e brava Adelina

Montalbano sono!
Silenzio eh? Quannu il commissario di Vigata mancia, s’avi a stari muti, zitti. S’avi a scutari il palato e sèntiri chiddu chi dici assaggiannu un piatticeddu di triglie di scoglio all’agrodolce della cammarera. Adelina, per chi non la conoscesse, è la signora che si occupa di tenere pulita la casa del commissario Montalbano, ma non solo; fa la spesa e gli prepara manicaretti che puntualmente, Salvuccio, trova incoppulati nel frigo o nel forno, quando torna a casa la sera con una fame lupigna. Un bel bicchiere di vino bianco ghiazzatu accompagna una cena a base di pesce e un silenzio tombale, se è in compagnia, iddu lu dici subitaneamente, avverte con gentilezza che, quannu mancia, non deve volare una mosca. E’ in atto il rituale sacro del cibo. Il commissario non cucina, assapora le buone ricette della cammarera nella sua adorabile verandina o va a manciari fora macari da Enzo, a ripa di mari. Anche solo liggennu, veni ‘na fami impressionanti. Arancini a parte, nei romanzi di Camilleri dedicati alle indagine del commissario Montalbano, non sono trascritte le ricette dei piatti; a questa assenza ci ha pensato Trenta Editore con 
Nivuru di sìccia , da cui ho tratto questo piatto, tra le pagine troverete una gradevole interpretazione delle ricette mai scritte, dei piatti amati dall’inimitabile commissario Salvo Montalbano. 

Per correttezza vi confesso che ho usato della semola di rimacinato per panare le triglie al posto della farina 00 e ho aggiunto la maggiorana. Voi fate chiddu chi vuliti, io vu dissi.
per 2 cristiani
8 triglie piccole circa mezzo chilo di pesce
una cipolla
un’arancia
olio extra vergine d’oliva
1/2 bicchiere di vino bianco
il succo di 1/2 limone
un cucchiaio raso di zucchero
semola di rimacinato
sale
pepe
foglioline di maggiorana

Accendete il forno a 180°C. Pulite le triglie, evisceratele e squamatele, sciacquatele sotto l’acqua corrente e poi asciugatele con carta da cucina. Infarinatele e friggetele in un’idea di olio extra vergine d’oliva, salate e ponete in una teglia da forno, coperte con un foglio d’alluminio. Sbucciate l’arancia, pelatela a vivo, frullatela nel mixer. Nella padella dove avete cotto le triglie cuocete la cipolla tritata finemente, aggiungete lo zucchero, mescolate e sfumate con il vino.

 Unite il succo del limone e l’arancia, cuocete fino a ridurre di circa la metà. Irrorate le triglie con quest’intingolo, pepate e distribuite le foglioline di maggiorana. Infornate per 5-10 minuti e servite caldissime. 
Assaggiate ‘stu sfizio e dicitimi doppo, se non siete andati e tornati dal paradiso. E brava Adelina…

