due mila quindici

Ho chiuso in dolcezza e riapro allo stesso modo. Mi piace il salato ma in certe occasioni preferisco il dolce quindi mi auguro che il duemilaquindici sia duci, mi auguro di mangiare cioccolato amaro fondente con il pane e che, senza zucchero, io prenda solo il caffè. Chiù ducizze pppì tutti, almeno in senso metaforico.
Charlotte di Sale & Pepe con cioccolato fondente
ecco, se cliccate sul link qui sopra vedete la ricetta direttamente dal sito. Io ho usato il mio pandoro, 5 passion fruit, 5 alchechengi e una manciata di more
di seguito scrivo un promemoria per me, con tutti questi anni che passano comincio a dimenticare le cose.
150 ml di latte tiepido
6 g di colla di pesce (12 g per me sunnu assai)
70 g di zucchero
250 ml di panna fresca
Ammollate la gelatina in acqua fredda per 10 minuti. Strizzatela e scioglietela nel latte tiepido, aggiungete lo zucchero e mescolate con una frusta a fili. Tritate il cioccolato, ponetelo dentro un pentolino resistente al calore, mettete il pentolino dentro un altro con un po’ d’acqua, scaldate e sciogliete il cioccolato a bagnomaria facendo in modo che l’acqua calda non tocchi il pentolino contenete il cioccolato e non arrivi a ebollizione. Aggiungete a filo la miscela di latte e continuate a mescolare per amalgamare. Fate intiepidire, nel frattempo tagliate a metà tre fette di pandoro e lasciatene la calotta intera, abbrustolitele leggermente su una padella in pietra o sotto il grill, foderate un ring di 20 cm di diametro con le fette di pandoro tagliate a metà, modellatele in modo da non lasciare buchi, con la calotta foderate il fondo. Versate la crema dentro lo stampo e passate in frigo per almeno 5 ore. Tagliate a metà i frutti della passione e con n cucchiaino versate il contenuto sulla superficie del dolce. Finite di decorare con gli alchechengi intinti in un albume, poi in una ciotolina contenente dello zucchero e le more. Servite a temperatura ambiente. Buon anno.

coulant au chocolat e ccà vi lassu

…senza palore con questa ricetta straordinaria inventata dallo chef francisi Michel Bras .
Mi viene da dire ‘chapeau’, così puru  iddu mi capisce, tanto di cappello, grande ammirazione e salamelecchi a profusione, questo è un dolce che va mangiato tutto l’anno estate-inverno-primavera-autunno, non c’è stagione, non c’è pret-a-porter che tenga, signori miei. E non c’è storia picchì alla prima palettata viene lo sdilliniu.
per 6 cristiani:
150 g di cioccolato fondente
150 g di burro
4 uova
110 g di zucchero
60 g di farina
gelato alla vaniglia
lamponi
sciogliete il cioccolato, tagliato a scaglie, a bagnomaria e fate intiepidire. Sbattete le uova con lo zucchero aggiungete il cioccolato fuso tiepido e il burro, mescolate per amalgamare. Unite la farina setacciata e mescolate fino a rendere liscio il composto. Riempite gli stampini da creme caramel in silicone, leggermente oltre la metà e congelati per almeno mezz’ora. riscaldate il forno a 190°C  e cuocete per circa 15 minuti. Vi consiglio di provare il vostro forno, infornando un solo stampo, cuocerlo per i minuti suddetti e provare a sformarlo dopo 5 minuti per vedere se la struttura esterna regge; potreste avere bisogno di qualche minuto in più o in meno, dipende dalla potenza del vostro elettrodomestico. Capovolgete lo stampo sul piatto, servite con il gelato e dei  frutti di bosco, se volete.

