Tarte Tatin ai carciofi

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La Tarte Tatin è un’invenzione geniale, francese, prende il nome dalle sorelle Tatin, le ideatrici. Vedi come, alle volte, uno sbaglio è la causa di una grande fortuna. Alle volte però, eh? Non provare a fare un disastro credendo di poter produrre un capolavoro, non funziona sempre così, che inforni una crostata di mele senza impasto e poi te ne adduni e provi a recuperare la situazione. No!
Sull’idea della torta rovesciata più famosa al mondo si basa la mia, salata e alle verdure.

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6 carciofi
uno spicchio d’aglio
tre cucchiai d’olio extravergine d’oliva
mezzo bicchiere d’acqua
una grattata di noce moscata
2 cm di zenzero
sale
un limone
per la brisée:
170 g di farina di tipo 0
70 g di burro leggermente salata
5 g di sale
un tuorlo
40 g di acqua, circa
Per il caramello:
60 g di zucchero
un cucchiaio d’acqua
30 g di burro
per la finitura:
100 g di prosciutto cotto

Prepara l’impasto mescolando la farina con il sale e il burro tagliato a piccoli cubetti; unisci il tuorlo e, poco alla volta, l’acqua. Amalgama tutti gli ingredienti, realizza una palla, copri con della pellicola e poni in frigo a riposare per circa mezz’ora.

Pulisci i carciofi eliminando le punte, le foglie esterne dure e il gambo. Taglia a metà ogni carciofo, elimina il fieno interno e tuffalo in acqua acidulata con il limone spremuto. Taglia l’aglio a metà, elimina l’anima interna e ponilo dentro un tegame con l’olio, scalda leggermente e fai dorare. Aggiungi i carciofi sgocciolati dall’acqua e tagliati a ottavi, mescola per insaporire, aggiungi l’acqua e stufali con il coperchio per circa 20 minuti. Quasi a fine cottura aggiungi lo zenzero grattugiato, il sale e la noce moscata.

Prepara il caramello ponendo nello stampo da Tatin, lo zucchero con l’acqua. Accendi il fuoco e controlla la cottura; ruota lo stampo attraverso i manici per mescolare i due ingredienti. Quando il caramello raggiunge un colore ambrato, togli dal fuoco e aggiungi il burro a pezzetti, mescola con un cucchiaio di legno, attento che sfrigola.
Disponi a raggiera gli spicchi di carciofo sul caramello, distribuisci il prosciutto a pezzetti e metti da parte. Stai attento, non poggiare lo stampo caldo  su una superficie fredda, mantienilo sui fornelli spenti oppure su un tagliere di legno, rischi di spaccare la ceramica.
Recupera l’impasto, manipolalo su una spianatoia, stendilo aiutandoti con della farina d’appoggio e un matterello; realizza un disco leggermente più grande del diametro dello stampo, arrotolalo sul matterello e stendilo sui carciofi, rimboccandolo all’interno, appena sotto i carciofi. Cuoci in forno caldo a 180°C per circa mezz’ora o fino a quando la superficie dell’impasto sarà dorata. Togli dal forno fai riposare un paio di minuti, copri con il plateau in dotazione con il set, capovolgi la torta e solleva lo stampo delicatamente.

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cimette di cavol_fiore gratinate

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quando comincia la stagione du cavuluciuri ccà nnì scialamu. In bianco, a minestra, con una macinata di pepe e un filo d’olio nuovo, lo apprezzi in tutto il suo sapore. Arriminato, con passolina, pinoli, un filetto di acciughina, zafferano e una spolverata di muddica atturrata, ti fa toccare il cielo con un iritu. In pastella, fritto… manco tu cuntu.
Va beh, oggi ti propongo un modo buono di portarlo in tavola come contorno, già porzionato in piccole cocotte, insaporito da una salsa a base di panna, ingioiellata dalla ducizza dell’uva passa e l’aroma dei pinoli tostati.

