Stanno diventando un classico del cibo da strada

A Palermo è tipico trovare il fruttivendolo che vende la verdura cotta, praticamente il contorno pronto a scelta, per un’insalata veloce; fagiolina e patate vugghiute, peperoni, cipudde bianche, finocchi e mulinciane arrrustute, pullanche vugghiute, ‘nsumma la cena è pressoché pronta preparata da loro. E che pinseri avemu ‘n Paliemmu? ‘Ncà!
Non abbiamo dunque solo pane e panelle, arancini e stigghiole, ravazzate e cazzilli, il cibo da strada si apre a nuove esperienze, il concetto è sempre quello mangiare in piedi, strata strata, qualunque cosa sia anche un pezzu ‘i sasizza arrustutu manciatu cchi manu.
Mizzica ma ora pure alcuni pescivendoli si sono attrezzati per la vendita da asporto, le polpette di sarde al sugo le vendono anche in mezzo alla strada. Se passate di ccà io, ve le regalo.

Polpette di sarde al sugo
per 4 cristiani
700 g di sarde
100 g di pan grattato
15 g di pinoli
10 g di uvetta
un uovo piccolo
un ciuffo di prezzemolo
un ciuffo di menta
1,200 k g di pomodorini datterino
uno spicchio d’aglio
una foglia di alloro
vino bianco secco
olio extra vergine d’oliva
farina di rimacinato
sale e pepe
lavate i pomodorini, metteteli dentro la centrifuga con lo smoothieMix  e azionate la macchina, otterrete una passata cremosa che cuocerete su fuoco dolce, con uno spicchio d’aglio schiacciato e un cucchiaio d’olio, fino a restringerla della metà.

Pulite le sarde, eliminate la testa, le interiora e la lisca mettetele dentro il bicchiere del robot con la lama di metallo, aggiungete l’uvetta, i pinoli, il pangrattato, la menta, il prezzemolo e l’uovo, con il tasto pulse riducete in poltiglia il composto rendendolo omogeneo.

 Preparate delle polpettine che passerete nella farina e poi friggerete in olio caldo. Sfumate con il vino e fate evaporare; aggiungete le polpette al sugo con una foglia d’alloro e cuocete ancora 30-40 minuti. Servite tiepide.

hamburger di casa mia

onnivora sono, mangio tutto con moderazione, la mia è una dieta varia; alterno pesce, pasta, carne, riso legumi, frutta e verdura di stagione e chi più ne ha più ne metta. Non disdegno nulla premesso che non sono allergica o intollerante, mangio qualunque cosa io abbia nel piatto, senza chiedere cosa c’è dentro soprattutto quando sono ospite. Però, c’è un però; quando voglio mangiare un prodotto che tipicamente trovo confezionato e non so cosa contiene il miscuglio non meglio identificato ( se ne sentono e leggono in giro sul web ), lo faccio io, non ci penso due volte. Il bello di realizzare questo tipo di preparazioni in casa è che ci putiti mettere chiddu che vuliti e sapiti esattamente che cabbasiso stati manciannu Questa volta vi cunto cosa ci misi dintra però.
Hamburger di pollo con filetti di verdure
per due cristiani:
300 g di petto di pollo
un cm di radice di zenzero
due fette di mango
un mazzetto di prezzemolo
un cipollotto
sale
pepe
nome moscata
60 g di carote
un uovo piccolo
circa 50 g di latte

riducete a pezzi il pollo, le carote, lo zenzero, il cipollotto e il mango sbucciati. Mettete tutto nel robot multifunzione usando la vasca grande con la lama in dotazione, insieme aggiungete il prezzemolo, il sale, il pepe, l’uovo e la noce moscata, frullate agendo sul pulsante” pulse” fate in modo da non macinare troppo gli ingredienti. 
Unite il latte quanto basta per avere un composto morbido, potrebbe anche non servirvi tutto.
ritagliate 4 rettangoli da un pezzo di carta forno, poggiatene uno su un tagliere e collocatevi sopra un coppapasta di circa 10 cm di diametro, mettete metà del composto e schiacciatelo con un batticarne. Se avete l’apposito attrezzo per realizzare gli hamburger usatelo pure, io faccio alla fimminina. Coprite con l’altro rettangolo e cuocete su fuoco moderato dentro una pentola di pietra precedentemente arroventata dopo circa cinque minuti girate l’hamburger aiutandovi con una paletta e i rettangoli di carta forno, faciti attenzione a non scafazzare la forma 😀
Fate la stessa cosa con l’altro hamburger.