pizza cotta in padella

quando dico pizza devo valutare in che momento emotivo mi trovo, devo capire, insomma, se la voglio morbida e croccante o sottile e croccante; chi la vuole cotta e chi la vuole cruda, in buona sostanza. A ddu puntu arrivatu, amalgamo il mio impasto, scelgo il mio strumento di cottura e mi carico di parecchio entusiasmo per il fine ultimo, mangiarla. Decidere di cuocere nella padella di pietra equivale ad avere un impasto ciccioso ma croccante al tempo stesso, unico accorgimento fare ‘ntostare ben bene la pietra in forno.
per una pizza margherita e una pizza con salsiccia, funghi e catalogna
per l’impasto:
130 g di farina Manitoba
250 g di semola di rimacinato
20 g di farina integrale ai cinque cereali
9 g di lievito fresco
200 g di acqua tiepida
1 cucchiaino di zucchero
9 g di sale
un cucchiaio di olio
impestate le farine, sbriciolate il lievito, unite lo zucchero e cominciate a mescolare con l’acqua tiepida, aggiungete il sale, l’olio e realizzate una palla. Incidete l’impasto, copritelo con un canovaccio e ponetelo nel forno spento con la luce accesa. Fate lievitare fino al raddoppio, un’ora e più.
per il ripieno:
100 g di salsiccia
200 g di mozzarella di bufala
olio extra vergine d’oliva
salsa di pomodoro
100 g funghi champignon affettati
100 ml di vino bianco
preparate il ripieno tagliando a fette la salsiccia, ponetela in un tegame con un giro d’olio, fate scaldare e mettete la salsiccia, sfumate con il vino e aggiungete i funghi, cuocete una decina di minuti e spegnete. Affettate la mozzarella e mettetela a scolare in un colapasta. 
Accendete il forno a 220°C e infornate la padella Roccianera senza il manico leggermente infarinata, dividete in due l’impasto, stendetene una parte su un piano, allargatela bene, se avete una pala per pizza infarinatela e stendetela la pizza lì, conditela velocemente con la salsa di pomodoro, la salsiccia con i funghi e fatela scivolare dentro la padella caldissima, in caso contrario dopo aver steso l’impasto ponetelo dentro la padella calda, facendo molta attenzione a non bruciarvi, condite velocemente e richiudete il forno; cuocete 10 minuti poi aggiungete la mozzarella e cuocete ancora 10 minuti. La pizza con la salsiccia, dopo averla sfornata decorate con qualche apice di catalogna pulita.

un’insolita insalata di arance

Sono arrivate le arance da Ribera, coltivate amorevolmente e raccolte con tanta pacenzia dai Contadini per Passione, iddi ci mettono una cura che si sente tutta appena arriva la cascitta, un ciavuru che non si può capire fino a quando non ne sbucci almeno una… e lì scatta un valvolina che lega palato cuore e cervello.

Insalata di arance e cavoletti di Bruxelles
sulu ppì mia:
350 kcal
220 g di seppioline già pulite
200 g di cavoletti di Bruxelles
olio extra vergine d’oliva
mezza acciuga sott’olio
mezzo scalogno
un’arancia e mezza
un mazzetto di prezzemolo
aceto balsamico
sale
pepe
tagliate i cavoletti a fettine, poneteli in una padella in pietra, unite un giro d’olio, il succo di mezz’arancia. lo scalogno e l’acciuga, stufate per una decina di minuti mescolando. Quando il succo sarà assorbito, spegnete il fuoco, salate, pepate e tenete in caldo con un coperchio.

Sul Grillo ben arroventato, scottate le seppioline da tutti i lati e salatele.

 Riunitele dentro un’insalatiera i cavoletti le seppioline, l’arancia pelata e tagliata a fettine, aggiustate di sale, pepate irrorate con l’aceto e un cucchiaio d’olio, infine profumate con il prezzemolo spezzettandolo con le mani.

esercizi di linea

non si può stare a dieta tutta la vita… o forse si deve? Beh certo di scelte si discute, non di imposizioni a menoché non si tratti di salute; scelgo di sacrificare un piatto di pasta carrico di condimento, un secondo da mangiare con il pane croccante e un dolcino da leccarsi i baffi. Che ho detto? Pasta, pane, sughi e dolcino? Si da procrastinare a data da destinarsi picchì, ‘ntu frattempu che passaru le festicedde di Natale ripigghiai ‘n’autra vota quattru chili. Eh! che grannissima ruttura di cabbasisi!!! Scusate, niscìa o largu in dialetto, forse troppo, molti non mi possono intendere manco a volerlo. In definitiva, signori miei la dieta, per scelta eh, la devo-voglio fare perché non mi piaccio troppo rotondeggiante, mancu sicca però! ‘N’anticchia aju a scalari.

