una domanda ti devo fare

ti piace questo blog? Ti ci ritrovi tra queste pagine? 
Si, ‘u saccio che t’avia a fari ‘na dumanna sula ma, scrivendo scrivendo, mi feci prendere la mano. Il blog parla di food, faschion, fitness, gap, week end, gossip, happy hour, know-how, location, link, live, wather, performance, kermesse, editor, wine… nomination etc, etc. Il tutto condito da ‘n’anticchia di sicilianitudine che, secunnu mia, non guasta in tutto st’inglese che ci avvolge. Dunque, dicevo, se ti piace ‘n’anticchia ‘sto blog, se e solo se ti piace, votalo! Picchì ho ricevuto una nomination al Macchianera Food Awards 2013 e qui trovi la scheda per la votazione. Accura, hai tempo fino a giovedì 19 settembre e devi almeno dare almeno 4 voti affinchè la tua votazione sia giudicata valida.
Per festeggiare questo bellissima sorpresa ti offro una fetta di questa morbidissima crostata, a favorire.

per 8 cristiani
preparazione 45 minuti più il riposo della frolla morbida
cottura: 25 minuti circa
per la base

300 g di farina che lievita

150 g di zucchero di canna
una bustina di preparato per cappuccino (14 g)
un uovo medio
un pizzico di sale
per la copertura
200 g di farina che lievita
100 g di burro
qualche goccia d’acqua fredda
un pizzico di sale
un tuorlo
per il ripieno alla frutta
50 g di nocciole
4 susine rosse
2 pesche a polpa bianca
un cucchiaio di zucchero di canna
cannella qb
per la finitura
confettura di pesche qb

prepara l’impasto per la base mescolando tutti gli ingredienti, stendilo con le dita dentro una teglia di 30 cm di diametro dai bordi bassi, precedentemente imburrata e infarinata, mettila in frigo a raffreddare. L’impasto sarà poco consistente, fidati. L’idea è quella di ottenere una torta-crostata, morbida frolla lievitata.
Prepara la frolla per la copertura, avvolgila dentro un foglio di pellicola e mettila in frigo. Accendi il forno e portalo a una temperatura di 160°C, conoscendo il mio sò che la temperatura non deve essere più alta, tu basati sulla conoscenza del tuo elettrodomestico. Lava la frutta, sbuccia le pesche e poi affettale dentro una ciotola, affetta anche le susine, mescola e condisci con lo zucchero e la cannella; trita  grossolanamente le nocciole e distribuiscile sul fondo della torta, cospargi anche la frutta mantenendoti a un cm dal bordo. Rimetti in frigo. Su un foglio di carta forno, stendi con un mattarello l’impasto di copertura, realizza un cerchio leggermente più piccolo del diametro della torta e, con un movimento agile di polso capovolgilo sulla base.

sigilla la parte superiore con quella inferiore, spennella con la confettura di pesche, effettua dei tagli al centro della torta per fare uscire il vapore di cottura e inforna per circa 20-25 minuti. Sforna e falla raffreddare, ti consiglio di mangiarla leggermente tiepida, buonissima è!

che dicevamo?

ah, si; che l’estate sta finendo. Prova ne sono i temporali estivi che annunciano l’imminenza della conclusione e il calendario che oggi ‘recita’: 30 agosto. Il caldo certo continuerà, sono sicura, non solo qui in Sicilia un po’ ovunque ma già da settembre si ritorna, forse solo mentalmente, al solito tran tran della vita quotidiana lontano dalle vacanze e dal mare, per chi ci va. Il solito ciclo che finisce, il solito cerchio che si chiude per dare sfogo alla latata di quelli che amano la frescura di una bella scaricata d’acqua e dell’andante morbido settembrino. Mi appare giusto e inviolabile. 
Per quanto mi riguarda continuo la mia vita cucinando piatti che l’estate, e ‘na poco di sicilianitudine, ce l’hanno dentro.
involtini di calamari a ghiotta
Per due cristiani
tempo di preparazione: un’ora
difficoltà: facile
tempo di cottura 15 minuti
800 g di calamari piccoli
50 g di pangrattato
15 g di parmigiano grattugiato
un mazzetto di prezzemolo
100 g di olive verdi snocciolate
15 g di capperi sotto sale
300 ml di salsa di pomodoro
una cipolla di Tropea
una costa di sedano
uno spicchio d’aglio rosso di Nubia
un peperoncino rosso
un cucchiaio d’olio extra vergine d’oliva
sale
pepe

