e metteteli su una placca foderata con carta forno. Considerando che la pasta è morbidissima vi consiglio di tenere a portata di mano un cumuletto di farina dove passerete la formina per evitare che si attacchi troppo all’impasto e soprattutto, se avete il forno sotto il piano cottura, non utilizzate le griglie come piano d’appoggio per la placca.
Sbattete il tuorlo con il latte e con un pennello spennellate la superficie dei biscotti, infornate per 7 minuti.

eppur si muove…

la protesta intendo, quella dei contadini, delle maestranze, degli operai e degli autotrasportatori. La Sicilia in ginocchio davanti ad un altare che non c’è. Non fa notizia il suicidio di un disoccupato, ex falegname e padre di famiglia, nella provincia di Palermo, nessuno ne parla; mi chiedo, quante di queste disgrazie sono accadute e non ne siamo a conoscenza? Spero nessuna!
Per fortuna esiste la rete, un intreccio fitto, fitto di persone che con un tam-tam hanno costretto radio e televisioni nazionali a parlare del problema che attanaglia l’Isola già da 8 giorni. Adesso la protesta si allarga a macchia d’olio e risale lo Stivale; è notizia di stamani, gli autotrasportatori incrociano le braccia, blocchi stradali fino a Roma. E le arance di cui parla Irene qua saranno acquistate dalla Spagna, il danno economico è pazzesco…
Nel frattempo abbiamo la benzina razionata, per chi ne ha ancora e per chi ha fatto le nottate in coda davanti ai distributori recuperando, per i più fortunati, venti euro di carburante.

Oggi, dunque, leggerete una ricetta duci* realizzate con delle, eccellenze siciliane: la gelatina di Nero d’Avola e i pistacchi di Bronte.
mezze lune ai pistacchi di bronte e gelatina di Nero d’Avola
250 g di farina 00
100 g di farina di castagne
2 uova e un tuorlo
5 g di lievito in polvere
1 g di chiodi di garofano pestati al mortaio
40 g di gelatina di Nero d’Avola
100 g di burro
80 g di pistacchi di Bronte non salati
un pizzico di sale
zucchero di canna 50 g più quello per la finitura
zucchero a velo per la guarnizione (facoltativo)

Setacciate le farine con il lievito e il sale. Sbattete con una frusta il burro morbido con lo zucchero di canna, aggiungete un uovo alla volta, i chiodi di garofano pestati e la gelatina di Nero d’Avola. Se avete la planetaria, smontate la frusta a fili e aggiungete la frusta K, in caso contrario lavorate con le mani o con una spatola. Aggiungete il miscuglio di farine e i pistacchi tritati a coltello grossolanamente. L’impasto sarà morbido, realizzate una o due palle e ponete in frigo a riposare per due ore. Trascorso questo tempo, prelevate delle palline di impasto grandi come noci, realizzate dei cilindretti che appiattirete alle estremità, rotolateli sullo zucchero di canna e infine piegatele realizzando delle mezzelune. Ponete i biscotti, distanziati l’uno dall’altro, su una placca foderata con carta forno e ponete in frigo ancora mezz’ora almeno.  Riscaldate il forno a 170°C infornate fino a doratura, circa 15 minuti; come sempre vi ricordo di basarvi, per la cottura, sulla conoscenza del vostro forno. Se volete dopo la cottura spolverateli con lo zucchero a velo.

*dolce

mamma mi fai i pancake?

Maròòòò con queste americanate!Mia figlia, puntualmente ogni fine settimana, mi pone la fatidica domanda. ‘Sti picciriddi d’oggi mangiano pane e America, il Mc di qua e il Mc di là e la Coca Cola e le patatine fritte a bastoncino dentro il cartoncino colorato a strisce…Io non ci sto! ‘A và manciati stu piatto di pasta come t’ha fà to matri e passa pà casa! Traduco per i non residenti sull’Isola: “mangia questo piatto di pasta come te lo prepara la mamma, e vai a casa.” Va beh, direte voi, i pancake sono un’altra cosa, sanno di casa, di calduccio, di domenica mattina, sanno quasi di famiglia felice raccolta attorno al tavolo la mattina a colazione, sanno proprio di buono. Sono d’accordo, allora faccio una deroga alla mia ignoranza, perchè di quello si tratta quando si chiudono le porte al nuovo che avanza, e mi lancio in questa preparazione che in verità preparo già da tanto con la ricettuzza di Enza, facile e veloce senza bisogno di aspettare la lievitazione. Oggi però ve ne propongo un’altra che arriva direttamente, UDITE UDITE, dagli Stati Uniti eh si! Mia è una lettrice del blog e ormai, dopo tanto scriverci, posso asserire che è una mia amica; la sua famiglia, manco a dirlo è di origine italiana, veneta per la precisione, lei mi ha regalato molti consigli e ricette una tra le quali questa, amunì pigghiatevi un pizzino. Ah!Sapete che, come altri amici, anche Mia si sta siculianizzando? alla fine della mail mi saluta chiamandomi bedda ahahahah
Questa è la ricetta originale che mi ha mandato Mia.

