testa di (sedano) rapa

Mizzica, lo sapevate che il sedano rapa ha pochissime calorie? 22 kcal per 100 g, io non lo sapevo e non è l’unica cosa che non conosco…

Per non di meno a ciò, per dimagrire mi siddìa mangiare sempre ‘i stissi cosi, quindi oggi mi propongo degli sformati di sedano rapa cotti al vapore: attenti a mia!
per 4 persone
un sedano rapa di circa 500 g
la scorza di mezza arancia
6 chiodi di garofano
2 foglie di alloro
un giro d’olio
400 ml di acqua

sbucciate il sedano rapa, affettatelo e riducetelo a cubetti, ponete sul fondo della vaporiera l’acqua, i chiodi di garofano, le foglie di alloro e la scorza d’arancia prelevata con un pelapatate. Adagiate il cestello della vaporiera con il sedano rapa, portate a ebollizione e cuocete per 15 minuti.

per gli sformati:
2 uova
50 g di parmigiano grattugiato
qualche foglia di basilico
olio extra vergine d’oliva
una manciata di pangrattato
sale e pepe

frullate le uova con il parmigiano e il basilico, unite il sedano rapa ormai tiepido e frullate ancora per amalgamare bene tutto. Aggiustate di sale e pepate. Ungete con pochissimo olio 4 cocotte e spolveratele con il pangrattato, distribuite il composto di uova, livellate e ponete dentro la vaporiera dopo aver aggiunto una tazza d’acqua sul fondo già utilizzato in precedenza. Portate a 90 °C e cuocete per 15 minuti. Servite tiepidi con delle zucchine grigliate, aromatizzate con un cucchiaio d’olio, sale, pepe e basilico a pezzetti.

da consumare preferibilmente entro…


…aprile 2013. Ora o mai più. Volete sapere cosa scade in questo mese? Il pandoro di Natale 2012, ecco che a questo punto scatta il bisogno di produrre qualcosa che sia a base di pandoro, di mangiarlo così non abbiamo più l’atmosfera considerando che l’ultima pallina la staccammo già da tempo; anche se piove la temperatura è salita e non invoglia a celebrare ancora l’inverno, dunque mezzo pandoro finisce a fare da base al tiramisù alle fragole.
per una teglia 25 per 35 
500 g di pandoro tagliato a fette di ugual spessore
una tazza di cioccolata calda
500 g di fragole
500 g di mascarpone
4 uova
100 g di zucchero
un pizzico di sale
30 g di farina di pistacchi
30 g di pistacchi
lavate e asciugate le fragole, eliminate il picciolo e tagliatele a rondelle. Preparate la cioccolata calda, lasciatela intiepidire, nel frattempo affettate il pandoro e adagiatelo realizzando una base sul fondo della teglia, imbibite con la cioccolata tiepida e preparate la crema. Sbattete i tuorli con lo zucchero fino a farli diventare bianchi; aggiungete il mascarpone poco per volta mescolando fino a unificare il composto eliminando i grumi. Sbattete a neve gli albumi con il sale e uniteli al composto di formaggio, mescolate con un cucchiaio di legno con movimenti dal basso verso l’alto senza smontare gli albumi. Distribuite le fragole realizzando un suolo di frutta, versate la crema, distribuitela con una spatola, decorate con la farina di pistacchi e con i pistacchi tagliati a coltello grossolanamente. Ponete in frigo almeno per una notte, prima di servire. 

la rossa

hai questo libro?

Beh, è un peccato non averlo! Ti ricordi qui, quando ti dissi che c’era qualcosa di grosso che bolliva in pentola ( o meglio in forno)? Beh, Claudio Iannetta c’è riuscito! ha concretizzato il legame tra mondo virtuale e mondo reale già con la pubblicazione di un primo libro di ricette:

“C’è torta per te”: le ricette buone

“Sedici blogger rivelano in un libro il loro dolce del cuore. Il ricettario è in vendita a favore della campagna Nastro rosa della Lilt

Anche le blogger hanno un cuore. Soffice. E lo mettono a nudo rivelando la loro ricetta segreta di dolce. Per una buona causa: il ricettario C’è torta per te. Il gusto soffice del web (ideato da Valle’ Italia e pubblicato da Trenta Editore) sostiene la campagna Nastro rosa della Lilt per la prevenzione del tumore al seno.
Dal panettone con le mele alla “torta olio di gomito”, dalla New York cheesecake alla schiacciata alla fiorentina, dalla crostata di maggio alla “torta di mele più buona del mondo”, sono ventidue le ricette ispirate a tre dogmi della cucina più attuale: super velocità, super sofficità e super leggerezza.”
(Articolo desunto dalla rivista “OGGI”)

Ma non finisce qui: quello di cui ti parlo oggi è il secondo reale e godurioso viaggio nel mondo delle foodblogger.
Ancora una volta, Claudio Iannetta e Vallè hanno creduto in noi.