 pulite i calamari, eliminate la pelle, gli occhi, la bocca e le interiora. Sciacquateli sotto l’acqua corrente e tamponateli con carta da cucina;

 tritate finemente i tentacoli e metteteli in una terrina con il pangrattato, il parmigiano, ‘n’anticchia di sale, pepe e il prezzemolo tritato. Tagliate le sacche dei calamaretti con le forbici realizzando una braciola. Mescolate il ripieno con un cucchiaino d’olio, stendete i filetti di calamaro, riempiteli con una parte del ripieno e richiudeteli per formare un involtino che infilzerete con uno spiedino. In un tegame di terracotta con i bordi bassi soffriggete un battuto di cipolla, aglio e sedano, aggiungete le olive tagliate a metà, i capperi, il peperoncino e la salsa; aggiustate di sale, mescolate per amalgamare e ponete gli spiedini nel tegame, irrorateli con la salsa, coprite con un coperchio e cuocete per circa 10 minuti. Servite gli involtini su un letto di ghiotta.

Grassi buoni

no, dico… ve ne siate addunati? Vi siete accorti che siamo entrati nel mese di agosto? Siamo all’apice della ricchezza, i prodotti dell’orto sono favolosi, adoro l’esagerata varietà di frutta e verdura; i colori sono strepitosi non sembra anche a voi? E’ l’estate, la stagione che mi rappresenta, la stagione che mi piace di più; il caldo appiccicaticcio, le passate di scirocco, il mare, il sole e relax a tinchitè. Questo è un periodo che rallegra l’anima e l’alleggerisce in modo quasi naturale, cucinare adesso permette alla fantasia di cavalcare onde colorate. Ho mangiato tonnellate di sarde quest’anno, mi hanno detto che contengono Omega 3, i grassi “buoni” che fanno bene, mi sono lanciata e le ho realizzate in “mille” modi che trovate sul libro Omega Me, ricettario realizzato in collaborazione con Valle’, edito da Trenta Editore  e sul sito www.omegame.it . Se vi capita di sfogliare il libro resterete alluccuti per l’abbondanza di ricette e di foto realizzate da quattro, anzi da cinque food blogger accomunati dall’insostituibile e infaticabile lavoro di quattro dietisti e nutrizionisti.
Ultima, in ordine di sfornata, questa teglia di verdure e sardelle ripiene, assettatevi, “a favorire”!
Sardelle ripiene con peperoni e cuori di bue
per 2 cristiani
preparazione: 30 minuti
cottura: 45 minuti
100 g di pangrattato
30 g di parmigiano grattugiato
30 g di pistacchi tritati
mezzo spicchio d’aglio tritato
qualche foglia di prezzemolo
una costa di sedano
un peperone rosso
un peperone giallo
2 pomodori “cuore di bue”
20 sarde pulite e aperte a libro
2 cucchiai d’olio extra vergine d’oliva
sale e pepe

Lavate i peperoni, asciugateli tagliateli a metà, eliminate i semi e il picciolo; tagliateli in quarti e poi a listarelle.
lavate un pomodoro, eliminate la calotta, tagliateli a metà e poi a fettine.

foderate una teglia rotonda con della carta forno, distribuite sul bordo le fettine di pomodoro e al centro i peperoni. Salate, pepate, distribuite una presa di origano e un cucchiaio di olio. Infornate per 15 minuti a 180°C 
 
Preparate il ripieno, mescolando il pangrattato, i pistacchi, l’aglio e il sedano tritato. Adagiate su un tagliare 10 sarde con la pelle rivolta verso il basso, salatele leggermente, distribuite il pangrattato condito e copritele con l’altra sarda; posizionatele a raggiera sui peperoni.
 Lavate l’ultimo pomodoro, eliminate la calotta e svuotatelo utilizzando uno scavino, salate poco l’interno, riempitelo con il pangrattato condito rimasto e collocatelo al centro della teglia, irrorate con un cucchiaio di olio e infornate per mezz’ora. 
 
