e che cavolo!

 ecco, cavolo verza infilato in una vellutata di patate, una ricetta semplicissima acchiappata su questo sito, l’idea di mettere il cavolo affettato bello fa!
per due cristiani
una carota
un cuore di sedano
due spicchi d’aglio
una grossa cipolla rossa
500 g di patate rosse pelate
brodo vegetale
una manciata di pistacchi
due fette di bacon
un cavolo verza
foglioline di finocchietto di montagna
peperoncino di cayenna
olio extra vergine d’oliva

tritate finemente la cipolla, la carota, l’aglio, il sedano, ponete in un tegame e soffriggete con un paio di cucchiai d’olio, unite le patate pelate e tagliate a quadrucci, coprite con il brodo e portate a cottura. Frullate il composto di patate, rimettete sul fuoco e allungatelo con dell’altro brodo, unite il cavolo affettato precedentemente pulito dalle foglie dure esterne e dalla parte coriacea interna, aggiungete dell’altro brodo durante la cottura per evitare che la vellutata si asciughi troppo.
 Scottate il bacon su una piastra rovente, tagliatela a pezzetti e mettetela da parte. Quando il cavolo diventerà morbido distribuite la vellutata in due scodelle, decorate con metà del bacon, metà dei pistacchi e qualche fogliolina di finocchietto. Servite con un giro d’olio e una macinata di peperoncino.
 

la potenza del verde

ho letto che il verde è equilibrio, tranquillità e serenità. Ho letto pure che è collocato esattamente al centro nello spettro luminoso, a fare da spartiacque tra toni freddi e toni caldi. La Sciiiienza dei Colori lo suggerisce nelle situazioni emotive di agitazione e nelle ricerche di autorealizzazione e autostima. Il mio amico Ciro Imparato ha scritto un libro sui colori della voce e la voce verde “provoca un effetto incredibile: dopo tre minuti di ascolto di voce verde, le persone hanno un rallentamento del battito cardiaco, si rilassano […] oltre a generare fiducia ha anche un importante impatto psicologico e terapeutico: chi parla con voce verde trasferisce un senso di pace attorno a sé.” Ora, se volete imparare a usare la voce verde e a conoscere la vostra voce accattatevi ‘u libru 😀

Dunque mi sono detta: cu ‘sta cabasiso di dieta come avimu a fari? Mi spardirìa i vesti di supra, m’abbuttò. Mi annoio, mi annoio, mi annoio, ma veramente, mi venii chianciri, allora mi si è accesa la lampuzza ‘ntò ciriveddu. E se provassi con i colori? Ecco, meglio mi sento.

Frittelline al verde pisello e pistacchi
per due cristiani:
300 g di piselli surgelati
una cipolla rossa
400 ml di brodo vegetale
40 g di latte parzialmente scremato
un uovo
40 g di farina di riso
4 g di lievito chimico
100 g di caciocavallo fresco (tagliate 6 fettine)
un’idea di olio extra vergine d’oliva
granella di pistacchio
4 fettine di pane abbrustolite
ponete in un tegame i piselli e la cipolla affettata, coprite con il brodo e cuocete fino a quando saranno morbidi, circa mezz’ora. Appena sono cotti metteteli nel robot da cucina e riducete in purea.

Fate raffreddare, aggiungere l’uovo sbattuto, la farina e il lievito. Arroventate una padella per crepes, pennellate con l’olio e realizzate una prima focaccina verde, con queste quantità ne otterrete 6. fate cuocere bene la base perché la frittella è molto morbida e nel girarla si romperebbe; con un gesto veloce e muniti di una paletta voltate la frittella e cuocete dall’altro lato. in un’altra padella arroventata scaldate le fette di formaggio e il pane; impiattate ponendo alla base due fette di pane, una frittella e una fetta di formaggio, fino a esaurire gli ingredienti e completate le torrette con la granella di pistacchi, servite caldo o tiepido.