  • 1 bustina di lievito di birra (7g)
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • 2 1/2 tazze  di latte tiepido
  • 2 uova
  • 1/2 tazza di burro fuso
  • 2 1/2 tazze di farina
  • 1 cucchiaio di sale
  • 1/2 tazza di avena (fiocchi)
  • 1 cucchiaio (piccolo) di cannella 

io ho convertito la ricetta in grammi, aggiunto e omesso qualcosa, quando l’ho comunicato a Mia mi ha detto:” Ti ho inviato qualche misure, ma in realta’ non ti preoccupare molto xche’ ogni ingrediente, ogni contenitore, sono sempre cose diverse in ogni casa. Forse la farina prende piu’ liquido, la tazza e’ un po’ piu’ grande, etc. quindi se le misure non sono perfette non importa molto; il piu’ importante e’ l’opinione della cuoca!  :D”
E’ adoraile non trovate anche voi? Scrive benissimo in italiano, ha fatto tanti progressi; lei fa pratica ed io rimango ignorante 🙂
Grazie MIA :*  
per una decina di pancake cotti in un padellino dai bordi molto bassi da 17 cm di diametro
50 g di zucchero ma aumenterei a 70 almeno poi dipende con cosa li accompagnate
592 g di latte tiepido
469 g di farina 0
2 uova
115 g di burro fuso (tiepido)
4 g di lievito di birra fresco
un pizzico di sale
La sera prima, sciogliete il lievito nel latte, aggiungete lo zucchero e fate riposare una decina di minuti. Aggiungete gli altri ingredienti delicatamente con una frusta a fili, coprite con la pellicola per alimenti e lasciate lievitare circa otto ore nel forno spento con la luce accesa. Trascorso il tempo necessario otterrete una pastella densa e alveolata, ungete un padellino per pancake con del burro, prelevate poco meno di un mestolo di composto, versatelo nel padellino e distribuitelo con una spatolina di metallo, cuocetelo da ambo i lati a fuoco lento. Mangiateli tiepidi con lo sciroppo d’acero classici all’americana o con la Nutella per fare una amichevole allenaza con l’Italia (ma anche con il miele, la cioccolata calda e tutto ciò che appaghi il vostro gusto).

scorza d’arancia

mi ripeto, vero è! Ma che ci vuliti fari? Quando l’età avanza bisogna avere pacienza. Un anno nuovo,  per giunta friddu, invernale e mallìttu non può non avere un certo non so che di agrumato.  Il bello dell’inverno, per me,  sono le arance; le arance fanno Natale e capodanno e ancora per un po’ ne avremo da mangiare, dolci e sugose, alcune volte “asprignottele” o acidule ma sempre bone sunnu.
quella che vi faccio ciavurari è una totTa per l’inverno, tipica di questo periodo, perfetta per un pomeriggio di pioggia con il caminetto acceso e una bella tazza di tè. Considerando che la giornata di pioggia l’avevo (alla grande) il tè pure, mi mancava il camino…niente ci fa, la torta ci stava intonata alla perfezione.
la scorza grattugiata di 2 arance medie
il succo di un’arancia
180 g di farina 00
150 g di farina di mandorle
180 g di burro
130 g di zucchero semolato
250 g di yogurt alla vaniglia
4 uova
una bustina di lievito in polvere
30 g di zucchero di canna
un pizzico di sale
scorze d’arancia candite

lavorate con la frusta il burro morbido con lo zucchero semolato. Aggiungete le uova, uno alla volta, la farina setacciata con il lievito, il sale, lo yogurt la farina di mandorle; in ultimo aggiungete la scorza delle arance grattugiata. Mescolate bene per amalgamare tutti gli ingredienti. Versate l’impasto in uno stampo da 26 cm ben imburrato e infarinato e cospargete la superficie con lo zucchero di canna; cuocete in forno già caldo a 180°C per circa mezz’ora o comunque fino a quando la torta risulterà asciutta alla “prova stecchino”. Sfornate e fate raffreddare qualche minuto dentro la teglia e poi rovesciatela su una gratella per dolci. Spremete il succo di una delle due arance, ne otterrete circa 125 ml, mettetelo in un pentolino con 30 g di zucchero semolato, portate a ebollizione mescolando e spegnete. Bucherellate il fondo della torta con uno stecchino, con un pennello per dolci spennellate generosamente la superficie con lo sciroppo tiepido, imbibendo per bene. Girate la torta su un piatto da portata e pennellate anche l’altro lato della torta, cospargete con delle scorzette candite e prima di servire, se volete, spolverate con lo zucchero a velo, ma sappiate che il candido zucchero verrà assorbito totalmente dall’umidità della torta

