la bellezza

…delle cose.
Mi faccio ammaliare dalle cose belle, che ci posso fare? La forma mi affascina, saranno i retaggi “di Architettura?” Non so, ma niente ci fa! Sempre però, dopo che il bello mi affascina, devo verificare se segue uno dei criteri del Movimento Moderno: la forma segue la funzione. Questo diceva il Maestro Louis Kahn.Ora questo principio lo trasferisco al cibo, sperano che il suddetto Maestro non si rivolti nella tomba.
Conoscete tutti Martha Stewart? Almeno quelli che bazzicano la rete la conoscono per forza di cose. Ebbene,lei ha realizzato una ricetta di patate al forno troppo bella da vedere. e secondo voi, io non mi sono innamorata all’istante? Manco a dirlo, un nano secondo mi è bastato, l’ho rifatta a modo mio seguendo la sua forma per raccontarvi che ‘ste patate non solo sono favolose da vedere ma pure troppo buone da mangiare.
Vi cuntu come la fici:
per una cocotte di 14 cm di diametro (potrebbe essere un contorno per due oppure un pasto unico solo per me ;))
2 patate medie rosse
uno spicchio d’aglio degerminato
due rametti di rosmarino fresco
50 g di speck tagliato sottilissimo

burro
olio extra vergine d’oliva
sale
pepe

lavate con cura le patate, asciugatele e, senza sbucciarle, affettatele con una mandolina, realizzando delle fette di 2,5 mm di spessore. Ungete con un filo d’olio la cocotte e disponete qualche ricciolo di burro sul fondo. Disponete poi le fette di patata in verticale non troppo strette tra loro. Tritate a coltello l’aglio finissimo con il rosmarino, distribuite il trito tra le fette, grossolanamente, salate, pepate, date un altro giro d’olio e finite con 4 riccioli di burro. Chiudete con il coperchio e infornate a 180°C per mezz’ora; tagliate le fette di speck a  pezzetti, tirate fuori la cocotte dal forno, togliete il coperchio e, facendo attenzione a non bruciarvi aiutatevi con la lama di un coltello per inserite lo speck qua e la, tra alcune fette di patata. Infornate ancora per mezz’ora senza coperchio. Gustatele tiepide, ma vi confesso che anche fredde sono fantastiche.

eppur si muove…

la protesta intendo, quella dei contadini, delle maestranze, degli operai e degli autotrasportatori. La Sicilia in ginocchio davanti ad un altare che non c’è. Non fa notizia il suicidio di un disoccupato, ex falegname e padre di famiglia, nella provincia di Palermo, nessuno ne parla; mi chiedo, quante di queste disgrazie sono accadute e non ne siamo a conoscenza? Spero nessuna!
Per fortuna esiste la rete, un intreccio fitto, fitto di persone che con un tam-tam hanno costretto radio e televisioni nazionali a parlare del problema che attanaglia l’Isola già da 8 giorni. Adesso la protesta si allarga a macchia d’olio e risale lo Stivale; è notizia di stamani, gli autotrasportatori incrociano le braccia, blocchi stradali fino a Roma. E le arance di cui parla Irene qua saranno acquistate dalla Spagna, il danno economico è pazzesco…
Nel frattempo abbiamo la benzina razionata, per chi ne ha ancora e per chi ha fatto le nottate in coda davanti ai distributori recuperando, per i più fortunati, venti euro di carburante.

