conforto al cioccolato

Può capitare che la calma serafica che mi ammanta con un leggerissimo, impalpabile velo di accondiscendenza, si dissolva nell’aere. Può capitare, sono una donna come tante, bastevolmente educata che non attacca turilla; il mio motto è vivi e lascia(mi) vivere, senza rompermi i cabbasisi, sulu sulu pcchì io non li scafazzo a ttia. Mi pare equo e solidale con la mia tranquillità che, ultimamente e di ‘sti tempi, vacilla e non poco. Quando qualsiasi-siasi cristiano mi pigghia bellamente per i fondelli, ecco che il velo impalpabile se ne va a cataffottersi verso altri lidi.

Per riacchiappare il velo, per fortuna mia, mi basta (?) accendere il forno, indossare un bel fantale, legarmi i capelli, aprire il frigo e la dispensa; burro, farina, uova e cioccolato. La concentrazione si riappropria della mia mente e delle mie mani, fuori tutto dal cervello, solo manualità, gesti sicuri e semplici; certo, allordo tutta la cucina, tanto nnì mia ci voli picca! Pochi ingredienti che, confezionati nelle giuste proporzioni,  producono, dopo il passaggio nel forno, un ciavuru incoffessabile e una visione tale da rimanere alluccuti. 
La ricetta originale la trovai ccà ma, ‘o solitu, cangiai qualche cosuzza.

torta al cioccolato e barbabietola rossa
200 g di burro
250 g di barbabietole precotte
200 g di cioccolato fondente
60 g di panna acida
5 uova separate
140 g di farina
190 g di zucchero di canna
8 g di lievito
20 g di cacao amaro
un pizzico di sale

per il ripieno e la copertura
120 g di burro
100 g di panna acida
200 g di cioccolato fondente

Per mantenere alta la concentrazione suggerisco di preparare tutti gli ingredienti e averli a portata di mano. Accendete il forno a 180°C, io dopo ‘n’anticchia l’abbasso a 160 picchì il mio elettrodomestico è troppo potente, la teglia è piccola e alta quindi rischio che si bruci all’esterno e rimanga cruda all’interno.
Imburrate e infarinate uno stampo in alluminio di 20 cm di diametro e alto 10. Tritate il cioccolato, mettetelo dentro un pentolino insieme con il burro a pezzetti e scioglietelo a bagno maria, facendo attenzione che l’acqua mantenga una temperatura al di sotto dei 100°C e che non tocchi il pentolino con il cioccolato, fate intiepidire. 
Setacciate il cacao, la farina e il lievito, mettete da parte. In un boccale riunite le barbabietole, con un frullatore a immersione riducetele in purea. In una ciotola montate i tuorli con lo zucchero per 10 minuti, unite il cioccolato fuso, il purea e la panna. In un’altra ciotola montate gli albumi con un pizzico di sale Con un frusta a fili amalgamate gli albumi con movimenti dal basso verso l’alto, unite in tre volte gli ingredienti secchi e legate sempre con delicatezza. Versate nella teglia e infornate per quasi un’ora, controllate la cottura con uno stecchino. Fate raffreddare la torta completamente nel suo stampo e poi trasferitela, su una gratella per dolci.

preparate il ripieno e la copertura, fondendo il cioccolato con il burro, sempre a bagno maria,  fate intiepidire aggiungete la panna e montate il composto con una frusta elettrica. Tagliate in due la torta ormai fredda, farcitela con metà del ripieno preparato, copritela con l’altra metà della torta e versate al centro la glassa rimasta. Con una spatola per pasticceria spalmate con delicatezza in modo da fare scivolare qualche goccia dal bordo. Ponete in frigo e tiratela fuori una decina di minuti prima di servire.

pochi e semplici ingredienti

legati a pochi pochi e semplici passaggi per un piatto appetitoso e leggero. Per chi fugge dalla solita noiosa dieta alimentare che intristisce pure i più grintosi, io, che voglio rientrare nei miei jeans, consiglio di variare i vostri piatti con la tavolozza di colori che la stagione ci offre; lassati peddiri tutti i pomodori, le zucchine e le melanzane, la stascione cangiò, abbiamo voltato pagina, anche se i mercati scoppiano di verdura estiva lassatela peddiri, concetratevi sulla una vasta gamma di colori e consistenze che potrete usare per comporre i vostri piatti. Infatti questa non è una ricetta è un consiglio.

