canapè, strati di bontà

canapè di patate e salmoneIo mi diverto quando organizzo una cena, ci metto tutti i sentimenti e spero di ricevere nel migliore dei modi. Se poi ci arrinisciu non lo so. Di una cosa sono certa, me la scialo a pensare: alla tavola piatti, posaterie e cristalli (o vitrazzu ma dalla bella foggia), addumo i cannili, penso agli abbinamenti, ai gusti dei commensali, alle preferenze, alle intolleranze, picchì c’è chiddu non mancia formaggio, a chiddautri l’agghia ci fa veleno, un insieme di cristiani coronato da chiddi che macinano qualunque cosa e che si adeguano. E va beh, il bello sta anche in questo, se no, troppo facile sarebbe.

Per 8 cristiani
1 kg di filetto di salmone
q.b. foglie disongino
800 g di patate
100 g di burro fuso
100 g di olive nere
q.b. pan grattato
sale e pepe
olio extra vergine d’oliva
Cuocete le patate in acqua fredda, pelatele, schiacciatele e mescolatele in una terrina con il burro le olive tritate grossolanamente. Salate, pepate, aiutandovi con coppapasta di 8 cm di diametro realizzate dei medaglioni, passateli sul pangrattato e dorateli da ambo i lati in una padella con un filo d’olio. Distribuiteli sui piatti da portata. Tagliate il salmone in otto tranci poneteli in una teglia foderata con carta forno, irrorate con un filo d’olio, salate, pepate e infornate in forno caldo a 180°C per circa 10 minuti. Sfornate, disponete sui medaglioni di patate, decorate con il songino e servite.

va dove ti porta il cuore

Niente ci vuole, mezz’ora? E che sarà mai, cos’è mezz’ora, trenta minuti, di fronte all’eternità? nemmeno un battito di ciglia,in meno di un biz avrete una tortina da portare in giro avvolta in un candido strofinaccio pulito dove vi pare a voi, amunì pigghiate un pizzino.
Vi cuntu subito subito che niente inventai ma presi la ricetta da quell’adorabile donna che gestisce il B&B Il Cuore a Massa.
Qui trovate il video della ricetta della torta di mele sul blog di Daniela e qui quella che ho fatto io qualche anno fa.
Sempre grazie Daniela!

Divagazione sul tema: da una torta di mele a una di pesche. Va dove ti porta il cuore e la stagione
torta bassa, rustica di pesche
100 g di burro fuso
100 g di zucchero di canna
2 uova
150 g di farina di grano saraceno
8 g di lievito
125 ml di yogurt bianco
circa 4 pesce noci grosse
una macinata di pepe garofanato
una manciata di zucchero di canna per la finitura
Lavate e asciugate le pesche, tagliatele in due, girate le mezze parti e staccate il nocciolo, tagliatele ancora a quarti e affettatele con una mandolina a 3 mm circa.
Sbattete il burro con lo zucchero, aggiungete un uovo alla volta. Abbassate la velocità delle fruste elettriche alla prima velocità e aggiungete la farina setacciata con il lievito in due volte e infine lo yogurt. Versate il composto in una teglia da cm di diametro imburrata e infarinata, disponete a raggiera le fette di pesca, distribuite una manciata di zucchero, una macinata di pepe e infornate in forno già caldo a 180°C per circa 20-30 minuti o fino a quando la torta sarà cotta; per la cottura affidatevi alla conoscenza del vostro forno.

in un sol boccone

E che ci vuole? Sono abbastanza piccoli da entrare in bocca così come sono; le signore bene educate darebbero un morsetto con il timore che sbocconcellare potrebbe produrre mollichine sfuggenti e succhi inopportuni.  Io dico che questi sfizi calano soli soli, non dovrebbero finire mai perché uno tira l’altro e ci si abbuffa senza ritegno.

