un’idea ce l’hai?



Attia dico, quannu vai al supermarket devi avere le idee chiare, non puoi riempire il carrello a tinchitè, senza un’idea precisa, un progetto chiaro, un accostamento di sapori, colori e una prospettiva, anche vaga, di ciavuru. Devi farti due conti in testa prima di accattiri l’accattabile e chiederti: che cabasiso faccio cu ‘stu pollo? Ma prima d’accattallu però!
ovviamente parru con me stessa medesima, eh?


per due cristiani
270 g di petto di pollo tagliato sottilissimo
un limone
un cucchiaio di olio extra vergine d’oliva
coriandolo in polvere
curry
paprica
zenzero in polvere
sale
pepe
un pizzico di zucchero di canna

preparate la marinata mettendo in una ciotola l’olio, la scorza di limone, il succo di mezzo limone, le spezie, lo zucchero, mescolate per emulsionare e mettete a bagno la carne per mezz’ora.

per il ripieno
4 pomodorini
40 g di pangrattato
1/4 di mela

sale
origano secco
pepe
un cucchiaio di olio extra vergine d’oliva
stendete le fettine di pollo, farcitele con il ripieno, arrotolate e fermate con uno spiedino.

per il condimento
10 pomodorini
2 spicchi d’aglio
origano
un cucchiaino di cimino (semi di sesamo)
un cucchiaio di capperi dissalati
pepe
bicarbonato

cuocete per pochi minuti, dentro una casseruola in pietra, i pomodorini tagliati a metà insieme con l’aglio sbucciato e schiacciato, l’origano, il sale, un pizzico di bicarbonato e il pepe.

 Unite il ripieno avanzato e il cimino, mescolate, aspettate due minuti e spegnete. Non è necessario aggiungere olio per la cottura, queste pentole cuociono senza attaccare gli alimenti.

Arroventate una piastra per arrosti in pietra, cuocete gli spiedi da ambo ii lati, fate intiepidire prima di sfilarli

dallo spiedino e metterli dentro la casseruola con il condimento.Su fuoco leggero, cuocete pochi minuti prima di servire con il condimento.

come dilatare il tempo in una soleggiata mattina di maggio

Difficile? Ma no!
Complicata? Ma no!
Camurriusa? N’anticchiedda devo dire, ma tanto che avevo da fare stamattina? Mi volevo dedicare anima e core al mio pranzo e lo volevo fare con tutti i santi sacramenti. Ho usato tutte le pentole che avevo a disposizione…impossibile, vero è; per usarle proprio tutte mi ci vorrebbe un giorno intero, ne ho un numero inenarrabile; sicuramente posso dire di avere usato una WMF, una Roccianera e una Emile Henry. Praticamente fici l’anplein; come dicevo l’altro giorno? Ah, si! I ferri fanno il mastro, eccome.

per 4 cristiani:
per i ceci
150 g di ceci secchi
800 ml di brodo vegetale
una carota
un mazzetto di prezzemolo
uno scalogno
olio extra vergine d’oliva
tritate finemente il prezzemolo, la carota e lo scalogno, soffriggete in un cucchiaio d’olio, dentro la pentola a pressione, unite i ceci secchi sciacquati (senza ammollo) coprite con il brodo, chiudete il coperchio della pentola a pressione WMF, aspettate che il  secondo anello arancione dell’indicatore di cottura sia completamente visibile e cuocete per 45 minuti. Sfiatate e scolate i ceci conservando il brodo.
per il tajine
olio extra vergine d’oliva
300 ml di brodo vegetale
un cucchiaino di estratto di pomodoro
2 scalogni
2 carote
100 g di patate
2 cm di zenzero fresco
curry
paprica dolce
16 gamberi
500 g di asparagi sottili
nella tajine Emile Henry mettete un cucchiaio d’olio, lo scalogno affettato, l’estratto di pomodoro, lo zenzero tritato e due cucchiai d’acqua, stufate leggermente e aggiungete le patate e le carote affettate a rondelle, unite il brodo, le spezie e gli asparagi  dopo aver eliminato la parte dura. Coprite con il coperchio e cuocete per 15 minuti, unite i gamberi e cuocete ancora 10 minuti.

per il cous cous alla vaniglia
200 g di cous cous precotto
1 cucchiai d’olio extra vergine d’oliva
350 ml di brodo di cottura dei ceci
una baca di vaniglia
in una casseruola in pietra Roccianera ponete l’olio e e il cous cous, portate a temperatura la pentola e tostate il cous cous con una spatola.