 

difficoltà: facile
preparazione: 10 minuti
cottura: 15 miuti
per due cristiani
350 g di filetto di pesce persico
un porro
un radicchio trevisano
due cucchiai d’olio extra vergine d’oliva
foglioline di lattughino
sale
pepe
coriandolo in polvere

 affettate il porro e il radicchio, poneteli dentro un wok antiaderente, con un cucchiaio d’olio e mezzo bicchiere d’acqua; coprite con il coperchio e lasciate appassire le verdure per una decina di minuti. salate e mettete dentro una ciotola al caldo. Nella stessa pentola dove avete stufato la verdura, arrostite il pesce tagliato a tranci, cuocete per pochi istanti da un lato e poi dall’altro. Impiattate il pesce su un letto di insalatina, salate, pepate e condite con il coriandolo e un cucchiaio d’olio, finite con le verdure stufate.

#funkyprofessor_stagioni

Non credo di avere mai celebrato, in maniera così chiara, la stagione dell’autunno. Mi fissai cu tuttu ‘st’arancione, i virdi, i gialli e i russi. Bello no? L’arancione è gioioso, chiassoso supportato dal giallo con le sue tonalità fino al rosso con macchie di verde qua e la. Il verde è vita; il verde c’è sempre, è rassicurante. E’ un colore vigile, sempre cu l’occhi sgriddati, aperti tipo “Arancia meccanica”, pifforza l’avi a teniri aperti l’occhi…è verde! E’ il colore di alcuni, quelli che non vanno a riposare quando altri non possono rinunciare al letargo. E’ la base, il sostegno, il leitmotiv, lo sfondo. Questa ricetta la dedico a Marco Zamperini, sposo di Ci_polla, alias Paola Sucato, che di verde si deve colorare. Una ricetta non cambia lo stato delle cose, come dice Irene, ma cucinare per qualcuno alleggerisce l’animo e avvicina con lo spirito e il cuore. Ciao Marco, mi spiace assai non averti conosciuto #funkyprofessor

teglia di verdure autunnali con crumble alle noci
difficoltà: facile
preparazione: un’ora
cottura: 40 minuti
calorie 416 kcal a porzione
per 6 cristiani
350 g di polpa di zucca
450 g di sedano rapa mondato (uno)
250 g di radicchio trevigiano (un cespo)
250 g di barbabietole rosse precotte
3 cipollotti
3 cm di zenzero fresco
6 g di semi di papavero
olio extra vergine d’oliva
per il crumble:
100 g di semola di rimacinato
100 g di farina di grano saraceno
120 g di burro freddo tagliato a dadini
30 g di noci (6)
30 g di parmigiano grattugiato
sale
pepe
coriandolo in polvere
foglioline di maggiorana
tagliate a dadini la polpa di zucca, il sedano rapa e le barbabietole, affettate i cipolloti e mettete tutto in una teglia di terracotta capiente, unta con due cucchiai d’olio (16 g), tagliate a listarelle il radicchio e unitelo alla dadolata, irrorate con altri due cucchiai d’olio (16 g) e il succo delle rape, grattugiate lo zenzero, unite i semi di papavero, salate, pepate, mescolate e mettete da parte.
Accendete il forno a 180°C; frullate le farine con il burro, il parmigiano, le noci spezzettate grossolanamente, il coriandolo e la maggiorana. Distribuite sulle verdure e infornate per 40 minuti.

colori a tinchitè

-MARIAAAAAAA!- Disse la casalinga frustrata, utilizzando una tipica esclamazione sicula che traduce e modifica il “matri” o il “bedda matri”, si sa che l’italiano fa più fine.
-Nun sinnì po’ cchiu cu tutta ‘sta dieta!- continuò nel suo dialetto vagamente ‘camillerese’ e infestato da più idiomi desunti dai luoghi nei quali ha vissuto.
-Che poi non è la dieta in sé e per sé,- disse parlando da sola e ad alta voce -ma pinsari e sfirniciarisi per manciari ‘na picchicedda di cosicedde bedde, bone e leggere.
Così le venne in mente che, qualche giorno prima, la sua amica RosaLia regalandole una zucca, le suggerì un piatto della tradizione, la minestra di zucca e cous cous. -Grazie, mi hai dato un’idea troppo favolò!-
E idda chi fici? Tutta n’autra cosa.