Pigghia un pizzino e poi mi cunti

un cavolfiore medio
40 g di parmigiano grattugiato
20 g di farina di tipo 2
20 g di burro più quello per gli stampi
3 dl di panna
passolina (uva passa) e pinoli
sale
pepe

monda il cavolfiore, taglialo in cimette (che possano alloggiarsi nei ramequin) e lessale in acqua bollente salata. Cuoci una decina di minuto, non troppo perché s’annunca s’arrimodda troppo. Deve mantenere una certa consistenza. Scola le cimette e metti da parte.
Fondi il burro in una casseruola, aggiungi la farina in un solo colpo e comincia a tostarla sul fuoco, mescolando sempre. Aggiungi la panna, poco alla volta e mescola sciogliendo il composto di burro. Porta a bollore, mescolando; fai sobollire alcuni minuti, spegni e aggiungi il parmigiano. Aggiusta di sale e macina un po’ di pepe.
Imburra gli stampini, adagia un fiore di cavolo, disponi la salsa preparata, cospargi con qualche coccitello di passolina e qualche pinolo. Inforna in forno caldo impostato su 220°C per circa 15 minuti o fino a quando la superficie sarà dorata. Sforna e lascia intiepidire un po’ prima di servire.

 

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insalata o tabulè, fai tu

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Alla fin fine di chistu si tratta, una bella ‘nsalata di verdure, tutto crudo, per gli amanti delle cose fresche, per i vegani,  per quelli che “no, per carità, d’estate non accendo i fornelli” e per i lagnusi. Lo prepari in poco e lo sbatti in frigo a sposarsi con i sapori. Insomma il solito discorso: minimo sforzo, massima resa. Se poi hai chi te lo prepara fai BINGO!, ha un sapore diverso, più buono! anzi no, non è buono, è pronto.

Il tabulè (tabbouleh o tabbule chiamalo come vuoi) è un’insalata di verdure tipicamente realizzata con il bulgur, ma tu lo sai che, rispetto al couscous che è una semola di grano duro, quindi una farina grossolana, il bulgur ha una lavorazione diversa; in primis il grano duro non è sfarinato e in secundisi, dopo essere fatto germogliare, viene essiccato e poi spezzettato. ‘Nsumma, n’autra cosa.
In Sicilia non siamo abituati. Nel senso che utilizziamo il couscous, per qualunque cosa, anche per fare il tabulè.
Per fare ‘sta ricetta accattalu precotto e integrale, accussì accurzi. Picchì se ti devi mettere a incocciare il couscous ti perdi di casa, senti ammia.

per quattro cristiani pigghia:

200 g di couscous integrale precotto
200 ml di liquido (100 ml di acqua e 100 ml di succo di limone)
un cipollotto di Tropea
un mazzetto di menta
un mazzetto di prezzemolo
due zucchine
un cetriolo
un peperone
olio extra vergine d’oliva
sale e pepe

Se ti piace decora il piatto a servire con mezze fette di limone

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Metti il couscous in un piatto largo dai bordi bassi, aggiungi l’acqua con il succo di limone. Sgrana con una forchetta, allarga bene. Copri con la pellicola e poni in frigo per un’ora almeno, mescolando ogni tanto. Aggiungi il sale e il pepe.
Grattugia la zucchina dopo averla lavata e spuntata, mettila dentro uno scolapasta, aggiungi un po’ di sale e fai perdere il liquido di vegetazione. Fai lo stesso con il cetriolo dopo averlo pelato. Lava il peperone, elimina i semi interni e i filamenti bianchi e taglialo a pezzetti. Trita la cipolla. Strizza le verdure grattugiate e mettile insieme alle altre dentro una ciotola, condiscile a tuo piacimento con sale e pepe.
Riprendi il couscous dal frigo, aggiungi le verdure, aggiungi menta e prezzemolo tritati finemente, condisci con l’olio, copri e fai riposare in frigo per un paio d’ore.
E vidi chi manci...poi mi cunti.