C’è Tort@per te 2 In viaggio con i blogger. Un libro che aiuta le donne perché sostiene la ricerca per la salute femminile e la prevenzione dei tumori al seno. Sfogliandolo troverai ricette di torte, muffin, plumcake sofficissimi e deliziosi. Voglio segnalarti una ricetta tra le tante, perfetta per questa stagione e che vede protagonista la fragola, rossa, come l’ideatrice. L’originale la trovate a pagina 106, l’autrice è Giulia la Rossa.di Sera.

Io ti do un’alternativa  alla sua base dicendoti che ho cambiato pochi ingredienti perché voglio stimolare la tua curiosità.

torta con fragole, ricotta e semi di papavero
400 g di fragole tagliate a rondelle
180 g di farina 00
200 g di ricotta
130 g di zucchero
80 g di Valle
50 g di mascarpone
35 g di semi di papavero
3 uova
10 g di lievito
una baccello di vaniglia
un pizzico di sale
zucchero a velo per decorare

Sbattete le uova con 120 g di zucchero e il sale per circa 5 minuti, unite la ricotta, il mascarpone e la margarina, sbattendo per amalgamare dopo ogni aggiunta. Aggiungete i semi di papavero e i semi della vaniglia. Setacciate la farina insieme con il lievito e aggiungeteli al composto di uova, poco per volta, mescolando per amalgamare. In ultimo distribuite le fragole e mescolate per coprirle con la crema. Ungete e spolverate di farina una teglia di 26 cm di diametro, versate l’impasto, livellatelo e cospargete con lo zucchero rimasto. Infornate a 160°C per 35 minuti, per la cottura basatevi sulla conoscenza del  vostro forno. Fate la prova stecchino prima di sfornare; fate riposare qualche minuto nella teglia prima di sformare su una gratella per dolci e fare raffreddare completamente il dolce. Prima di servire spolverate con zucchero a velo.

 

il cervello ha bisogno di zucchero

e questo è assodato, ma i miei fianchi non ne possono più… le mie maniglie dell’amore oramà sono a norma di legge, calcolabili come uno sbalzo in cemento armato e condonati dal comune. Considerando che la primavera è esplosa in tutto il suo splendore e gli strati ‘cipolleschi di contenimento’ andranno eliminati; via le calze contenitive, bustini e corsetti, bisogna correre ai ripari. La verità? Ho la tendenza a ingrassare… è la frase di tutti quelli che, come me, venerano il cibo e non bruciano una beneamata, una scusa bella e buona per continuare a mangiare. Almeno mangio leggero, mi chiedo cosa ne pensi la mia nutrizionista…Annarita, palesati.

per due cristiani
preparazione 5 minuti
cottura 10 minuti
ingredienti:
350 g di pesce persico
6 pomodori piccadilly
2 scalogni freschi
uno spicchio d’aglio
un mazzetto di prezzemolo
un cucchiaino d’olio extra vergine d’oliva
mezzo bicchiere d’acqua
mezzo peperoncino fresco piccante oppure pepe nero
una manciata di capperi dissalati
In una padella mettete l’olio, gli scalogni affettati a rondelle, l’aglio tagliato in due e l’acqua, accendete il fuoco e portate a bollore. Mettete il pesce e condite con i pomodori tagliati a metà o a concassè e i capperi. A metà cottura girate il filetto per cuocerlo anche dall’altro lato. Servite con una spolverata di prezzemolo, una macinata di pepe o, a chi piace, il peperoncino tagliato a rondelle e una insalata di songino.

il dopo festa

 Quanti di voi hanno detto ieri sera: “da domani a dieta”. Il nostro cibo quotidiano è tipicamente leggero almeno dal punto di vista delle portate, quando però arriva il pranzo di Pasqua con annessa Pasquetta del giorno dopo ci si abbuffa in maniera esagerata, vuoi per il convivio, vuoi per il piacere di stare a tavola ‘nsemmola con amici e parenti, il numero delle portate è esagerato, si arriva alla fine del tour de force con il segnale del troppo pieno acceso e la campanella che suona l’allarme. A quel punto ogni bocca famelica ha detto basta da domani…
Il problema del giorno dopo si presenta puntuale, stomaco dilatato e bisogno di qualcosa di buono; il concetto del troppo pieno, dopo una notte di sonno, è bello che dimenticato.

se siete ligi ai buoni propositi segnatevi questa ricetta per un’occasione futura, prima che finiscano i carciofi però.