 Preparate l’insalata tagliando a filetti 6 carote baby e una zucchina genovese; mettete le verdure in senso orizzontale nella tramoggia del robot multifunzione montate il disco grattugia 2 mm,

disponete sul piatto da portata un ring leggermente più grande di quello usato per gli hamburger, disponete dentro metà delle verdure crude leggermente condite con olio,sale e crema di aceto balsamico; adagiate sopra l’hamburger cotto, decorate con foglioline di valeriana e servite. 

il pasto del venerdì senza carne

alla fine  la pasta con le sarde la fici il venerdì Santo che, dice, non si mangia carne, poi in un vidiri e svidiri ti poi manciari tutta la carne che vuoi, a meno dei commenti dei vegetariani e degli amici vegani, ma chiddu è n’autru paru di maniche, come si dice ccàdiscorsi ‘i cafè. Torniamo a mmia e a ‘sti tortini. Venerdì matina accattai le sarde e n’accattai assai, esagerata fui, allora dopo un bellu piatto di bucatini con le sarduzze ho composto questi canapè per tutti chiddi che non vulìanu la pasta
per ogni tortino
12 sarde diliscate e aperte a libro 
18 pomodorini 
un mazzetto di finocchietto cotto e sminuzzato a coltello
una manciata mollica atturrata (pangrattato tostato)
in una padella di pietra componete i tortini ponendo dentro un coppapasta uno strato di sarde, uno di finocchietto, uno di pomodorini e uno di mollica atturrata, versate in giro d’olio (poco), salate lo strato dei pomodorini e continuate per altri tre strati, accendete il fuoco e coprite con il coperchio. cuocete per circa 20 minuti a fuoco leggio. Con una paletta, prelevate il tortino, ponetelo sul piatto e sfilate il coppapasta facendo attenzione a non scottarvi. Servite caldo.

I ferri fanno il mastro

e su questo non si discute, puoi essere un meccanico bravissimo ma senza le chiavi a snodo, le chiavi a stella, i giravite e un mucchio di altre cose non hai dove andare, non è strada che spunta, meglio livarici manu. Ecco, non so per uno chef, non me ne intendo, parru ppì mia se mi levano delle buone pentole, attrezzi magici e l’attrezzatura bionica in cucina mi vedo persa, certo mi ci vorrebbero qualcosina in più dei 60 cm risicati che ho come piano di lavoro, ma non si può avere tutto dalla vita…no direi proprio di no

vi cuntu chi fici con la mia attrezzatura magica:
per due cristiani, me figghia e iu, pigghiai 600 g di patate a buccia rossa, le ho pelate e messe dentro la tramoggia della centrifuga, Il succo che ho ottenuto l’ho usato per addensare una salsa, la polpa di patata l’ho messa in una ciotola; l’ho condita con un uovo medio, 30 g di Montasio grattugiato, tre rametti di maggiorana tritati, 30 g di pangrattato, un gocciolino d’olio extra vergine d’oliva, un po’ di latte per ammorbidire l’impasto, nu sacciu quantio ci nnì misi mettetelo poco per volta, l’impasto deve essere morbido. Ho finito con sale e pepe.