dolcetti d’altri tempi

sunnu proprio antichi ‘sti biscotti, non so raccontarvi le origini ma quasi sicuramente saranno vicini all’anno mille, come la frutta Martorana. Dolcetti questi, che venivano preparati nei conventi. Ed è proprio in un convento di Trapani che ha imparato l’arte la signora Maria Grammatico, ancora picciuttedda aprì un negozio con soli tre chili di mandorle, ora ha ottenuto un successo planetario. 
Questa non è la ricetta della signora Grammatico ma è quella tipica che si tramanda per tradizione. Pochissimi siti vi diranno di fare riposare i dolcetti per almeno 12 ore prima di infornarli, men che mai i libri, almeno quelli che possiedo io, vi suggeriranno un così fondamentale “segretuccio”! Beh, ve lo dico io, che dopo aver infornato i primi biscotti ho scoperto l’amara verità, in cottura perdono la loro forma diventando delle panelle. Ebbene si, si doveva perdere il mio nome, li ho rifatti!

dolcetti di mandorla
500 g di mandorle pelate
500 g di zucchero
4 albumi
la scorza grattugiata di un limone
i semi di una bacca di vaniglia
una bustina di lievito (16 g)
per guarnire
zucchero a velo
granella di pistacchi
mandorle a scaglie
confetti di zucchero
pinoli
(anche, se volete, ciliegie candite e mandorle intere)

Preparate, sul piano di lavoro, delle ciotole con le guarnizioni di frutta secca separate tra loro. Su un tagliare invece disponete dello zucchero a velo setacciato.

Ponete le mandorle in un robot da cucina, tritate le mandorle con un paio di cucchiai di zucchero fino a ottenere un composto farinoso, unite la vaniglia, la scorza grattugiata del limone, il resto dello zucchero e il lievito, mescolate per amalgamare.

Trasferite il composto di mandorle nella planetaria e con il gancio K mescolate unendo gli albumi, poco per volta, continuate a impastare ancora qualche minuto a bassa velocità per amalgamare. Prelevate piccole quantità di impasto, realizzate delle palline e passatele nelle ciotole facendo aderire la frutta secca.

 Un’altra porzione più abbondante ponetela sul tagliare e rotolatela sullo zucchero a velo realizzando un salsicciotto, tagliate delle piccole porzioni di circa 6 cm di lunghezza e realizzate delle S leggermente sagomate con le mani.

Via via che realizzate i biscotti poneteli su delle teglie foderate con carta forno, fate riposare coperti da un velo, per un giorno, dalle 12 alle 20 ore, prima di infornare a 170°C per circa 10-15 minuti o fino a doratura. Tirate  le teglie fuori dal forno e fate raffreddare completamente prima di maneggiarli.

Il Maestro Montersino è qui! Ma lui non lo sa

 Non è che uno diventa maestro così per grazia ricevuta eh? Anni e anni di studio e duro lavoro per realizzare torte spettacolari, scenografiche e di alta pasticceria ma anche dei biscotti semplici negli ingredienti e nella realizzazione, da inzuppare nel latte o nel the caldo ma da mangiare anche così, schetti, che sarebbe il contrario di maritati. Vi l’assicuro che già al primo muzzicuni, mi lassaru in pace cu munnu intiero.

la ricetta è desunta dal libro “Croissant e biscotti” di Luca Montersino, edito da Rizzoli
il maestro dice che per preparare i Biscolatte ci servono:
485 g di farina 180 w quindi farina di grano tenero di media forza
200 g di zucchero semolato
200 g di burro morbido
65 g di amido di riso che non avevo e ho sostituito con quello di mais 
85 g di uova intere (due piccole, sgusciatele dentro una ciotola e pesatele)
40 g di panna
20 g di sciroppo di glucosio atomizzato (ecco io di atomizzato non ho niente ho messo lo sciroppo di glucosio all’antica)
2 g di sale
4 g di lievito
1 baccello di vaniglia
impastate il burro morbido con lo zucchero, il glucosio, poi unite le uova e la panna, il sale e la vaniglia. A questo punto unite la farina setacciata con l’amido e il lievito. Ponete in frigo per 30 minuti. Rivestite un paio di placche con carta forno, stendete l’impasto con un matterello su un piano leggermente infarinato, prelevate dei pezzetti alla volta, quello che resta da lavorare rimettetelo in frigo. realizzate dei biscotti con un coppa pasta metteteli sulle teglie e infrnate a 160°C per circa 15-20 minuti, basatevi sulla conoscenza del vostro forno. Se volete spolverate con dello zucchero a velo 

Ma all’urtimata, picchì?