 Spegnete il fuoco e unite il brodo caldo, mescolate e coprite con un coperchio, lasciando riposare per 10 minuti mescolando ogni tanto.

  Sgranate con una forchetta e cospargete con i semi di vaniglia.

Servite nei piatti individuali con cous cous in forma e il tajine vicino oppure scolate il tajine sul cous cous e portate in tavola la pentola.

il pasto del venerdì senza carne

alla fine  la pasta con le sarde la fici il venerdì Santo che, dice, non si mangia carne, poi in un vidiri e svidiri ti poi manciari tutta la carne che vuoi, a meno dei commenti dei vegetariani e degli amici vegani, ma chiddu è n’autru paru di maniche, come si dice ccàdiscorsi ‘i cafè. Torniamo a mmia e a ‘sti tortini. Venerdì matina accattai le sarde e n’accattai assai, esagerata fui, allora dopo un bellu piatto di bucatini con le sarduzze ho composto questi canapè per tutti chiddi che non vulìanu la pasta
per ogni tortino
12 sarde diliscate e aperte a libro 
18 pomodorini 
un mazzetto di finocchietto cotto e sminuzzato a coltello
una manciata mollica atturrata (pangrattato tostato)
in una padella di pietra componete i tortini ponendo dentro un coppapasta uno strato di sarde, uno di finocchietto, uno di pomodorini e uno di mollica atturrata, versate in giro d’olio (poco), salate lo strato dei pomodorini e continuate per altri tre strati, accendete il fuoco e coprite con il coperchio. cuocete per circa 20 minuti a fuoco leggio. Con una paletta, prelevate il tortino, ponetelo sul piatto e sfilate il coppapasta facendo attenzione a non scottarvi. Servite caldo.

I ferri fanno il mastro

e su questo non si discute, puoi essere un meccanico bravissimo ma senza le chiavi a snodo, le chiavi a stella, i giravite e un mucchio di altre cose non hai dove andare, non è strada che spunta, meglio livarici manu. Ecco, non so per uno chef, non me ne intendo, parru ppì mia se mi levano delle buone pentole, attrezzi magici e l’attrezzatura bionica in cucina mi vedo persa, certo mi ci vorrebbero qualcosina in più dei 60 cm risicati che ho come piano di lavoro, ma non si può avere tutto dalla vita…no direi proprio di no

vi cuntu chi fici con la mia attrezzatura magica:
per due cristiani, me figghia e iu, pigghiai 600 g di patate a buccia rossa, le ho pelate e messe dentro la tramoggia della centrifuga, Il succo che ho ottenuto l’ho usato per addensare una salsa, la polpa di patata l’ho messa in una ciotola; l’ho condita con un uovo medio, 30 g di Montasio grattugiato, tre rametti di maggiorana tritati, 30 g di pangrattato, un gocciolino d’olio extra vergine d’oliva, un po’ di latte per ammorbidire l’impasto, nu sacciu quantio ci nnì misi mettetelo poco per volta, l’impasto deve essere morbido. Ho finito con sale e pepe.

Confezionai due tortine con l’aiuto di un coppapasta (ma quanti aiuti ho?) e li misi ‘natticchiedda di lato. Poi pigghiai una zucchinetta genovese bella pulita e spuntata, l’ho messa, insieme con ‘na manciata di ravanelli (6) puliti e spuntati anche quelli, nella tramoggia del robot multifunzione e, con un disco per grattugia picciriddu ottenni una filinia di verdure, talìate che bedde!
le verdurine poi, le ho fatte saltare, per eliminare l’acqua di vegetazione, dentro una padella in pietra, senza grassi e messe da parte al caldo.
 Ho pulito la padella con un foglio di carta da cucina, l’ho rimessa sul fuoco per farla arroventare un’altra volta e ho cotto i tortini di patate, a fuoco leggìo, li ho girati di tanto in tanto e con il coperchio ho ottenuto un effetto forno.

ho impiattato decorando con le verdure cotte, una manciata di pomodorini piccadilly tagliati a rondelle, sale, pepe, un giro d’olio e la crema di aceto balsamico.
La cosa bella fu la frase di me figghia: mamma me li rifai?

