una spaghettata di fine estate

Eravmo 16 cristiani a cena venerdì e, manco a dirlo, con questa moltitudine di bocche da sfamare i gusti sono molteplici e i più diversi; c’è chi la vole cotta, chi la vole cruda, chi squarata ossia scondita, chi ha mangiato troppa carne, chi ha semplicemente mangiato troppo quest’estate e nonostante tutto paventa anche una mezza dieta, chi ” i picciriddi non manciano nenti“, chi ha intolleranze, ciò nondimeno c’è chi resta sempre una buona forchetta e chi, come me, ha voglia di cucinare una cosa che  leghi tutti attorno al tavolo.
ppì ‘sta vota mi nnì niscìa con un pesto di zucchine!  
per 16 cristiani ho lavato 1400 g di zucchine genovesi, le ho  spuntate e tagliate a pezzetti dentro un tegame, ho aggiunto poco più di 150 ml di olio extra vergine di oliva, salato, messo il coperchio e stufato con la sola acqua di vegetazione fino a quando la verdura è diventata morbida. Ho fatto raffreddare e poi ho messo dentro il bicchiere del frullatore, aggiunto 100 g di pinoli, due spicchi d’aglio di Nubia, un mazzetto di basilico, una manciata di parmigiano grattugiato e 150 g di pesto genovese. Dopo ho messo in funzione il frullatore riducendo in crema e condendo con dell’olio extra vergine d’oliva e una macinata di pepe. Ho messo sul fuoco un pentolone chinu, chinu d’acqua; quannu arrivau a bollìri ci calài la pasticedda; un chilo e quattrocento grammi di spaghetti ruvidi con una cottura al dente di 12-15 minuti. A dieci minuti l’ho scolata, conservando un bel po’ di acqua di cottura, l’ho rimessa dentro il pentolone e poi l’ho condita con il condimento di zucchine, ho aggiunto 40 g di pinoli, qualche foglia di basilico ed ho servito.

l’amore non ha una ricetta

quando si tratta d’amore io vado a sentimento. In verità anche quando cucino senza pensare al blog vado a sentimento senza una ricetta da trascrivere. Quando ieri quando mi chiamò Ot, la mia maestra di tango, per propormi un pomeriggio ‘nsemmola mi sono riempita d’amore per lei e la sua nicaredda, tutta smorfie e paroline duci.
Quannu si fici l’ora di manciari e idda sinni stava iennu, ci dissi di rimanere a cena che qualche cosa avrei addubbatu, di fame non saremmo morti. Dopo un piatticeddu di pasta, fici ‘sta frittata con i tenerumi avanzati dal giorno prima.
buona, buona, buona, aiutatemi a dire buona!
niè…mi era avanzato un coppino di tenerumi cunzati per la pasta, ho sbattuto tre uova, con una manciata di parmigiano grattugiato, una macinata di pepe, un paio di cucchiai di latte e i tenerumi sgocciolati. Ho scaldato  ‘n’anticchia di olio in una padella e ho versato il composto di uova. Ho fatto cociri con il coperchio e, quando il fondo era cotto, ho girato la frittata [maestra sono], finendo di cociri anche dall’altro lato.

còcila come voi…sempre cucùzza è!

‘U Signuruzzo si scurdò che semu in estate e svacantò secchiate d’acqua a tinchitè per giorni e giorni; aieri c’era talmente tanto scuro che di matina accinnìvi n’anticchia di cannili, non si vidiva nenti di nenti.  Ma ccà semu, fortuna che oggi se n’addunò e spuntò un suli che sbrilluccica puru l’anima. Menu mali va, picchì già ‘un ma fidava cchiù. 
Premessa tutta sicula, scusate ma l’umore mio va in blocco da malutempu, e per quanto la pioggia serva come rimedio alla siccità, io me ne vado di testa. Poi mittici tutta una serie di cose che ammattono e ficimu ‘nzizola; niscìa al naturale 🙂 
Oggi di zucchine voglio parlare, ce ne sono di moltissime varietà; quella che ho utilizzato per questa torta è quella che a Palermo chiamano ppì friiri, cioè da friggere, l’ho usata anche qui per condire questa pasticedda di tradizione. 
per 4 cristiani:
1200 g di zucchina da friggere
50 g di parmigiano grattugiato
30 g di cacio cavallo Ragusano DOP semi stagionato grattugiato
3 uova
400 g di mozzarella tagliata a fettine e fatta sgocciolare in un colapasta
200 ml di panna densa
un mazzetto di prezzemolo
un mazzetto di menta uno spicchio d’aglio
pepe
in una ciotola mescolate 
70 g di pangrattato
30 g di parmigiano grattugiato
30 g di cacio cavallo Ragusano DOP semi stagionato grattugiato