Oggi, dunque, leggerete una ricetta duci* realizzate con delle, eccellenze siciliane: la gelatina di Nero d’Avola e i pistacchi di Bronte.
mezze lune ai pistacchi di bronte e gelatina di Nero d’Avola
250 g di farina 00
100 g di farina di castagne
2 uova e un tuorlo
5 g di lievito in polvere
1 g di chiodi di garofano pestati al mortaio
40 g di gelatina di Nero d’Avola
100 g di burro
80 g di pistacchi di Bronte non salati
un pizzico di sale
zucchero di canna 50 g più quello per la finitura
zucchero a velo per la guarnizione (facoltativo)

Setacciate le farine con il lievito e il sale. Sbattete con una frusta il burro morbido con lo zucchero di canna, aggiungete un uovo alla volta, i chiodi di garofano pestati e la gelatina di Nero d’Avola. Se avete la planetaria, smontate la frusta a fili e aggiungete la frusta K, in caso contrario lavorate con le mani o con una spatola. Aggiungete il miscuglio di farine e i pistacchi tritati a coltello grossolanamente. L’impasto sarà morbido, realizzate una o due palle e ponete in frigo a riposare per due ore. Trascorso questo tempo, prelevate delle palline di impasto grandi come noci, realizzate dei cilindretti che appiattirete alle estremità, rotolateli sullo zucchero di canna e infine piegatele realizzando delle mezzelune. Ponete i biscotti, distanziati l’uno dall’altro, su una placca foderata con carta forno e ponete in frigo ancora mezz’ora almeno.  Riscaldate il forno a 170°C infornate fino a doratura, circa 15 minuti; come sempre vi ricordo di basarvi, per la cottura, sulla conoscenza del vostro forno. Se volete dopo la cottura spolverateli con lo zucchero a velo.

*dolce

mamma mi fai i pancake?

Maròòòò con queste americanate!Mia figlia, puntualmente ogni fine settimana, mi pone la fatidica domanda. ‘Sti picciriddi d’oggi mangiano pane e America, il Mc di qua e il Mc di là e la Coca Cola e le patatine fritte a bastoncino dentro il cartoncino colorato a strisce…Io non ci sto! ‘A và manciati stu piatto di pasta come t’ha fà to matri e passa pà casa! Traduco per i non residenti sull’Isola: “mangia questo piatto di pasta come te lo prepara la mamma, e vai a casa.” Va beh, direte voi, i pancake sono un’altra cosa, sanno di casa, di calduccio, di domenica mattina, sanno quasi di famiglia felice raccolta attorno al tavolo la mattina a colazione, sanno proprio di buono. Sono d’accordo, allora faccio una deroga alla mia ignoranza, perchè di quello si tratta quando si chiudono le porte al nuovo che avanza, e mi lancio in questa preparazione che in verità preparo già da tanto con la ricettuzza di Enza, facile e veloce senza bisogno di aspettare la lievitazione. Oggi però ve ne propongo un’altra che arriva direttamente, UDITE UDITE, dagli Stati Uniti eh si! Mia è una lettrice del blog e ormai, dopo tanto scriverci, posso asserire che è una mia amica; la sua famiglia, manco a dirlo è di origine italiana, veneta per la precisione, lei mi ha regalato molti consigli e ricette una tra le quali questa, amunì pigghiatevi un pizzino. Ah!Sapete che, come altri amici, anche Mia si sta siculianizzando? alla fine della mail mi saluta chiamandomi bedda ahahahah
Questa è la ricetta originale che mi ha mandato Mia.

  • 1 bustina di lievito di birra (7g)
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • 2 1/2 tazze  di latte tiepido
  • 2 uova
  • 1/2 tazza di burro fuso
  • 2 1/2 tazze di farina
  • 1 cucchiaio di sale
  • 1/2 tazza di avena (fiocchi)
  • 1 cucchiaio (piccolo) di cannella 