Distribuite nei piatti mezzo pomodoro, cinque sardelle ripiene e le verdure di contorno.

arrivò un confortevole calduccio

Uora uora arrivau ‘u cavuru, Un calduccio niente male eh? La pelle ‘mmiddusa, appiccicaticcia, sudatizza; alito di vento caldo che squaglia un cristiano anche all’ombra; è l’estate di che vogliamo parlare? Ah, si di un dolcino, una crema di uova latte e amarene tenuta in frigo fino al momento in cui l’aviti a manciari e poi date una bella bruciata sulla superficie, caldo-freddo in un sol boccone.
crema bruciata all’amarena
2 uova grosse
50 g di zucchero
40 g di farina 00
12 amarene
burro
250 ml di latte
sale
zucchero di canna
sbattete le uova un una ciotola, aggiungete il latte a filo e mettete da parte. In una bastardella setacciate la farina, aggiungete lo zucchero e un pizzico di sale, mescolate aggiungendo a filo la miscela di latte e uova. Imburrate 4 cocottine in ceramica da 125 ml di capacità, distribuite sul fondo tre amarene con lo sciroppo di conservazione,

 riempite con la crema di uova e coprite ogni cocottina con un foglio di pellicola. Portate a 80 °C la vaporiera, adagiate sul cestello i contenitori sigillati e cuocete a vapore per 25-30 minuti. fate intiepidire e ponete in frigo fino al momento di servire. Cospargete di zucchero di canna e, con un cannello, caramellate la superficie.

una passione per il formaggio e per le storie cuntate

A Palermo l’artigianato e i mestieri erano rintracciabili, e in alcuni casi lo sono ancora,  nel centro storico identificando vie e piazze. Ci sono strade intitolate agli argentieri, ai credenzieri, ai crocifissari, ai cafisari, ai maestri d’acqua, ai candelai e così via discorrendo fino ai zimmelari, alle sedie volanti e molti altri ancora; un numero cospicuo di mestieri che avevano contraddistinto il tessuto storico della città. Esiste una leggenda (anche se secondo me, tanto leggenda non è) che racconta di una famiglia facoltosa di artigiani orafi che avevano casa e putìa in via degli Argentieri. La storia cunta che ‘sta famigghia cadìu in disgrazia per mali affari; per non dare sazio ai vicini, ‘a mugghiere dell’orafo, s’inventò ‘na ricetta ciavurusa utilizzando aromi e spezie che lasciava presagire la cottura di cunigghiu e invece era cacio cavallo cotto con olio, aglio e aceto.Il ciavuru veniva sapientemente sventolato fuori dalla finestra per fare arrivare il profumo in tutta la via  Alcuni, ancora, questo piatto lo chiamano coniglio all’argentiera ma di cacio si tratta.
per 4 cristiani pigghiate 500 g di cacio cavallo fresco, 3 cucchiai di aceto bianco, tre cucchiai di olio extra vergine d’oliva, 2 spicchi d’aglio, origano secco e pepe.
tagliate il formaggio a fette di 4-5 cm, in una padella capiente e antiaderente mettete l’olio e fate dorare l’aglio schiacciato, che dopo eliminerete. Unite le fette di formaggio in un solo strato e fate cuocere per qualche minuto da ambo i lati.  Appena noterete il formaggio diventare  morbido versate l’aceto, cospargete con il pepe e l’origano e servite immediatamente.
Per non farvi mancare niente vi propongo un altro antipasto da servire immediatamente, facilissimo da preparare tanto che non c’è una ricetta, dovete comprare del formaggio morbido che più vi piace; io ho usato dei tomini ricoperti con dello speck e della provola dolce tagliata a fette belle spesse. Mettete la piastra in ceramica in forno e fatela arroventare ben bene, aprite il forno e, aiutandovi con dei guantoni, tirate fuori il grill barbecue distribuite i formaggi e rimettete in forno per qualche minuto fino a quando i formaggi diventeranno morbidi e sciolti. Servite immediatamente portando in tavola la teglia e poggiandola su un tagliere di legno, tagliate i formaggi direttamente nella teglia con un taglia pizza. Un solo inconveniente con questi antipasti, facitini picca picchì s’annunca gli ospiti si appanzano di pane e formaggio e a prima fame si tolgono l’appettito.