Lavate e asciugate le zucchine, spuntatele e affettatele nel senso della lunghezza utilizzando una mandolina per ottenere uno spessore di circa 3 mm. Friggetele in olio caldo e poi fatele sgocciolare su carta assorbente. In una ciotola sbattete le uova con i formaggi, il pepe, la panna e le erbe aromatiche tritate finemente con lo spicchio d’aglio 

Ungete una teglia di ceramica e disponete uno strato di zucchine, coprite con metà della mozzarella affettata, metà del pangrattato condito con i formaggi (lasciatene una manciata per la finitura) e un terzo del composto di uova. Proseguite con un altro strato di zucchine, la mozzarella, il pangrattato condito e un altro terzo delle uova. Finite con un altro strato di zucchine, le uova e una manciata di pangrattato. Infornate in forno caldo a 180°C per circa 20 minti, giusto il tempo di fare amalgamare i sapori.

 Il titolo del post è un detto siculo, ma immagino che si dica un po’ ovunque: cuocila come vuoi sempre zucca (o zucchina) rimane. Come dire che sempre senza sapore resta. Invece posso asserire che, questa varietà di zucchina, è molto dolce.Queste poi, che sono finite dentro il forno, hanno un sapore speciale perché mi sono state regalate, coltivate e raccolte in un orto privato.  

Scipione o Caronte in estate portano solo buoni frutti

come le melanzane…
pure sbattute al muro me le mangerei, e perché no? Magari condite con un filo d’olio buono e un trito d’agghia e basilicò! Questo condimento per la pasta me lo cuntò ‘na volta me cugnata Antonella, ero da picca maritata. Ora io vi cuntu comu aviti a fari:

Pesto di melanzane
per 4 cristiani:
uno spicchio d’aglio
80 g di olio extra vergine d’oliva
due melanzane nere circa 700 g
10 foglie di basilico

ricotta salata
sale
pepe

 La sera prima mettete l’aglio dentro un vasetto con l’olio, chiudete con un tappo e fate riposare tutta la notte. Il giorno dopo pelate parzialmente le melanzane dopo aver tolto il picciolo e averle lavate ed asciugate. Tagliatele a cubetti non troppo piccoli e ponetele dentro un colapasta con il  sale, per fare perdere l’acqua di vegetazione. Dopo circa un’ora sciacquate i cubetti, strizzateli e tamponateli per asciugarli. Friggete in abbondate olio extra vergine d’oliva, scolateli e metteteli da parte. In un mortaio pestate l’aglio con un po’ di sale e il basilico, aggiungete parte delle melanzane e continuate a pestare con delicatezza riducendole in poltiglia. unite il resto delle melanzane e l’olio preparato, sploverate con una macinata di pepe, mescolate, coprite e fate riposare. Cuocete circa 320 g di pasta, spaghetti o fettuccine grezze, scolatela al dente e conditela con il condimento preparato e una grattugiata di ricotta salata.

