l’attesa e il piacere della fragranza del pane fatto in casa

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I ferri fanno il mastro.
E lo so, tu dissi enne volte, porta pacienza. Ma se ci pensi è la verità; un meccanico senza le sue chiavi a stella o a snodo, la pinza o il cacciavite, è perso. Può essere il più bravo meccanico al mondo ma a mani nude può, al limite, tirare fuori l’astina dell’olio motore e controllare il livello, puliziandosi sui pantaloni però. Pure una pezza ci vuole a corredo.
Anche lo chef più bravo ha bisogno di una buona attrezzatura.
E poi ci sono io, che in cucina non sono neanche quel mostro di bravura, mi avvalgo di attrezzi che mi facilitano il risultato finale.
Alla fine, se una ricetta è collaudata e sono supportata dell’equipaggiamento della cucina, mi viene tutta o scinniri, in discesa.

Questo stampo per pane di Emile Henry è grande, puoi ottenere un pane formato XL. Ti permette di realizzare un pane tipo in cassetta morbido, grazie al tasso di umidità che si sprigiona in cottura. Il risultato della ceramica refrattaria è un pane con crosta croccante e mollica morbida.
Prepara un lievitino mescolando 10 g di lievito con 100 g di acqua, un cucchiaino raso di zucchero e 100 g di farina manitoba. Fai riposare fino al raddoppio, una mezz’ora dovrebbe bastare. Poi mescola 300 g di farina di tipo 2 con 700 g di semola di rimacinato, aggiungi il lievitino e impasta aggiungendo circa 570 g di acqua e 20 g di sale alla fine. Metti quest’impasto dentro una ciotola capiente, leggermente infarinata, copri e fai lievitare nel forno spento con la luce accesa fino al raddoppio, circa un’ora. Riprendi l’impasto rovescialo sul piano di lavoro leggermente infarinato, allargalo con delicatezza, arrotolalo a cilindro e ponilo nello stampo imburrato e infarinato. Copri con il coperchio e fai lievitare un’ora ancora.

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Prima di infornare, pennella la superficie con dell’acqua, effettua dei tagli trasversali e cospargi con un mix di semi. Richiudi lo stampo e inforna a 230°C per circa un’ora.

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corona di pane ciavurusa alla salvia

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La ricetta originale la trovai su un vecchio numero di Sale & Pepe, aprile 2012 per la precisione, che misi da parte aspettando l’opportunità per realizzarla. Parrava di panini singoli che invece io vedevo accoronatiPassau il duemiladodici, il diemilatredici, il duemilaquattordici, il duemilaquindici, il duemilasedici, il duemiladiciassette…

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Poi, un bel giorno, Emile Henry s’inventò uno stampo nuovo per il pane, un magica corona da comporre come più mi piace. E qua parte il gingol della Pasqua ma anche quello del Natale e, perché no? anche quello di tutti i giorni dell’anno.
La ricetta l’ho modificata, te lo devo dire. Non mi sono accollata di mittirici 20 g di lievito su 400 g di farina, non ti seccare. Poi ho messo la salvia al posto del rosmarino e ci ho aggiunto ‘n’atticchiedda di acqua.
pigghia un pizzinu:
200 g di farina di grano tenero di tipo 2
200 g di semola di rimacinato
3 uova
3 tuorli
70 g di burro morbido più quello per lo stampo
olio extra vergine d’oliva
150 g di patate (sbucciate)
un mazzetto di salvia
un cucchiaino raso di zucchero
40 ml di acqua, aggiungila poco per volta e controlla l’impasto, potrebbe servirtene di meno o di più.
8 g di lievito di birra
10 g sale più quello per le patate