Crepes d’avena con crema di cavolfiore (croccante)
per circa quattro crepes, due cristiani
calorie a porzione 462
preparazione 40 minuti
100 g di farina d’avena
200 g di latte parzialmente scremato
un uovo
200 g di cimette di cavolfiore
100 g di fiocchi di latte o qualunque formaggio cremoso
20 g di funghi secchi
zenzero in polvere
uno spicchio d’aglio
pepe
sale
un mazzetto di prezzemolo

mescolate la farina, dentro una ciotola, con una frusta a fili manuale, aggiungete il latte mescolando. Unite l’uovo, il sale, una macinata di pepe e lo zenzero, sbattete ancora per amalgamare e poi fate riposare mezz’ora. Nel frattempo cuocete le cimette di cavolfiore in poca acqua bollente salata per 15-20 minuti, scolatele completamente, fate intiepidire e poi mescolatele con il formaggio, pepate. Fate riscaldate il Grillo di pietra Roccianera con il lato liscio pronto ad accogliere la pastella,

abbassate la fiamma al minimo, picchì mantiene il calore, versate mezzo mestolo di pastella e cuocete pochi istanti, poi girate la crepe con una paletta e cuocete dall’altro lato. Non usate olio né burro, non serve. Cuocete tutte le crepes e mettete da parte. Ammollate in acqua calda i funghi secchi per circa 15 minuti, tritateli a coltello, metteteli dentro una padella Roccianera senza grassi, con uno spicchio d’aglio schiacciato e un fondo d’acqua, stufate per pochi minuti, fate asciugare l’acqua, salate, pepate e spolverate con il prezzemolo tritato.

Distribuite dentro le crepes un quarto di ripieno, piegate a metà e poi arrotolatele, fermatele con uno spiedino o uno stuzzicadenti. In un piatto da portata ponete la metà dei funghi e due crepes, spolverate con il prezzemolo rimasto e servite.

Eh Già!

Chi legge queste pagine lo sa bene, mi perplime  fare pubblicità a tinchitè, di marchi più o meno conosciuti; infatti, a chi mi chiede una collaborazione, la maggior parte delle volte, dico gentilmente ma chiaramente: grazie, no. Sono scelte eh? Personali scelte enologiche ehm, volevo dire deontologiche; non mi interessa fare le marchette, decido cosa pubblicizzare e, fatta eccezione delle pentole delle quali forse scriverò un post a parte e per le quali farei carte false, posso asserire che codesto vino è uno di quei pochi prodotti. Questo è uno di quei casi in cui il vino è buono veramente e appartiene a un nobile progetto, quello di Vino Libero; le aziende che hanno aderito si sono impegnate immediatamente al recupero del suolo con metodi e tecniche che vertono alla riduzione dell’impatto ambientale e all’abbandono dei diserbanti. Come architetto paesaggista e appassionata di vino (nel senso che mi piace bere buono),  mi sento vicina al problema. L’idea coinvolgente, mira a promuovere il nuovo Già 2013 bianco e rosso, per questo il progetto ha chiesto a una picchicedda di foodblogger di raccontare, tramite una ricetta e un inusuale abbinamento enogastronomico, la bellezza e la bontà di questo vino. Ecco il mio contributo.

Tortini in gelatina di Già e passion fruit
per la génoise
50 g di farina 00
50 g di fecola
3 uova
75 g di zucchero
1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia
45 g di burro fuso
scaldate il forno a 160°C, fondete il burro e riportatelo a temperatura ambiente. Imburrate una teglia quadrata da 22 cm di lato e foderatela con un foglio di carta forno. Setacciate la farina con la fecola; in un contenitore posto a bagnomaria sbattete, con una frusta a fili manuale, le uova con lo zucchero fino a completo scioglimento di quest’ultimo. Versate dentro la planetaria e sbattete il composto di uova  per 5 minuti, fino al raddoppio, unite la vaniglia. Aggiungete, poco per volta, il composto di farine e amalgamate con una spatola dal basso verso l’alto. Amalgamate parte del composto di uova al burro fuso, mescolate delicatamente e poi aggiungetelo al resto, versate dentro la teglia, livellate e infornate per circa 15 minuti o fino a quando, infilzando con uno stecchino questo ne uscirà pulito e asciutto. Sfornate e fare raffreddare qualche minuto dentro la teglia, sformate e fate raffreddare su una gratella per dolci.