mousse alle Erinamarene

Un dessert dedicato a Erina che mi ha regalato una cassetta delle sue amarene; andò fino al paesello a raccoglierle sulu ppì mia, queste cose mi commuovono. E ccà mi stoppo picchì s’annunca mi scinni la lacrimuzza di gratitudine.
Grazie, biddazza di una amica
:*
Mousse alle Eninamarene
500 g di amarene
130 g di zucchero
3 cucchiai di succo di limone
100 ml di panna
2 albumi
crema pasticcera realizzata con:
2 tuorli
40 g di zucchero
10 g di farina
160 ml di latte
un paio di scorza di limone
snocciolate le amarene dopo averle lavate, mettetele in una casseruola con 100 g di zucchero, portate a bollore, mescolando ogni tanto, aggiungete il succo del limone e cuocete per circa 10 minuti. Frullate e riducete in purea, poi con un colino a maglie strette filtrate la coulis.

Preparate la crema pasticcera montando i tuorli con metà dello zucchero, aggiungete la farina setacciata e sbattete con una frusta. Portate a bollore il latte con lo zucchero rimasto e la scorza di limone, aggiungetelo al composto di uova e ripassate sul fuoco fino al bollore, lasciate bollire, sempre mescolando, per pochi istanti. Eliminate la scorza del limone e fate raffreddare completamente.
Montate la panna e aggiungetela alla crema pasticcera. Montate a neve gli albumi con i 30 g di zucchero rimasto, incorporate la crema con molta delicatezza. Unite la coulis di amarene, ormai fredda e mescolate poco per ottenere un effetto variegato.
Distribuite in 6 bicchierini e ponete in frigo per almeno tre ore prima di servire.

un bicchierino duci assai

 
Sarà la vecchiaia, penso proprio di si. A qualcuno o a qualcosa dovrò scaricare la colpa di una stanchezza da dieta. L’avanzare con l’età trascina sicuramente, a una stanchezza fisica, a un atteggiamento di chiusura degli occhi a fessura picchì, a un certo punto, ti fannu pupi pupi e non ci vidi chiù da vicino, a un rallentamento dei ritmi, soprattutto se stai sempre assittatu o fai la sola ginnastica da casalinga; le pulizie. Ecco io accuso tutta la stanchezza suddetta ma soprattutto chidda, la maledetta, l’intollerabile strizzata del regime alimentare. In una parola mi sono rotta i cabbasisi, per tutte le privazioni che mi sono toccate e dalle quali mi faccio toccare continuamente. Ma che cos’è, direte voi, una privazione a saltare per tutta la vita di fronte all’eternità? Ecco, appunto, quindi tra una privazione e l’altra mi mancìai questo dolcino pensato come un trifle, con una parte croccante come base, uno strato cremoso centrale e uno succulento finale, regalato delle arance di Ribera dei Contadini per passione
Le privazioni, si sa, scatenano il desiderio del suddetto elemento di cui ti sei privato, magari inconsciamente, io desideravo una crema particolare. Una crema pasticcera separa i tuorli dagli albumi, “mizzica, che cavolo ci faccio poi con questi allbumi nel fridge?” ‘Nsumma mi arrovellavo ‘u ciriveddu per un disìo, un desiderio (in)consapevole di bellezza e di bontà.
Amunì, pigghiate un pizzino e signatevi chi fici
per 10 bicchieri
per la crema chantilly allo zenzero
4 tuorli
90 g di zucchero di canna
40 g di zenzero decorticato e grattugiato
400 ml di latte
un cucchiaio di farina setacciata
10 cm di cannella spezzettata
400 ml di panna fresca
40 g di zucchero a velo setacciato
Portate a bollore il latte con la cannella e lo zenzero, spegnete e fate intiepidire, poi filtrate il latte con un colino a maglie fitte. Dentro una bastardella montate i tuorli con lo zucchero, per una decina di minuti, fino a quando saranno bianchi e spumosi, aggiungete la farina e continuate a montare; ponete la bastardella in un tegame con dell’acqua e cuocete a bagnomaria fino a quando la crema si sarà addensata. Fate raffreddare. Montate la panna con lo zucchero a velo e mescolatela poco alla volta con la crema 
per le meringhe:
4 albumi
100 g di zucchero semolato
100 g di zucchero a velo setacciato
 Scaldate il forno a circa 100°C. Preparate le meringhe sbattendo gli albumi a neve, aggiungete lo zucchero semolato e continuate a sbattere, unite lo zucchero a velo sempre sbattendo, aggiungete un paio di cucchiai colmi di cacao setacciato e amalgamate con una spatola. Mettete l’impasto dentro un sac-a-poche con bocchetta a stella, foderate un paio di teglie con carta forno e realizzate delle palline leggermente distanziate tra loro. Infornate per circa 45 minuti, fatele raffreddare nel forno spento.
per la finitura:
4 arance di Ribera pelate a vivo
preparate i bicchierini distribuendo 4 o 5 meringhe sul fondo, mettete la crema in un sac-a-poche, distribuite la crema nei bicchieri, affondando verso le meringhe. Finite con gli spicchi di arancia tagliati a tocchetti.