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lessa le patate, tagliale a cubetti e saltale in padella con un paio di cucchiai d’olio, un poco di sale e la salvia tritata. Fai insaporire circa 5 minuti, poi spegni il fuoco, passale su un tagliare e schiacciale con una forchetta; metti da parte.
Lavora il burro in una terrina con lo zucchero, aggiungi il lievito e continua a lavorare per amalgamare. Metti nell’impastatrice la farina, i tuorli, le uova, il burro con il lievito e fai partire la macchina. Io uso il mio Cook Expert, imposto il programma automatico per il pane e avvio. Appena finisce il programma aggiungo le patate schiacciate e il sale, faccio ripartire il programma e aggiungo l’acqua poco alla volta. Poni l’impasto dentro una ciotola coperta, inseriscila dentro il forno spento con la luce accesa e fai lievitare fino al raddoppio. Ti ci vorranno un paio d’ore circa.
Ungi lo stampo a corona e infarinalo, elimina la farina in eccesso poi stacca delle palline di impasto di circa 20 g e poggiane 3 in ogni alloggiamento, copri con il coperchio dello stampo e fai lievitare ancora un’ora o fino a quando saranno raddoppiate. Lo stampo ha 8 alloggiamenti il resto dell’impasto l’ho inserito in 5 stampi per babà in alluminio, li ho fatti lievitare dentro il cuoci pane con la cloque, “le pain” e poi ho infornato.
Cuoci in forno caldo a 220°C per circa mezz’ora, poi togli il coperchio e fai colorare qualche istante.

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autunno d’oro

zucca saturazione

La percezione visiva, combacia perfettamente con il significato che dò alle cose. Mentre guardo un oggetto comprendo quello che l’occhio dell’intelletto è in grado di vedere, supportato dall’intensità della luce, dalla forma e dal colore. In questo mondo dove o mangi o sei mangiato, vedere non è subire ma è elaborare ciò che stai guardando, superando la sostanza degli oggetti. Quello che, tipicamente faccio ogni giorno, non solo qui, è cogliere ed evidenziare l’aspetto formale delle cose e provare a lasciare un messaggio di bellezza.
Quando ho visto questo pane, sulla bacheca di Chiarapassion, ho subito pensato alla rappresentazione delle forme, alla crescita della materia che sopravvive a qualcosa di statico. Ho pensato a ciò che germoglia, cresce e finisce davanti ai nostri occhi per essere apprezzato.

La ricetta originale è di Gabriele Bonci, è davvero facile. Scegli le farine che ti piacciono di più, io ho usato mezza dose di quella originale. Tu, fai tu!

pane di zucca

400 g di farina di gano duro integrale Cappelli
100 g di farina Manitoba
350 g di zucca tagliata a dadini
due cucchiai di olio extra vergine d’oliva
5 g di lievito di birra fresco
10 g di sale per l’impasto
6 foglie di salvia
ora ti cuntu come fici, sapendo però che ho un’attrezzatura che mi agevola molto durante molti processi di cottura e lavorazione. Non ti scantare, ovviamente puoi realizzare il tuo pane all’antica, usando tegami per cuocere e olio di gomito per impastare, scegli il procedimento che più ti si confà (*).

Metti la zucca dentro il boccale del Cook Expert con l’olio e qualche foglia di salvia o rosmarino, chiudi con il coperchio, seleziona il programma Esperto, setta la velocità 1A, la temperatura a 110°C e il tempo a 10 minuti. Avvia il processo di cottura e nel frattempo pesa gli altri ingredienti.  Quando senti il segnale di fine cottura, aumenta la velocità a 18, e aggiungi un paio di cucchiai di acqua  solo se è necessario (dipende da quanta acqua di vegetazione possiede la zucca) poni il tempo a un minuto e la temperatura a zero. Quando il processo finirà, avrai la vellutata che ti servirà per il pane. Fai intiepidire togliendo dal boccale se vuoi velocizzare il processo successivo.
Versa le farine dentro il boccale, sbriciola il lievito e unisci la vellutata di zucca oramà tiepida, seleziona il programma panetteria e fai partire la macchina. Non c’è bisogno di aggiungere acqua, dopo un minuto aggiungi il sale e riavvia. Preleva l’impasto piegalo più volte e fallo lievitare dentro una ciotola coperta da un canovaccio, dentro il forno spento con la luce accesa fino al raddoppio, mi ci sono volute un paio d’ore. Trascorso questo tempo, sgonfia il pane, piega ancora più volte e rifai la pagnotta rotonda, legala  con un filo di spago da cucina incrociando 4 volte e ottenendo otto spicchi. Infarina il cuoci pane di Emile Henry, adagia la tua pagnotta, spennella la superficie del pane con dell’olio extra vergine d’oliva, copri con la cloque e fai lievitare ancora un’ora dentro il forno spento. La seconda lievitazione e la cottura dentro questo stampo sono un toccasana per il tuo pane. Senti ammia.

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Accendi il forno, portalo alla temperatura massima, il mio arriva a 230°C, inserisci il cuoci pane e cuoci per circa 45 minuti. Sforna elimina lo spago e fai raffreddare su una griglia. Decoralo, se vuoi con un bastoncino di legno o un rametto di rosmarino.
Proverò, la prossima volta a cuocere la zucca con un’idea di salsiccia, sfumando con del vino rosso.