Zucca e cous cous al prezzemolo, barbabietole caramellate e créme fraiche (anche troppo per una casalinga frustrata)
per due cristiani:
difficoltà: facile
tempo di preparazione: 20 minuti
cottura: 45 minuti
576, 46 kcal a porzione (calorie calcolate dal sito calororie.it e dalle tabelle riportate sulle confezioni dei prodotti acquistati)

400g di zucca tagliata a piccoli dadini
100 g di cuore di sedano tagliato a piccoli dadini
4 bacche di pimento
100 g di acqua
olio extra vergine d’oliva
100 g di cous cous precotto
un piccolo spicchio d’aglio
un mazzetto di prezzemolo
coriandolo macinato
2 barbabietole rosse precotte, circa 200 g
20 g di zucchero
2 cucchiai di aceto di mele o bianco
2 noci
100 g di crème fraiche
mettete in un tegame il sedano con la zucca 100 ml d’acqua e 8 g di olio, salate pepate e unite il pimento macinato nel mortaio; coprite e stufate per circa mezz’ora, togliete il coperchio e fate asciugare l’acqua in eccesso. Preparate il cous cous secondo le indicazioni sulla vostra confezione, conditelo con il coriandolo macinato, il pepe e l’aglio tritato finemente con il prezzemolo.
Nella stessa padella in cui avete cotto la zucca, mettete lo zucchero con l’aceto unite le barbabietole affettate e mescolate rivoltandole delicatamente fino a terminare l’operazione. In ogni piatto riempite un ring con metà dello stufato di zucca ben scolato, metà del cous cous e una barbabietola caramellata, finite con ciuffetti di creme fraiche e la noce tritata grossolanamente.

biondo, a modo mio

biondo chiaro, caldo ma non originale; come se fosse tinto, nemmeno mechato picchì è pressocchè uniforme, sicuramente manomesso.
Mi spiego, s’annunca non si capisce una beneamata. Gordon Ramsay , su uno dei suoi libri, pubblica la ricetta dei ‘blondies’, la versione bionda dei ‘brownies’. Ma secunnu mia, con rispetto parlando, la sua ricetta troppo sdignusa è. Per correttezza vi scrivo la sua ricetta, ci mancassi
allura, iddu dici:
230 g di burro più quello per ungere (e chista è una)
340 g di zucchero semolato (e chista è n’autra)
un pizzico di sale (l’unica cosa che è ‘un pizzico’)
un cucchiaino di estratto di vaniglia (mi sta bene)
2 uova leggermente sbattute ( non s’affinniro anche se le ho sbattute direttamente da intra)
280 g di farina 00 (mi sta bene)
1/2 cucchiaino di bicarbonato di sodio (ok)
un cucchiaino di lievito in polvere (ok)
240 g di cioccolato bianco (…)
4 cucchiai di mirtilli rossi secchi (mi stavano ‘ntipatici, volevo il tutto biondo senza colpi di rosso)
allora, io chi fici?
230 g di burro ( me l’accollai)
180 g di zucchero semolato (l”ho ridotto senza pietà e fici bonu)

 un pizzico di sale (ci sta perfetto)
un cucchiaino di estratto di vaniglia (uguale uguale)
2 uova (sbattute una alla volta dentro il tegamino)
280 g di farina 00
1/2 cucchiaino di bicarbonato di sodio
un cucchiaino di lievito in polvere
200 g di cioccolato bianco (ci fici lo sconto)
200 ml di panna fresca (ci misi il carrico da 11)

 amunì, intanto pigghiate un tegamino, sciogliete tutto il burro, aggiungete lo zucchero e sbattete con le fruste elettriche. Unite l’estratto di vaniglia sempre sbattendo. Togliete dal fuoco, lasciate intiepidire e aggiungete un uovo per volta, utilizzando sempre le fruste per amalgamare. Accendete il forno a 150-160°C imburrate leggermente uno stampo da 20×30 cm e foderatelo con la carta forno, facendola aderire bene alle pareti.Setacciate gli ingredienti secchi e uniteli poco alla volta al composto di uova, sempre dentro il tegamino; il composto diventerà, gradatamente sempre più consistente, alternate con la panna fino a esaurimento degli ingredienti. Tritate finemente il cioccolato e aggiungetelo al composto, ormai tiepido

 Versate la miscela dentro la teglia, livellatela e sbattete il contenitore sul piano di lavoro, con delicatezza. Infornate per circa 25-30 minuti o fino a quando la torta  risulterà cotta ma umida, con la prova stecchino.
Tirate fuori la teglia dal forno e fate raffreddare almeno mezz’ora prima di sformare la torta che poggerete su una griglia per il completo raffreddamento. Se volete ma non è strettamente necessario, anzi…spolverate un leggerissimo strato di zucchero a velo, dopo averla tagliata a cubetti.