Me lo chiedo eh? si mi chiedo: ma all’urtimata, picchì? Picchì devo morire sana dopo una vita da malata. Mah, una vita di sacrifici; e togli questo, e non mangiare quello, e la farina 00 fa malissimo, e lo zucchero raffinato fa veleno, e i grassi uccidono, e il colesterolo peramordidio, e il “per carità l’olio  d’oliva fa ingrassaredamorire e tu ti ci fai il bagno”. Non me la fido più, come si dice qua in Paliemmu, che tradotto equivale a dire non ce la faccio più. Poi mi metto in cucina e mi sfirniciupicchì di mangiare la fettina sbattuta sulla piastra non me l’accollo, almeno questo!

per due cristiani
160 g di pasta integrale corta
300 g di funghi misti già puliti
400 g di zucca decorticata
50 ml di vino bianco secco
due piccoli cipollotti
uno spicchio d’aglio
un rametto di rosmarino
400 ml di brodo vegetale
olio extra vergine d’oliva
10 g di semi di zucca decorticati e tostati
affettate i cipollotti e l’aglio, metteteli in un tegame con un cucchiaio d’olio e gli aghi di rosmarino, fate scaldare un paio di minuti, aggiungete i funghi e la zucca tagliata a dadini, sfumate con il vino a fiamma vivace e mescolate per insaporire. Coprite con il brodo, portate a bollore e cuocete a fiamma bassa per circa 20 minuti, spegnete e fate intiepidire leggermente e frullate con un frullatore a immersione. Suddividete la vellutata in due scodelle; cuocete la in abbondate acqua salata, scolatela bene e ponetela al centro del piatto, mescolate e servite subito con i semi di zucca e una macinata di peperoncino, 

la dieta del lunedì

NON-MI-DITE-NIENTE! 
Occhei? OK??? 
Muti dovete stare, zitti perché mi girano i cabasisi. Ebbene si, sono a dieta, quella del lunedì, ergo sono nervosa e mi manciassi i piedi dei tavolini cu tutte le seggie, Arrassatevi, il consiglio che vi do, il più lontano possibile da me; quand’è così pigghiu a muzzicuni; a cu pigghiu pigghiu! 
Va beh, dai, non mordo, giuro!
per due cristiani:
160 g di riso integrale 
500 g di sparacelli, alias broccoletti da mondare
4 cucchiai di vellutata di zucca e patate già pronta
un cucchiaio scarso di olio di nocciole
6 nocciole tostate
una spolverata di paprika, se vi piace
lavate i broccoli, riduceteli in cimette e lessateli in acqua salata, quando saranno al dente scolateli e metteteli da parte.Cuocete il riso nell’acqua di cottura dei broccoli, scolatelo e mescolatelo alla verdura e condite con l’olio. Componete il piatto ponendo due cucchiai di vellutata di zucca, metà del riso, tre nocciole tritate grossolanamente e una spolverata di paprika.

una Corona per un pollo, anzi per due

ci sunnu picciriddi che pensano che i polli abbiano 4 zampe. Io per esempio, quann’eru nica, ne ero convinta. Mah! Quindi per fare ‘sta pietanza vi servono le cosce di 2 polli.
La ricetta l’ho vista su questo sito, manco a dirlo, anzi lo dico , la ricetta originale l’ho variata quel poco che mi serviva per azzizzare il gusto finale ai palati di famiglia. La birra scura, per intenderci l’ho messa bionda e una sola, due mi parsiru assai. Vi cunto chi fici:

Pollo alla birra chiara
4 grosse cosce di pollo con la pelle
due cucchiai di olio extra vergine d’oliva
in una larga padella o meglio in un capiente wok di terracotta, scaldate l’olio, rosolate le cosce da ambo i lati e mettetele da parte in una terrina, pelate
2 patate grosse o 4 piccole
e 2 carote grosse e tagliate a pezzetti, lavate
un cuore di sedano e tagliatelo a rondelle.
Tritate un cipollotto, ponetelo nel wok con l’olio e fatelo imbiondire; unite le verdure,
un cucchiaio di senape di Digione,
un cucchiaio di estratto di pomodoro
una bottiglia di birra Corona
e 500 ml di brodo di pollo, unite le cosce di pollo e portate a bollore; proseguite la cottura abbassando la fiamma al minimo per circa mezz’ora con un coperchio.
Sciogliete 75 g di burro a temperatura ambiente con qualche mestolo di liquido di cottura,
setacciate 60 g di farina e aggiungetela poco alla volta al composto di burro e sugo di pollo, mescolate per evitare grumi. Passate con un setaccio la crema e ponetela nel wok, cuocete ancora dieci minuti e spegnete.
Finite il piatto con alcuni pistilli di zafferano.
Coprite e fate raffreddare. prima di servire sfilacciate la carne eliminando le ossa, sarà più agevole consumare il pasto.