per la gelatina di Già e passion fruit
100 g di polpa di frutto della passione (circa 5 frutti)
400 g vino bianco Già
un baccello di vaniglia
90 g di zucchero di canna
9 g di gelatina in fogli

in un pentolino mettete lo zucchero con il vino, i semi del baccello di vaniglia e il baccello stesso, portate a ebollizione e fate sobollire per 30 minuti. Ammollate la gelatina in acqua fredda e aggiungetela al vino, scioglietela completamente; fuori dal fuoco aggiugete la polpa dei passion fruit, mescolate e distribuite dentro uno stampo da muffin in silicone da sei alloggiamenti. Ponete in frigo.
per il caramello
100 g di zucchero semolato
80 g di panna acida
40 g di burro freddo
mettete lo zucchero in un pentolino dal fondo spesso, ponetelo su fuoco dolce e scioglietelo fino a quando diventa marrone, aggiungete la panna, togliete dal fuoco e aggiungete il burro, mescolate e fate intiepidire.
Distribuite dentro lo stampo e rimettete in frigo.
per la bagna
100 ml di vino bianco Già
per decorare
una manciata di pinoli tostai
una manciata di passolina (uva passa)
il fondo di un bicchiere di vino bianco Già

Con un coppapasta rotondo a misura dello stampo, ritagliate la génoise, scaldate appena il vino e distribuitelo con delicatezza aiutandovi con un pennello, sui dischi di torta. Ponete i dischi sul caramello e ponete in frigo tutta la notte.

Il giorno dopo sformate delicatamente i dolcetti su piatti da portata singoli, decorate con i pinoli tostati e l’uva passa ammollata nel Già e poi sgocciolata, aspettate una decina di minuti tenendo il dolce a temperatura ambiente e servite.

spaghettoni arriminati al Nero d’Avola e l’ospite inatteso

Qualche giorno fa, mi chiama Mariachiara  e mi chiede un piatto per un ospite inatteso, “e se ci abbinassi un vino?”

“Ok”, rispondo “ma quando?”
“Presto, prestissimo, quando meno te l’aspetti”, certo, allora perché si chiama l’ospite inatteso? 
Mi spiega, in due parole due, che Simply  promuove la produzione vinicola del territorio, fornendo degli strumenti ai suoi clienti per conoscere le etichette e approfondire la conoscenza nel campo enologico, passando dal cibo. In effetti un buon bicchiere di vino non si beve a stomaco vuoto. Dunque Simply, il mio ospite inatteso, porta il vino e io preparo un piatticeddu di pasta al volo.

Spaghettoni arriminati al Nero d’Avola IGP delle fattorie Azzolino


per 4 cristiani
tempo di preparazione: 15 minuti
tempo di cottura: 20 minuti
250 g di spaghettoni
250 g di cime di broccoletti
250 g di cavoletti di bruxelles
15 g di passolina, uva passa
15 g di pinoli
80 g di nero d’Avola IGP delle fattorie Azzolino
mezza cipolla
due spicchi d’aglio
un peperoncino secco
60 g di olive nere
300 g di Nero d’Avola IGP delle fattorie Azzolino
olio extra vergine d’oliva
un ciuffo di prezzemolo tritato
cacio cavallo grattugiato

tritate finemente uno spicchio d’aglio e la cipolla, poneteli in un wok con 15 g di olio e imbiondite leggermente, aggiungete la passolina con i pinoli, sfumate con il vino. Aggiungete i cavoletti tagliati a fettine e le sole cime dei broccoletti, unite 100 g di acqua, coprite e stufate per 15 minuti.

Togliete dal fuoco e salate; nella stessa padella sporca, aggiungete 15 g di olio con uno spicchio d’aglio schiacciato, un piccolo peperoncino tagliato a metà nel senso della lunghezza, le olive snocciolate e tritate finemente, soffriggete e poi versate 300 g di vino, portate a ebollizione.

