panna cotta al cioccolato e scorzadarancia

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A volte mi chiedo se la realtà esista davvero, se il mio occhio vede il mondo  in maniera obiettiva, se la concretezza delle cose  è vera opuru è solo apparenza. A volte mi chiedo cosa manca al mondo per essere quadro, cosa manca per fissarne bellezza e colori, cosa manca.
E se invece non mancasse niente? Probabilmente manca qualcosa a me.

Panna cotta cioccolato fondente e scorzadarancia, per colmare almeno un vuoto, alchimia e potenza seduttiva della cucina; per il resto mi attrezzerò.

200 g di cioccolato extra fondente all’arancia
1 l di panna fresca
4 g agar agar
50 g di zucchero di canna

trita il cioccolato e nel frattempo porta a bollore la panna con lo zucchero, mescola e aggiungi il cioccolato. Appena il composto è amalgamato aggiungi l’agar-agar e riporta a bollore. Filtra tutto attraverso un colino a maglie fitte e trasferisci dentro 8 bicchierini. Fai raffreddare e poi passa in frigo per un paio d’ore almeno. Prima di servire trita 50 g di cioccolato bianco e fondente, distribuisci sopra la superficie della panna cotta e porta in tavola.
Buonissima è!

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plumcake di mele ubriache e noci

plumcake mele e noci_00001Queste piccole mele sono deliziose da mangiare accussì come sono, calano sole sole. Quann’eru picciridda le vedevo più spesso, quindi quannu li vitti a Messina, dal fruttivendolo di me matri, l’accattai subitaneamente. Vengono chiamate in modi diversi anche in Sicilia, da te come si chiamano?
Mentre aspetto di sentirti, anzi di leggerti, ti cuntu ‘sta ricetta facilissima; forse l’unica cosa fuori dal cuntu della solita procedura è la cottura delle mele nel vino, ma niente ci fa. Attent’a mmia.
5 meline gialle intere
4 meline gialle tagliate a ottavi e private del torsolo
500 ml di nero d’Avola
200 ml di acqua
180 g di zucchero
2 grani di pepe lungo divisi a metà
2 cm di zenzero sbucciato
una stecca di cannella
4-5 fiori di cannella

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300 g di farina
150 ml di latte
2 uova
100 g di burro fuso
160 g di zucchero
40 g di noci
una bustina di lievito
un pizzico di sale
mezzo cucchiaino di cannella in polvere

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metti le meline a bollire dentro una mistura realizzata con le spezie, il vino, lo zucchero e l’acqua. Cuoci per 15 minuti circa. Nel frattempo prepara l’impasto sbattendo lo zucchero con il burro fuso, aggiungi un uovo alla volta, la cannella in polvere e, poco per volta, la farina mescolata con il lievito alternando con il latte, aggiungi il sale.
Scola le mele tagliate, passale nella farina e scuotile per eliminare la farina in eccesso, aggiungile all’impasto mescolando con un leccapentola. Passa nella farina anche le noci, sminuzzate grossolanamente e scuoti anch’esse, prima di aggiungerle all’impasto, mescola per amalgamare bene tutto il composto. Versa dentro una teglia da plumcake imburrata e infarinata, infarina leggermente la base delle meline intere, appoggiale sulla superficie dell’impasto e inforna in forno caldo a 180°C per circa 45 minuti o fino a quando, inserendo uno stecchino all’interno dell’impasto, questo ne uscirà asciutto.