Eh Già!

Chi legge queste pagine lo sa bene, mi perplime  fare pubblicità a tinchitè, di marchi più o meno conosciuti; infatti, a chi mi chiede una collaborazione, la maggior parte delle volte, dico gentilmente ma chiaramente: grazie, no. Sono scelte eh? Personali scelte enologiche ehm, volevo dire deontologiche; non mi interessa fare le marchette, decido cosa pubblicizzare e, fatta eccezione delle pentole delle quali forse scriverò un post a parte e per le quali farei carte false, posso asserire che codesto vino è uno di quei pochi prodotti. Questo è uno di quei casi in cui il vino è buono veramente e appartiene a un nobile progetto, quello di Vino Libero; le aziende che hanno aderito si sono impegnate immediatamente al recupero del suolo con metodi e tecniche che vertono alla riduzione dell’impatto ambientale e all’abbandono dei diserbanti. Come architetto paesaggista e appassionata di vino (nel senso che mi piace bere buono),  mi sento vicina al problema. L’idea coinvolgente, mira a promuovere il nuovo Già 2013 bianco e rosso, per questo il progetto ha chiesto a una picchicedda di foodblogger di raccontare, tramite una ricetta e un inusuale abbinamento enogastronomico, la bellezza e la bontà di questo vino. Ecco il mio contributo.

Tortini in gelatina di Già e passion fruit
per la génoise
50 g di farina 00
50 g di fecola
3 uova
75 g di zucchero
1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia
45 g di burro fuso
scaldate il forno a 160°C, fondete il burro e riportatelo a temperatura ambiente. Imburrate una teglia quadrata da 22 cm di lato e foderatela con un foglio di carta forno. Setacciate la farina con la fecola; in un contenitore posto a bagnomaria sbattete, con una frusta a fili manuale, le uova con lo zucchero fino a completo scioglimento di quest’ultimo. Versate dentro la planetaria e sbattete il composto di uova  per 5 minuti, fino al raddoppio, unite la vaniglia. Aggiungete, poco per volta, il composto di farine e amalgamate con una spatola dal basso verso l’alto. Amalgamate parte del composto di uova al burro fuso, mescolate delicatamente e poi aggiungetelo al resto, versate dentro la teglia, livellate e infornate per circa 15 minuti o fino a quando, infilzando con uno stecchino questo ne uscirà pulito e asciutto. Sfornate e fare raffreddare qualche minuto dentro la teglia, sformate e fate raffreddare su una gratella per dolci.