Tartellette di ceci e pomodori tiger confit
per 18 tartellette:
per il ripieno
100 g di ceci secchi (o 200 g di ceci già cotti)
battuto di carota sedano e cipolla
olio extra vergine d’oliva
timo
un cucchiaino di miele
9 pomodorini Tiger o quelli che volete ( in inverso metto dei filetti di pomodori secchi sott’olio)
sale
zucchero
pepe
olio extra vergine d’oliva
200 g di farina
100 g di burro freddo
un pizzico di sale
2 cucchiaini d’acqua fredda
la sera prima mettete a mollo i ceci in acqua per tutta la notte il giorno dopo cuoceteli con un battuto realizzato con mezza carota, mezza cipolla e un pezzetto di sedano e un filo d’olio, coprite con l’acqua e portate a cottura. Quando saranno cotti frullateli con qualche una manciata di foglioline di timo, il miele e olio quanto basta a rendere morbido il composto. Riempite un sac-a-poche usa e getta e ponete in frigo fino al momento dell’utilizzo.
Mescolate la farina con il burro a pezzetti, unite il sale e mescolate fino a ottenere delle briciole, unite l’acqua poco per volta fino a quando il composto si addensa. Avvolgete l’impasto dentro un foglio di pellicola e ponete n frigo a rassodare per circa mezz’ora.
Recuperate l’impasto dal frigo, lavoratelo per recuperare l’elasticità e stendetelo con un matterello a uno spessore di un paio di mm. Con un coppapasta di 7 cm di diametro ritagliate 18 dischi e posizionateli dentro degli alloggiamenti per mini muffin, Andranno bene sia una teglia che gli stampi singoli. Bucherellate il fondo con i rebbi di una forchetta e infornate in forno caldo a 180°C per circa 10-15 minuti; per la cottura affidatevi alla conoscenza del vostro forno.
Fate intiepidire nelle forme e poi sformate le tartellette per farle raffreddare completamente.
Lavate i pomodorini, tagliateli a metà e poneteli con la parte tagliata rivolta verso l’alto su una teglia foderata con carta forno, spolverate la superficie con un pizzico di zucchero, uno di sale e uno di pepe, irrorate con un filo d’olio e infornate a 150°C per mezz’ora; fate raffreddare. Recuperate il sac-a-poche dal frigo, tagliate la punta e riempite le tartellette con la crema di ceci, ponete mezzo pomodorino sulla sommità e servite.

 

il pesto a pezzi

come ti faccio a pezzi il siciliano, il pesto intendo, quello con le mandorle il pomodoro fresco, il pomodoro secco e una tonnellata di basilico. Anziché pestarlo ho tagliato a pezzetti tutti gli ingredienti e ripassato in padella finendo di cuocere gli spaghetti aggiungendo un piccolo mestolo d’acqua di cottura. Che fa vi interessa? Ve lo cuntu? Facciamo che ho sentito un coro unanime che dissi: SIIIII, diCCi come si fa, raccontaCCela ‘sta ricettaaaaa.
E va beh, ve la cuntu:
niè per due cristiani pigghiati
200 g di spaghetti grossi
un pomodoro rosso
50 g di pomodori secchi sott’olio
20 g di mandorle pelate o non pelate
20 g di ricotta infornata se vi piace
un mazzetto di basilicò
uno spicchio d’aglio
un cucchiaio di olio extra vergine d’oliva
una grattugiata di zenzero, unica licenza poetica, se non vi piaci non lo mettete, manco a dirlo.
Pigghiate una pentola, riempitela d’acqua e portate a bollore, salate e ghittateci la pasta. Nel frattempo tostate le mandorle in un padellino antiaderente e poi tritatele a coltello grossolanamente. Pelate il pomodoro, levate i semi e tagliatelo a concassè o a dadini se vi piace megghiu. Scolate il pomodoro secco dall’olio in eccesso e tagliatelo a pezzi. Tritate il basilico e grattugiate la ricotta.
Dentro la padella  che avete usato per le mandorle mettete l’olio e l’aglio, soffriggete qualche istante e poi mettete tutti gli ingredienti preparati tranne la ricotta, mescolate e fate cuocere qualche minuto. Versate gli spaghetti quasi cotti dentro la padella e finite la cottura aggiungendo un piccolo mestolo di acqua di cottura della pasta, si formerà una cremina niente male. Mettete nei piatti e servite con altro basilico e la ricotta se vi piace. ‘Sta pasta è una fissaria ma buona di moriri.