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geometrica armonia

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La bellezza di una città la percepiamo attraverso i secoli grazie all’opera di progettisti, costruttori, manovalanza, amministrazioni e cittadini. Cittadini come te e me che viviamo la città oggi, sommati a tutti quelli che ci hanno preceduto; si, perché i tempi di crescita di una città sono lunghissimi, lenti e graduali e fondano il loro evolversi su sequenze prospettiche, determinate dal periodo storico che riflette l’atteggiamento estetico dominante.
Vivere in città come Firenze e Palermo mi ha portato a capire facilmente, come grandi città fondate prima della nascita di Cristo, hanno tutte le forme possibili. Ogni città è pensata come un caso a sé, seguendo un concatenarsi di decisioni successive inseguendo infinite circostanze.
Quali che siano state quelle circostanze che mi accompagnarono attraverso i vicoli di Firenze per cinque anni, la magia dell’architettura di pietra e quella del paesaggio urbano geometricamente misurato sono stati insieme, lo strumento ottico determinante della mia formazione. Prova a camminare in una scena urbana di tale entità e precisione; strutture rigorose e colore compongono un unicum di giorno; di notte la tua ombra allungata sul lastricato di pietra anticipa il rumore dei passi che riecheggia tra i fronti degli edifici. Uno spettacolo, sempre.
Vedi? diceva mio nonno, ogni pietra qui ha una storia, fermati e fattela raccontare.
Hai un’idea con quante basole di pietra serena è lastricata Firenze? Ecco.
Non voglio fartela troppo lunga, mi rendo conto che partia da lontano e rischio di annoiarti ma sappi sulu ‘na cosa: camminando nel quartiere di Santa Croce c’era un baretto vicino allo studio della zia Michela, dentro il quale mi rifocillavo con lei, e proprio idda mi fici assaggiare la panna cotta per la prima volta. Daiiiii, mi ha detto, assaggia, è buonissima! Beh, questo spettacolo di dolcino  lo mangiai affatata.  Era il 1998 me ne ricordo come se fosse ieri, pure il tavolo in cui eravamo assittate mi ricordo, ciavuro e sapuri compresi.

Panna cotta bicolore, Nutella e vaniglia
per otto bicchierini:

Per la panna cotta alla Nutella
250 ml di panna fresca
25 g di zucchero
un cucchiaino da caffè raso  di agar-agar
mezza tazza di Nutella
prepara prima questo strato.
Se ti piace il motivo decorativo obliquo poni i bicchierini all’interno di un porta uovo, leggermente inclinati, assicurati che abbiano la stessa inclinazione. Scalda la panna con lo zucchero, porta quasi a bollore, preleva un paio di cucchiai e versali in una ciotolina dove avrei messo l’agar-agar, mescola, sciogli completamente e unisci al composto di panna. Aggiungi la Nutella  e amalgama per sciogliere completamente senza fare bollire.  Passa attraverso un colino a maglie fitte e poi distribuisci dentro i bicchierini. Fai rapprendere un po’ a temperatura ambiente e poi, con molta delicatezza, metti in frigo a rassodare per un’ora almeno.

bicchierini inclinati
Per lo strato alla vaniglia:
250 ml di panna
25 g di zucchero
un cucchiaino da caffè raso  di agar-agar
i semi di una bacca di vaniglia
Scalda la panna con lo zucchero e i semi della vaniglia, porta quasi a bollore, preleva un paio di cucchiai e versali in una ciotolina dove avrei messo l’agar-agar, mescola, sciogli completamente e unisci al composto di panna. Passa attraverso un colino a maglie fitte, fai intiepidire e poi distribuisci dentro i bicchierini. Passa in frigo fino al momento di servire.
puoi decorare i tuoi bicchierini come ho fatto io tritando cioccolato fondente e nocciole oppure come meglio ti suggerisce la tua fantasia.

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da un soffice alla vaniglia a un semifreddo il passo è breve

 

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Incontrare qualcuno che ti lascia un segno bellissimo nell’anima capita spesso, ad alcuni anche ogni giorno. Quel segno può rimanere vivido o può affievolirsi come un ricordo sbiadito di una polaroid scattata negli anni settana e rivista oggi.  Ad ogni modo, direi che sia impossibile rinunciare al piacere di accogliere nel proprio cuore qualcuno che restituisce gentilezza e amabilità, non ce ne sarebbe motivo, in effetti.
Lauretta è così. Una persona speciale, disponibile sempre; attenta a non lasciare nulla di incompiuto e sempre pronta a dare una risposta precisa e a lasciare un segno, anche più d’uno, carico di cose bellissime.
Quello che ho tra le mani è un segno tangibile, fatto di pagine spesse, carico di foto stupende e segreti svelati, legati a un magico ingrediente; il cioccolato.
Ricette dolci e salate organizzate seguendo il corso delle stagioni e ciavuruse di cioccolato. Ho scelto una ricetta e da essa mi sono fatta ammaliare e ispirare. Non te la propongo para para ma sappi che da pagina quarantasei mi lasciai affatare.