“come si riconosce il pane buono senza assaggiarlo?”

” non dall’odore non dall’aspetto ma dal suono della crosta.. ah, una sinfonia di scrocchi “. Ratatuille
Questo pane, semplicissimo nella sua realizzazione se cotto nella pentola magica “Le pain” di Emile Henry avrà una crosta croccante e un interno morbidissimo. Provare per credere…anche assaggiandolo.
vi cunto chi fici:

300 g di farina manitoba
200 g di semola di rimacinato
un cucchiaino di zucchero
12 g di lievito fresco
10 g di sale
300 ml di acqua tiepida
un cucchiaio d’olio extra vergine d’oliva
latte q.b.
semi misti q.b.

mettete nel bicchiere dell’impastatrice le farine, il lievito sbriciolato e lo zucchero, avviate la macchina al minimo e aggiungete l’acqua poco alla volta infine aggiungete il sale e l’olio. Continuate a impastare fino a quando l’impasto incorda attorno al gancio. recuperate tutto l’impasto, mettetelo dentro il bicchiere dell’impastatrice e poi nel forno spento con la luce accesa per un’ora. Trascorso questo tempo recuperate l’impasto, ponetelo sulla spianatoia infarinata e ripiegatelo verso l’interno, realizzate una palla che adagerete sul piatto della pentola ricoperta di semola di rimacinato; con la lama di un coltello praticate delle incisioni e poi spennellate con qualche goccia di latte, spolverate i semi e pochissima semola. Coprite con la cupola e rimettete dentro il forno spento con la luce accesa per 2 ore. Trascorso questo tempo accendete il forno a 240°C per 45-50 minuti. Sfornate e fate raffreddare prima di affettare la vostra meravigliosa pagnotta.

il dopo festa

 Quanti di voi hanno detto ieri sera: “da domani a dieta”. Il nostro cibo quotidiano è tipicamente leggero almeno dal punto di vista delle portate, quando però arriva il pranzo di Pasqua con annessa Pasquetta del giorno dopo ci si abbuffa in maniera esagerata, vuoi per il convivio, vuoi per il piacere di stare a tavola ‘nsemmola con amici e parenti, il numero delle portate è esagerato, si arriva alla fine del tour de force con il segnale del troppo pieno acceso e la campanella che suona l’allarme. A quel punto ogni bocca famelica ha detto basta da domani…
Il problema del giorno dopo si presenta puntuale, stomaco dilatato e bisogno di qualcosa di buono; il concetto del troppo pieno, dopo una notte di sonno, è bello che dimenticato.

se siete ligi ai buoni propositi segnatevi questa ricetta per un’occasione futura, prima che finiscano i carciofi però.