per la gelatina di Già e passion fruit
100 g di polpa di frutto della passione (circa 5 frutti)
400 g vino bianco Già
un baccello di vaniglia
90 g di zucchero di canna
9 g di gelatina in fogli

in un pentolino mettete lo zucchero con il vino, i semi del baccello di vaniglia e il baccello stesso, portate a ebollizione e fate sobollire per 30 minuti. Ammollate la gelatina in acqua fredda e aggiungetela al vino, scioglietela completamente; fuori dal fuoco aggiugete la polpa dei passion fruit, mescolate e distribuite dentro uno stampo da muffin in silicone da sei alloggiamenti. Ponete in frigo.
per il caramello
100 g di zucchero semolato
80 g di panna acida
40 g di burro freddo
mettete lo zucchero in un pentolino dal fondo spesso, ponetelo su fuoco dolce e scioglietelo fino a quando diventa marrone, aggiungete la panna, togliete dal fuoco e aggiungete il burro, mescolate e fate intiepidire.
Distribuite dentro lo stampo e rimettete in frigo.
per la bagna
100 ml di vino bianco Già
per decorare
una manciata di pinoli tostai
una manciata di passolina (uva passa)
il fondo di un bicchiere di vino bianco Già

Con un coppapasta rotondo a misura dello stampo, ritagliate la génoise, scaldate appena il vino e distribuitelo con delicatezza aiutandovi con un pennello, sui dischi di torta. Ponete i dischi sul caramello e ponete in frigo tutta la notte.

Il giorno dopo sformate delicatamente i dolcetti su piatti da portata singoli, decorate con i pinoli tostati e l’uva passa ammollata nel Già e poi sgocciolata, aspettate una decina di minuti tenendo il dolce a temperatura ambiente e servite.

il semifreddo che non abbiamo mangiato

 e no, non l’abbiamo mangiato picchì il dolce me lo portarono e quindi il semifreddo rimase in frigo, poi dal frigo passò al freezer. Avevo preventivato l’eventualità che qualcuno degli invitati portasse un dolcino e infatti capitò; ho pensato di preparare un dolce da conservare per mangiarlo, nella fatidica ipotesi, in un altro momento e accussì fici. Ora mi godo ‘stu dolcino con calma, assittata ‘ncapu ‘u divano, con il suono croccante che la gabbia di cioccolato emette quando affondi la paletta da gelato dentro il semifreddo. Non si può raccontare, si deve provare.

per 10 cristiani
6 tuorli di uova grosse e freschissime
500 g di mascarpone a temperatura ambiente
100 g di zucchero semolato
due bicchierini di Vov
100 g di cioccolato fondente
40 g di panna fresca

sbattete i tuorli con lo zucchero fino a quando diventeranno bianchi e di consistenza cremosa, unite poco alla volta il mascarpone sempre sbattendo evitando i grumi, aggiungete poco a poco il liquore amalgamando a ogni aggiunta. Versate dentro dei piccoli contenitori di alluminio tronco conica di 6,5 cm di diametro e alti 4 cm, compattate sbattendo il fondo sul palmo della mano, poneteli in frigo a rassodare coperti da un foglio di pellicola fino al giorno dopo. Sciogliete a bagnomaria il cioccolato spezzettato con la panna, ponetelo dentro un sac-a-poche o in un cornetto di carta forno. Sformate il semifreddo, delicatamente su un piatto, decorate con il cioccolato fuso realizzando una grata e mettete in frigo ancora una mezz’ora prima di servire,  la consistenza del dolce sarà cremosa ma comunque in forma e il cioccolato diverrà croccante. Se vorrete la forma ben netta e definita tronco conica, ponete il semifreddo in freezer, sformate delicatamente con una paletta in alluminio proseguite con il cioccolato come indicato prima e poi mettete in frigo a riposare.