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da un “soffice alla vaniglia con ganache di cioccolato bianco ” di Laura Adani a un semifreddo al cioccolato fondente con ganache nera e frutti di bosco.
Liberamente tratto dal libro “Le stagioni del cioccolato, ricette dolci e salate per gustarlo tutto l’anno” edito da Trenta Editore.
ti serviranno degli stampi in silicone per dolcetti tipo ciambelline
Per 8 cristiani:
400 ml fi panna fresca
100 g di cioccolato fondente
una bacca di vaniglia
160 g di albumi
40 g di zucchero
per la ganache:
200 ml di panna
200 g di cioccolato fondente
Per decorare usa frutti di bosco, a piacere.
Trita il cioccolato e ponilo dentro una ciotola. Dentro una casseruola metti la panna con i semi della bacca di vaniglia e portali quasi a bollore, togli dal fuoco e fai intiepidire leggermente poi versa il composto dentro la ciotola con il cioccolato, mescola con una spatola e amalgama gli ingredienti. Dentro una terrina e con l’ausilio di una frusta a fili, mescola gli albumi con lo zucchero, senza montarli; aggiungili al mix di cioccolato filtrando attraverso un colino.
Colloca gli stampi in silicone dentro una teglia dai bordi alti, versa il composto a base di albumi dentro gli stampini facendolo passare attraverso il colino (quindi effettuerai due passaggi attraverso il filtro). Versa dell’acqua calda dentro la teglia arrivando ai due terzi degli stampini. Inforna a 120°C per un’ora in modalità forno statico cuocendo a bagnomaria.  Sforna gli stami, fai raffreddare, poni in frigo e poi freezer per almeno 4 ore.
Un’ora prima di servire prepara la ganache; trita il cioccolato e ponilo dentro una terrina. porta la panna quasi a bollore, mescola per intiepidire e poi versala sul cioccolato. Mescola per amalgamare e sciogliere il cioccolato, otterrai una crema liscia, fai raffreddare completamente.
Prepara i piatti a servire, versa uno specchio di ganache sul fondo di ogni piatto, sforma un semifreddo, adagialo al centro del piatto, versa ancora un po di ganache e decora con i frutti di bosco. Se vuoi, finisci il piatto con delle piccole scaglie di cioccolato.

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il tempo delle ciliegie dura troppu picca

ciliegie_

E si, secunnu mia, dura troppo poco. Starei sempre a mangiar ciliegie, dice che una tira l’altra. Vero è! Tra me e me dico: l’ultima e basta! Poi quelle, macari, sunnu legate a tre a tre e che fa, le sconzo? Mai Maria! S’affennunu.
Ma chi siamo noi per dire quanto deve durare il tempo delle cirase? Nuddu miscatu cu nenti! Quindi, pacienza.
Oh, considerando che stanno finendo e le ultime sono vendute a peso d’oro, spicciati a fare ‘sta ricetta. Sempre ca ti piace l’accoppiata con il cioccolato.
Questa ricetta è desunta da un numero di Sale & Pepe del giugno 2014 con qualche digressione della scoza jocu, che sarei io.

500 g di ciliegie
200 g di cioccolato fondente
140 g di burro
200 g di farina
50 g di cacao amaro
90 g di zucchero di canna scuro
40 g di zucchero a velo
2 uova
2 tuorli
30 ml di cherry
50 ml di latte freddo
fior di sale alla vaniglia
in un robot da cucina metti la farina con il cacao, lo zucchero, un pizzico abbondante di fior di sale e 80 g di burro freddo a dadini. Frulla tutto per ottenere un impasto granuloso, aggiungi due tuorli e riavvia la macchina, aggiungi lo cherry e il latte, ferma la macchina quando l’impasto sarà diventato una palla compatta. Avvolgila dentro la pellicola e poni in frigo almeno due ore.
Stendi l’impasto a uno spessore di 3 mm circa e fodera una teglia di 22 cm di diametro. Io ho usato una teglia in silicone, non ho imburrato e nemmeno infarinato. Nel caso dovessi usare una teglia comune, ricorda di imburrare e infarinare e stai attento al momento in cui dovrai sformarla. L’ideale sarebbe avere uno stampo con il fondo amovibile. Realizza dei buchi, sul fondo dell’impasto, con i rebbi di una forchetta e poni in frigo. Snocciola quasi tutte le ciliegie lasciandone qualcuna per la decorazione, le più belle.