(*) metti la zucca in un tegame, cuocila per dieci minuti con l’olio, un po’ di sale e le erbe aromatiche senza l’aggiunta di acqua (aggiungi acqua solo se la zucca non possiede abbastanza acqua di vegetazione). Copri con un coperchio e mescola ogni tanto. Appena sarà cotta frulla con un frullatore a immersione e metti da parte e fai raffreddare. Mescola le farine con il lievito sbriciolato, impasta con la purea di zucca fino a quando si amalgamerà, aggiungi il sale e continua a impastare fino a ottenere un impasto omogeneo, e liscio. Metti dentro una ciotola, copri con un canovaccio umido e metti a lievitare nel forno spento con la luce accesa fino al raddoppio. Circa un paio d’ore. Sgonfia l’impasto e forma il pane rotondo. Fai delle legature con uno spago da cucina incrociando quattro volte ottenendo otto spicchi, fai lievitare ancora fino al raddoppio dentro il forno spento con la luce accesa. Poi inforna in forno caldo a 200°C per 10 minuti poi abbassa la temperatura a 180° e cuoci altri 25 minuti o fino a quando il pane sarà bello dorato. Sforna e elimina lo spago prima di fare riposare il pane su una gratella.

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rilassati

baguette_ farina

Se sei minimamente contrariato e hai tempo, ti consiglio di affondare le mani nella farina e preparare il pane. Ti assicuro che ti scordi tutte cose.
Compra delle farine di qualità e procurati dell’acqua minerale, se sei bravo avrai sicuramente realizzato il lievito madre e te la spirugghi anche bene con la serie di interminabili rinfreschi. Se invece sei come me accatta il lievito di birra fresco, ti verrà fuori un buon pane senza pentimenti.
Realizzare il pane in casa è una delle cose più semplici da fare ma per la quale hai bisogno anche di una buona dose di pazienza. Se poi hai l’attrezzatura che ti supporta ancora megghiu, ci mancassi. Per me che non sono un panettiere e mi avvalgo del forno di casa e non certo di uno professionale, gli strumenti di cottura in ceramica della Borgogna, Emile Henry mi assicurano un risultato perfetto.

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380 g di farina di forza e di semola rimacinato, (metà e metà) più quella del lievitino
5 g di lievito di birra
200 ml di acqua circa
5 g di sale
un cucchiaino di zucchero

Allora fai così: prepara il poolish, sciogli il lievito dentro una ciotola con 40 ml di acqua, un cucchiaino di zucchero e circa 40 g di farina. Sciogli bene, copri con un canovaccio e fai levitare mezz’ora.

lievitino

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Metti la farina dentro l’impastatrice, aggiungi il poolish e avvia la macchina. Impasta aggiungendo quasi tutta l’acqua. Aggiungi il sale e finisci di impastare con l’acqua rimasta. Poni a lievitare per 40 minuti dentro una ciotola coperta, messa dentro il forno spento con la luce accesa. Dopo la lievitazione pesa l’impasto e dividi in tre pezzature, stendi ogni pezzatura realizzando quasi una pizza ovoidale, poi arrotola a mo’ di filoncino, passa nella farina e poni dentro lo stampo per baguette, copri e fai lievitare ancora mezz’ora. Poi effettua dei tagli, le vere baguette ne hanno 5, cospargi con una manciata di farina. Inforna in forno caldo per 40 minuti a 230°C. Togli il coperchio dello stampo e fai dorare leggermente qualche minuto. Se hai domande, scrivimi, anche sulla pagina facebook di scorzadarancia, se preferisci.

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baguette_

n’addivittemmu!

guarda il video -Metti una cena in vetrina con “Palermo al contrario”spazio c_1

L’ho detto? Si, l’ho detto in tutte le salse; in Sicilia non siamo abituati al freddo, pochi giorni ci fanno andare fuori di testa.

-Ma siamo a febbraio, inverno quindi freddo!
-E va beh, lo capisco, ma non siamo abituati, che ti devo dire?