sarduzze

E lo so, il pesce fa bene, il pesce azzurro poi, manco a dirlo; adesso che scuprivi gli omega 3, mangio pesce azzurro e soprattutto sarde a tinchitè, ma si può mangiare sempre allo stesso modo? Giammai le sarde a beccafico li fici, le sarde con la cipudda puru, quelle con i mirtilli idem, con le zucchine, con la pasta, con il prezzemolo,  con le patate, con i peperoni…e con la senape

per 4 cristiani
600 g di sarde pulite
due spicchi d’aglio
un ciuffo di prezzemolo
due cm di zenzero fresco
mezzo cucchiaino di harissa
un cucchiaino di senape delicata
4 cucchiai d’olio
un cucchiaio di aceto di mele
sale

aprite le sarde a libro e mettetele da parte. Pestate nel mortaio l’aglio con un pizzico di sale, l’harissa e un cucchiaio d’olio. Cospargete i pesci con questo preparato e disponeteli su più placche foderate con cartaforno. 

Preparate un’emulsione sbattendo la senape con l’olio rimasto e l’aceto, distribuite sulle sarde e infornate a 200°C per 5 minuti. Servite caldissime.

una domanda ti devo fare

ti piace questo blog? Ti ci ritrovi tra queste pagine? 
Si, ‘u saccio che t’avia a fari ‘na dumanna sula ma, scrivendo scrivendo, mi feci prendere la mano. Il blog parla di food, faschion, fitness, gap, week end, gossip, happy hour, know-how, location, link, live, wather, performance, kermesse, editor, wine… nomination etc, etc. Il tutto condito da ‘n’anticchia di sicilianitudine che, secunnu mia, non guasta in tutto st’inglese che ci avvolge. Dunque, dicevo, se ti piace ‘n’anticchia ‘sto blog, se e solo se ti piace, votalo! Picchì ho ricevuto una nomination al Macchianera Food Awards 2013 e qui trovi la scheda per la votazione. Accura, hai tempo fino a giovedì 19 settembre e devi almeno dare almeno 4 voti affinchè la tua votazione sia giudicata valida.
Per festeggiare questo bellissima sorpresa ti offro una fetta di questa morbidissima crostata, a favorire.

per 8 cristiani
preparazione 45 minuti più il riposo della frolla morbida
cottura: 25 minuti circa
per la base

300 g di farina che lievita

150 g di zucchero di canna
una bustina di preparato per cappuccino (14 g)
un uovo medio
un pizzico di sale
per la copertura
200 g di farina che lievita
100 g di burro
qualche goccia d’acqua fredda
un pizzico di sale
un tuorlo
per il ripieno alla frutta
50 g di nocciole
4 susine rosse
2 pesche a polpa bianca
un cucchiaio di zucchero di canna
cannella qb
per la finitura
confettura di pesche qb

prepara l’impasto per la base mescolando tutti gli ingredienti, stendilo con le dita dentro una teglia di 30 cm di diametro dai bordi bassi, precedentemente imburrata e infarinata, mettila in frigo a raffreddare. L’impasto sarà poco consistente, fidati. L’idea è quella di ottenere una torta-crostata, morbida frolla lievitata.
Prepara la frolla per la copertura, avvolgila dentro un foglio di pellicola e mettila in frigo. Accendi il forno e portalo a una temperatura di 160°C, conoscendo il mio sò che la temperatura non deve essere più alta, tu basati sulla conoscenza del tuo elettrodomestico. Lava la frutta, sbuccia le pesche e poi affettale dentro una ciotola, affetta anche le susine, mescola e condisci con lo zucchero e la cannella; trita  grossolanamente le nocciole e distribuiscile sul fondo della torta, cospargi anche la frutta mantenendoti a un cm dal bordo. Rimetti in frigo. Su un foglio di carta forno, stendi con un mattarello l’impasto di copertura, realizza un cerchio leggermente più piccolo del diametro della torta e, con un movimento agile di polso capovolgilo sulla base.

sigilla la parte superiore con quella inferiore, spennella con la confettura di pesche, effettua dei tagli al centro della torta per fare uscire il vapore di cottura e inforna per circa 20-25 minuti. Sforna e falla raffreddare, ti consiglio di mangiarla leggermente tiepida, buonissima è!

qualcosa di rosso

il titolo cita uno splendido blog per raccontare un piatto (quasi) tutto rosso

per due cristiani
200 g di pomodorino datterino
370 g di filetto di tonno rosso
uno spicchio d’aglio rosso di Nubia
4 rametti di timo
un rametto di maggiorana
un mazzetto di prezzemolo tritato
2 peperoni rossi di uguale dimensione
2 peperoncini
la punta di un cucchiaino di harissa
sale
due cucchiaio d’olio extra vergine d’oliva

Lavate i peperoni, asciugateli con un spelucchino affilato praticate un’incisione sulla calotta, eliminate i semi interni e i filamenti bianchi. Lavate i pomodorini e tagliateli a rondelle, conditeli, dentro una ciotola, con le erbette tritate, l’aglio tagliato a fette, il tonno a cubetti, il peperoncino a fettine, il sale, l’harissa e un cucchiaio d’olio.