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Trita il cioccolato e scioglilo a bagnomaria con il burro rimasto. Separa i tuorli dagli albumi, monta i tuorli con lo zucchero a velo fino a farli diventare bianchi, aggiungi il cioccolato fuso, tiepido e mescola. Monta gli albumi a neve, aggiungili al composto di cioccolato e con una spatola amalgamali con dei movimenti circolari, dal basso verso l’alto. Recupera la teglia, distribuisci le ciliegie snocciolate e il composto appena preparato. Pareggia l’impasto di frolla in eccesso, sul bordo della teglia, distribuisci un pizzico di fior di sale e inforna in forno caldo a circa 180°C per circa 40 minuti. Fai raffreddare prima di sformare, distribuisci, se ti piace, un po’ di cacao amaro e decora con le ciliegie rimaste. Servi fredda, macari passata una mezz’ora in frigo.
E poi mi cunti.

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fresco e al lime

crema di lime

Cca semu fissati, ogni volta che manciamo ‘na cosa poi ci dobbiamo levare il sapore della cosa mangiata in precedenza ingerendo un’altra cosa.
Quannera picciridda c’era sempre la zia di turno che diceva: veni picciridda mia, manciati ‘sta bedda ‘nsalata di arance cu pitrusino che ti levi ‘u sapuri d’agghia. Con questa filosofia, in Sicilia, non finiamo mai di mangiare.
Ma all’urtimata picchì, ci dico io, mi devo togliere il sapore di una cosuzza bona chi manciai? Boh!
Per non di meno ti vulìa cuntari che per un fine pasto priparai sti ducizzi; dice che il limone sgrassa la bocca e con il lime sono parenti stritti, ma mi sorge il ragionevole dubbio che la panna, invece, ingrassi e non solo la bocca.
Qualcosa mi dice chi semu punto e accapo. Non ne niscemu chiù!

75 g di burro
la scorza di grattugiata di due lime
il succo di tre lime
2 uova
130 g di zucchero di canna
un cucchiaino raso da caffè di agar agar
500 ml di panna
per guarnire:
250 g di mirtilli
foglioline di menta glaciale
la scorza di un lime
lava i lime e preleva la scorza, conservandone un terzo. Spremi il succo e mettilo da parte. Sciogli il burro in una casseruola, aggiungi il succo dei lime, i due terzi di scorza, le uova, l’agar agar e lo zucchero. Mescola con una frusta a fili e porta a un leggero bollore sempre mescolando. Fai intiepidire. Monta la panna, aggiungi la crema al lime, poco per volta e mescolando con una spatola con movimenti circolari dal basso verso l’alto, per evitare di smontare la panna. Versa un “suolo” di mirtilli sul fondo di un ramequin o di una ciotolina, distribuisci la crema e livella la superficie. Copri con un foglio di pellicola e poni in frigo per un paio d’ore. Prima di servire elimina la pellicola e distribuisci sopra una manciata di mirtilli, una spolverata di scorza di lime e qualche fogliolina di menta glaciale.