Non siamo abituati neanche a più di un giorno di pioggia, male che vada ci accolliamo quella pioggerellina attipo assuppaviddano, perfetta per le colture. Giriamo per le strade senza paracqua, tanto non serve, siamo convinti che affaccerà il sole da un momento all’altro. Io ho sempre gli occhiali da sole inforcati; quando si dice l’ottimismo…
Ma tutta ‘sta pioggia che è caduta sull’Isola, no, ci ha destabilizzato, ci convinciamo di non potercela fare; non siamo neppure attrezzati. Le fognature tutta ‘st’acqua non l’hanno vista mai, anche picchì s’attuppano per le tonnellate di aghi di pino e foglie di varia natura che poi galleggiano sull’acqua trasformando le strade in fiumi equatoriali. Ci vogliono quattro ruote attipo SUV (vedi che servono?), a piedi sono obbligatori gli stivali alti dei pescatori.
Diciamolo, viviamo in città in cui non è previsto ‘u malu tempu, solo sole, animi rilassati e schiticchi a tinchitè.
Allora niente facciamo? N’organizzamu!

spazio cooking
Ecco, manco a farlo apposta, a Palermo ha aperto uno spazio favoloso, Spazio Cooking si chiama, dove si coniuga la sensazione di casa con la comodità che poi qualcuno metterà a posto al posto tuo. Chistu ficimu l’autra sira. Eravamo dieci; gli amici blogger di Palermo al Contrario, il mio sposo e io, abbiamo prenotato uno dei tre spazi disponibili completo di cucina, attrezzatura varia, una sala con un tavolo e mise en place. Ficimu ‘a spisa, ma potresti fartela fare da loro se non hai tempo. N’arricampammu all’ora convenuta, e nnì misimu all’opera.

tavola

Amunì, mentre inforno il pane chi arrotola i cornetti di pasta sfoglia con pere e parmigiano?

Mizzica in dieci cristiani ci sunnu 20 brazza ‘i mari che si adoperano per realizzare anche le sicarette di pasta phyllo abbrazzate a fettine di prosciutto crudo; uno spettacolo! Mentre io cuocevo i vermicelli al vino rosso un ciavuru paradisiaco ci affatava e nel frattempo con un calice di Syrah in mano qualcuno immortalava questi momenti di condivisione allo stato puro.

calici

spaghetti al vino

-…Ma, e di secondo?
-Uddiu, chi stende la pasta brisée per la quiche lorraine?

quiche lorraine
Il forno ha lavorato tantissimo, l’abbiamo stressato fino all’ultimo cuocendo anche una crostata di mele e marmellata di arance. poi, felici, n’assittammu e ficimu ‘u schiticchiu!

crostata fetta
La cosa bella di ‘sto posto? Poi ti alzi e te ne vai.

noi spazio cooking

 

ci vulissi rispetto

tumminia grissini

Questo, un inverno anomalo fu. Abbiamo avuto chiù jurnate di suli e cauddu che giornate tinte, fridde da cummigghairisi con sciarpe e cappelli. Vero è che che in queste latitudini di freddo freddo non si può parlare, ci dobbiamo andare ad ammucciari, ma i classici 7-8 gradi tipici di qua non ci furono se non per pochissimi giorni. In genere il nostro inverno dura due mesi, ‘st’annu fici due giorni. Ci dobbiamo preoccupare? Buh!
Pioggia ne abbiamo vista con il contagocce e la terra grida “ACQUAAAAA!” che mi pare di sentirla. Dove andremo a finire di questo passo?
Risposte non ne ho, sono domande troppo difficili per me, nel mio piccolissimo mondo cerco la correttezza anche nei confronti di questa madre che trattiamo malissimo e che si sta incazzando bene bene.
Sarebbe buona educazione alimentare, per iniziare, non comprare prodotti fuori stagione. I pomodori sono l’estate succosa, d’inverno ti mangi le bombe che ci mettono per farli belli. Prova a chiedere a un picciriddu in quale stagione si mangiano le fragole, ‘u sai come ti  rispunni? Tutto l’anno!
Mi chiedo… ma all’urtimata picchì?
Se hai una risposta, scrivimi.