l’avventura al parco avventura

Quante vote vi cuntai del parco avventura dei Peloritani? Uh, una volta qui e una marea su effebi. Lo scorso fine settimana ci sono tornata per affrontare i percorsi già battuti ma soprattutto l’ultimo, quello rosso, il più difficile…vero è, è un percorso estremo, molto faticoso, culminante in due lanci nel vuoto e discesa da una ragnatela di corde molli. Sono tutta scassata, i dolori me li ricorderò per sempre ma la soddisfazione è immensa e non vedo l’ora di ri_acchianari sulle corde.
La cosa bella è che eravamo una carrettata di parenti tra zii e cugini, tutti (o quasi) affannati nel superare le difficoltà dei percorsi e non solo.
 L’aria dei colli San Rizzo sbommica un pitittu lupigno, ognuno di noi portò una cosa da mangiare, non vi pozzu cuntari quello che c’era, farei prima a a cuntari cosa non c’era. Tra le mille cose c’erano insalate di riso dietetiche e non, parmigiana di melanzane, panini con le cotoletta fritta, lasagne al forno, torta di compleanno per Rosy e torta dei 50 anni di matrimonio degli zii Aldo e Caterina; ‘nsumma cose buone a tinchitè; la zia Maregrazia portò ‘st’insalata  umida e buona che io mi feci cuntare per riportarla su queste paginette. Buonissima è! Manco a dirlo la ricetta si presta a millemila variazioni sul tema che meritano una divagazione ma per una mano ti ringrazio zia!
In ultimo ma non per importanza, lassatemi ringraziare Rosy, Gianluca e tutto lo staff del parco avventura dei Peloritani, persone speciali che ci hanno seguito mano manuzza dal briefing, alla scalata, dal percorso in quota fino alla discesa con i piedi per terra, rendendo memorabile questa giornata.

 

per due cristiani:
140 g di farro perlato
un radicchio
una cipolla rossa di Tropea
mezzo bicchiere di vino
un mazzetto di prezzemolo
40 g di noci più 20 g per la decorazione
20 g di pinoli
due cucchiai d’olio extra vergine d’oliva
un cucchiaio di formaggio molle
20 g di parmigiano grattugiato
sale e pepe
realizzate il burro di noci frullandole fino a ottenere una crema omogenea. Affettate la cipolla ponetela in un tegame con un dito d’acqua e stufate fino ad asciugarla completamente. Unite l’olio e il radicchio affettato finemente, mescolate per insaporire e sfumate con il vino. Cuocete a parte il farro, dopo 20 minuti di cottura in acqua salata versatelo nel tegame con il radicchio, mescolate e completate la cottura aggiungendo l’acqua in ebollizione. Versate la crema di noci, il formaggio e dell’acqua di cottura per fluidificare, mantecate con il parmigiano e finite con il prezzemolo, le noci e i pinoli tritati.

 

 