soffice e ciavurusa

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Soffice e ciavurusa. Il profumo ti prende le narici e ti porta simultanenamente a pensare che se il paradiso esiste ha questo odore. C’è picca ‘i fari.
La scorza d’arancia, decisa, ti ammalia come una sirena e la ducizza della vaniglia ti cattura. Se poi hai la fortuna di addentare una fetta, chiudi gli occhi e il paradiso lo vedi. I denti affondano in un morbido impasto alveolato e duci al punto giusto, tanto che saresti indeciso se spalmarlo con un velo di confettura opuru no. Nonsi, non serve, è buono accussì, schitto. T’ha fidari di mia.
Il procedimento potrebbe sembrarti complicato, forse un po’ lungo ma questo tipo di cose voglio tempo, dedizione e amore. Comunque io sugnu ccà, se hai bisogno, scrivimi che ti supporto anche per telefono.
La ricetta l’ho copiata dal blog di Paoletta, troverai lì tutto quello che c’è da sapere sui lievitati. Devo dire che leggendo la ricetta avevo inteso che i 315 g di farina fossero totali invece l’impasto risultò essere troppo liquido. Poco male perché ho recuperato aggiungendo i 75 g alla fine. Poi, le volte successive che ho preparato questo dolcino, ho considerato una quantità di farina pari a 390 g. Lei usa un mix di farina manitoba e 00, io uso una farina di tipo 1.

per il lievitino
:
75 g di acqua
75 g di farina di tipo 1
un cucchiaino di miele
7,5 g di lievito di birra
Metti l’acqua in una piccola ciotola, sciogli il miele con il lievito sbriciolato, aggiungi la farina e mescola fino a ottenere un composto omogeneo e liscio. Lavora con le dita oppure con una spatola, decidi tu. Copri con un telo pulito e fai riposare 40 minuti, lo troverai gonfio.
per l’impasto:
315 g di farina di tipo 1
75 g di burro morbido
un uovo
un tuorlo (conserva l’albume per spennellare la superficie della brioche)
75 g di zucchero
75 g di latte
5 g di sale
i semi di una bacca di vaniglia
la scorza grattugiata di un’arancia non trattata
granella di zucchero
Metti il lievitino nell’impastatrice e con un cucchiaio di farina, cominciando a impastare a bassa velocità. Aggiungi il tuorlo e, a pioggia, 25 g di zucchero. versa un po’ di farina e poi l’uovo e lo zucchero rimasto. A questo punto alterna farina e latte, infine il sale aumentando la velocità. Quando l’impasto sarà incordato potrai inserire la scorza d’arancia, i semi della vaniglia e il burro a pezzetti. Aumenta ancora la velocità e e impasta fino a quando tutti gli ingredienti saranno assorbiti dalla massa e questa diventerà liscia e lucida. Forma una palla sulla spianatoia aggiungi poca farina se l’impasto dovesse risultare appiccicoso. Poni dentro una ciotola, copri con la pellicola e fai lievitare per 40 minuti, poi Trasferisci la ciotola in frigo per otto ore. Tira fuori la ciotola dal frigo e riporta l’impasto a temperatura ambiente, ti consiglio di toglierlo dalla ciotola e di porlo su una spianatoia di legno leggermente infarinata e di coprirlo da un telo. Ti ci vorrà un’ora circa in questa stagione. Trascorso il tempo necessario allarga l’impasto con le dita schiacciandolo e comincia a piegarlo dall’esterno verso l’interno; prendi il lembo esterno e lo pieghi al centro e fai ruotare in senso antiorario, poi continua con un altro lembo fino a quando l’avrai piegato tutto. Questo sistema di piegatura serrata carica il glutine e infittisce l’alveolatura e aiuta lo sviluppo verticale durante la lievitazione.

 

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Imburra uno stampo da brioche da 2,5 litri, infarinalo eliminando la farina in eccesso, poni l’impasto dentro lo stampo con le piegature verso il basso, coprilo con un telo e fai lievitare in un posto riparato da correnti, direi dentro il forno spento con la luce accesa. quando l’impasto avrà raggiunto quasi il bordo, circa un dito dal limite, spennella con l’albume leggermente sbattuto, cospargi con la granella di zucchero e, se vuoi, delle mandorle a lamelle e inforna in forno caldo a 180°C per circa 45 minuti. Potrebbe servirti più tempo, ad ogni modo fai la prova stecchino prima di sfornare.
Un consiglio: durante la cottura la superficie del dolce si colorerà, quando raggiungerà un bel colore dorato copri con un foglio di carta forno fino alla cottura, eviterai di bruciarla.