Preparazione: 15 minuti+2h e 30minuti di riposo
Cottura: 20 minuti
Ingredienti:
200 g di g di farina di tipo 2
200 g di farina di rimacinato
100 g di farina di grano Tumminia
40 g di burro
Un cucchiaio colmo di foglioline di timo
20 g di sale
10 di lievito di birra
Un cucchiaino di zucchero
20 g di ricotta infornata, grattugiata

Sciogliete il lievito in circa 300 g di acqua tiepida con lo zucchero. Mescolate nella planetaria le farine, il burro, gli aghi di rosmarino e la ricotta; aggiungete l’acqua all’impasto, poco alla volta, impastando e aggiungendo il sale durante la lavorazione. Rovesciate l’impasto su una spianatoia leggermente infarinata, ripiegatelo più volte ottenendo un panetto che porrete a riposare in una ciotola leggermente infarinata. Coprite con un canovaccio umido e mettete nel forno spento con la luce accesa per la lievitazione che durerà due ore. Trascorso questo tempo stendete l’impasto in una sfoglia sottile, su una spianatoia leggermente infarinata aiutandovi con un matterello. Ritagliate con una rotella taglia pasta delle strisce lunghe e ponetele su una o due teglie foderate con carta forno per fare lievitare ancora mezz’ora. Infornate a 200°C per circa 25 minuti o fino a quando assumeranno un colore dorato.

cambia_farine

Il cambia_farine prevede una inversione di tendenza, proseguo dunque, con una carrellata di cose strane. Oggi mi sfirnicio col miscelare farine diverse dalle solite avvelenate; lungi da me fare la catastrofista ma con l’aumentare delle intolleranze mi faccio una domanda e mi do una risposta. Cosa che ognuno di noi dovrebbe fare, passarsi una mano sulla coscienza.

Pane con farina integrale e amaranto.
300 g di farina integrale senatore Cappelli
50 g di farina di amaranto
100 g semola di rimacinato
un cucchiaio di miele
un cucchiaio di olio extra vergine d’oliva
5 g di lievito di birra
10 g di sale
250 ml di acqua tiepida (circa)
per la finitura
un cucchiaio di acqua
qualche goccia di olio extra vergine d’oliva
un cucchiaino di semi di lino
impastate le farine con il lievito sbriciolato e il miele, aggiungete poco per volta l’acqua tiepida, il sale e l’olio. Se usate l’impastatrice, quando l’impasto incorda attorno al gancio spegnete la macchina e ponete la massa sulla spianatoia leggermente infarinata, allargatela, schiacciandola leggermente, e fate delle pieghe prendendo un lembo superiore e ponendolo verso il centro, girando l’impasto ogni volta. Girate al contrario la massa, con le pieghe verso il basso, ponetela in una ciotola e fate lievitare per circa un’ora nel forno spento con la luce accesa. Trascorso il tempo prendete l’impasto, sgonfiatelo e ripiegatelo verso il basso, poggiatelo su una teglia o sul piatto della pentola del pane infarinata se l’avete, effettuate dei tagli, spennellate con una miscela di acqua e olio, distribuite i semi di lino e una spolverata di semola di rimacinato, coprite con la cloche, e fate lievitare un’ora e mezza sempre nel forno spento con la luce accesa. Tirate fuori dal forno la “le pain” accendete il forno a una temperatura pari a 230°C, e infornate per circa 40-45 minuti. Per la cottura, in generale, basatevi sulla conoscenza del vostro elettrodomestico. Se non avete la pentola per il pane in ceramica smaltata, potete usare una pentola in alluminio oppure cuocete su una teglia modificando la temperatura e inserendo una piccola teglia con dell’acqua.

siciliani si nasce

Potrebbe sembrare un luogo comune e molti mi hanno frainteso. Una persona che nasce in Sicilia prima o poi verrà assugliata dal “bisogno” di partire per trovare lavoro in Continente. L’Isola non dà sbocchi né prospettive quindi, il siciliano, deve emigrare. Questa tipologia di persone si scontra, da sempre, con quella che, gloriosamente, resta sul campo scatenando la diatriba del “è più facile partire o restare?”. Nnì talìamo con ‘n’anticchia d’invidia da ambo le parti.
  Chiddi chi patteru hanno un lavoro dignitoso ma talìano con nostalgia chiddu chi lassaru. A Chiddi chi ristaru ci rimasi ‘u suli, ‘u mari e un grandissimo senso d’appartenenza. Semu poveri e ricchi allo stesso tempo. Semu ricchi di storia, cultura, architettura e paesaggio naturale; ricchi di sole e di mare, un clima come il nostro è paradisiaco: dall’altro canto siamo poveri disadattati nel nostro stesso territorio, con una incapacità atavica di gestire cotanta ricchezza. Io dico che ci fussi lavoro per noi e molti altri.