Con la prima di queste foto partecipo al contest di Cucina & Cantina su Pinterest

un quasi mescomè

a meno delle melanzane, e si perché il mescomè è una miscellanea di patate fritte, peperoni fritti e melenzane fritte…quindi questo piatto potremmo chiamarlo semplicemente peperonata con le patate 😀
In estate, perchè siamo in E_STA_TE, adoro preparare le ricettuzze della mamma. Questa è una ricetta tipicamente sicula: attenti a mia.
per due cristiani, pigghiate 500 g di peperoni, una cipolla di Tropea, olio extra vergine d’oliva, 500 g di patate rosse, 300 g di pomodori maturi per salsa e basilico fresco

affettate sottile la cipolla, mettetela in un tegame con 6 cucchiai di olio e 50 ml di acqua, fatela stufare e aggiungete i peperoni, lavati,privati dei semi ed eventuali filamenti. Tagliateli a filetti e poi a metà, uniteli alla cipolla e cuoceteli aggiungendo n’anticchia di acqua calda se il sugo dovesse restringere troppo. A metà cottura aggiungete i pomodori, pelati, privati dei semi e ridotti a pezzetti. Lavate le patate, sbucciatele, tagliatele a tocchetti e friggetele in olio extra vergine d’oliva ben caldo. Quando anche le patate sono cotte unitele ai peperoni, cuocete ancora cinque minuti e spegnete il fuoco; salate, pepate, cospargete con il basilico sminuzzato con le mani.

dalla Sicilia con Amore

Dalla Sicilia sono passati molti popoli, probabilmente grazie a questa nostra multi etnicità, l’evoluzione della cucina ha preservato il rispetto per le
tradizioni, valorizzando gli ingredienti che costituiscono, in modo
inconfondibile, i nostri piatti…probabilmente. Ma di che cosa sto parlando? Mah! certe volte mi travesto da cattedratica e devo dire, talìandomi, che ‘stu vistitu mi sta strittu, strittu assai. Picchi si vulissimu considerare un’evoluzione la mia cucina, sempre e comunque troverete, ingredienti che ne caratterizzano la sicula provenienza. Viditi chistu piattu? Ci sunnu muddica atturrata e mandorle tostate, chistu, senza ombra di dubbio, un piatto della mia terra è!

 Spaghetti integrali con pesto di spinaci e mandorle ciavurusi d’ arancia
per il pesto di spinaci da conservare in frigo:
250 g di spinaci freschi mondati, sciacquati e asciugati
15 foglie di basilico
60 g di mandorle pelate e tostate
1 spicchio d’aglio degerminato
60 g di parmigiano grattugiato
100 ml di vino vianco secco
150 ml di olio extra vergine d’oliva
1 acciuga sott’olio
una macinata di pepe
sale se serve
Mettete nel bicchiere del frullatore gli spinaci, insieme con tutti gli ingredienti sopra elencati, frullate fino a ridurre tutto ad una crema omogenea. Versate dentro uno o più contenitori in vetro puliti, coprite con dell’olio e ponete in frigo.
ora preparate la pasta…
per due cristiani:
200 g di spaghetti integrali (potete usare la pasta che preferite, ovviamente)
50-60 g spinaci freschi, le foglioline tenere interne
60 g di mandorle con la pellicola tostate e tagliate a filetti
40 g di pan grattato tostato
la scorza e il succo di un’arancia

 portate a bollore abbondante acqua salata, cuocete la pasta al dente e poi conditela dentro una ciotola capiente con 4 o più cucchiai colmi di pesto; mescolate insieme con le foglie tenere di spinaci e qualche mandorla preparata, irrorate con il succo d’arancia e verificate la fluidità della preparazione, in caso contrario aggiungete poca acqua di cottura della pasta e impiattate. Cospargete con la scorza grattugiata, il pan grattato e le mandorle rimaste, se volete decorate i piatti con una fetta di arancia.