Carciofi ripieni con pomodori secchi e mentuccia
per 10 carciofi
150 g di pane grattugiato
60 g di pomodori secchi sott’olio
30 g di pecorino grattugiato
un mazzetto di prezzemolo
un mazzetto di menta
uno spicchio d’aglio
olio extra vergine d’oliva
sale e pepe
un limone
Spuntate i carciofi, eliminate qualche foglia esterna e sbatteteli su un piano per allargare le foglie, metteteli via via dentro un contenitore con acqua acidulata con il succo del limone. In una terrina mescolate la mollica di pane, il pecorino, il pomodoro secco tagliato a pezzetti, l’aglio e le erbe aromatiche tritati insieme, Pepatee unite due cucchiai d’olio. Sgoggliolate i carciofi, salateli internamente e riempiteli con il composto preparato. Disponeteli dentro una tajine, in piedi, uno accanto all’altro; versate tanta acqua fino ad arrivare a metà dell’altezza dei carciofi, unite un cucchiaio d’olio, coprite con il coperchio e cuocete per circa 45-50 minuti. I carciofi saranno pronti quando, tirando una foglia esterna, questa si staccherà facilmente.

il piacere della pizza cotta su pietra

e non vi cuntu farfanterie, non vi parlo di quella surgelata della pubblicità e non possiedo un forno a legna ma uno a gas e l’haju da quando mi maritai. Un forno da 60 cm, che cuoce più da un lato che dall’altro ma che gli volete dire? 16 anni di onorato servizio, senza mai dire né ah né bah, iddu travagghia senza sosta da sempre, estate e inverno come un mulo ma la pizza, mischineddu d’iddu non ci veni bona. Il segreto di una buona pizza non è uno solo, ci sono diversi fattori che concorrono alla buona riuscita, uno di sicuro è il forno, infatti un buon impasto, da solo, non riesce ad essere una garanzia. Devo dire, però, che da quando uso il pizza stone la musica è cambiata e di molto. Basta seguire alcuni piccoli accorgimenti e la pizza sembrerà sfornata da un forno di pizzeria.
Pigghiate un pizzinu…
Io ho usato un impasto molto semplice: ho messo nel bicchiere dell’impastatrice 400 g di farina manitoba, 100 g di semola di rimacinato, 15 g di lievito di birra fresco sbriciolato e un cucchiaino di zucchero, ho fatto andare la macchina al minimo per mescolare, ho unito 260 g di acqua tiepida, due cucchiai di olio extra vergine d’oliva e 10 g di sale. Quando l’impasto si è incordato nel gancio della macchina staccandosi dalle pareti del bicchiere, ho spolverato con della farina di rimacinato il piano di lavoro e lavorato a mano per qualche minuto. Ho riposto tutto nel  bicchiere e poi nel forno spento sotto la luce accesa a lievitare per circa 4 ore. La seconda fase è stata quella di rimaneggiare la pasta sul piano di lavoro, sgonfiandola e dividendola in due parti, ho posizionato le pezzature sul pizza stone ben infarinato e messo ancora una volta nel forno spento con la luce accesa per ancora un’ora.
I passi successivi sono, anch’essi molto semplici ma indispensabili per una buona cottura; accendete il forno alla massima potenza e portatelo a temperatura con il pizza stone ben infarinato e posto nella parte bassa del forno. Le pezzature di impasto dovranno essere pronte sul piano di lavoro infarinato; stendetene uno con le dita o con il matterello e poi provate a girare l ‘impasto sui pugni come fanno i piazzaioli, provateci. Stendete l’impasto su una pala per pizze ben infarinato, condite con salsa di pomodoro, aprite il forno e, con un gesto deciso, fate scivolare la pizza dalla pala al pizza stone. Cuocete per circa 10 minuti, vedrete che la pizza comincerà a gonfiarsi sul bordo come in pizzeria, tirate fuori la griglia su cui è poggiata la pietra e condite con mozzarella e formaggi vari, fate voi seguendo i vostri gusti, rinfornate per ancora qualche minuto e voilà, il gioco è fatto. Croccante e morbida al punto giusto manco fussimu in pizzeria, tagliate la pizza, senza paura, direttamente sul pizza stone, è progettato anche per questo.