cioccolato

 potrebbe sembrare una cioccolata calda, invece inganno c’è! Trattasi di mousse al cioccolato; si prepara in un fiat e si conserva in frigo per il giorno dopo, avendo cura di tirarla fuori almeno un’ora prima di servire e il gioco è fatto. Un dessert per concludere un pasto importante, ma anche un intermezzo pomeridiano in uno dei giorni di festa che ci aspettano in agguato dietro l’angolo.
per 6 cristiani
150 g di cioccolato 
4 uova 
50 g di zucchero
tritate il cioccolato a coltello, ponetelo in un contenitore adatto alla cottura a bagnomaria e scioglietelo su fiamma dolce. Sbattete i tuorli con le fruste elettrice, aggiungendo a filo il cioccolato fuso. Montate a neve ferma incorporando lo zucchero facendolo cadere a pioggia. Unite gli albumi al composto di cioccolato e uova, fatelo poco per volta facendo attenzione che la parte precedente sia amalgamata al composto. Versate dentro delle ciotole o delle tazze e ponete in frigo tutta la notte. Prima di servire riportate a temperatura ambiente.

una tira l’altra

non c’è nenti ‘i fari le ciliegie sono micidiali, dici basta ma se non vedi il fondo…niè, che ve lo dico a fare? Lo sanno tutti, ranni e picciriddi. ‘Na vota, quannu me patri era picciriddu, spiriu. I miei nonni lo cercavano ma niente, era sparito dalla circolazione: “Ninuzzo, Ninuzzo dove sei?” e lui, muto, rimaneva ammucciato sotto al letto grande. Mia nonna era seriamente preoccupata, picchì me patri discolo era. Poi l’hanno ritrovato sotto al letto che dormiva accanto al cesto delle ciliegie…svacantato, vuoto.
Ovviamente, questa mia, non è per nulla un’invenzione, una semplicissima panna cotta aromatizzata, fresca e piacevole a fine pasto.
per 8 bicchierini da 100 ml di capacità
500 ml di panna fresca
150 ml di latte
130 g di zucchero + 15 g
una baccello di vaniglia
4 bacche di pimento
500 g di ciliegie
10 g di colla di pesce
mettete la colla di pesce a bagno in un po’ di acqua fredda. Lavate le ciliegie e mettetene da parte 8 o se sono a coppia legate dal picciolo, 16. Snocciolate le altre, tagliandole a metà. Pestate il pimento in un mortaio e aggiungete la polvere alle ciliegie tagliate in due, mescolate insaporendo con 15 g di zucchero; fate macerare giusto il tempo di preparare la panna cotta. Mettete in un pentolino il latte, la panna, lo zucchero e la vaniglia incisa lungo la lunghezza e i suoi semi, portate quasi a bollore, spegnete e, fuori dal fuoco, aggiungete la colla di pesce. Mescolate e fate intiepidire qualche minuto; distribuite le ciliegie nei bicchierini e poi versate la panna cotta. Fate raffreddare ancora un po’ ma non completamente prima di guarnire con le ciliegie messe da parte. Ponete in frigo per almeno 4 ore

voglio ritornare bambina

ma non per una questione puramente velleitaria, l’età che ho va bene anche se ho superato gli anta, ma quando mi volto indietro, mi acchiappa una botta di malinconia; c’erano papà con i nonni, la mamma spadellava in cucina, mio fratello ed io eravamo picciriddi  😀
 E lo so, mai contenti siamo di quello che siamo, quann’eramu picciriddi vulìamu criscìri, ora che semu ranni...:Il bello dei ricordi è che ti ci puoi tuffare dentro, solo che ti resta appiccicata n’anticchia di malincunia. 
Credo banalmente, senza scendere troppo nei meandri della psicologia, che il mio desiderio raggiunga motivi nascosti tra le braccia della mia mamma, confortanti e certe.
Questo dolcino, che sa di antico, riporta indietro nel tempo quann’eramu picciriddi, come in una pellicola in bianco e nero. Lo dedico, con amore, a te mamma, per la tua festa, anzi per le tue due: quella di rito “della mamma”, che quest’anno è il 13 e quella per il tuo compleanno che curri appresso il 14; bello ‘sto mese di maggio in cui nascisti.

 

 Biancomangiare
permettetemi una divagazione prima della ricetta: ‘sto dolce al cucchiaio mi pare la versione “punto zero” della pannacotta, lo pensate anche voi?
Per otto cristiani:
un litro di latte
parzialmente scremato
100 g di amido di mais o di grano
200 g di zucchero
semolato
la scorza grattugiata di un limone non trattato,
qualche fogliolina
di timo limonato.