Carciofi ripieni con pomodori secchi e mentuccia
per 10 carciofi
150 g di pane grattugiato
60 g di pomodori secchi sott’olio
30 g di pecorino grattugiato
un mazzetto di prezzemolo
un mazzetto di menta
uno spicchio d’aglio
olio extra vergine d’oliva
sale e pepe
un limone
Spuntate i carciofi, eliminate qualche foglia esterna e sbatteteli su un piano per allargare le foglie, metteteli via via dentro un contenitore con acqua acidulata con il succo del limone. In una terrina mescolate la mollica di pane, il pecorino, il pomodoro secco tagliato a pezzetti, l’aglio e le erbe aromatiche tritati insieme, Pepatee unite due cucchiai d’olio. Sgoggliolate i carciofi, salateli internamente e riempiteli con il composto preparato. Disponeteli dentro una tajine, in piedi, uno accanto all’altro; versate tanta acqua fino ad arrivare a metà dell’altezza dei carciofi, unite un cucchiaio d’olio, coprite con il coperchio e cuocete per circa 45-50 minuti. I carciofi saranno pronti quando, tirando una foglia esterna, questa si staccherà facilmente.

nostalgia canaglia, panini di cena e cuddura ccu l’ova

non canto, non canto, non canto, non canto! Mi lastimo e basta sarà l’età…boh non saprei ma certe volte tornerei indietro di 30 anni, per guardare con occhi diversi il periodo in cui avevo 13_14  anni. Ora, voi non potete sentire il ciavuru che si sta sprigionando in casa mia adesso, e questo stesso profumo mi riporta indietro di tutti questi anni, quando ero una ragazzina. Il ciavuru è quello della Santa Pasqua messinese.
cuddura ccu l’ova e panini di cena. Questo è quello che racconta Wikipedia: “Il pane di cena (o panino di cena) è un tipo di pane dolce prodotto tipicamente nella Sicilia orientale, e in particolar modo a Messina, legato per tradizione ai rituali tipici del Giovedì Santo[1], ma ormai comunemente prodotto durante tutto l’anno.”
La cuddura, tipicamente viene realizzata in più parti della Sicilia con una ricetta biscottosa. Io ho ricordi legati al panificio del mio quartiere che le faceva con l’impasto del panino di cena; figghioli ve lo devo dire,  addentando un panuzzo tornai indietro di trent’anni, chiudennu l’occhi c’eramo io, me frati Fabiolino, me matri Silvanedda e puru me patri, Ninuzzo. Ciavuru e sapore intensificano i ricordi lo disse Proust e lo sottoscrivo pure io. Buona Pasqua da me ca’ fussi io.

per 4 cuddure e 3 panini di cena
poolish
150 g di farina Manitoba
120 g di acqua tiepida
un cucchiaino raso di zucchero
5 g di lievito
in una ciotola mettete la farina, lo zucchero e il lievito sbriciolato, versate poco alla volta l’acqua e impastate gli ingredienti con la punta delle dita. Otterrete un blob molliccio che coprirete con un canovaccio e porrete nel forno spento con la luce accesa per almeno mezz’ora.

Trascorsa la mezz’ora preparate questi ingredienti per l’impasto:
160 g di farina Manitoba
310 g di farina 00
220 g di acqua tiepida
70 g di zucchero
1/2 cucchiaino di un mix di spezie ( le vendono già mixate: cannella, zucchero a velo, pepe nero, coriandolo, noce moscata, rosmarino, vaniglia)
100 g di strutto
10 g di sale
un uovo
un cucchiaio di latte
semi di sesamo
4 uova sode
Nella planetaria ponete tutta la farina, lo zucchero, lo strutto a pezzetti, le spezie e il poolish. Azionate la macchina al minimo e cominciate a mescolare con il gancio. Unite l’acqua, poco alla volta e infine il sale, lasciate lavorare la macchina fino a quando l’impasto s’incorda attorno al gancio ma non del tutto perché rimarrà umido e appiccicato alle pareti del bicchiere dell’impastatrice. Infarinate il piano di lavoro, versate l’impasto e, con una spolverata di farina, stendetelo leggermente, ripiegatelo e ponetelo in forno spento con la luce accesa fino al raddoppio. Dopo la lievitazione rimettete l’impasto sulla spianatoia infarinata, allargatelo con la punta delle dita e poi tirate un lembo verso l’alto e ripiegatelo verso il centro, fate lo stesso con i tre lati rimasti, girate le piegature verso il basso e fate lievitare coperto, ancora mezz’ora. Tagliate 7 porzioni di impasto da circa 150 g l’uno, vi resterà un pezzetto di impasto, dividerete in 8 pezzetti arrotolateli realizzando dei salsicciotti che fermeranno le uova. Sbattete l’uovo con il latte, con un pennello spennellate il panetto, incrociate i salsicciotti sull’uovo sodo, spennellate anche questi e poi spargete con i semi di sesamo. Su gli altri panuzzi realizzate un taglio al centro dopo averli schiacciati leggermente poneteli su una teglia foderata con carta forno, fate riposare ancora un quarto d’ora e poi infornate in forno caldo a 200°C per circa 20 minuti.