tabulè 3

una ricetta non è solo una ricetta

teglia di verdure

Mentre preparavo ‘sta -semplice- teglia di verdure pensavo che sovente, quannu ti spiu ‘na ricetta, trascrivo il processo della preparazione con le diverse successioni, senza cuntariti tutte cose. Do per scontato che tu abbia un minimo di conoscenze culinarie, in base alle quali sai giostrarti durante le diverse fasi. In definitiva, ti consegno una spiegazione carente, omettendo cose, date per sottintese e, se non hai dimestichezza ai fornelli, potresti avere qualche problema. Sappi però che, per tutte le cose non dette per esteso, rimandate o implicite, io sugnu sempre cca, disponibile a cuntariti tutto quanto ti occorre per preparare un piatto, la cui ricetta – o presunta tale- sia  contenuta all’interno di questo diario.

Ora che mi misi l’anima in pace, auto assolvendomi dal peccato di imperfezione, ti pozzu cuntari che mi vinni n’autra pinsata, mentre affettavo le verdure.

Se vabbè -mi dissi parrannu, tra me e me- se ci cuntu la ricetta di ‘sta teglia di verdure, minimo minimo, me la tira in testa, picchì chista che è ‘na ricetta?

Ebbene, sai chi ti ricu?

Una ricetta non è solo una ricetta
…Che dissi, una minchiata?

Nzù! Picchì, se talii bonu e ci fai caso, alla fin fine, tutti quelli che parramu di cibo, proviamo a far vivere un rituale, spingiamo questa moda legata al cibo sulla passerella inondata di luci, manco fussi ‘na sfilata, coinvolgendoti come in un’esperienza sensoriale.  Come ti dissi l’autru jornu mangiare non è un bisogno alimentare, oramà è una rappresentazione sociale. E’ teatro, né più e né meno. Sceneggiatori, attori, scenografie e palcoscenico entrano in scena, interpretando un ricordo, proponendo un sapore che lega come un filo rosso e poi s’intreccia coi pensieri chiusi nei cassetti della memoria.
Quannnu dicidi di preparare quel piatto che ti solletica la vista accade una magarìa che profuma, che solletica le narici come un incanto. E quando meno te l’aspetti il dejavu arriva a timpulata, ‘u ciavuru s’insinua nella testa e cadi a piè pari dentro il fosso dei ricordi.

teglia di verdure_saturazione

Non mi resta da cuntarti i passaggi che si susseguono per realizzare questa bella teglia di verdure. Amunì, pigghia un pizzinu.
per 6 persone
una teglia in ceramica rettangolare 29×25

1 Kg di patate sbucciate
500 g di zucchine
2 scalogni o una cipolla bianca
3 pomodori cuore di bue
una manciata di olive nere snocciolate
4 rametti di rosmarino
olio extra vergine d’oliva
sale
pepe

Lava le patate, affettale con un robot o con una mandolina realizzando fette di 4 mm di spessore, mettile a bagno in acqua fredda per circa mezz’ora poi sciacquale e asciugale. Ponile dentro una ciotola capiente e condiscile con sale, pepe e olio; mescola con le mani per assicurarti che siano ben condite. Distribuisci le rondelle di patata “di taglio” dentro la teglia, unta leggermente. Per non impazzire usa una carota posta ortogonalmente alle fette, in modo da mantenere in forma le rondelle, ti consiglio di lasciarla durante la cottura.
Inforna in forno caldo, portato a una temperatura di 190°C , cuoci mezz’ora e nel frattempo prepara le altre verdure.
Affetta le zucchine a 4 mm dopo averle lavate, asciugate e spuntate; condiscile dentro la solita ciotola nel medesimo modo descritto in precedenza. Tira fuori la teglia e senza bruciarti –ppì carità- disponi le zucchine in sequenza. Mantieni la forma aiutandoti con la carota. Affetta i pomodori, condiscili e, se il loro diametro dovesse essere troppo grande per l’ordine della teglia, tagliali a metà e disponili di taglio sempre dopo averli conditi nella ciotola con olio, sale e pepe. Affetta lo scalogno e inseriscilo tra i pomodori e le patate, decora con il rosmarino e le olive; inforna ancora per circa 15, 20 minuti o fino a quando pensi che il livello di cottura delle verdure sia di tuo gradimento. Io preferisco sentire sotto i denti la consistenza delle zucchine e anche dei pomodori, proseguire la cottura significa, per me, avere una consistenza troppo molle. Ma come si dice? Gusti sono!