 Mescolate e riempite i peperoni. Metteteli dentro una teglia foderata con carta forno, irrorate con un cucchiaio d’olio e infornateli in forno caldo a 200°C per 50 minuti. Gustateli tiepidi

 

ciocco_lato

brawnies, ma quante ricette ci sono? Quelle che mi sconfinferano le rifaccio, come questa di Donna Hay. Ho aggiunto l’essenza di vaniglia e ho usato la farina autolievitante, ma su fissarie, la ricetta la trovate sul libro “Sempliciessenziali” sul cioccolato di Donna Hay, Guido Tommasi Editore.
200 g di cioccolato a pezzetti
250 g di burro a pezzetti
200 g di zucchero di canna
4 uova
40 g di cacao setacciato
150 g di farina autolievitante setacciata
un cucchiaino di estratto di vaniglia
gelato alla vaniglia
scaldate i forno a 150°C e preparate una teglia rettangolare 20×30 leggermente unta di burro e foderata con carta forno. Fate sciogliere il burro con il cioccolato a bagno maria, facendo attenzione che il pentolino non tocchi l’acqua in ebollizione; mescolate e fate intiepidire. In una ciotola sbattete lo zucchero con le uova montandoli bene per una decina di minuti, aggiungete gli ingredienti secchi e la vaniglia, in ultimo, sempre mescolando, unite il cioccolato sciolto, mescolate con una spatola e versate dentro la teglia. 
Cuocete per 25 minuti o fino a quando infilando uno spiedino di legno questo verrà fuori umido. Fate raffreddare nella teglia un quarto d’ora, poi tiratelo fuori e fate raffreddare completamente, tagliatelo a quadrozzi e poi servitelo, se volete in questa fine estate, con una o due palline di gelato alla vaniglia.

che dicevamo?

ah, si; che l’estate sta finendo. Prova ne sono i temporali estivi che annunciano l’imminenza della conclusione e il calendario che oggi ‘recita’: 30 agosto. Il caldo certo continuerà, sono sicura, non solo qui in Sicilia un po’ ovunque ma già da settembre si ritorna, forse solo mentalmente, al solito tran tran della vita quotidiana lontano dalle vacanze e dal mare, per chi ci va. Il solito ciclo che finisce, il solito cerchio che si chiude per dare sfogo alla latata di quelli che amano la frescura di una bella scaricata d’acqua e dell’andante morbido settembrino. Mi appare giusto e inviolabile. 
Per quanto mi riguarda continuo la mia vita cucinando piatti che l’estate, e ‘na poco di sicilianitudine, ce l’hanno dentro.
involtini di calamari a ghiotta
Per due cristiani
tempo di preparazione: un’ora
difficoltà: facile
tempo di cottura 15 minuti
800 g di calamari piccoli
50 g di pangrattato
15 g di parmigiano grattugiato
un mazzetto di prezzemolo
100 g di olive verdi snocciolate
15 g di capperi sotto sale
300 ml di salsa di pomodoro
una cipolla di Tropea
una costa di sedano
uno spicchio d’aglio rosso di Nubia
un peperoncino rosso
un cucchiaio d’olio extra vergine d’oliva
sale
pepe

 pulite i calamari, eliminate la pelle, gli occhi, la bocca e le interiora. Sciacquateli sotto l’acqua corrente e tamponateli con carta da cucina;

 tritate finemente i tentacoli e metteteli in una terrina con il pangrattato, il parmigiano, ‘n’anticchia di sale, pepe e il prezzemolo tritato. Tagliate le sacche dei calamaretti con le forbici realizzando una braciola. Mescolate il ripieno con un cucchiaino d’olio, stendete i filetti di calamaro, riempiteli con una parte del ripieno e richiudeteli per formare un involtino che infilzerete con uno spiedino. In un tegame di terracotta con i bordi bassi soffriggete un battuto di cipolla, aglio e sedano, aggiungete le olive tagliate a metà, i capperi, il peperoncino e la salsa; aggiustate di sale, mescolate per amalgamare e ponete gli spiedini nel tegame, irrorateli con la salsa, coprite con un coperchio e cuocete per circa 10 minuti. Servite gli involtini su un letto di ghiotta.