Mescolate,
dentro una pentola, l’amido setacciato, lo zucchero e la scorza del limone lavata
e finemente grattugiata; a freddo, sciogliete la miscela con il latte. Ponete
poi sul fuoco leggìo mescolando
spesso. Aggiungete le foglioline di timo limonato lavate e asciugate, portate a
ebollizione mantenendo il calore moderato ancora per cinque minuti. Versate il
composto in ciotole singole oppure in un unico stampo dai bordi bassi tutti precedentemente bagnati e capovolti; lasciate
che raggiunga la temperatura ambiente e poi trasferite in frigo per almeno un
paio d’ore. Al momento di servire, decorate il piatto da portata con foglie di
limone non trattate, capovolgete il dolce che si staccherà dalle pareti agevolmente e finite, se volete, con qualche fogliolina di timo.

-ah! Mamà, mi scordai l’ultima vota chi vinisti ccà, che t’avevo accattato un regalino…vale ppì quannu nnì videmu nautra vota 😀 conservato è! Intanto fatti un tuffo indietro magari tu :*

‘na cosa duci e zuccherata

avete mai assaggiato questo kiwi qua?

è un dolcino solo lui, ha un colore dorato, vi dico di che sa…un sapore misto di frutti esotici e financo sa di miele, infatti dal mio spacciatore di frutta e verdura ufficiale, lo chiamano kiwi al miele, è buono tutto, si mangia pure (volendo) la buccia.


Fatta la premessa, il “cappello” introduttivo vi devo dire che la Zespri non mi paga per dire queste cose, nonostante sia partita a raffica la pubblicità su moltissime emittenti 😀
Lo mangio già da più un anno, nemmeno a farlo apposta appena ho deciso di realizzare un dessert usando questo prodotto, pattiu la pubblicità…questo si chiama tempismo 😉
la base è una semplicissima mousse al cioccolato bianco leggermente aromatizzata con un cucchiaio al limoncello, più o meno come questa qui, ma per me, è il giusto palcoscenico per un frutto così spettacolare.

Mousse al limoncello con kiwi al miele

mezzo litro di panna fresca
60 g di zucchero a velo
2 uova
40 g di zucchero semolato
180 g di cioccolato bianco
3 g di gelatina in fogli
1 limone
1 cucchiaio di limoncello
4 kiwi gold
granella di pistacchi e noccioline
foglioline di basilico
20 striscioline di scorza d’arancia prelevate dalla marmellata

Mettete a mollo la gelatina in acqua fredda, nel frattempo sciogliete a bagnomaria il cioccolato tagliato a pezzetti, facendo sempre attenzione che il fondo del contenitore non tocchi l’acqua in ebollizione, poi mettetelo da parte e fatelo intiepidire. Montate i tuorli con 20 g di zucchero semolato, aggiungete il cioccolato fuso e mescolate ben bene; in un altro contenitore montate a neve ferma gli abumi con gli altri 20 g di zucchero , incorporateli delicatamente ai tuorli cioccolattosi. In un pentolino su un fuoco bassissimo, fate sciogliere la gelatina con un cucchiaio di limoncello, aggiungete il miscuglio al composto di uova e cioccolato, mescolando, unite la scorza grattugiata del limone e in ultimo incorporate la panna semimontata con lo zucchero a velo. Versate parte del composto in un bicchierino graduato e poi aiutandovi con il misurino, versate 150 ml di mousse in un bicchiere di vetro, ne riempierete 10. Ponete in frigo a rassodare per almeno 3 ore. Poco prima di servire sbucciate i kiwi (se volete ;)) e tagliateli a dadini, dividete la dadolata nei bicchieri, distribuite il trito di pistacchi e nocciole, finite con le scorze d’arancia e un ciuffo di basilico a foglia piccola.