 

 

ancora un po’ inverno, aspettando primavera

timballo di zucca resize

Come un lampo, un flash, un brillìo di un vagheggiamento, un vidiri e svidiri. Sicuramente un abbaglio, una lama di luce che acceca, un niente temporale che non s’affaccia nell’universo criatu ma esiste.
Non trovo le parole. Ultimamente sono a corto di argomenti e mi faglia l’eloquenza. Ma sta pasticedda potrebbe essere qualcosa di simile. Acchiappa due o tre anelletti con i rebbi della forchetta e chiudi gli occhi.
Le dosi sono per tanti cristiani ma chisti eramu assira. 

Timballi di anelletti, zucca, noci e speck
per 15 cristiani
1200 g di anelletti
un porro
750 g di zucca decorticata e tagliata a dadini piccoli
300 g di funghi coltivati, tipo champignon tritati molto finemente
300 g di favette
150 ml di vino bianco secco
100 g di parmigiano grattugiato
olio extra vergine d’oliva
un mazzetto di basilico
per la besciamella
700 ml di latte
70 g di burro
60 g di farina
sale
fiori di cannella macinati oppure la classica noce moscata
20-25 noci sgusciate
170 g di speck tagliato sottilissimo
burro per gli stampi
pangrattato

tuffa le favette in acqua bollente per qualche minuto ed elimina la cuticola; pacienza.
Trita il porro ponilo dentro una padella grande abbastanza, aggiungi 4 cucchiai d’olio e soffriggilo poco poco. Aggiungi la zucca e poi i funghi, mescola, sfuma con il vino e fai evaporare. Copri a filo con acqua e cuoci per una quindicina di minuti, aggiungi le favette e fai cuocere senza coperchio ancora due minuti, aggiusta di sale e spegni il fuoco. Aggiungi le noci tagliate grossolanamente a coltello e il basilico sminuzzato. Il condimento dovrà essere umido, considera che dovrà cuocere la pasta in forno.
Imburra e cospargi di pangrattato uno stampo per ciambella da 28 cm di diametro e 10 stampi da babà, fodera con lo speck e metti da parte.
Prepara la besciamella sciogliendo il burro su fuoco basso, aggiungi la farina e tostala poco, versa a filo il latte e mescola con una frusta a fili. Cuoci  fino a quando si addensa e noti un principio di bollore. Spegni il fuoco, aggiusta di sale e aromatizza con la spezia che hai scelto.
Accendi il forno e portalo a una temperatura di 190°C e nel frattempo porta a bollore abbondante acqua salata per la pasta. Cuocila per 7 minuti poi scolala e versala nella padella con le verdure, aggiungi la besciamella e 70 g di parmigiano.
Versa dentro i contenitori preparati, cospargi con un po’ di parmigiano e inforna per circa 20 minuti. Sforna e fai intiepidire parecchio, sforma i timballi singoli sul piatto e la ciambella capovolta su un piatto da portata tagliata a fette.
Poi mi cunti.

senza troppi “giri”, senza parole

cellentani e giri

L’autra sira eravamo a cena da Ida e Ettore. Lei nnì ficina pasticedda buona, buona, buona. Talmente buona che abbiamo fatto il bis e io anche il ter, ammucciuni; ho dato una mano per portare i piatti in cucina e ho ripulito il tegame dove era rimasta un’idea di pasta. Mi hanno scoperto con la forchetta appizzata, inutile dirlo evè?
Oddio, se proprio devo essere sincera chista che ti propongo non è proprio uguale a quella che ha fatto lei, ma l’idea chidda è. Giri si chiamano qua in Sicilia, le bietoline o le erbette che Ida ha usato per condire la pasta.
Semplice, di stagione e con tante buone intenzioni, quelle che mi prefisso a ogni giro di boa. Quelle che sembrano buone ma che certe volte si rivelano tinte. Quelle che mi entrano nella vita scivolando senza nessun attrito, liberamente a piccoli passi, insinuandosi ora dopo ora.
Buoni propositi dunque, per un nuovo anno, una nuova idea, un lavoro, un incontro. E tremo quando ci penso solamente, mi appassiono quando li attraverso e mi perdo nella loro bellezza. Perché belli sono belli e mi scatta l’emozione, mi si accavallano i pensieri e mi rendo conto di avere le tasche piene di cose incantevoli.