nel giardino che vorrei

…metterei a dimora almeno due o tre piante di Lycium barbarum; il clima sarebbe anche favorevole, godrei della loro chioma dal portamento ricadente, dei loro fiori, già  dall’inizio dell’estate, bianchi, viola e lilla e dei loro frutti le famose bacche di Goji. Ci vulissi quel bel punto di rosso carico, il colore del loro frutto, per ravvivare un angolo del terreno. Studiando questa pianta ho scoperto che il nome Goji è stato dato, nel 1973, dall’etnobotanico del nord america, il dottor Bradley Dobos. Questo esimio studioso turnau dal Nepal, dopo anni di studio, con, in sacchetta, un riconoscimento straordinario; fu il primo occidentale a diventare medico di medicina tibetana, lavorando e studiando, vicino vicino con Sua Santità Dalai Lama e uno stuolo di personaggi, portatori sani di saggezza e gentilezza.

 Considerando che il mio giardino è nicareddu, e difficilmente potrò inserire quest’essenza strepitosa, ho approfittato dello shop on line di Gaia Superfood Le bacche di Goji sono un multivitaminico naturale al 100% fatevi un giro nello shop e leggerete “tutto il buono che fa bene” ma non solo, leggendo leggendo, scoprirete la filosofia di Gaia Superfood, i valori che contraddistinguono questo brand, il
concetto di “dono” e “riconoscenza” verso quei luoghi e
quella gente del lontano Tibet, che hanno donato un frutto così strepitoso; per
questo, parte del ricavato delle vendite delle bacche di Goji Tibetano saranno
devoluti a favore dell’associazione Dawa.

 

Energia
vitale, mangiare sano, benessere del corpo, dello spirito e lunga vita; un
insegnamento da seguire con un consumo sistematico a colazione, aggiungendo i
Superfood ai frullati, allo yogurt o nel muesli, darà una marcia in più alla nostra
giornata grazie alla ricchezza di vitamine, minerali e proteine contenute
naturalmente. Amunì, accogliamo
questo dono.

Biscotti Superfood al burro salato e bacche di Goji Tibetano

250 g di farina di grano duro di Sicilia

50 g di semola integrale di grano duro di Sicilia rimacinata
200 g di burro salato
50 g di vino Passito di Pantelleria
100 g di zucchero di canna
un uovo 
10 g di semi di lino
8 g di lievito chimico

Mettete le bacche Goji a bagno nel vino; mescolate insieme le due farine, unite il burro tagliato a pezzetti leggermente ammorbidito, i semi di lino, lo zucchero, l’uovo, le bacche di goji leggermente strizzate e il lievito setacciato, impastate per rendere omogeneo il composto, realizzate tre salsicciotti di uguale diametro e poneteli in frigo a rassodare per almeno due ore
Prelevate i cilindri di impasto dal frigo e tagliateli a sezioni di circa un cm di spessore, disponeteli su due placche foderate con carta forno e infornate per circa 10 minuti a 170°C, come sempre ricordo che la cottura va commisurata alla conoscenza del vostro elettrodomestico.

il cheesecake de noiaRtri

Delle donne si dice
che sono capaci di fare più cose contemporaneamente come ad esempio parlare al
telefono e fare i subbizza, digitare
un articolo al pc e parlare con una o più persone e così via discurrennu; da donna posso
asserire che vero è ma un trucco c’è però, devi essere presente a te stessa
picchì s’annunca sei fregata, vai fagliando a destra e a manca. Fu chiddu che successe a mmia mentre preparavo una torta e nel
frattempo chiacchieravo al telefono cu me frati.