lo dicevo io che il paradiso è qui

Il paradiso terrestre esiste e io ne ho le prove perché ci sono stata; si trova a Gangi nel cuore della Sicilia. Quella Sicilia con le montagne alte, carica di suggestioni, lontanissima dal mare e colorata dal giallo del grano che luccica sotto i raggi del sole; un luogo lontano, per raggiungere il quale, molti chilometri di strada s’addentrano verso il centro della triscele e i tornanti si inseguono uno dietro l’altro senza pigghiari ciatu. L’autostrada è un miraggio e le trazzere, battute dal trattore o dallo scecco incontrano grandi e piccolissimi borghi che sembrano incantati e dove invece si travagghia col sudore della fronte e della fatica nei campi. Questo luogo magico si chiama ‘La Mandralisca’, un’azienda agricola sulle Madonie fondata secondo i principi della permacultura, i quali integrano ecologia, agricoltura e equilibrio paesaggistico incastrandosi egregiamente in un quadro di sviluppo sostenibile. Il biologico è di casa, anzi di più; l’orto è sinergico il che significa che le piante sono consociate e interagiscono tra loro difendendosi a vicenda, crescendo e producendo in sinergia. Il suolo non viene lavorato perché la terra si lavora da sola attraverso la differenziazione delle radici che vanno a diversa profondità e l’attività degli insetti e dei microrganismi. Dei concimi chimici non si vede manco l’ombra e manco dei diserbanti. L’orto è realizzato su bancali rialzati che alleggeriscono il lavoro e individuano dei camminamenti divisori. Su questa azienda sta crescendo un progetto di bellezza che presto vi racconterò, per adesso vi lascio questo piatto di pasta realizzato con la fagiola piatta dell’orto sinergico e le fettuccine ottenute dalla lavorazione della farina del grano antico tumminia coltivato in azienda.

 

per due cristiani:
150 g di pasta di grano antico tumminia
400 g di fagiola piatta pulita
uno spicchio d’aglio
200 g di salsa di pomodoro magari una conserva fatta in casa, sarebbe l’ideale
un mazzetto di basilico
olio extra vergine d’oliva
sale
pepe

portate a bollore una pentola con acqua potabile salata e cuocete la fagiola. Tritate l’aglio, ponetelo in una casseruola con un cucchiaio d’olio, soffriggete e poi aggiungete la salsa, cuocete poi istanti e aggiungete la fagiola. Tagliuzzatela con un cucchiaio di legno e amalgamate alla salsa. Buttate la pasta nell’acqua in ebollizione in cui avete cotto la verdura, appena si ammolla, quindi dopo qualche istante, prelevatela con una pinza e ponetela dentro il tegame con il condimento; portate a cottura risottando con l’acqua di cottura della fagiola. Dopo circa cinque minuti saggiate la cottura e valutatene il grado secondo i vostri gusti. Aggiustate di sale, pepate e sminuzzate le foglie del basilico. Servite subito. Abbiate grandi aspettative e siate grati, saprete al primo boccone che non avete mai assaggiato vera pasta.

 


 

delle due l’una

Niè, c’è picca ‘i fari, quando un cristiano non ha ricettu finisce con lo sfirniciarisi a destra e a manca. E va beh niente ci fa, sto usando farine alternative al solito grano, ho usato la farina di grano khorasan, denominato grano gigante o, più comunemente chiamato KAMUT® che è il marchio dell’azienda che lo produce.
Questo grano antico è un parente stretto del grano duro moderno, contiene
glutine ma non è stato biologicamente modificato ed è coltivato secondo i criteri dell’agricoltura biologica.
Ora, io dico ‘na cosa: è mai possibile che devo accattare un grano che viene da lontano quannu, in Sicilia,
coltiviamo dei grani antichi secondo questi stessi criteri? Picchì, tra gli scaffali
di qualunque supermercato io non trovo la tumminia e me la devo andare a cercare con il lumicino?
Così per dire…
Bruschetta di pizza o pizza bruschetta? Delle due l’una.
per 6 cristiani
difficoltà: facile
tempo di preparazione: 15 minuti più il riposo
tempo di cottura: 30 minuti circa
Per l’impasto:
320 g di farina Kamut
80 g di farina di grano duro
circa 300 ml d’acqua tiepida
5 g di lievito di birra fresco
10 g di sale
un cucchiaio d’olio extra vergine d’oliva
un cucchiaino di zucchero
farina di rimacinato per le pieghe
per il condimento:
10 pomodori grossi e sodi
due spicchi d’aglio
basilico
olio extra vergine d’oliva
sale e pepe
impastate le due farine con con lo zucchero e il lievito sbriciolato, aggiungete poco per volta l’acqua necessaria e l’olio. Unire il sale e impastate fino a quando l’impasto avrà la giusta consistenza o fino a quando incorda attorno al gancio, se usate la planetaria. Realizzate qualche piega e poi ponetelo dentro una ciotola coperta da uno strofinaccio umido fino al raddoppio. Recuperate l’impasto, reimpastate qualche minuto e poi dividetelo in pezzatura di circa 60 g l’uno, realizzate delle palline e fate lievitare ancora fino al raddoppio coperte.
Preparate il condimento tuffando in acqua bollente per pochi istanti il pomodoro precedentemente lavato. Eliminate la buccia e i semi interni, realizzate una concassè, ponetelo dentro una ciotola e conditelo con gli spicchi d’aglio tagliati a metà, l’olio, il sale, il pepe e abbondante basilico, fate riposare coperto fino all’uso in frigo.
Riprendete l’impasto, usate della farina di rimacinato per spolverare la spianatoia e realizzate delle schiacciatine, praticate dei tagli sul bordo e all’interno per evitare che gonfino durante la cottura e infornate a 200°C per circa mezz’ora o fino a quando saranno dorate(*). Sfornate e condite le schiacciatine distribuendo il condimento e servite.
(*) per la cottura basatevi sulla conoscenza del vostro forno