io ho convertito la ricetta in grammi, aggiunto e omesso qualcosa, quando l’ho comunicato a Mia mi ha detto:” Ti ho inviato qualche misure, ma in realta’ non ti preoccupare molto xche’ ogni ingrediente, ogni contenitore, sono sempre cose diverse in ogni casa. Forse la farina prende piu’ liquido, la tazza e’ un po’ piu’ grande, etc. quindi se le misure non sono perfette non importa molto; il piu’ importante e’ l’opinione della cuoca!  :D”
E’ adoraile non trovate anche voi? Scrive benissimo in italiano, ha fatto tanti progressi; lei fa pratica ed io rimango ignorante 🙂
Grazie MIA :*  
per una decina di pancake cotti in un padellino dai bordi molto bassi da 17 cm di diametro
50 g di zucchero ma aumenterei a 70 almeno poi dipende con cosa li accompagnate
592 g di latte tiepido
469 g di farina 0
2 uova
115 g di burro fuso (tiepido)
4 g di lievito di birra fresco
un pizzico di sale
La sera prima, sciogliete il lievito nel latte, aggiungete lo zucchero e fate riposare una decina di minuti. Aggiungete gli altri ingredienti delicatamente con una frusta a fili, coprite con la pellicola per alimenti e lasciate lievitare circa otto ore nel forno spento con la luce accesa. Trascorso il tempo necessario otterrete una pastella densa e alveolata, ungete un padellino per pancake con del burro, prelevate poco meno di un mestolo di composto, versatelo nel padellino e distribuitelo con una spatolina di metallo, cuocetelo da ambo i lati a fuoco lento. Mangiateli tiepidi con lo sciroppo d’acero classici all’americana o con la Nutella per fare una amichevole allenaza con l’Italia (ma anche con il miele, la cioccolata calda e tutto ciò che appaghi il vostro gusto).

quando c’è la passione…

c’è tutto! Quando si ama fare una cosa, la si fa bene. E’ certo, risaputo, scontato, pressochè ovvio. La passione che si ha nel fare una cosa qualunque porta, senza ombra di dubbio, ad un ottimo risultato. Se poi la passione la si trasporta anche nei rapporti umani, credo che la vita sia vissuta, da queste persone, pienamente.
Fare il contadino è un lavoro molto faticoso; avete mai provato a coltivare un pezzettino di terra, piccolo eh, per realizzare un orticello? Io si, ci vuole tanto lavoro, tanta fatica e una impareggiabile passione. E’ quella che ci mettono i Contadini Per Passione, un  gruppo di ragazzi che lavorano la terra di Ribera producendo delle arance favolose.

Quella che vi mostro è una cassetta che mi è stata regalata da loro, non per fare pubblicità, no. Paolo, uno dei contadini, dopo aver letto della mancata presentazione del libro Scorza d’arancia a poche ore dall’evento e della mia profonda delusione per aver investito denaro e tempo per la preparazione del buffet, mi ha consolato, come si fa con i picciriddi, uguale uguale, con una promessa: una delle cassette del primo raccolto l’avrebbe spedita a me. Quando si dice non tutti i mali vengono per nuocere? Vero è! La cassetta è arrivata davvero, la promessa è stata mantenuta e a me è tornato il sorriso 🙂
Vi posso solo raccontare chi ciavuru chi fanno st’arance…una poesia invernale, puramente, infinitamente, profondamente e APPASSIONATAMENTE SICULA.

Grazie Paolo, grazie Contadini 

scorza d’arancia

mi ripeto, vero è! Ma che ci vuliti fari? Quando l’età avanza bisogna avere pacienza. Un anno nuovo,  per giunta friddu, invernale e mallìttu non può non avere un certo non so che di agrumato.  Il bello dell’inverno, per me,  sono le arance; le arance fanno Natale e capodanno e ancora per un po’ ne avremo da mangiare, dolci e sugose, alcune volte “asprignottele” o acidule ma sempre bone sunnu.
quella che vi faccio ciavurari è una totTa per l’inverno, tipica di questo periodo, perfetta per un pomeriggio di pioggia con il caminetto acceso e una bella tazza di tè. Considerando che la giornata di pioggia l’avevo (alla grande) il tè pure, mi mancava il camino…niente ci fa, la torta ci stava intonata alla perfezione.
la scorza grattugiata di 2 arance medie
il succo di un’arancia
180 g di farina 00
150 g di farina di mandorle
180 g di burro
130 g di zucchero semolato
250 g di yogurt alla vaniglia
4 uova
una bustina di lievito in polvere
30 g di zucchero di canna
un pizzico di sale
scorze d’arancia candite