Come il
cacio all’argentiera, questo piatto eleva il formaggio a livello di un secondo
di sostanza, la presenza della salsa di pomodoro rappresenta una base da
accompagnare con una scanata di pane
di casa e un bellu bicchierozzo di vinu bonu.
Cacio con la
salsa
Per due
cristiani:
300 g di
formaggio tipo caciocavallo fresco e primo sale
Una tazza di
salsa di pomodoro
Due spicchi
d’aglio
Sale
Pepe
Origano
Olio extra
vergine d’oliva
Versate un
cucchiaio d’olio in una padella, fatelo scaldare e aggiungete l’aglio intero,
rosolatelo da ambo i lati e poi aggiungete la salsa. Su fuoco molto leggero,
portate a bollore, salate leggermente e poi aggiungete le fette di formaggio
tagliate spesse circa un centimetro, coprite con il coperchio e cuocete a fuoco
leggio, per pochi istanti, fino a
quando comincerà a fondere. Spegnete il fuoco, scoperchiate e fate rassodare il
formaggio. Distribuite una generosa macinata di pepe e una spolverata
abbondante di origano. 

Frittata

Mah, che vi devo cuntari… nun sacciu aunni accuminciari. Accumincio dal principio che fossi è megghiu.
Nella mia famigghia, da sempre, la frittata è con le patate, al forno o fritta in padella; non si discute. Quando mia mamma alla domanda: che si mangia oggi? Rispondeva frittata era condicio sine qua non, ovvio, scontato e assodato che fosse con le patate. Come si dice qua, “mezza parola”.
Crescendo e niscennu fora di casa, mi accorsi che la frittata, in genere, nel mondo intero, non è con le patate ma va specificato sempre. Una fatica inutile ppi mmia.
 Una frittatona o la fai con le patate oppure si cangia in una frittatina; qualunque cosa ci metti dentro, una cosuzza ppì fimmine ca mancianu picca e nenti.
E questo è l’antefatto che risale agli anni miei, di quann’era nicaredda. Ora s’appresentò una situazione che ha dell’incredibile. Quando si riunisce il gruppo di studio di me figghia a me casa, i figghioli vogliono sempre mangiare per pranzo la frittata al forno. Ora dico io, ma è mai possibile che ogni volta che venunu ccà vonnu manciari sulu ‘sta frittata?
 Sunnu talmente affatati che il gruppo su uozzapp lo chiamarono FRITTATA…

allora ecco qua la ricetta, una delle tante picchì la frittata cangia sempre a secunna di chiddu che c’è nel frigo eccetto uova e patate!
ora viene il bello, per quanti cristiani? Beh erano tre i figghioli, sono avanzati quei due pezzettini nell’ultima foto.
2 kg di patate a pasta gialla
6 uova
100 ml di panna fresca
90 g di pancetta dolce tagliata a cubetti
3 cucchiai di parmigiano grattugiato + uno per la finitura
olio extra vergine d’oliva
mollica di pane fresco o secco
sale
pepe

lavate le patate, pelatele e ponetele dentro una ciotola piena d’acqua. Scolatele asciugatele e tagliatele a pezzi non troppo grossi. Mettete i tocchetti dentro una ciotola capiente, salate, pepate e irrorate con un paio di cucchiai d’olio, mescolate per fare insaporire. Foderate la placca del vostro elettrodomestico con carta da forno, distribuite le patate in un solo strato e cuocete in forno caldo a 180°C per circa 40 minuti.
Separate i tuorli dagli albumi, montate a neve quest’ultimi e metteteli da parte. In una ciotola capiente montate i tuorli con il parmigiano grattugiato, unite la panna e continuate a montare per qualche minuto; aggiungete la pancetta, le patate sgocciolate dall’olio in eccesso e, infine, con una spatola inglobate gli albumi montati a neve. Mescolate per amalgamare bene tutti gli ingredienti. Foderate con carta forno una teglia di 24×30 cm, versate il composto, livellatelo, cospargete con il parmigiano e la mollica di pane. Infornate per circa 25 minuti.