 

lamentati e stai bene

Dice che fa caldo, mah! Certo, non si può dire che ci sia freddo; considerando che siamo alla fine di luglio probabilmente un po’ di caldo me l’aspetto. Quann’era picciridda c’erano le stagioni e ‘ntà l’estate faceva caldo, almeno io mi ricordo così. Ora come ora sento solo lamentele per il troppo sudore, per il caldo, per l’estate intera. E va beh, lamentati e stai bene, si dice. Io aspetterò l’inverno, durante questa stagione non ho obiezioni di sorta, per ora me lo godo questo confortevole calduccio.
Le coppette fredde qua sotto hanno un vantaggio per la preparazione, a parte quello di un refrigerio piacevolissimo per il fine pasto, cu ‘stu cauddu, il cioccolato è praticamente già sciolto, giusto il tempo di portarlo dal supermercato a casa, da una temperatura di meno 3 a più 35°C e il gioco è fatto.

Coppe al cioccolato, cardamomo e frutta ghiacciata
per otto cristiani
preparazione: 15 minuti
cottura: 10 minuti
300 g di cioccolato al latte
300 ml di latte
300 ml di panna fresca
5 bacche di cardamomo
5 tuorli
6 g di gelatina in fogli
frutti di bosco freschi o ghiacciati
pestate i semi contenuti dentro le bacche di cardamomo e metteteli da parte.

Ammollate la gelatina in acqua fredda. Versate in una casseruola il latte con la panna, aggiungete i tuorli e il cardamomo pestato; mescolate con una frusta a fili manuale e passate su fuoco dolce per circa 10 minuti, quando si forma sulla superficie una leggera schiuma.  Spegnete il fuoco e aggiungete la gelatina strizzata, mescolate per farla sciogliere completamente e poi montate la crema con delle fruste per un paio di minuti. Filtrate il composto con un colino a maglie fitte dentro la ciotola che contiene il cioccolato spezzettato o sciolto dal caldo. Effettuate questa operazione in tre volte, facendo attenzione che, a ogni aggiunta di miscuglio di latte, il cioccolato si amalgami perfettamente. Montate ancora una volta il composto con le fruste elettriche e poi versatelo in 8 coppe. Passate in frigo per almeno 4 ore. Al momento di servire distribuite la frutta sul cioccolato e servite. Io ho l’abitudine di congelare immediatamente i piccoli frutti di bosco per averli belli freddi prima di decorare i miei dolci, voi come fate?