La ricetta vista e scopiazzata da lei prevedeva solo 250 ml di panna, iu, parrannu parranno cinni misi 500...beddamatrisantissima! nell’istante in cui ci cafuddai tuttu ‘u scatulino ‘ncapu al cioccolato mi resi conto della sulenne minchiata che stavo cumminannu. Porco di qua e di la! Mi dissi tra me e me, senza fare capire nenti a me frati ah! Beh, sempre chiacchierando amorevolmente con l’amato sangu miu, una parte del mio cervello elaborava il potenziale rattoppo per cummigghiare la situazione. Di cognome non mi chiamo Tatin quindi non sarà un capolavoro inenarrabile venuto fuori da un errore, ma la torticedda si potti manciari e con con sommo gaudio.
Amunì, vi lascio le dosi per due torte una da  26 e 24 cm di diametro con l’errore da me commesso e gli accrocchi per recuperare la situazione, se volete la ricetta originale andate qui
torta al cioccolato bianco, panna, mascarpone e pepite rosso rubino
300 g di cioccolato bianco
500 ml di panna fresca
5 uova
135 g di zucchero di canna grezzo
250 g di mascarpone
un cucchiaino di estratto di vaniglia
360 g di lamponi
100 g di farina
150 g di farina di mandorle 
per la copertura:
500 ml di panna fresca
50 g di zucchero a velo
200 g di lamponi
100 g di mirtilli
una melagrana
Tritate il cioccolato e mettetelo in una ciotola, portate a bollore la panna, versatela sul cioccolato e mescolate per amalgamare, fate intiepidire.
Separate gli albumi dai tuorli. Sbattete i tuorli con metà dello zucchero, fino a quando saranno bianchi e spumosi.aggiungete il mascarpone, la farina di mandorle, l’estratto di vaniglia, il cioccolato con la panna e la farina, mescolate per amalgamare. Montate a neve ferma gli albumi con lo zucchero rimasto, aggiungeteli all’impasto con una spatola, delicatamente per non smontarli. Suddividete l’impasto in due teglie con il fondo amovibile, con il fondo foderato con carta forno, imburrate e infarinate, una da 24 cm e l’altra da 28, distribuite i lamponi e infornate a forno caldo a 170°C per mezz’ora poi abbassate la temperatura a 130 per un’altra mezz’ora. Comunque, per la cottura, fidatevi della conoscenza del vostro forno. Sappiate che la torta gonfierà per poi assittarisi ricavando un incavo per la copertura. Quando le torte saranno cotte fatele raffreddare dentro il forno. Montate la panna con lo zucchero a velo distribuitela dentro gli alloggiamenti naturali delle torte e infine decorate con i frutti di bosco e i chicchi di melagrana. Passate in frigo fino al momento di servire.

Simple fast food

Cibo semplice e veloce, un fiat a preparalo e mezzo fiat per mangiarlo. Porca miseria, ma mangiate piano! Mangiate slow, che fretta c’,è mi chiedo; sono sempre l’ultima a finire di manciari, e me ne fazzu un vanto. Oddio mi piace anche parrari mica come a Salvuccio, che quannu mancia nun parra, una chiacchiera ogni tanto mi piaci, tra un boccone e l’altro, a voi no?
E, ditemi, come mangiate slow o fast?
Cous cous, tonno e pera ciavurusu al limone
200 g di tonno rosso in una sola fetta già mondato
140 g di cous cous precotto
15 g di mandorle sbucciate ma non pelate
una pera kaiser
menta
prezzemolo
uno spicchio d’aglio
un limone e la sua scorza grattugiata
sale
pepe

  1. cuocete il cous cous come indicato nella confezione, sgranatelo e fate intiepidire
  2. affettate la pera e tagliatela a cubetti, irroratela con il succo del limone e mettete da parte
  3. tritate l’aglio finemente, insieme con le erbe aromatiche, lasciate qualche foglia per la decorazione. 
  4. fate arroventare una piastra antiaderente. Tostate le mandorle e poi cuocete il tonno da ambo i lati per pochi minuti se vi piace rosa al centro, in caso contrario, cuocete di più ma non esagerate perché poi sarà stopposo. Fate raffreddare, salate e tagliatelo a cubetti. 
  5. tagliate le mandorle a filetti
  6. unite al cous cous il tonno, la pera con il succo di limone, le erbe aromatiche tritate, le mandorle, l’aglio e la scorza del limone grattugiata.
  7. aggiustate di sale se necessario e pepate
  8. Servite a temperatura ambiente