cavuluciuri gratinato

 Mizzica chi friddu! Siamo nella fase più critica dell’inverno, ai più freddolosi consiglio vivamente di armarsi di buona volontà e tanta pazienza, più scuro di mezzanotte non può fare quindi scaldiamoci come possiamo; copritevi ben bene, riscaldamento a palla, scaldini, borse dell’acqua calda, copertine e gattini sulle gambe,  calzettoni e, come si dice per ora, comfort food che, in una parola [inglese],esprime tutta una serie di aggettivi piacevoli, insomma tutto fa brodo. Accollate anche questo cavolfiore gratinato, tutta salute in calorie 😀

per 4 cristiani
un piccolo cavolfiore
40 g di speck tagliato a dadini
100 g di formaggio spalmabile
3 uova
20 g di amido di mais
150 ml di panna fresca
150 ml di latte
una manciata di parmigiano grattugiato
olio extra vergine d’oliva
noce moscata
sale
pepe

lessate il cavolfiore ridotto in cimette in pochissima acqua, salate e pepate alla fine della cottura. Sbattete le uova con il formaggio spalmabile, aggiungete l’amido setacciato e sbattete ancora per amalgamare; incorporate il latte e la panna poco alla volta e mettete da parte. Scolate la verdura, mescolatela con lo speck e distribuite il composto sul fondo di una cocotte dopo averla sporcata di olio d’oliva, distribuite il composto di uova e infornata a bagnomaria per 40 minuti circa. servite subito.

deliziose clementine

La frutta di stagione non bisogna farsela sfuggire, le clementine non durano a lungo, meno delle arance; è un frutto dolcissimo dedicato ai picciriddi, picchì è senza noccioli, o come si dice impropriamente qui, senza ossa; facile da sbucciare e di un colore favoloso. Mia nipote Marta, che ormai tanto nica non è, in questo periodo sa di trovarle sempre qui da me, infatti ha ribattezzato la nostra casa come “la casa delle clementine”  😀

 Ho realizzato questo crostata  pensando ad una frolla ‘n’anticchia chiù grezzulidda, utilizzando anche la farina di grano saraceno, se vi ho convito scorrendo le foto, pigghiatevi un pizzinu e segnatevi ‘sta ricetta:

 Per la frolla:
200 g di farina 00
100 g di farina di grano saraceno
150 g di burro a temperatura ambiente
90 g di zucchero
1 uovo
un pizzico di sale
la scorza grattugiata di una clementina non trattata

per il ripieno:
200 ml di succo di clementine
50 ml di succo di limone
30 g di farina
250 ml di panna a lunga conservazione
4 uova
100 g di zucchero Zefiro
per la decorazione:
due clementine non trattate
50 g di zucchero
due cucchiai d’acqua
mezzo baccello di vaniglia 

 preparate la frolla impastando tutti gli ingredienti, stendetela su un piano infarinato e foderate una teglia di ceramica da 30 cm di diametro, precedentemente imburrata e infarinata, e ponetela in frigo per mezz’ora.

preparate il ripieno sbattendo con una frusta a fili e a bagnomaria, lo zucchero con le uova e la farina setacciata, unite i succhi filtrati dei due agrumi e la panna, cuocete per cinque minuti.Riscaldate il forno a 160°C, infornate la torta e cuocetela in bianco, coprendola con un foglio di carta forno e fagioli secchi, per circa 10 minuti. Eliminate i fagioli, la carta da forno, bucherellate con i rebbi di una forchetta il fondo e continuate la cottura fino a leggera doratura, circa 10 minuti. Abbassate la temperatura a 140°C, estraete la teglia, riempitela con la crema di uova e riponete in forno per 20 minuti o mezz’ora, o fino a quando la crema si rapprenderà.

Affettate sottilmente le clementine e mettetele da parte; in una padella sciogliete lo zucchero con l’acqua per su fuoco leggero,  appena vedrete delle bollicine aggiungete le fettine con la vaniglia dopo aver liberato i semi dal baccello, mescolate delicatamente con un leccapentola fino a quando noterete uno sciroppo, circa 5 minuti. Sformate la torta con delicatezza, con una pinza sistemate le fettine sulla crema e per finire versate lo sciroppo.