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i colori del cioccolato

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di cioccolato mi vestirei, in tutte le tonalità del suo “choctone“; una camicia con la manica a trequarti cioccolato bianco, una gonna retta, che lasci leggermente scoperto il ginocchio, cioccolato al latte e un paio di décolleté Mary Jane tacco a spillo e cinturino alla caviglia cioccolato fondente extra dark, senza calze perché il cioccolato sa essere caldo d’inverno e freddo d’estate.
Di sicuro, dovrei girare con un borsone con almeno un cambio, come i nutrichi, picchì durante la giornata, mi mancirìa i vestiti, scarpe comprese.
Il cioccolato è sensuale, ma anche nostalgico; un muzzicuni a una tavoletta o una cucchiaiata di calda e “scioglievolissima” crema riuscirebbe a trascinarti indietro nel tempo ma anche molto avanti emozionando e ingolosendo.
Ho letto che il cioccolato può essere  considerato una droga, che detto così pare una cosa terribile, ma in realtà è una cosa meravigliosa.
Ecco, una ricetta in cui il cioccolato ha diverse sfaccettature è quella che segue. Se provi ad assaggiare una torta Caprese resti affascinato, t’innamori perdutamente e, nei cassetti della memoria, ti resta indelebile il sapore come del primo bacio. Fuori un guscio che resiste alla forchetta e dentro un cuore morbido. Prova!

Questa è una ricetta di torta Caprese, ovviamente non me ne vogliano i campani se non ho ricercato la vera ricetta ma quella che per me sembrava la più buona e che poi alla fin fine ho pure leggermente modificato, comunque la sostanza non cambia.
Di facilissima esecuzione, realizzala e poi mi cunti.

– 170 g di burro e un po ‘di più per ungere lo stampo.
– 200 g di cioccolato fondente di ottima qualità.
– 4 uova medie.
– 160 g di zucchero di canna
– 200 g di mandorle pelate, tritate finemente.
-zucchero a velo per la finitura

cioccolato

riscalda il forno e portalo a 180 gradi, imburra e infarina una teglia di 22 cm di diametro.
Trita il cioccolato a coltello, mettilo dentro  un contenitore resistente al calore e poi dentro un bagnomaria  insieme con il burro tagliato a pezzetti; lascia raffreddare.
Sbatti le uova con lo zucchero fino a quando il composto diventerà bianco e avrà raddoppiato il suo volume iniziale, dai dieci ai 15 minuti.
Aggiungi le mandorle tritate al miscuglio di burro e cioccolato e con delicatezza ingloba le uova sbattute, poco alla volta e con movimenti circolari dal basso verso l’alto. Riempi la teglia e inforna per circa 30 minuti. Come al solito verifica la cottura con uno spiedino, quando lo tiri fuori dal centro della torta NON deve essere asciutto e pulito ma deve avere la giusta umidità. Sforna il dolce e fallo raffreddare nella teglia, poi sformalo su una gratella per dolci e fallo raffreddare completamente. Trasferiscilo su un piatto da portata, così capovolto, e cospargi lo zucchero a velo.

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generosi colori

more e mirtilli

Se abiti al sud sai che la fretta non ci appartiene. Le cose le facciamo con calma, “col suo tempo”, aracio.
In Sicilia anzi, di più. Più scendi verso l’equatore e più ti senti rilassato; se ci pensi è anche ovvio. Il caldo, l’umido, il sole a mezzogiorno rilassano le parti molli e accadono un monte di altre cose che, sarebbe meglio nnì facissimu spiegare da un medico. L’approccio alle cose cose è assimilabile a qualche pratica di tipo meditativo; pigghi ‘na seggia, la trascini davanti la porta, t’assetti e talii il passìo. E’ trascendente, a tratti seducente, come quannu talii una bedda fimmina e ci ricami supra. E’ un approccio mescolato ad un certo non so ché di surreale, scenografico e affamato d’amore e di bellezza.
Da queste parti il futuro è domani. Dopodomani ci pensa Dio.

crostata ai frutti di bosco

Questa ricetta la truvai su Pinterest. Manco a dirlo mi colpi l’immagine bella, bellissima e andai a razzo sul blog.
L’ho fatta due volte, una seguendo pedissequamente la ricetta e una a modo mio. Il link ce l’hai, a te la scelta.

per la base:
20 datteri
150 g di mandorle
60 g di nocciole
60 g di semi di zucca
120 g di burro fuso
un pizzico di sale
per il ripieno:
300 g di more
300 g di mirtilli
qualche foglia di basilico
60 ml di sciroppo d’acero
150 ml di crema di cocco
un cucchiaino di agar agar
per la guarnizione:
150 g tra more e mirtilli
qualche fetta di carambola (facoltativo)
cocco a scaglie
foglioline di basilico
fiori di salvia

frutta secca_

Trita grossolanamente la frutta secca con i datteri e tosta tutto in una padella antiaderente per qualche minuto, mescolando.