Confezionai due tortine con l’aiuto di un coppapasta (ma quanti aiuti ho?) e li misi ‘natticchiedda di lato. Poi pigghiai una zucchinetta genovese bella pulita e spuntata, l’ho messa, insieme con ‘na manciata di ravanelli (6) puliti e spuntati anche quelli, nella tramoggia del robot multifunzione e, con un disco per grattugia picciriddu ottenni una filinia di verdure, talìate che bedde!
le verdurine poi, le ho fatte saltare, per eliminare l’acqua di vegetazione, dentro una padella in pietra, senza grassi e messe da parte al caldo.
 Ho pulito la padella con un foglio di carta da cucina, l’ho rimessa sul fuoco per farla arroventare un’altra volta e ho cotto i tortini di patate, a fuoco leggìo, li ho girati di tanto in tanto e con il coperchio ho ottenuto un effetto forno.

ho impiattato decorando con le verdure cotte, una manciata di pomodorini piccadilly tagliati a rondelle, sale, pepe, un giro d’olio e la crema di aceto balsamico.
La cosa bella fu la frase di me figghia: mamma me li rifai?

e brava Adelina

Montalbano sono!
Silenzio eh? Quannu il commissario di Vigata mancia, s’avi a stari muti, zitti. S’avi a scutari il palato e sèntiri chiddu chi dici assaggiannu un piatticeddu di triglie di scoglio all’agrodolce della cammarera. Adelina, per chi non la conoscesse, è la signora che si occupa di tenere pulita la casa del commissario Montalbano, ma non solo; fa la spesa e gli prepara manicaretti che puntualmente, Salvuccio, trova incoppulati nel frigo o nel forno, quando torna a casa la sera con una fame lupigna. Un bel bicchiere di vino bianco ghiazzatu accompagna una cena a base di pesce e un silenzio tombale, se è in compagnia, iddu lu dici subitaneamente, avverte con gentilezza che, quannu mancia, non deve volare una mosca. E’ in atto il rituale sacro del cibo. Il commissario non cucina, assapora le buone ricette della cammarera nella sua adorabile verandina o va a manciari fora macari da Enzo, a ripa di mari. Anche solo liggennu, veni ‘na fami impressionanti. Arancini a parte, nei romanzi di Camilleri dedicati alle indagine del commissario Montalbano, non sono trascritte le ricette dei piatti; a questa assenza ci ha pensato Trenta Editore con 
Nivuru di sìccia , da cui ho tratto questo piatto, tra le pagine troverete una gradevole interpretazione delle ricette mai scritte, dei piatti amati dall’inimitabile commissario Salvo Montalbano. 

Per correttezza vi confesso che ho usato della semola di rimacinato per panare le triglie al posto della farina 00 e ho aggiunto la maggiorana. Voi fate chiddu chi vuliti, io vu dissi.
per 2 cristiani
8 triglie piccole circa mezzo chilo di pesce
una cipolla
un’arancia
olio extra vergine d’oliva
1/2 bicchiere di vino bianco
il succo di 1/2 limone
un cucchiaio raso di zucchero
semola di rimacinato
sale
pepe
foglioline di maggiorana

Accendete il forno a 180°C. Pulite le triglie, evisceratele e squamatele, sciacquatele sotto l’acqua corrente e poi asciugatele con carta da cucina. Infarinatele e friggetele in un’idea di olio extra vergine d’oliva, salate e ponete in una teglia da forno, coperte con un foglio d’alluminio. Sbucciate l’arancia, pelatela a vivo, frullatela nel mixer. Nella padella dove avete cotto le triglie cuocete la cipolla tritata finemente, aggiungete lo zucchero, mescolate e sfumate con il vino.

 Unite il succo del limone e l’arancia, cuocete fino a ridurre di circa la metà. Irrorate le triglie con quest’intingolo, pepate e distribuite le foglioline di maggiorana. Infornate per 5-10 minuti e servite caldissime. 
Assaggiate ‘stu sfizio e dicitimi doppo, se non siete andati e tornati dal paradiso. E brava Adelina…