Nel frattempo cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolate a meno tre minuti dalla fine della cottura e versatela nel wok con il vino in ebollizione, portate a cottura rimestando sempre. quando la pasta sarà cotta, aggiungete la verdura mescolate per insaporire e servite con una spolverata di cacio cavallo e una di prezzemolo tritato

il piacere della pizza cotta su pietra

e non vi cuntu farfanterie, non vi parlo di quella surgelata della pubblicità e non possiedo un forno a legna ma uno a gas e l’haju da quando mi maritai. Un forno da 60 cm, che cuoce più da un lato che dall’altro ma che gli volete dire? 16 anni di onorato servizio, senza mai dire né ah né bah, iddu travagghia senza sosta da sempre, estate e inverno come un mulo ma la pizza, mischineddu d’iddu non ci veni bona. Il segreto di una buona pizza non è uno solo, ci sono diversi fattori che concorrono alla buona riuscita, uno di sicuro è il forno, infatti un buon impasto, da solo, non riesce ad essere una garanzia. Devo dire, però, che da quando uso il pizza stone la musica è cambiata e di molto. Basta seguire alcuni piccoli accorgimenti e la pizza sembrerà sfornata da un forno di pizzeria.
Pigghiate un pizzinu…
Io ho usato un impasto molto semplice: ho messo nel bicchiere dell’impastatrice 400 g di farina manitoba, 100 g di semola di rimacinato, 15 g di lievito di birra fresco sbriciolato e un cucchiaino di zucchero, ho fatto andare la macchina al minimo per mescolare, ho unito 260 g di acqua tiepida, due cucchiai di olio extra vergine d’oliva e 10 g di sale. Quando l’impasto si è incordato nel gancio della macchina staccandosi dalle pareti del bicchiere, ho spolverato con della farina di rimacinato il piano di lavoro e lavorato a mano per qualche minuto. Ho riposto tutto nel  bicchiere e poi nel forno spento sotto la luce accesa a lievitare per circa 4 ore. La seconda fase è stata quella di rimaneggiare la pasta sul piano di lavoro, sgonfiandola e dividendola in due parti, ho posizionato le pezzature sul pizza stone ben infarinato e messo ancora una volta nel forno spento con la luce accesa per ancora un’ora.
I passi successivi sono, anch’essi molto semplici ma indispensabili per una buona cottura; accendete il forno alla massima potenza e portatelo a temperatura con il pizza stone ben infarinato e posto nella parte bassa del forno. Le pezzature di impasto dovranno essere pronte sul piano di lavoro infarinato; stendetene uno con le dita o con il matterello e poi provate a girare l ‘impasto sui pugni come fanno i piazzaioli, provateci. Stendete l’impasto su una pala per pizze ben infarinato, condite con salsa di pomodoro, aprite il forno e, con un gesto deciso, fate scivolare la pizza dalla pala al pizza stone. Cuocete per circa 10 minuti, vedrete che la pizza comincerà a gonfiarsi sul bordo come in pizzeria, tirate fuori la griglia su cui è poggiata la pietra e condite con mozzarella e formaggi vari, fate voi seguendo i vostri gusti, rinfornate per ancora qualche minuto e voilà, il gioco è fatto. Croccante e morbida al punto giusto manco fussimu in pizzeria, tagliate la pizza, senza paura, direttamente sul pizza stone, è progettato anche per questo.