per 2 cristiani
4-6 mazzetti di bietoline
20 g di pomodorini secchi
200 g di cellentani
20 g di pistacchi
2 cm di zenzero grattugiato
due cucchiai di pan grattato
un pizzico di zucchero
un’acciuga sott’olio
uno spicchio d’aglio
20 g di parmigiano grattugiato
un pezzetto di peperoncino piccante
olio extra vergine d’oliva
sale e pepe
Lessa le bietoline in acqua salata dopo averle mondate e lavate, conserva l’acqua perché dopo ci cuocerai la pasta.
Ammolla i pomodorini secchi in una tazza con dell’acqua calda, asciugali, tritali e metti da parte. Quando la verdura è cotta, scolala e tritala a coltello. In una padella metti un giro d’olio, lo spicchio d’aglio pelato, tagliato a metà e degerminato, l’acciuga sgocciolata dall’olio di conservazione. Soffriggi poco sciogliendo l’acciuga con un cucchiaio di legno, fai dorare l’aglio. Aggiungi le bietoline tritate, i pomodorini e cuoci ancora con mezzo bicchiere d’acqua di cottura delle verdura e lo zenzero grattugiato. Preleva parte del condimento, frullalo con un frullatore a immersione e poi rimettilo in padella.
Prepara la muddica atturrata: dentro un padellino antiaderente metti un cucchiaino d’olio, il pangrattato, lo zucchero, accendi un fuoco dolce e mescola fino a rendere bionda la muddica, spegni il fuoco, aggiungi il parmigiano e i pistacchi tritati a coltello, mescola velocemente e metti da parte in una ciotola. Cuoci la pasta, scolala al dente dentro la padella con il condimento, mescola e aggiungi acqua di cottura della pasta per fluidificare. Impiatta la pasta con una spolverata di muddica atturrata miscelata ai pistacchi.
Poi mi cunti.

 

giri

quelle di Giarratana e le altre robe

 

zenit

Devo confessare un segreto: al mercato ho un impulso, incontenibile.  L’ho definito “intanto compro e poi vediamo”. Comu aju a fari? E’ un pasticcio inenarrabile, acquisto tonnellate di cose per le quali al momento penso a una fase uno, poi ne compro altre per le quali penso a una fase due. Poi mi dimentico esattamente l’interconnessione delle fasi perché nel frattempo ragiono sugli scenari per i set fotografici. E le robe stazionano in frigo giurando vendetta ogni volta che apro lo sportello. Una paura!
Ora ‘sto post è un modo per farmi perdonare dalle robe comprate e dal mio sposo che, quando esce con me, tenta di fermarmi con tutta la sua forza di persuasione; paga lui.
Gli ingredienti che urlavano vendetta tremenda vendetta sono, nell’ordine:
2 cipolle di Giarratana, molti le conosceranno, siciliane, dolci, grosse e molto acquose.
4 patate a buccia rossa
70 g di formaggio di capra al peperoncino
170 g di latte
un uovo
90 g di farina di rimacinato
sale
peperoncino
pepe nero
cumino
origano
un cucchiaio d’olio
una manciata di pan grattato
Non ponete domande tipo: ma che ricetta è? Frittata? Torta salata senza guscio? NO COMMENT! Mi avvalgo della facoltà di non rispondere, mi appello al quinto emendamento di una qualche costituzione.
Non lo so, amunì, bih, chi camurrìa!
pulisci le cipolle eliminando qualche foglia esterna e realizza una grata incrociata con un coltello affilato,  arrivando quasi fino in fondo. Pela le patate e realizza delle fettine sottili, lasciandole attaccate alla base. Sbatti l’uovo con del latte. In una ciotola mescola farina e spezie, metti il sale, il formaggio sbriciolato. Aggiungi la miscela di latte e uovo, mescolando con una frusta a fili. Otterrai una pastella, aggiungi l’olio e mescola. Fodera una teglia con un foglio di carta forno, disponi le patate e le cipolle. Versa la mistura dentro le fessure delle patate facendola penetrare anche dentro la grata delle cipolle, spolvera con una manciata di pan grattato e una di origano. Inforna a 180°C per circa un’ora.
giarratana frittata