boeuf borgognone da me’ casa

L’ho detto, vero è! L’ho detto, mille e mille volte (mi piace esagerare) ma a mmia la Francia piace assai. Certo poi magari non pigghio tutto paro paro alla lettera, ma, ditemi, chi è che segue una ricetta uguale precisa ‘ntifica? Nuddu, picchì ognuno di noi desidera mettere la firma, il proprio tocco, e chistu mi pari giusto; questa ricetta l’avevo già realizzata qui ma questa volta l’ho voluta preparare nella pentola a pressione Perfct di WMF. Insomma gli eccessi, cottura lenta contro quella veloce, videmu chi cumminai:
per tre cristiani
tempo di preparazione: 15 minuti
cottura: 15 minuti
500 g di vitello tagliato a piccoli cubetti
50 g di lardo
250 g di funghi champignon
prezzemolo
una carota
una cipolla rossa
180 ml di salsa di pomodoro pronta
un cucchiaio di estratto di pomodoro
circa mezzo litro di Bordeaux rosso
2 cucchiai di farina setacciata
qualche fogliolina di salvia
olio extra vergine d’oliva
sale e pepe

Niente di più semplice, sul serio dico eh? Tritate la cipolla e la carota, poneteli nella pentola a pressione, con un giro d’olio e il lardo tagliato a piccoli cubetti, procedete come al solito; fate imbiondire la cipolla e schiarire il lardo, togliete le verdure dalla pentola, mettetele da parte e ponete la carne,mescolate bene per sigillare i tocchetti da tutti i lati. Versate la farina a setacciandola direttamente nel tegame, salate, pepate e mescolate per amalgamare ben bene il composto, unite le verdure, la salsa di pomodoro, l’estratto, i funghi, il prezzemolo, e la salvia, mescolate e coprite con il vino. Chiudete la pentola a pressione e quando il secondo anello viene fuori dal manico del coperchio, cuocete per 15 minuti. Sfiatate e aprite il coperchio facendo molta attenzione a non bruciarvi con i vapori della cottura, mescolate, aggiustate di sale e servite

pochi e semplici ingredienti

legati a pochi pochi e semplici passaggi per un piatto appetitoso e leggero. Per chi fugge dalla solita noiosa dieta alimentare che intristisce pure i più grintosi, io, che voglio rientrare nei miei jeans, consiglio di variare i vostri piatti con la tavolozza di colori che la stagione ci offre; lassati peddiri tutti i pomodori, le zucchine e le melanzane, la stascione cangiò, abbiamo voltato pagina, anche se i mercati scoppiano di verdura estiva lassatela peddiri, concetratevi sulla una vasta gamma di colori e consistenze che potrete usare per comporre i vostri piatti. Infatti questa non è una ricetta è un consiglio.

 

difficoltà: facile
preparazione: 10 minuti
cottura: 15 miuti
per due cristiani
350 g di filetto di pesce persico
un porro
un radicchio trevisano
due cucchiai d’olio extra vergine d’oliva
foglioline di lattughino
sale
pepe
coriandolo in polvere

 affettate il porro e il radicchio, poneteli dentro un wok antiaderente, con un cucchiaio d’olio e mezzo bicchiere d’acqua; coprite con il coperchio e lasciate appassire le verdure per una decina di minuti. salate e mettete dentro una ciotola al caldo. Nella stessa pentola dove avete stufato la verdura, arrostite il pesce tagliato a tranci, cuocete per pochi istanti da un lato e poi dall’altro. Impiattate il pesce su un letto di insalatina, salate, pepate e condite con il coriandolo e un cucchiaio d’olio, finite con le verdure stufate.

sarduzze

E lo so, il pesce fa bene, il pesce azzurro poi, manco a dirlo; adesso che scuprivi gli omega 3, mangio pesce azzurro e soprattutto sarde a tinchitè, ma si può mangiare sempre allo stesso modo? Giammai le sarde a beccafico li fici, le sarde con la cipudda puru, quelle con i mirtilli idem, con le zucchine, con la pasta, con il prezzemolo,  con le patate, con i peperoni…e con la senape

per 4 cristiani
600 g di sarde pulite
due spicchi d’aglio
un ciuffo di prezzemolo
due cm di zenzero fresco
mezzo cucchiaino di harissa
un cucchiaino di senape delicata
4 cucchiai d’olio
un cucchiaio di aceto di mele
sale

aprite le sarde a libro e mettetele da parte. Pestate nel mortaio l’aglio con un pizzico di sale, l’harissa e un cucchiaio d’olio. Cospargete i pesci con questo preparato e disponeteli su più placche foderate con cartaforno. 