un’avventura senza ricetta

In un posto come questo bisogna solo rilassarsi, staccare il cervello e andare in quota.
Giornate fantastiche al Parco Avventura dei Peloritani. Fidatevi e, soprattutto, non abbiate paura. Dopo aver indossato l’imbracatura, i ragazzi del parco terranno un breve, ma fondamentale, briefing (che non si mangia) e, dopo, si va su, tra gli alberi. 
Il sabato e la domenica vengono prodotti la ricotta e la tuma, mangiati al naturale sono favolosi, ma anche così; frittissimi!  Anche qui nessuna ricetta picchì quannu ci sunnu pizzuddicchi di cosi vai a occhio, non sono necessarie dosi precise, vai a sentimento…almeno io.
Frittelle di formaggi
per due cristiani:
un uovo grosso
due cucchiaiate di ricotta sgocciolata
4 fette di tuma
due manciate di parmigiano grattugiato
una manciata di pangrattato a grana grossa
una manciata di farina integrale
olio extravergine d’oliva
sale e pepe

sbattete l’uovo con il parmigiano e un pizzico di sale, passate le fette di tuma nell’uovo due le ripassate nel pangrattato facendolo aderire ben bene e le altre due nella farina. Friggete in olio caldo e servitele subito. Nell’uovo rimasto aggiungete la ricotta e una manciata di pangrattato, mescolate e, con una forchetta, prelevate parte dell’impasto ponendolo nell’olio caldo, realizzate 4 polpettine che girerete con delicatezza. Mangiatele calde.

scorza d’arancia e il concorso per l’ingrediente segreto

Se avessi dei segreti, non terrei aggiornato un blog dove svelo le mie ricette, ma sono consapevole che una cosa che mi contraddistingue c’è e che la ricetta da sola non basta. Con questa frase non dico di essere migliore di nessun altro asserisco però che un segreto ce l’ho.
Quando assaggio un piatto non preparato da me, penso alla bontà degli ingredienti, all’amabilità di chi l’ha preparato e all’amore che ci ha messo per realizzarlo. Poi mi chiedo: quale sarà il suo segreto? Sarà uguale al mio?
Nel celebre film di animazione Kung Fu Panda, il signor Ping, padre adottivo di Po, sostiene che l’ingrediente segreto non esiste per il semplice motivo che il segreto sei TU.
Penso che l’amore che metto in qualunque cosa io faccia sia il mio ingrediente segreto; è altrettanto certo però, che per realizzare degli ottimi piatti, devo procurare degli ottimi ingredienti e, per seguire la filosofia che aleggia nel blog, renderli palesi a tutti 🙂
Allora mi sono chiesta, qual’è ingrediente segreto dei lettori di scorza d’arancia? Vi rigiro la domanda per sapere se, nelle vostre preparazioni, esiste un piatto in particolare che vi riesce meglio, una pietanza che come la fate voi nessuno! Oppure ancora, vorreste preparare una vivanda ma non avete quel particolare ingrediente che la renderebbe ineguagliabile. 


Chiacchierando su quest’argomento con Chiara di Tastexp, l’è-commerce siciliano di prodotti gastronomici spettacolari, ci è venuta l’idea del sondaggio. Rispondete alla domanda con un commento a questo post entro un mese da oggi e il vincitore scelto, tramite sorteggio casuale tramite Random.org , si ritroverà a casa tutti questi prodotti messi in palio da Tastexp 
ve li elenco:
Linguine al tartufo, di Antico Pastificio Morelli,
Marroni in crema di caffè, prodotto biologico di Le Piaggie
Cicerchia, biologica, di Azienda Agraria Alberti Guido
Patè di peperoncino, biologico, di Profumi e Sapori di Sicilia
Cubo gr. 100 pralina crema di bonet, di Bodrato Cioccolato
Piemontino,Torrone morbido alle mandorle, ricetta irpina di Dolci Terre
Fichi, pomodoro e dragoncello, condimento friulano di Casale Cjanor
Principuzzu, Cerasuolo di Vittoria dell’Azienda Biscaris
Biscotti Monaci, di I Dolci di Giotto, creati dai maestri pasticceri della pasticceria del carcere di Padova,
Olio extravergine di oliva di Pantelleria, di La Nicchia di Bonomo e Giglio
Miele di melata, bio, dell’azienda toscana Le Piaggie
Risotto con pomodoro e basilico, di Cascina Belvedere
La cuddrireddra di Delia, confezione multipla, presidio Slow Food