 

cotta e cruda

verdure zenit

Pinterest, l’ho detto un monte di volte, è un social fantastico, un luogo dentro il quale ci sono millemila immagini di bellezza allo stato puro. Io le raccolgo nelle mie bacheche “pinnando” in giro per il mondo con forsennata foga. Ah, che meraviglia!
L’altro ieri ho visto un’immagine collegata a questo sito, mi sono innamorata al primo colpo d’occhio e sono andata a leggere la ricetta. Niè come te lo conto? Dai, ci provo. Ho copiato pressocchè pedissequamente, a meno dell’avocado che proprio non mi fa impazzire, sostituendolo con il mango. Il suo sapore dolce Meccia (to match) alla grande con tutti gli altri sapori, e per esaltare ancora di più il dolce dell’agro_dolce, ho pensato di aggiungere il miele; pioggia di foglie di di basilico finiscono il piatto. Tu, manco a dirlo, fai come ti pare, ma sappi che che è una bella idea.carote mazzo
i grandi dell’orto; frutta e verdura in speziata veste
Per 4 cristiani
un mazzo di carote con ciuffo (circa 10)
una melanzana lunga grossa
500 g di patate tonde piccole
harissa
sale
pepe
cumino intero
olio extra vergine d’oliva 4 cucchiai (almeno)
due cucchiai di miele
230 g di ceci cotti sgocciolati
6 pomodori tiger
un mango
un mazzetto di basilico
100 g di feta
taglia il ciuffo alle carote, lavale e pelale. Lava la melanzana, tagliala nel senso della lunghezza, poi in quarti e poi ancora a pezzetti non troppo piccoli. Taglia in due le patate. Metti le patate, e le melanzane dentro una ciotola capiente, distribuisci il sale, il pepe, l’harissa e il cumino a piacere, il miele e l’olio, mescola con le mani per distribuire il condimento, inserisci anche le carote e manipola per insaporire anch’esse. Fodera una placca con carta forno, distribuisci le verdure in un solo strato e cuoci in forno caldo a 200°C per 30 minuti, tirale fuori e distribuisci i ceci. Rimetti in forno per, ancora, un quarto d’ora. Tirale fuori e fai raffreddare completamente. Aggiungi i pomodori tagliati a rondelle e precedentemente conditi con sale e olio e il mango sbucciato e tagliato a dadini, mescola e servi con la feta sbriciolata.

oro verde

spaghetti.gimp


 Beh, ho cercato le parole per raccontare ‘stu piatticeddu di pasta e le conseguenti polpettine ma non credo che riuscirò a essere esaustiva, mi dispiace. Certe cose s’hanno a tastari, si devono provare, una generosa forchettata potrebbe fugare ogni dubbio, ogni perché, ogni perplessità e macari torna la facoltà di parola, quindi mi sa che dovrò rifarla al più presto per capire qualcosa in più. O, forse, mi renderò conto che la facoltà di parola la toglie proprio.
Per queste due ricettuzze mi sono avvalsa dell’aiuto del mio preparatore alimentare, la centrifuga Magimix , che ha il grande vantaggio di estrarre il 81% del succo dagli alimenti, non potrei più fare a meno del suo supporto. Per dire che non estraggo solo succo dalla frutta ma sfrutto la macchina fino al suo midollo, per preparare tutto un menù, dal aperitivo al dolce.