rosso e verde al punto giusto

Credo di potere affermare che, infine, è arrivata, arrancando certo, ma qua è! La primavera, ‘st’annu, si sta facennu addisiari. Ho fatto una fatica che memoria non ricorda, perché anch’io arranco con gli strascichi dell’inverno, ma oggi finalmente, ho tolto il piumone e il pigiama pesante; è partita la macchina dei lavaggi a mano (sempre io sono) dei maglioni e di tutti gli indumenti che andranno riposti puliti per il prossimo inverno. Rinfreschi a parte, nei giorni della rinascita, mi sento di consigliarvi un contest, uno dove il premio in palio è la nostra salute, l’amore per noi stessi e il desiderio di approfondire il rapporto tra cibo e salute. Se volete, partecipare è semplice. Seguite le indicazioni pubblicate da Stella di sale, la quale fornisce anche una tabella con l’indicazione degli ingredienti vietati, quelli permessi ma non consigliati e infine quelli consigliati, legati a stretto giro alla prevenzione contro i tumori. Ogni mese è dedicato ad un ingrediente di stagione.

  Io partecipo con un piatto di pasta fatta in casa; maccheroni al ferretto (o busiati dalle nostre parti), realizzati con farina di rimacinato di grano duro e acqua, condite con piselli e fave fresche, erbe aromatiche e olio extra vergine d’oliva.
e voi con quale piatto partecipate?

Simil busiati  con fave e pesto di erbe aromatiche

Simil busiati  con fave e pesto di erbe aromatiche
per 8 cristiani
per la pasta:
500 g di farina di grano duro rimacinato
250 ml di acqua tiepida
per il pesto:
75 g di pomodori secchi sott’olio
35 g di uva sultanina
50 g di pinoli
un mazzetto di prezzemolo
un mazzetto di basilico
peperoncino a piacere
150 ml di vino bianco secco
3 cucchiai d’olio extra vergine d’oliva
per il condimento:
2 scalogni
300 g di fave già sgusciate
160 g di piselli già sgusciati
50 ml di vino bianco
40 g di mandorle a lamelle tostate
olio extra vergine d’oliva

Se non avete la planetaria formate la fontana con la farina su una spianatoia, aggiungete poca acqua alla volta e realizzate una palla che porrete dentro un sacchetto per alimenti e poi in frigo per mezz’ora. Recuperate l’impasto e staccatene un pezzo che rullerete con le mani fino a realizzare un cilindro del diametro di 1 cm, da questo ricavate altri piccoli cilindri dello spessore di 4 mm. Ponete il piccolo cilindro di pasta sulla spianatoia con la farina, appoggiate un ferro da calza o uno stecchino nel senso della lunghezza e, con il palmo della mano strisciate la pasta sulla spianatoia con un movimento avanti e indietro finché la pasta si sarà allungata attorcigliandosi al ferro. Sfilate la pasta delicatamente e ponetela su un vassoio coperto da un canovaccio pulito e infarinato. Fate riposare in un luogo fresco e asciutto per un’ora.
Preparate il pesto frullando gli ingredienti, riducendoli in crema e mettete da parte. Scottate le fave e togliete la buccia che le ricopre; tritate gli scalogni, poneteli in un wok di ceramica con 3 cucchiai d’olio extra vergine d’oliva, stufate leggermente e aggiungete fave e piselli, sfumate con il vino e poi coprite con circa 250 ml di acqua, portate a cottura mescolando.  Togliete le verdure dal wok e mettetele da parte. Lessate la pasta in acqua bollente salata, ci vorranno pochi minuti, scolatela al dente dentro il wok unite il pesto e fluidificate con l’acqua di cottura della pasta, aggiungete le verdure, mescolate e impiattate decorando con le mandorle a lamelle.

La Bella Estate

lo so cosa state pensando; che abbia scambiato il food blog con un blog letterario citando un’opera di Cesare Pavese; oppure, più prosaicamente, il “mio disco rotto” sul tedioso inverno ha ricominciato a girare all’infinito…
E invece no, giusto giusto esiste un vino Moscato Passito che ha questo fantastico nome, fatto apposta ppì mia. Vi cuntu chi staiu facennu: partecipo ad un concorso che ha per protagonista “La Bella Estate”, il Piemonte Moscato Passito di Terre da Vino  prodotto da vigneti situati in Piemonte, nel cuore della zona tipica del Moscato.
Il regolamento recita: “partecipare è semplice: si tratta di realizzare una ricetta salata in abbinamento a “La Bella Estate”, che si accordi alle note gustative di questo Passito”
SEMPLICE?  Per me non è stato affatto semplice orientare i neuroni verso canoni trasgressivi e lontani dal tradizionale abbinamento al dolce di fine pasto. Ma ci provai!
Il contest di Terre da Vino è legato al libro ‘Fornelli in rete’, di Francesca Martinengo, edizioni Malvarosa, in uscita a maggio 2012.