certo che due gocce di pioggia ci volevano

Oggi, 25 marzo pioggia a tinchitè, ieri sole da schiattare tanto che mi sono munita di crema solare protezione 50 (ciMManta) perché si sa che il sole fa male alla pelle ancor di più dopo i quarant’anni e poi si dice che nei mesi con la R (marzo, aprile, settembre, ottobre) è più dannoso…è vero o è solo una diceria? Non lo so ma per una mano, considerando che i 40 li ho passati, mi proteggo ben bene quando c’è il sole. Già quando c’è perché il sole, anche in Sicilia, c’è stato pochissimo, qualche apparizione di mezza giornata in alternativa abbiamo avuto freddo e pioggia. In questi casi, e sono stati tantissimi, mi consolo come posso…

 
Torta alla Nutella
per 8 persone
preparazione 20 minuti
cottura 40 minuti
ingredienti:
220 g di farina 00
8 g di lievito 
un pizzico di sale
160 g di burro morbidi
115 g di zucchero semolato
4 uova
200 g di Nutella
500 ml di panna fresca 
25 g di zucchero a velo
scaldate il forno a 170°C , imburrate e infarinate una teglia da 26 cm di diametro. Sbattete il burro con lo zucchero fino a ottenere una crema liscia, unite un uovo alla volta, il sale e poi la farina setacciata con il lievito. Sempre sbattendo unite in due volte 250 ml di panna alternando con la Nutella. Versate dentro la teglia e infornate per 40 minuti circa. Per la cottura vi consiglio, come sempre, di fidarvi della conoscenza del vostro forno. Fate la prova stecchino per verificare la cottura, lasciate l’interno leggermente umido e poi sfornate. Fate raffreddare pochi minuti dentro il contenitore, sformate e fate raffreddare su una griglia per pasticceria. Semimontate la panna rimasta con lo zucchero a velo e distribuitela grossolanamente sulla torta aiutandovi con una spatola lunga.
con questa torta partecipo alla raccolta di Sonia, Oggi pane e salame, domani… dal titolo “Voglia di torte