lavorate con la frusta il burro morbido con lo zucchero semolato. Aggiungete le uova, uno alla volta, la farina setacciata con il lievito, il sale, lo yogurt la farina di mandorle; in ultimo aggiungete la scorza delle arance grattugiata. Mescolate bene per amalgamare tutti gli ingredienti. Versate l’impasto in uno stampo da 26 cm ben imburrato e infarinato e cospargete la superficie con lo zucchero di canna; cuocete in forno già caldo a 180°C per circa mezz’ora o comunque fino a quando la torta risulterà asciutta alla “prova stecchino”. Sfornate e fate raffreddare qualche minuto dentro la teglia e poi rovesciatela su una gratella per dolci. Spremete il succo di una delle due arance, ne otterrete circa 125 ml, mettetelo in un pentolino con 30 g di zucchero semolato, portate a ebollizione mescolando e spegnete. Bucherellate il fondo della torta con uno stecchino, con un pennello per dolci spennellate generosamente la superficie con lo sciroppo tiepido, imbibendo per bene. Girate la torta su un piatto da portata e pennellate anche l’altro lato della torta, cospargete con delle scorzette candite e prima di servire, se volete, spolverate con lo zucchero a velo, ma sappiate che il candido zucchero verrà assorbito totalmente dall’umidità della torta

chi ha voglia di mettersi a dieta?

non io…prima delle feste mi dicevo, sempre tra me e me e ad alta voce, “Come sono dimagrita! Che bello dimagrire prima delle feste! Sono stata troppo brava, adesso sarò bravissima a mantenermi anche durante le festeeeeeeeeeeeeh?” In effetti brava son stata brava, però adesso ho una fame; mi mangerei dolci e dolcetti, pasta a tinchitè e secondi sugosi e grassi…e invece? buhhhhhhh! Devo lavorare, per l’ennesima volta in 42 anni, sul mio cervello, convincermi che magro fa bene alla salute oltre al fatto che fa bene alle gonnelle e ai pantaloni taglia 42 che ho comprato con i saldi…CI-DEVO-ENTRARE!!!! Perchè mi torna poi sempre la solita tiritera, VOGLIO FARE LA MO-DEL-LA!!! Mah! Certo è, che non mi sono mai posta una domanda, importante volendo. Ma chi mi vuole come modella? AHAHAHAHAHAH! (risata quanto mai isterica e sdrammatizzante, sempre a causa delle ristrettezze caloriche) .
Per non di meno a ciò, vi sottopongo un secondo quanto mai veloce, buono e bello. Preparato la notte di capodanno; avete capito bene, l’ho preparato proprio dopo aver mangiato anche il primo, praticamente si prepara velocemente senza che abbiate il tempo di dire nè ah! e nè bah!
eravamo 12 e accattai un chilo e mezzo di salmone a fette…Poi si sa come sunnu fatti i picciriddi no? Dopo la pasta non voseru chiù nenti ed io m’arritrovai a preparare ‘sti pacchetti utilizzando due sole fette di pesce. Vi conto chi fici:
non considerando i cincu picciriddi, rimasimu 7 cristiani ancora manciatari, con la voglia cioè, di gustare ancora qualcosa.