scopiazzando da Sale&Pepe

 Marzo è, marzo 2014, il numero passato, pagina 41. Se lo trovate ancora in edicola ma mi pare difficile, compratelo, ‘sta pasticedda è favolosa, credetemi sulla parola e facitivvila puru vui picchì merita un plauso, una stenninovescion, un encomio, un bacio in bocca.

 facilissima, veloce e buona,ma chi vuliti di cchiù? Il titolo recita: mezzi pennoni con salsa di asparagi, bacon e provola.
Andiamoci da qui; di meNzo avevo le maniche e chidde ci misi.Il bacon finiu e ci misi la pancetta affumicata, la provola mi facìa ntipatia quindi usai il Montasio. Ordunque il titolo addiventa: mezze pennoni maniche rigate con salsa di asparagi,bacon pancetta affumicata e provola Montasio. In buona sostanza un quasi copiato che merita di essere menzionato.
per 4 cristiani:
400 g di mezze maniche rigate (anche un po’ in più)
400 g di asparagi già mondati
60 g di pancetta affumicata tagliata sottilissima
120 g di Montasio
30 g di farina setacciata
40 g di burro
150 ml di latte caldo
noce moscata
sale
pepe
cuocete gli asparagi al vapore per 15 minuti,conservate qualche punta cotta, il resto frullatelo nel mixer e mettetelo da parte. In una casseruola di pietra ben arroventata, scottate la pancetta per pochi istanti da ambo i lati e ponetela in un piatto. Usate la stessa casseruola per sciogliere il burro, aggiungete la purea di asparagi e mescolate con una frusta a fili. Unite la farina e, poco dopo, il latte caldo, mescolate per amalgamare. Cuocete per pochi minuti fino a quando  la salsa si sarà rappresa. Spegnete il fuoco, unite 40 g Montasio grattugiato, salate, pepate e grattugiate abbondante noce moscata o secondo i vostri gusti.

Cuocete la pasta in abbondante salata, scolatela e versatela in una terrina (conservate un po’ di acqua di cottura), condite con la salsa di asparagi, mescolate e fluidificate con dell’acqua di cottura della pasta, la giusta quantità per amalgamare bene pasta e condimento. Impiattate decorando con un quarto degli asparagi e un quarto della pancetta. servite in tavola con il rimanente Montasio grattugiato e poi mi diciti, ah!

mi manca la cucina a legna

e poi mi trasformo in nonna Papera, picchì ‘sta crostata sa tanto di fumetto, pare nisciuta da una striscia di Walt, il mio amico americano  che s’inventò un mondo per granni e picciriddi. Amunì l’aviti ‘na padella in pietra? Macari con il manico che si stacca? No? Accattativilla, picchì ‘sta crostata all’antica è fatta.
Parrannu di cose antiche, un’altra cosa che mi manca è una bella chiacchierata con mia nonna, non ho mai parlato di cucina con lei che era maestra in tutti i sensi, mi piacerebbe assittarmi allatu a idda e sentire ancora il suono della sua voce.
200 g di farina
100 g di farina di pistacchi
150 g di zucchero di canna
150 g di burro freddo a cubetti
un uovo
500 g circa 4 pere Kaiser
100 g di zucchero di canna
500 ml di vino rosso corposo
200 ml di acqua
3 chiodi di garofano
50 g di biscotti secchi sbriciolati
una stecca di cannella da 8 cm spezzata a metà

impastate tutti gli ingredienti, realizzate una palla e ponete in frigo per un’ora. Su un piano infarinato stendete metà dell’impasto di frolla al pistacchio, adagiatela sulla padella in pietra senza imburrare, distribuite i biscotti sbriciolati e rimettete in frigo.

 Pelate le pere, eliminate il torsolo e tagliatele a fette, mettetele nella casseruola Roccianera coprite con il vino e l’acqua, unite lo zucchero, i chiodi di garofano e la cannella. portate a ebollizione.

 Cuocete fino a quando le pere saranno cotte, scolatele dallo sciroppo e disponetele sui biscotti sbriciolati. versate anche il caramello rimasto privato dalle spezie.