Cous cous di carciofi, primo sale e frutta secca di Sicilia 
per due persone:
3 carciofi
mezzo limone
1 spicchio d’aglio
200 ml di acqua
50 ml di Moscato Passito La Bella Estate
10 g di passolina (uva passa)
30 g di pistacchi di Bronte non salati
20 g di mandorle a lamelle
100 g di cous cous precotto
una noce di burro
60 g di Primo Sale al pepe nero
olio extra vergine d’oliva

sale e pepe

pulite i carciofi eliminando le punte e le foglie esterne, tagliateli a metà e metteteli in una ciotola piena d’acqua acidulata con il succo di mezzo limone. Tritate l’aglio e imbionditelo in un wok, con un paio di cucchiai d’olio; nel frattempo sgocciolate i carciofi e affettateli finemente per unirli poi, all’aglio. Aggiungete la passolina, 100 ml d’acqua e fate stufare a fuoco dolce; quando sarà evaporata salate e sfumate con il moscato alzando la fiamma mescolando. Tritate i pistacchi a coltello grossolanamente e metteteli da parte insieme con le mandorle a lamelle.
Preparate il cous cous facendo bollire 100 ml di acqua salata in una padella; spegnete il fuoco e aggiungete il cous cous mescolando con una forchetta per separare i grani. Coprite e fate riposare qualche minuto. Unite il burro e, su fuoco dolce, mescolate ancora, spegnete e unitelo ai carciofi. Affettate finemente il primo sale, mescolatelo al composto di cous cous e carciofi insieme a metà della frutta secca preparata, coprite con un coperchio fuori dal fuoco per fare sciogliere il formaggio con il calore della preparazione ma solo leggermente. Servite tiepido con un giro di olio crudo, la restante frutta secca e una macinata di pepe, accompagnate la pietanza con il Moscato Passito fresco a 12°C

pisci d’ummira


Il nastro rosa me lo sono legato tra i riccioli che avevo quannu ero ‘na figghiuledda, poi ho cominciato a stirarli; il nastro è rimasto, i riccioli li ho persi definitivamente 🙂 avevo proprio dei bei capelli, lunghi e mossi.
Molte cose cambiano durate l’arco di una vita, alcune cambiano con consapevolezza, altre accadono senza che te ne renda conto. Dunque i ricci li ho persi sapendo che li avrei persi, avevo 20 anni. Oggi ne ho 42, ho avuto disturbi del comportamento alimentare e per mia volontà ne sono uscita con l’aiuto di una psicologa. Non posso nascondere che ne risenta ancora oggi. Gli effetti a lungo termine si vedono. Il primo passo da compiere è volersi bene;di un amore vero, sviscerato, senza rete.  La mattina dico sempre a me stessa: “perchè io valgo!” mai pubblicità fu più azzeccata ahahahahah bisogna ricordarselo ogni momento, soprattutto quando fattori esterni ti colpiscono incrinando il tuo stato, poi è tutta discesa.
In definitiva per stare bene devo convincermi che sono una persona favolosa, devo mangiare bene e fare attività fisica. Le prime due le effettuo giornalmente, la terza la distribuisco tre volte a settimana; faccio una lunga passeggiata a passo sostenuto. Indosso un paio di scarpe comode adatte allo scopo e un abbigliamento adeguato; lascio mia figlia a scuola alle otto e, con una mia amica, ci incamminiamo fino al lungomare di Isola delle Femmine, circa 8 km di aria buona, paesaggio fantastico e moto allegro. Quando torno a casa non posso fare altro che mantenere il mio status coccolandomi con un piatticeddu che adoro.
Il pesce d’ombra o pesce pilota è un pesce pescato nel mediterraneo,  abbastanza comune dalle nostre parti. ha una carne soda e, tutto sommato poche spine, per me è un piacere mangiarlo…mi scialài 