ho bisogno di cose rassicuranti

cose familiari, cose che rilassano lo spirito e la mente. Mi sembra  che la corsa al cenone abbia bisogno di una frenata, fermiamoci e rilassiamoci con una toTTa di mele; una torta pressochè classica, quasi una “torta della nonna”…io per fare aleggiare lo spirito di mia nonna Elsa, ho usato la sua teglia per la ciambella 🙂
Sono partita da una ricetta di Sale&Pepe del novembre 2008, ma poi lo sapete com’è e come non è, ci metto le mani e devo smurritiare fino a quando mi convince e inforno felice aspettando che il ciavuru inondi la casa.
attenti a mia.
1 mela e mezza della varietà Pink Lady o comunque una bella tritrigna (soda)
100 g di farina
100 g di farina di mandorle
3 uova
90 g di zucchero semolato
120 g di burro più un altro po’ per la finitura
la punta di un cucchiaino di cardamomo macinato
una bustina di lievito
un paio di cucchiai di latte
un pizzico di sale
una manciata di zucchero di canna

sbattete le uova insieme con lo zucchero semolato, aggiungete il burro morbido a pezzetti e amalgamate con le fruste. Aggiungete la farina e il lievito setacciati, la farina di mandorle, il sale e il cadamomo. Sbattete fino ad amalgamare bene aggiungendo infine il latte. Imburrate e infarinate uno stampo per ciambella di 24 cm di diametro,  distribuite il composto a cucchiaiate, considerate che avrà una consistenza poco fluida ma niente ci fa; sbucciate le mele e tagliatele a quarti, praticate delle incisioni a libro e affondatele nell’impasto ma non troppo, distribuite sulle mele lo zucchero di canna e un pezzettino di burro. Infornate a 170°C per circa mezz’ora poi quando la toTTa avrà assunto un bel colore brunito e le mele avranno tutt’intorno ancora l’impasto bagnato, spegnete il fuoco e fate raffreddare in forno spento.

ditemi voi se, a prima vista, non viene voglia di sedersi di fronte al caminetto con una bella tazza di the caldo in compagnia di persone care.

a voi capita?

di parlare da soli? Ad alta voce? Di mummurìari? A me sempre! Quando sono sola passi, quando qualcuno mi sente cosa penserà? Mia figlia oramà non ci fa più caso, se mi sente parrari si sincera se staiu parrannu cu idda se no niente ci fa 🙂
Qualche decennio fa mi creavo il problema, adesso minnifuttu, ma chi se ne frega? L’apparenza inganna sembro una persona “normale” di primo acchito, invece pazza di catene sono 🙂
ma poi dicitimi ‘na cosa…che vuol dire “normale”?  Mah!
Comunque tornando al discoSSo, mummuriavo dintra di mia che dovevo riproporre la ricettuzza dei buccellati come li faccio io. Si, lu sacciu che già ve la cuntai, ma quannu li fici la prima vota le dosi non erano precise precise. E mi dicevo: “primo o poi la devo ripostare, picchì l’azzizzai bona!” 
Come molti sanno, io messinese sono e i buccellati non appartengono alla mia tradizione. Mia figlia invece, palermitana è. E secunnu vui io non imparavo a fare ‘sti biscotticeddi densi e carichi di tradizione da tramandare? ‘Nza mà! Vi avverto laboriosi sono ma la soddisfazione che vi danno non si può cuntari.
Come dissi qua la ricetta me l’ha insegnata passo passo la nonnina dei tre gemellini di Capaci, manco a farlo apposta, portiamo lo stesso nome, tra noi è scattata una scintilla, mi ha insegnato delle ricettuzze favolose e io ricca mi sento! Le ricette delle nonne, spesso sono legate all’esperienza quindi non ci sono delle dosi precise, quindi oggi voglio aggiornare la ricettuzza con i miei appunti 😉
Prima però, considerando che questi sono biscotticeddi che si preparano per il Natale, voglio segnalarvi il nuovo contest di Cucinando che verte sulla ricetta della vostra tradizione che in genere non manca mai per Natale.

