n’addivittemmu!

guarda il video -Metti una cena in vetrina con “Palermo al contrario”spazio c_1

L’ho detto? Si, l’ho detto in tutte le salse; in Sicilia non siamo abituati al freddo, pochi giorni ci fanno andare fuori di testa.

-Ma siamo a febbraio, inverno quindi freddo!
-E va beh, lo capisco, ma non siamo abituati, che ti devo dire?

Non siamo abituati neanche a più di un giorno di pioggia, male che vada ci accolliamo quella pioggerellina attipo assuppaviddano, perfetta per le colture. Giriamo per le strade senza paracqua, tanto non serve, siamo convinti che affaccerà il sole da un momento all’altro. Io ho sempre gli occhiali da sole inforcati; quando si dice l’ottimismo…
Ma tutta ‘sta pioggia che è caduta sull’Isola, no, ci ha destabilizzato, ci convinciamo di non potercela fare; non siamo neppure attrezzati. Le fognature tutta ‘st’acqua non l’hanno vista mai, anche picchì s’attuppano per le tonnellate di aghi di pino e foglie di varia natura che poi galleggiano sull’acqua trasformando le strade in fiumi equatoriali. Ci vogliono quattro ruote attipo SUV (vedi che servono?), a piedi sono obbligatori gli stivali alti dei pescatori.
Diciamolo, viviamo in città in cui non è previsto ‘u malu tempu, solo sole, animi rilassati e schiticchi a tinchitè.
Allora niente facciamo? N’organizzamu!

spazio cooking
Ecco, manco a farlo apposta, a Palermo ha aperto uno spazio favoloso, Spazio Cooking si chiama, dove si coniuga la sensazione di casa con la comodità che poi qualcuno metterà a posto al posto tuo. Chistu ficimu l’autra sira. Eravamo dieci; gli amici blogger di Palermo al Contrario, il mio sposo e io, abbiamo prenotato uno dei tre spazi disponibili completo di cucina, attrezzatura varia, una sala con un tavolo e mise en place. Ficimu ‘a spisa, ma potresti fartela fare da loro se non hai tempo. N’arricampammu all’ora convenuta, e nnì misimu all’opera.

tavola

Amunì, mentre inforno il pane chi arrotola i cornetti di pasta sfoglia con pere e parmigiano?

Mizzica in dieci cristiani ci sunnu 20 brazza ‘i mari che si adoperano per realizzare anche le sicarette di pasta phyllo abbrazzate a fettine di prosciutto crudo; uno spettacolo! Mentre io cuocevo i vermicelli al vino rosso un ciavuru paradisiaco ci affatava e nel frattempo con un calice di Syrah in mano qualcuno immortalava questi momenti di condivisione allo stato puro.

calici

spaghetti al vino

-…Ma, e di secondo?
-Uddiu, chi stende la pasta brisée per la quiche lorraine?

quiche lorraine
Il forno ha lavorato tantissimo, l’abbiamo stressato fino all’ultimo cuocendo anche una crostata di mele e marmellata di arance. poi, felici, n’assittammu e ficimu ‘u schiticchiu!

crostata fetta
La cosa bella di ‘sto posto? Poi ti alzi e te ne vai.

noi spazio cooking

 

ancora un po’ inverno, aspettando primavera

timballo di zucca resize

Come un lampo, un flash, un brillìo di un vagheggiamento, un vidiri e svidiri. Sicuramente un abbaglio, una lama di luce che acceca, un niente temporale che non s’affaccia nell’universo criatu ma esiste.
Non trovo le parole. Ultimamente sono a corto di argomenti e mi faglia l’eloquenza. Ma sta pasticedda potrebbe essere qualcosa di simile. Acchiappa due o tre anelletti con i rebbi della forchetta e chiudi gli occhi.
Le dosi sono per tanti cristiani ma chisti eramu assira. 