Pisci d’ummira al forno con verdure croccanti.
per due cristiani:
2 pesci d’ummira eviscerati, di circa 600 g complessivi 
un mazzetto di erbe aromatiche io ho usato quelle che ho nell’orticello 
2 foglie di alloro fresco
5 rametti di timo
qualche ciuffo di maggiorana
pepe rosa
sale
una carota
una patata
una zucchina
un limone
olio extra vergine d’oliva

lavate i pesci, asciugateli, dentro e fuori, con un foglio di carta da cucina. Mettete dentro la pancia qualche  grano  intero di pepe rosa, le foglie aromatiche, un pizzico di sale e un filo d’olio. Dopo averle lavate, pelate la carota e la patata, spuntate la zucchina. Con una mandolina affettate finemente la verdura e collocatela sui pesci avvolgendoli, seguendo una decorazione alternata, quello che resta ponetelo su una teglia foderata con carta forno. Disponete nella teglia anche i pesci così coreografati,  spolverate con le erbette e qualche grano di pepe rosa, salate leggermente,  versate un filo d’olio, spremete il succo del limone e infornate in forno caldo a 180°C per circa 40 minuti o fino a quando il pesce sarà cotto. Irrorate con un filo d’olio e servite.

Tu la conosci Nina?

Non la conosci? Naaaaaa, non è possibile!
Nina è un personaggio fantastico, una persona di cui ti puoi fidare, sempre cortese e con il sorriso che le aleggia sulle labbra.
E Francesca? Non dirmelo…
Francesca è timida ma non troppo, riservata, bella come il sole e sempre con una parola dolcemente in rima che le compare sulla bocca. Francesca è Nina!
Loro sono indissolubili, ineguagliabili, favolose, limpide e trasparenti come un acquerello. Insieme sono una sinfonia. E una sinfonia di colori, sapori ed emozioni è il contest di Io e Nina.
Il Ninestrone nasce per celebrare le prossime feste, il calendario Ninestrone 2012 è raccontato da “12 buffi personaggi stagionali, vivi fiabeschi, d’acqua  e acquerello ninesco” Per vincere un Ninenstrone partecipa al contest di fine anno che scade il 20 novembre. Racconta, inventa, disegna, fotografa, cucina  o silenziosamente mostra la tua sinfonia-minestrone. Per chi desidera acquistarlo scriva una mail a Nina entro il 25 novembre per prenotarlo.

 

Il mio Ninestrone agrodolce di frutta e verdura
per 2cristiani:
1/2 cavolo rosso
1 cipolla di tropea
1 mela
4 prugne secche
50 ml di aceto di mele
100 ml di Calvados
300 ml di acqua
2 cm di zenzero grattugiato
4 rametti di timo
olio extravergine d’oliva
sale e pepe
100 g di riso Jasmine o Basmati

affettate finemente il cavolo e mettetelo a marinare dentro una ciotola con l’aceto per una decina di minuti
Tritate a coltello la cipolla, ponetela in un tegame con un cucchiaio d’olio e doratela su fuoco moderato. Bagnante con il Calvados e portate a ebollizione facendo evaporare l’alcool. Unite il cavolo sgocciolato, la mela sbucciata e tagliata a cubetti; aggiungete l’acqua, lo zenzero grattugiato, le foglioline di timo, le prugne snocciolate e tagliate grossolanamente, coprite con il coperchio e cuocete su fiamma leggera per circa mezz’ora. Frullate poco più della metà del composto e preparate il riso cuocendolo al dente. Impiattate ponendo un fondo di cavolo affettato, tre quenelle di composto e il riso. L’ho mangiato anche sostituendo il riso con la ricotta fresca.