Non è la solita zuppa

No, perché è associata alle spezie che amo e alle erbe aromatiche che non si disfano più durante la cottura ma resteranno in infusione dentro il filtro Floating Basket L.
Non esclusivamente tè o caffè, dunque ma uno strumento eclettico che finum® ha in commercio da sempre e che risolve, finalmente, il problema dei sacchetti con le spezie o dei mazzetti di erbe che navigano incontrollate nei tegami. Il filtro galleggerà sulla superficie del liquido in cui lo avrete messo in infusione. E’ termoresistente con una struttura in plastica e un tessuto in acciaio inox, non rilascia sapori strani perché realizzato con materiali insapori; lo potrete lavare in lavastoviglie e, in ultimo, ma non per importanza, il disegno del suo coperchio è studiato per assolvere a due requisiti: il cilindro alto rende facile la presa sulla superficie del liquido in cui si trova e può essere usato come gocciolatoio semplicemente capovolgendolo. Great!

Potrete usare questo filtro permanente per tutti i tipi di infusione inserendo in qualunque bevanda, caffè, tè, vino e molto altro come vedrete nella ricetta. Il filtro è disponibile in due formati; medium e large di colore nero.

Per 4 persone

Zuppa aromatica e speziata con lenticchie e fave spezzate

300 g di lenticchie mignon
130 g di fave spezzate
1 carota
2 gambi di sedano
1 grossa cipolla
10 pomodorini ciliegia
un mazzetto aromatico composto da:
2 foglie di alloro
2 piccoli rametti di rosmarino
pepe in grani macinato al momento
sale grosso macinato al momento
circa 2 litri d’acqua
una manciata di bacche di ginepro
1 cucchiaino colmo di semi di cumino
3 cucchiai di olio extra vergine d’oliva
2 piccoli scalogni freschi

Tritate finemente la cipolla, il sedano e la carota, ponete il battuto dentro una pentola di coccio a bordi alti, versate due cucchiai d’olio e ponete sul fuoco per soffriggere il trito. Sciacquate le lenticchie e le fave spezzate, scolatele e aggiungetele al soffritto, mescolate e fate insaporire due-tre minuti. Unite i pomodorini tagliati a metà, versate l’acqua dentro la pentola e girate; preparate le spezie, lavate le erbe aromatiche e inserite tutto dentro il Floating Basket L. Quando il liquido sarà caldo ponetelo dentro la pentola e cuocete a fuoco molto basso senza coperchio per circa due ore, l’acqua evaporerà lentamente e il cestello con le spezie galleggerà insaporendo delicatamente la vostra pietanza. Dopo la cottura salate, pepate, distribuite lo scalogno tagliato a rondelle, l’olio e servite la zuppa, se volete, con dei crostini di pane raffermo.

English version of Tiziana Sanzone
It’s not the usual soup

And that’s because it is associated with spices and herbs that I love and do not come apart anymore during cooking, they now remain in infusion in the Floating Basket L filter.
So It is not just for tea or coffee, but an eclectic tool that finum® has always had on the market and that finally solves the problems with spice bags or herb bunches that float uncontrollably in pans. The filter will float on the surface of the liquid in which you have put it for you spices to be infused. It’s a heat-resistant plastic structure with a stainless-steel mesh, it doesn’t release any strange flavor because it is made with tasteless materials; it can be washed in the dishwasher and, last but not least, the design of the lid is designed to fulfill two needs: the high cylinder makes it easy to pick up from the surface of the liquid in which it is located and it can be used as a drip-off tray by simply turning it over. Great!

You can use this permanent filter for all types of infusions by putting it into any beverage, coffee, tea, wine and much more as you will see in the recipe. The filter is available in two sizes; medium and large and black colour.

Aromatic and spicy soup with lentils and dried beans

For 4 people

300 g of mignon lentils
130 g of dried beans
1 carrot
2 stalks of celery
1 large onion
10 cherry tomatoes
a bouquet garni consisting of:
2 bay leaves
2 small rosemary sprigs
freshly ground pepper
freshly ground salt
2 liters of water
a handful of juniper berries
1 heaping teaspoon of cumin seeds
3 tablespoons of extra virgin olive oil
2 small fresh shallots

Finely chop the onion, celery and carrot, place the mirepoix in a crock pot with high sides, pour two tablespoons of olive oil and place on the stove to fry the mince. Rinse the lentils and dried beans, drain and add to the pan, stir and cook for 2 to 3 minutes. Add the tomatoes, cut in half, pour the water into the pot and stir; prepare the spices, wash the herbs and place them all into the Floating Basket. When the liquid is hot, place it in the pot and cook over in low heat without a lid for about two hours, the water will slowly evaporate and the basket with the spices will gently float around and season your dish. After cooking, season with salt and pepper, spread the shallots cut into rings, the oil and serve the soup, if you like, with some toasted bread.