Come di consueto i premi di Cucinando sono speciali, messi in palio dal gruppo tedesco Zwilling e Staub, il primo specializzato nella coltelleria e negli utensili di alta qualità, il secondo specializzato in prodotti in ghisa smaltata.

primo premio Casseruola rossa da 22 cm

secondo premio coltello cuoco 20 cm PURE

terzo premio tortiera in ceramica 28 cm

Il contest consiste nell’inviare la vostra ricetta speciale, creata appositamente per il contest e pubblicata in data successiva all’inizio dell’iniziativa, cioè oggi.
Se avete un blog postate la vostra ricetta con la foto del piatto, inserendo il banner con il link a questo post di Fico e Uva. Se non avete un blog potrete inviare la ricetta a  ficoeuva@gmail.com oppure condividendola su Facebook lasciando sempre un commento al post di Fico e Uva con il link della ricetta. Il contest comincia il 5 dicembre e si concluderà la sera della Befana. Le ricette saranno valutate dalla squadra di foodbloggers:
Sara di Fico secco e Uva passa

Laura di Io così come sono
Ramona di Farina Lievito e Fantasia
Claudia di Scorza d’arancia
Valentina di L’aroma del caffè
Sarah di Fragola e Limone
Elga di Semidipapavero
Aurelia di Profumi in cucina
Anna di Anna The nice
E da Riccardo e Valentina di Cucinando.
Al termine del contest verrà creato un pdf in cui verranno raccolte tutte le ricette che avranno partecipato.
Adesso è arrivato il momento della mia ricetta di Natale ovviamente fuori concorso.
1 kg di farina 00
250 g di zucchero a velo
250 g di strutto
2 bustine di vanillina 2 cucchiaini di stratto di vaniglia
2 bustine di lievito
2 tuorli e un uovo intero (la ricetta originale prevede tre tuorli)
1 cucchiaino di bicarbonato
10 g di ammoniaca per dolci (la ricetta originale ne prevede 20g)
1arancia
1limone
250 ml di latte
Se non avete la planetaria impastate a mano ovviamente, altrimenti fate come vi cuntu io:
Nel bicchiere del Ken mettete la farina, il lievito, la vaniglia, il bicarbonato e l’ammoniaca. Montate il gancio K e mescolate al minimo. Fate un buco al centro della farina e mettete le uova e la scorza grattugiata degli agrumi; accendete la macchina e mescolate sempre al minimo. In un pentolino sciogliete lo strutto, aggiungetelo alla farina sempre mescolando. Spegnete la macchina e procedete sciogliendo lo zucchero con il latte, nel tegamino dove avete sciolto lo strutto. Mescolate e poi versate nell’impasto a macchina accesa, sempre al minimo. Prelevate l’impasto dal bicchiere, manipolatelo sul piano di lavoro con poca farina se è troppo appiccoso, fate una palla e ponetelo in un contenitore; con la mano messa di taglio incidete una croce, copritelo e portatelo a temperatura ambiente. Dopo ponetelo in frigo a riposare tutta la notte.
Preparate il ripieno:
250 g di mandorle
150 g di uva passa
150 g di zuccata (zucca candita)
100 g di cioccolato fondente
150 g di fichi secchi
50 g di miele di fichi o di api
130 g di marmellata di arance
130 g di confettura di fichi
1/2 cucchiaino raso di cannella
pochi chiodi di garofano pestati nel mortaio
1 arancia
1 mandarino
zucchero a velo per decorare
Passate in un tritacarne l’uva passa alternandola ai fichi secchi e alla zuccata. Otterrete un impasto omogeneo. In una padella antiaderente tostate le mandorle e poi passatele in un mixer poche alla volta per non sminuzzarle troppo. Riducete a pezzetti piccoli la cioccolata oppure se volete fare prima comprate le gocce. Riunite gli ingredienti preparati in una ciotola aggiungendo la scorza degli agrumi grattugiata, unite anche la marmellata di arance (quest’anno avevo una marmellata di kumquat realizzata dalle manine sante di mia mamma e bona ci sta!), la confettura di fichi e il miele. Mescolate bene con le mani, coprite e fate riposare tutta la notte in frigo. Il giorno dopo ponete fuori dal frigo gli impasti e portateli a temperatura ambiente, dopo rimpastate la frolla su un piano di lavoro per renderla ancora una volta elastica. Se il ripieno è troppo duro aggiungete poco liquore all’arancia e rimpastatelo per ammorbidirlo.  

Prelevate una parte di frolla e stendetela con il mattarello, con un coltello ritagliate la pasta in eccesso e realizzate un rettangolo di circa 11 per 12 o più, l’importante è che il lato corto si attesti sugli undici cm. Prelevate un po’ di ripieno, stendetelo con il  coltello su metà del rettangolo, sul lato lungo.


Ripiegate il rettangolo e incidetelo a pettine senza arrivare al fondo. Ricavate degli elementi composti da due, tre o quattro “denti” e arrotolateli a guisa di riccioli.

Accendete il forno a 180°C poi abbassate la temperatura a 160 e infornate su una teglia foderata con carta forno per circa 15 minuti. Sfonate e spolverate con zucchero a velo quando sono ancora caldi. Conservate in una scatola di latta si mantengono anche più di un mese.