il piacere della pizza cotta su pietra

e non vi cuntu farfanterie, non vi parlo di quella surgelata della pubblicità e non possiedo un forno a legna ma uno a gas e l’haju da quando mi maritai. Un forno da 60 cm, che cuoce più da un lato che dall’altro ma che gli volete dire? 16 anni di onorato servizio, senza mai dire né ah né bah, iddu travagghia senza sosta da sempre, estate e inverno come un mulo ma la pizza, mischineddu d’iddu non ci veni bona. Il segreto di una buona pizza non è uno solo, ci sono diversi fattori che concorrono alla buona riuscita, uno di sicuro è il forno, infatti un buon impasto, da solo, non riesce ad essere una garanzia. Devo dire, però, che da quando uso il pizza stone la musica è cambiata e di molto. Basta seguire alcuni piccoli accorgimenti e la pizza sembrerà sfornata da un forno di pizzeria.
Pigghiate un pizzinu…
Io ho usato un impasto molto semplice: ho messo nel bicchiere dell’impastatrice 400 g di farina manitoba, 100 g di semola di rimacinato, 15 g di lievito di birra fresco sbriciolato e un cucchiaino di zucchero, ho fatto andare la macchina al minimo per mescolare, ho unito 260 g di acqua tiepida, due cucchiai di olio extra vergine d’oliva e 10 g di sale. Quando l’impasto si è incordato nel gancio della macchina staccandosi dalle pareti del bicchiere, ho spolverato con della farina di rimacinato il piano di lavoro e lavorato a mano per qualche minuto. Ho riposto tutto nel  bicchiere e poi nel forno spento sotto la luce accesa a lievitare per circa 4 ore. La seconda fase è stata quella di rimaneggiare la pasta sul piano di lavoro, sgonfiandola e dividendola in due parti, ho posizionato le pezzature sul pizza stone ben infarinato e messo ancora una volta nel forno spento con la luce accesa per ancora un’ora.
I passi successivi sono, anch’essi molto semplici ma indispensabili per una buona cottura; accendete il forno alla massima potenza e portatelo a temperatura con il pizza stone ben infarinato e posto nella parte bassa del forno. Le pezzature di impasto dovranno essere pronte sul piano di lavoro infarinato; stendetene uno con le dita o con il matterello e poi provate a girare l ‘impasto sui pugni come fanno i piazzaioli, provateci. Stendete l’impasto su una pala per pizze ben infarinato, condite con salsa di pomodoro, aprite il forno e, con un gesto deciso, fate scivolare la pizza dalla pala al pizza stone. Cuocete per circa 10 minuti, vedrete che la pizza comincerà a gonfiarsi sul bordo come in pizzeria, tirate fuori la griglia su cui è poggiata la pietra e condite con mozzarella e formaggi vari, fate voi seguendo i vostri gusti, rinfornate per ancora qualche minuto e voilà, il gioco è fatto. Croccante e morbida al punto giusto manco fussimu in pizzeria, tagliate la pizza, senza paura, direttamente sul pizza stone, è progettato anche per questo.

Mi stai diludendo

Claudia, MI STAI DILUDENDO! Mi arrivano telefonate di sulenni cazziatuni, lo so, tra un post e l’altro passa tanto tempo. Non ce la faccio a pubblicare con cadenze precise. In genere pubblico pubblicavo un post ogni due giorni ma da dicembre sono veramente, ma veramente intrecciata in un paio di cosette interessanti: una non posso ancora svelarla, l’altra la vedete nel caos del mio tavolo da pranzo. Sapete che adoro preparare dolci e torte, con la moda della pasta di zucchero che ha ‘nnigghiatu menzu munnu, mi sono adeguata alla richiesta di granni e picciriddi, quindi è un delirio di torte decorate sempre più complicate, manco a dirlo. Faccio pratica comprando sempre prodotti nuovi dall’infaticabile Roberto che gestisce Hobby Dolce a Palermo. Mischineddu, fa di tutto per soddisfare ogni richiesta di attrezzi, materiale e supporti vari dispensando consigli e ricette a chiunque si presenti nel suo negozio. Insomma in definitiva si sa che sono i ferri fanno il mastro. Tornando al discorso, vi dicevo delle torte, ho iniziato a Febbraio con la torta Ghibson guitar, la torta castello delle principesse, e una torta di laurea. Adesso sto preparando la torta per un’altra laurea con tesi sul cinema. Insomma sugnu misa ‘o travagghio non sto mica qui a pettinar le bambole e nemmeno a smacchiare i giaguari. Vogliatemi bene.
Cla

torta Gibson guitar
torta delle principesse per Angelica 
torta di laurea dottoressa Veronica 

TASTE FIRENZE

Fiorentini! Toscani tutti AMME’!
dal 9 all’11 marzo andate alla Stazione Leopolda a Firenze e immergetevi nel favoloso Taste
Ci sarò anch’io, beh, non fisicamente picchì devo badare ‘a picciridda, ma con una ricetta sarò lì. Vi cuntu che fici.
 Sono stata coinvolta da Simone Sabaini, il produttore di Cioccolato di Modica Sabadì, in un progetto che rende complici il mondo del design con quello del cibo. Mizzica, mi sono detta, che cosa interessante da proporre a un architetto che si occupa di cibo, tanto interessante che mi chiesi in che veste mi si richiedeva il contributo […].  In definitiva il mio progetto prevedeva l’elaborazione di una ricetta inedita che coinvolgesse il Cioccolato di Modica Sabadì con il Siccagno, un nero d’Avola della produzione di Arianna Occhipinti. Dopo di ciò il giovane designer Andren avrebbe dovuto illustrarla. Ebbene, tutto ciò è avvenuto, che cosa aspettate? Andate a vedere di persona pirsonalmente, ben otto foodblogger e 16 designer in mostra a Firenze!
La ricetta la trovate QUI insieme all’illustrazione di Andren. Io, nel mio piccolo vi lascio qualche scatto della ricetta. Oh, raccontatemi qualcosa quando ci andrete, siate gli occhi miei.
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