Andate a dare un’occhiata, registratevi prima non costa nulla e non avete nessun obbligo di acquisto, vi rifarete gli occhi. Troverete specialità gastronomiche di nicchia e prodotti di altissimo pregio con i quali potrete finalmente dire” vorrei e posso!” 
Il concorso scadrà il 16 marzo a menzanuotte. Così è deciso 🙂
vi svelo una delle mie ricette segrete i biscotti all’arancia e vaniglia
per circa 55 biscotti
300 g di farina 00
120 g di burro a temperatura ambiente
150g di zucchero
un uovo 
un cucchiaio colmo di panna densa
un’arancia
una bacca di vaniglia
un cucchiaino di lievito
un pizzico di sale

Riscaldate il forno a 170°C . Con uno zester grattugiate la scorza dell’arancia, mettetela da parte e poi spremete il succo in una ciotola. Sbattete il burro a crema con lo zucchero, aggiungete l’uovo e fate amalgamare; se usate la planetaria fermate la macchina raccogliete con il gancio stesso, l’impasto spalmato sulle pareti del contenitore, riagganciatelo  e riavviate la macchina.. Unite i semi della vaniglia, la scorza dell’arancia, un cucchiaio e mezzo di succo e la panna. Setacciate la farina con il sale e il lievito; aggiungete il miscuglio secco a cucchiaiate. Riempite un sac-a-poche senza beccuccio, che abbia almeno poco più di due cm di diametro e realizzate dei mucchietti su una teglia foderata con carta forno, abbassate con un dito leggermente infarinato il pennacchio che formerà l’impasto e cuocete per 7-8 minuti. Sfornate i biscotti, fateli raffreddare qualche minuto sulla teglia e poi trasferiteli su una gratella per farli raffreddare completamente.
preparate la glassa setacciate 50 g di zucchero a velo in una ciotola, aggiungete 2 cucchiai scarsi di succo d’arancia e mescolate con una frusta a fili fino ad ottenere una glassa abbastanza fluida. Riempite un cornetto di carta forno e decorate i biscotti come più vi piace.

Vi sembro schiffarata?

se vi sembro schiffarata, cioè senza nulla da fare, ve lo dico subito, è una vostra impressione, in verità ho già fatto tutto…
Effettivamente, non proprio tutto tutto, mi manca quaCCheCCosa qua e là, ma posso affermare che il grosso è fatto!

Come cosa?  Non lo sapete ancora? Beh! Ve lo dico, se no che ci sto a fare qua? Non sto mica qui a pettinar le bambole! ahahahah
Veramente non so come dirvelo, non so da che parte cominciare, dunque ci giro intorno…Forse è meglio se comincio dall’inizio; oppure vi ‘sparo’ la notizia così all’improvviso…sono indecisa! Nemmeno fossi in un negozio di scarpe ahahahah non so quale scegliere.
Basta! Ve lo dico!
Scorza d’arancia uscirà in libreria! Ecco l’ho detto! ghghghghgh che sugnu cuntentaaaaa! ahahahah sono emozionata, inbabbasonita, ma si, diciamolo pure, rinco_nita. Sono in un brodo di giuggiole!
Ah! non lo sapete, ho una casa editrice, anche ovvio direi no? Ve la presento Officina Trinacria si chiama,

 

nella persona del mio editore…Ho un editore, mah!
Non andate nelle librerie, non cercatelo adesso, no no, non avete idea di quanto tempo passi dal momento in cui scrivi la bozza di un libro a quando verrà pubblicato, dietro c’è un gran lavorio di persone che leggono, aggiustano, impaginano, studiano la veste grafica…un lavoro impressionante, e ci vuole ‘u so’ tempu
Non v’impressionate se tra qualche giorno vi capiterà di sfogliare un fascicolo, intitolato ”ciavuru di scorza d’arancia” non è iddu, il libro, ma è un assaggino di ciò che sarà a tempo debito. Allora aspettate con me?