sfizi d’estate

Piccoli, dolci, sfizi d’estate, piaceri per la vista e per il palato. Perle da gustare lentamente nella frescura serale, cucchiaino dopo cucchiaino. Una mescolanza di piaceri accumunati dall’amore per le cose belle e dall’amicizia che queste lega. 
Le amarene di Erina, le ho sciroppate seguendo la ricetta di Misya, con queste dosi:
1350 g di amarene snocciolate
600 g di zucchero di canna
poi ho realizzato questo dolcino una sera per la mia amica Ramona che è venuta a trovarci con il suo fidanzato, La ricetta l’ho copiata da una raccolta di Sale & Pepe  “Dolci al cucchiaio, morbide tentazioni”.
direi troppo dolce per i miei gusti, ridurrei lo zucchero, da 40 a 20 g, vui faciti come vuliti
100 g di cioccolato bianco
80-100 g di amarene
un albume
20 g di zucchero di canna
150 ml di panna fresca
spezzettate il cioccolato e scioglietelo a bagnomaria e montate la panna fredda. Montate l’albume con lo zucchero a neve ferma e poi incorporatelo al cioccolato fuso, delicatamente. Unite la panna e mescolate dal basso verso l’alto delicatamente. Versate in 4 bicchieri inserendo all’interno metà delle amarene fate rassodare in freezer per circa 4 ore e. Prima di servire, decorate con le amarene rimaste eun po’ del loro sciroppo.

la dieta e io

Credo che questa che sto seguendo, sia la dieta più bella che una disgraziata, che deve perdere peso, possa seguire. Si mangia a tinchité, più devi perdere peso e più mangi; ‘nsumma, qua dobbiamo darci di “tu” con il metabolismo, picchì nnì desimo sempre del “voi”. Non può essere chiù!
Ora, ‘nta sta dieta, è previsto lo scialapopolo nel uicchend che accumincia il venerdì. Il pollo al curry è una delle pietanze che si ponnu manciari, io non lu fici mai e, Alessio, grande sostenitore di diete sane, spezie, aromi e buona cucina  mi regalò la sua versione che vi vogghiu cuntari. Assittatevi e pigghiate un pizzino, io vaju a ringraziare Alessio!

Difficoltà: facile
Tempo di preparazione: 15 minuti più il riposo della carne
tempo di cottura: 15 minuti
Per 4 cristiani:
600 g di petto di pollo intero
un cucchiaino da the colmo (assai) di curry
un cucchiaino da the colmo (assai) di curcuma
peperoncino in polvere a vostro gusto
olio extra vergine d’oliva
tre cm di zenzero da grattugiare o in alternativa in polvere
200 g di cipolle
400 g di carote
200 ml di latte di cocco
200 g di riso basmati
abbondante lattuga romana o cristallina tagliata a filetti e salata.
sale
Mescolate insieme il curry, la curcuma, il sale, il peperoncino e olio quanto basta per amalgamare e fluidificare il composto. Tagliate il pollo a cubetti, indossate dei guanti se non volete diventare cristiani dalle mani gialle, e massaggiate la carne per fare aderire la marinata. Coprite con la pellicola e fate riposare in frigo dalle 3 alle 4 ore; più riposa e meglio è, che ve lo dico a fare?
Trascorso il tempo di riposo affettate le cipolle nel senso della lunghezza e le carote a fiammifero, ponetele dentro un wok con due cucchiai d’olio, fate appassire con mezzo bicchiere d’acqua, quando questa è evaporata unite il pollo con la marinata. Mescolate per dividere i tocchetti di carne, grattugiate lo zenzero, aggiungete il latte di cocco e cuocete fino a doratura. Spegneete il fuoco e fate riposare qualche istante. Preparate il riso basmati lessandolo in acqua salata; scolatelo e ponetelo sul piatto a servire, a fianco aggiungete una quarta parte della lattuga e infine il pollo con la sua crema. Ogni commensale deciderà se mescolare tutto o mangiare separatamente. Io arrimino tutte cose, vui, chi faciti?