Stendete la seconda metà di impasto, formate un disco e coprite le pere, richiudete i bordi del disco sottostante praticate un taglio a croce al centro del disco di copertura e infornate in forno caldo a 180°C per circa 35 minuti. Sfornate e fate raffreddare. completamente.

un’insolita insalata di arance

Sono arrivate le arance da Ribera, coltivate amorevolmente e raccolte con tanta pacenzia dai Contadini per Passione, iddi ci mettono una cura che si sente tutta appena arriva la cascitta, un ciavuru che non si può capire fino a quando non ne sbucci almeno una… e lì scatta un valvolina che lega palato cuore e cervello.

Insalata di arance e cavoletti di Bruxelles
sulu ppì mia:
350 kcal
220 g di seppioline già pulite
200 g di cavoletti di Bruxelles
olio extra vergine d’oliva
mezza acciuga sott’olio
mezzo scalogno
un’arancia e mezza
un mazzetto di prezzemolo
aceto balsamico
sale
pepe
tagliate i cavoletti a fettine, poneteli in una padella in pietra, unite un giro d’olio, il succo di mezz’arancia. lo scalogno e l’acciuga, stufate per una decina di minuti mescolando. Quando il succo sarà assorbito, spegnete il fuoco, salate, pepate e tenete in caldo con un coperchio.

Sul Grillo ben arroventato, scottate le seppioline da tutti i lati e salatele.

 Riunitele dentro un’insalatiera i cavoletti le seppioline, l’arancia pelata e tagliata a fettine, aggiustate di sale, pepate irrorate con l’aceto e un cucchiaio d’olio, infine profumate con il prezzemolo spezzettandolo con le mani.

esercizi di linea

non si può stare a dieta tutta la vita… o forse si deve? Beh certo di scelte si discute, non di imposizioni a menoché non si tratti di salute; scelgo di sacrificare un piatto di pasta carrico di condimento, un secondo da mangiare con il pane croccante e un dolcino da leccarsi i baffi. Che ho detto? Pasta, pane, sughi e dolcino? Si da procrastinare a data da destinarsi picchì, ‘ntu frattempu che passaru le festicedde di Natale ripigghiai ‘n’autra vota quattru chili. Eh! che grannissima ruttura di cabbasisi!!! Scusate, niscìa o largu in dialetto, forse troppo, molti non mi possono intendere manco a volerlo. In definitiva, signori miei la dieta, per scelta eh, la devo-voglio fare perché non mi piaccio troppo rotondeggiante, mancu sicca però! ‘N’anticchia aju a scalari.

Crepes d’avena con crema di cavolfiore (croccante)
per circa quattro crepes, due cristiani
calorie a porzione 462
preparazione 40 minuti
100 g di farina d’avena
200 g di latte parzialmente scremato
un uovo
200 g di cimette di cavolfiore
100 g di fiocchi di latte o qualunque formaggio cremoso
20 g di funghi secchi
zenzero in polvere
uno spicchio d’aglio
pepe
sale
un mazzetto di prezzemolo

mescolate la farina, dentro una ciotola, con una frusta a fili manuale, aggiungete il latte mescolando. Unite l’uovo, il sale, una macinata di pepe e lo zenzero, sbattete ancora per amalgamare e poi fate riposare mezz’ora. Nel frattempo cuocete le cimette di cavolfiore in poca acqua bollente salata per 15-20 minuti, scolatele completamente, fate intiepidire e poi mescolatele con il formaggio, pepate. Fate riscaldate il Grillo di pietra Roccianera con il lato liscio pronto ad accogliere la pastella,

abbassate la fiamma al minimo, picchì mantiene il calore, versate mezzo mestolo di pastella e cuocete pochi istanti, poi girate la crepe con una paletta e cuocete dall’altro lato. Non usate olio né burro, non serve. Cuocete tutte le crepes e mettete da parte. Ammollate in acqua calda i funghi secchi per circa 15 minuti, tritateli a coltello, metteteli dentro una padella Roccianera senza grassi, con uno spicchio d’aglio schiacciato e un fondo d’acqua, stufate per pochi minuti, fate asciugare l’acqua, salate, pepate e spolverate con il prezzemolo tritato.

Distribuite dentro le crepes un quarto di ripieno, piegate a metà e poi arrotolatele, fermatele con uno spiedino o uno stuzzicadenti. In un piatto da portata ponete la metà dei funghi e due crepes, spolverate con il prezzemolo rimasto e servite.