asparagi e tenerumi
Per due cristiani
200 g di spaghetti grossi e ruvidi
400 g di asparagi già mondati
una decina di foglie di tenerumi
4 pomodorini Tiger
uno spicchio d’aglio
olio extra vergine d’oliva
mezzo cucchiaino di amido di mais, circa, dipende da quanto succo riuscite a estrarre dagli asparagi, in definitiva dipende da che centrifuga avete 😉
zenzero grattugiato
basilico
burro
sale
pepe
un pugno di pangrattato
un pugno di parmigiano
un uovo

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lavate tutti gli ortaggi, mondate gli asparagi se sono grossi, tagliatene a pezzetti 300 g, degli altri 100 lasciate integre le punte, mettetele da parte e tagliate il resto del gambo. Centrifugate gli asparagi a pezzetti, raccogliete l’oro verde e mettete da parte “lo scarto” (si fa per dire scarto) che vi servirà per le polpette. Lessate le foglie di tenerumi e poi tagliatele finemente a punta di coltello.

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Tritate l’aglio e imbionditelo  in un cucchiaio d’olio, aggiungete i pomodorini tagliati a dadi grossolani e fate insaporire, grattugiate un po’ di zenzero e mescolate, aggiungete metà dell’oro verde e i tenerumi, cuocete per pochi minuti, giusto il tempo di fare asciugare un po’ il sugo, salate e pepate. Ponete l’oro verde rimasto dentro un pentolino su fuoco leggero, setacciate l’amido di mais, mescolate e addensate, lucidate con un piccola nocciolina di burro. Distribuite uno specchio di crema di asparagi sul fondo di un piatto piano. Tostate gli anacardi tritati grossolanamente. Cuocete la pasta nell’acqua di cottura dei tenerumi salata, scolatela al dente dentro la padella con il condimento e fatela saltare per insaporire. Con l’aiuto di un coppino e di un forchettone arrotolate una porzione di pasta e ponetela al centro del piatto, decorate con il basilico spezzettato e gli anacardi tritati.

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Per realizzare le polpette potreste mettere qualunque cosa dentro, agli amici vegani, dico che possono anche omettere l’uovo, il composto ottenuto estraendo il succo è compatto e sodo. Io, che vegana non sono, ho messo un uovo e parmigiano, poi ho aggiunto sale, pepe, pane grattugiato, zenzero tritato e basilico a pezzetti, ho realizzato delle polpette, ripassate nel pangrattato e poi le ho cotte su una piastra rovente. A scelta potete friggerle o passarle in forno.

polpette.gimp

 

pilaf, questo è certo

cavolo

almeno il metodo di cottura è sicuramente quello, riso basmati cotto in forno con un certo quantitativo d’acqua o di brodo. Il condimento lo potete scegliere secondo il vostro gusto, io mi faccio acchiappare sempre dai colori perché mangio prima con gli occhi.

per tre cristiani
difficoltà: facile:
tempo di preparazione: 30 mimuti
tempo di cottura: 20 minuti
un cavolo viola
250 g di riso basmati
una cipolla rossa
un peperoncino habanero orange
due piccole patate
olio extra vergine d’oliva
un mazzetto di prezzemolo
sale
acqua q.b.

tagliate il cavolo a listarelle e poi a dadini dopo avere eliminato le foglie esterne dure. Ponetelo in padella con un giro d’olio, la cipolla tritata, l’habanero a pezzetti piccoli (usate dei guanti per evitare di toccare il peperoncino) e le patate pelate e tagliate a cubetti. Salate, coprite con acqua e stufate fino a quando le patate e il cavolo saranno morbidi. versate il riso e mezzo litro di acqua salata oppure brodo vegetale. Portate a bollore, versate dentro una teglia, coprite con un foglio di alluminio e cuocete per circa 10 minuti o fino a quando l’acqua sarà assorbita dal riso. Tirate fuori la teglia dal forno, cospargete con il prezzemolo tritato e servite tiepido. Manco a dirlo, è un pilaf piccante!

cavolo e riso pilaf