2 fette di salmone circa mezzo chilo
6 fogli di pasta phyllo
burro qb
500 g di zucchine genovesi
uno spicchio d’aglio
olio extra vergine d’oliva
sale e pepe
mezzo bicchierino di brandy
un mazzetto di prezzemolo (mi scordai)
Lavate e spuntate le zucchine, tagliatele a rondelle sottili con una mandolina. Ponetele in una padella con l’aglio tritato e 2 cucchiai d’olio. Rosolatele fino a cottura, salate, pepate, aggiungete il prezzemolo tritato e fate intiepidire. Eliminate la pelle del salmone, riducetelo a pezzetti di circa 6-7 cm di lunghezza e fatelo saltare in padella con un pezzetto di burro; sfumate con il brandy e fate evaporare, salate leggermente e pepate. Stendete un foglio di pasta phyllo, spennellatelo con del burro fuso e copritelo con un altro foglio, spennellando anch’esso. Tagliate i due fogli sovrapposti in 6 rettangoli e adagiate alla base di ognuno un tocchetto di salmone e qualche rondella di zucchina. Chiudete i lati e arrotolate il fagottino, spennellate ancora e ponetelo su una teglia foderata con carta forno. Fate lo stesso con tutti i tocchetti di salmone. Infornate in forno caldo a 180°C fino a doratura della pasta, ci vorrà circa un quarto d’ora dipende dal vostro forno. Servite con una insalata mista o con le zucchine rimaste.

ho bisogno di cose rassicuranti

cose familiari, cose che rilassano lo spirito e la mente. Mi sembra  che la corsa al cenone abbia bisogno di una frenata, fermiamoci e rilassiamoci con una toTTa di mele; una torta pressochè classica, quasi una “torta della nonna”…io per fare aleggiare lo spirito di mia nonna Elsa, ho usato la sua teglia per la ciambella 🙂
Sono partita da una ricetta di Sale&Pepe del novembre 2008, ma poi lo sapete com’è e come non è, ci metto le mani e devo smurritiare fino a quando mi convince e inforno felice aspettando che il ciavuru inondi la casa.
attenti a mia.
1 mela e mezza della varietà Pink Lady o comunque una bella tritrigna (soda)
100 g di farina
100 g di farina di mandorle
3 uova
90 g di zucchero semolato
120 g di burro più un altro po’ per la finitura
la punta di un cucchiaino di cardamomo macinato
una bustina di lievito
un paio di cucchiai di latte
un pizzico di sale
una manciata di zucchero di canna

sbattete le uova insieme con lo zucchero semolato, aggiungete il burro morbido a pezzetti e amalgamate con le fruste. Aggiungete la farina e il lievito setacciati, la farina di mandorle, il sale e il cadamomo. Sbattete fino ad amalgamare bene aggiungendo infine il latte. Imburrate e infarinate uno stampo per ciambella di 24 cm di diametro,  distribuite il composto a cucchiaiate, considerate che avrà una consistenza poco fluida ma niente ci fa; sbucciate le mele e tagliatele a quarti, praticate delle incisioni a libro e affondatele nell’impasto ma non troppo, distribuite sulle mele lo zucchero di canna e un pezzettino di burro. Infornate a 170°C per circa mezz’ora poi quando la toTTa avrà assunto un bel colore brunito e le mele avranno tutt’intorno ancora l’impasto bagnato, spegnete il fuoco e fate raffreddare in forno spento.

ditemi voi se, a prima vista, non viene voglia di sedersi di fronte al caminetto con una bella tazza di the caldo in compagnia di persone care.

vi state preparando

gastronomicamente? Vi state ancora abbuffando o state facendo una pausa prima del gran finale? Io ho ancora degli avanzi, i ceci della pasticedda di pagina 35; vi comunico che sto per papparmi questa crema di ceci e nocciole, l’ho fatta sulo ppì mia ma se volete favorire non ci metto niente a prepararne un altro piatticeddu, dicitimmillu prima dell’una e menza però…vabè, dai, fino alle due vi aspetto 🙂

sulu ppì mia
500 g di ceci lessati 
una manciata di nocciole 
3 chiodi di garofano
pepe
olio extra vergine d’oliva
frullate 400 g di ceci con qualche cucchiaio di brodo di cottura, metteteli in un tegamino per scaldarli insieme con i ceci interi e qualche altro cucchiaio di brodo, la quantità dipende da quanto densa desiderate la crema.
Mettete la pietanza in una ciotola e cospargete con i chiodi di garofano precedentemente pestati in un mortaio con le nocciole, irrorate con un filo d’olio e distribuite una macinata di pepe. Vado a mangiare, ciao

e l’insalata che non deve mancare mai!