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Quando il composto assume un colore ambrato togli dal fuoco, mettilo dentro un contenitore, versa il burro e mescola.

frutta secca_3

Aiutandoti con un cucchiaio, stendi il composto e rivesti uno stampo per crostata da 22 cm di lato, con il fondo amovibile. Poni in frigorifero a raffreddare per almeno un’ora.

torta di frutta secca_base
Passa i frutti di bosco dentro una centrifuga insieme alle foglie di basilico. Aggiungi la crema di cocco, lo sciroppo d’acero e l’agar agar. Metti dentro un pentolino e cuoci, mescolando fino al bollore. Versa il composto dentro una ciotola e fai raffreddare un po’ sempre mescolando; quando noti che la crema comincia a rapprendersi versa dentro il guscio, livella e metti in frigo per almeno 4 ore. Prima di servire decora con la frutta rimanente.

torta di frutta secca_

scorzadarancia

plum cake arancia_orizz_

Mi sono chiesta in questi (quasi) 10 anni di blog, quanto io abbia contribuito, nel mio piccolo, all’esplosione di questo fenomeno dilagante legato al cibo e quanto io sia stata chiara e esaustiva nel cuntariti  ‘na ricetta. Mi piacerebbe conoscere la tua opinione al riguardo; se hai tempo e voglia.
Hai un’idea dell’empatia che si genera, come una magarìa, quando penso a ciò che desidero proporti? Mizzica, dovresti vedermi al mercato, mentre scelgo gli ingredienti da intrecciare insieme in cucina per concretizzare il mio desiderio; mi dispiace infinitamente però, non poterti regalare il profumo quindi provo a restituirti, con la foto, il bisogno effimero di preparare ‘na cosuzza.
Vogghiu annari oltre, oltre l’evidenza, oltre il piatto, oltre un’esigenza, lasciandoti l’identità di un racconto e di un’immagine. Il mio busillisi è sapere quanto io riesca nell’intento.

Intanto, mentre ci rifletti, rispunnimi a ‘st’autra dumanna: che cos’è un dolcino?
Facile eh?

Una cosa buona a cui pensare, un inizio per “una buona bella giornata”, un buon motivo per pigghiare un pizzino e segnarti ‘sta ricetta.

Plumcake all’arancia
330 g di farina
8 g di lievito
un pizzico di sale
175 g di burro morbido
3 uova
200 g di zucchero di canna
la scorza di una grossa arancia grattugiata
150 ml di succo d’arancia

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per la glasssa:
100 g di zucchero a velo
20 ml di succo d’arancia
una manciata di pistacchi tritati
riscalda il forno a 180°C, imburra uno stampo da plumcake e infarinalo, eliminando la farina in eccesso. In una ciotola mescola la farina, il sale e il lievito. Sbatti il burro con lo zucchero per un paio di minuti, aggiungi le uova, uno alla volta aspettando che il precedente venga inglobato dall’impasto prima di aggiungere il successivo. Aggiungi il mix di farina, la scorza d’arancia e il succo per fluidificare l’impasto. Versa nello stampo e inforna per circa 70 minuti poi copri la torta con un foglio di alluminio e cuoci altri 10 minuti. Fai sempre la prova stecchino prima di sfornare. Fai raffreddare dentro lo stampo per 10 minuti e poi capovolgi il dolce su una griglia per raffreddarlo completamente.
Prepara la glassa mescolando allo zucchero a velo il succo. Fai riposare qualche minuto e poi versalo sul plumcake, decora con la granella di pistacchio.

plum cake arancia_glassa

plum cake arancia_mano

plum cake arancia_fetta