Preparate un’emulsione sbattendo la senape con l’olio rimasto e l’aceto, distribuite sulle sarde e infornate a 200°C per 5 minuti. Servite caldissime.

ancora qualche giorno l’hai, eh?

 Ricettuzza leggera  picchì, tanto ppì canciari, sugnu a stecchetto!
ppì 4 cristiani:
4 cefali di circa 400 g da pulire
2 lime
8 bacche di pepe garofanato
foglioline di salvia
timo
120 ml di vino bianco secco
sale grosso
40 g di olio extra vergine d’oliva
Eviscerate i pesci e squamateli, lavateli sotto l’acqua corrente e asciugateli con carta da cucina. Pestate nel mortaio il sale con il pepe e il timo. Con il composto preparato, insaporite l’interno del pesce e leggermente anche l’esterno. Ponete ogni cefalo su un foglio di allumino, affettate i lime e inseriteli dentro la pancia, distribuite anche qualche fogliolina di salvia; irrorate ogni pesce con 10 g di olio, fatelo cadere anche all’interno della carne. Chiudete i cartocci lasciando un angolo ancora aperto dal quale farete scivolare 30 ml di vino in ognuno; poneteli su una placca da forno e infornate a 200°C per circa 20 minuti o fino a quando sarà cotto.

che dicevamo?

ah, si; che l’estate sta finendo. Prova ne sono i temporali estivi che annunciano l’imminenza della conclusione e il calendario che oggi ‘recita’: 30 agosto. Il caldo certo continuerà, sono sicura, non solo qui in Sicilia un po’ ovunque ma già da settembre si ritorna, forse solo mentalmente, al solito tran tran della vita quotidiana lontano dalle vacanze e dal mare, per chi ci va. Il solito ciclo che finisce, il solito cerchio che si chiude per dare sfogo alla latata di quelli che amano la frescura di una bella scaricata d’acqua e dell’andante morbido settembrino. Mi appare giusto e inviolabile. 
Per quanto mi riguarda continuo la mia vita cucinando piatti che l’estate, e ‘na poco di sicilianitudine, ce l’hanno dentro.
involtini di calamari a ghiotta
Per due cristiani
tempo di preparazione: un’ora
difficoltà: facile
tempo di cottura 15 minuti
800 g di calamari piccoli
50 g di pangrattato
15 g di parmigiano grattugiato
un mazzetto di prezzemolo
100 g di olive verdi snocciolate
15 g di capperi sotto sale
300 ml di salsa di pomodoro
una cipolla di Tropea
una costa di sedano
uno spicchio d’aglio rosso di Nubia
un peperoncino rosso
un cucchiaio d’olio extra vergine d’oliva
sale
pepe

 pulite i calamari, eliminate la pelle, gli occhi, la bocca e le interiora. Sciacquateli sotto l’acqua corrente e tamponateli con carta da cucina;

 tritate finemente i tentacoli e metteteli in una terrina con il pangrattato, il parmigiano, ‘n’anticchia di sale, pepe e il prezzemolo tritato. Tagliate le sacche dei calamaretti con le forbici realizzando una braciola. Mescolate il ripieno con un cucchiaino d’olio, stendete i filetti di calamaro, riempiteli con una parte del ripieno e richiudeteli per formare un involtino che infilzerete con uno spiedino. In un tegame di terracotta con i bordi bassi soffriggete un battuto di cipolla, aglio e sedano, aggiungete le olive tagliate a metà, i capperi, il peperoncino e la salsa; aggiustate di sale, mescolate per amalgamare e ponete gli spiedini nel tegame, irrorateli con la salsa, coprite con un coperchio e cuocete per circa 10 minuti. Servite gli involtini su un letto di ghiotta.