anche se sono sazia, stracolma fino all’inverosimile, l’insalata non avi a mancari mai! Mangiarla, mi da la sensazione di pulizia, di lavaggio interno, di leggerezza, nonostante abbia mangiato di tutto prima, no? E’ così anche per voi? 🙂
Vi conto cosa c’è dentro questa cofana
eravamo 18 cristiani:
mezzo cespo di indivia riccia
una manciata di passolina (uva passa)
una mela Pink Lady
una manciata di pistacchi non salati
un cespo di radicchio variegato
mezzo cavolo rosso
5 bacche di cardomomo 
aceto di mele a sentimento (q.b.)
mezzo limone
olio extra vergine d’oliva a sentimento (q.b.)
sale e pepe 
sbucciate la mela, togliete il torsolo con l’apposito attrezzo e affettatatela molto finmente, mettetela dentro una ciotola con il succo di mezzo limone. affettate finemente il cavolo rosso, tagliate a coltello il radicchio e l’indivia. Raccogliete le verdure in una larga ciotola, unite la passolina, i pistacchi, la mela e i semi delle bacche di cardamomo, precedentemente pestati in un mortaio. Preparate un’emulsione con l’olio, l’aceto, il sale, il pepe e condite l’insalata, mescolate e servite

a Natale comincio con l’insalata

per mantenermi leggera leggera! Non un’insalata così, a com’è gghiè, nonsì! Un’insalata spettacolare di quelle che ne mangeresti una cofana intera. E poi si sa, dopo un pranzo luculliano, anche se ti senti pieno come un uovo, stracolmo che potresti rotolare in discesa e con il vento a favore, l’insalata te la mangi con piacere perché ti fa digerire e ti da l’impressione che ti purifichi lo stomaco; se poi è pure buona te ne mangi un altro po’. Chista che vi propongo, non è solo buona, pure bedda è! Pensateci dunque, l’insalata ci vuole sempre.
per circa 8 cristiani a cui ci piace l’insalata
un cavolo cinese
1/2 cavolo rosso
400 g di topinambur
una mela Pink Lady
40 g di passolina rinvenuta in poco brandy o, se ci sunnu picciriddi, in acqua tiepida per pochi minuti
60 g di nocciole tostate tritate grossolanamente a coltello
un limone
un ciuffetto di menta fresca
4 alici sott’olio
4 cucchiai di aceto di mele
olio extra vergine d’oliva
sale e pepe
C’aviti a fari? Praticamente niente di difficile. Affettate sottilmente e a coltello il cavolo cinese, mettetetelo in una bella insalatiera capiente; con una mandolina a mestiere cioè professionale che permette di affettare quasi a velo, affettate il cavolo rosso e aggiungetelo nel contenitore; sbucciate la mela e affettatela sottile con la mandolina oppure con un attrezzo che la riduce a elica…me lo regalarono da pochissimo :). Ponetela in un altro recipiente e irroratela con il succo del limone, mescolate e mettete da parte. Sbucciate il topinambur, lavatelo e lessatelo  fino a quando i rebbi di una forchetta lo penetrano con delicatezza, non deve essere troppo morbido; dopo affettatelo e fatelo raffreddare. Mettete il topinambur insieme con le altre verdure, l’uvetta strizzata, la mela sgocciolata dal limone e le nocciole. Frullate la menta lavata e asciugata con le alici, l’aceto e l’olio, circa 7-8 cucchiai dipende dal vostro gusto e condite l’insalata, mescolate e servite.