Timballi di anelletti, zucca, noci e speck
per 15 cristiani
1200 g di anelletti
un porro
750 g di zucca decorticata e tagliata a dadini piccoli
300 g di funghi coltivati, tipo champignon tritati molto finemente
300 g di favette
150 ml di vino bianco secco
100 g di parmigiano grattugiato
olio extra vergine d’oliva
un mazzetto di basilico
per la besciamella
700 ml di latte
70 g di burro
60 g di farina
sale
fiori di cannella macinati oppure la classica noce moscata
20-25 noci sgusciate
170 g di speck tagliato sottilissimo
burro per gli stampi
pangrattato

tuffa le favette in acqua bollente per qualche minuto ed elimina la cuticola; pacienza.
Trita il porro ponilo dentro una padella grande abbastanza, aggiungi 4 cucchiai d’olio e soffriggilo poco poco. Aggiungi la zucca e poi i funghi, mescola, sfuma con il vino e fai evaporare. Copri a filo con acqua e cuoci per una quindicina di minuti, aggiungi le favette e fai cuocere senza coperchio ancora due minuti, aggiusta di sale e spegni il fuoco. Aggiungi le noci tagliate grossolanamente a coltello e il basilico sminuzzato. Il condimento dovrà essere umido, considera che dovrà cuocere la pasta in forno.
Imburra e cospargi di pangrattato uno stampo per ciambella da 28 cm di diametro e 10 stampi da babà, fodera con lo speck e metti da parte.
Prepara la besciamella sciogliendo il burro su fuoco basso, aggiungi la farina e tostala poco, versa a filo il latte e mescola con una frusta a fili. Cuoci  fino a quando si addensa e noti un principio di bollore. Spegni il fuoco, aggiusta di sale e aromatizza con la spezia che hai scelto.
Accendi il forno e portalo a una temperatura di 190°C e nel frattempo porta a bollore abbondante acqua salata per la pasta. Cuocila per 7 minuti poi scolala e versala nella padella con le verdure, aggiungi la besciamella e 70 g di parmigiano.
Versa dentro i contenitori preparati, cospargi con un po’ di parmigiano e inforna per circa 20 minuti. Sforna e fai intiepidire parecchio, sforma i timballi singoli sul piatto e la ciambella capovolta su un piatto da portata tagliata a fette.
Poi mi cunti.

senza troppi “giri”, senza parole

cellentani e giri

L’autra sira eravamo a cena da Ida e Ettore. Lei nnì ficina pasticedda buona, buona, buona. Talmente buona che abbiamo fatto il bis e io anche il ter, ammucciuni; ho dato una mano per portare i piatti in cucina e ho ripulito il tegame dove era rimasta un’idea di pasta. Mi hanno scoperto con la forchetta appizzata, inutile dirlo evè?
Oddio, se proprio devo essere sincera chista che ti propongo non è proprio uguale a quella che ha fatto lei, ma l’idea chidda è. Giri si chiamano qua in Sicilia, le bietoline o le erbette che Ida ha usato per condire la pasta.
Semplice, di stagione e con tante buone intenzioni, quelle che mi prefisso a ogni giro di boa. Quelle che sembrano buone ma che certe volte si rivelano tinte. Quelle che mi entrano nella vita scivolando senza nessun attrito, liberamente a piccoli passi, insinuandosi ora dopo ora.
Buoni propositi dunque, per un nuovo anno, una nuova idea, un lavoro, un incontro. E tremo quando ci penso solamente, mi appassiono quando li attraverso e mi perdo nella loro bellezza. Perché belli sono belli e mi scatta l’emozione, mi si accavallano i pensieri e mi rendo conto di avere le tasche piene di cose incantevoli.

per 2 cristiani
4-6 mazzetti di bietoline
20 g di pomodorini secchi
200 g di cellentani
20 g di pistacchi
2 cm di zenzero grattugiato
due cucchiai di pan grattato
un pizzico di zucchero
un’acciuga sott’olio
uno spicchio d’aglio
20 g di parmigiano grattugiato
un pezzetto di peperoncino piccante
olio extra vergine d’oliva
sale e pepe
Lessa le bietoline in acqua salata dopo averle mondate e lavate, conserva l’acqua perché dopo ci cuocerai la pasta.
Ammolla i pomodorini secchi in una tazza con dell’acqua calda, asciugali, tritali e metti da parte. Quando la verdura è cotta, scolala e tritala a coltello. In una padella metti un giro d’olio, lo spicchio d’aglio pelato, tagliato a metà e degerminato, l’acciuga sgocciolata dall’olio di conservazione. Soffriggi poco sciogliendo l’acciuga con un cucchiaio di legno, fai dorare l’aglio. Aggiungi le bietoline tritate, i pomodorini e cuoci ancora con mezzo bicchiere d’acqua di cottura delle verdura e lo zenzero grattugiato. Preleva parte del condimento, frullalo con un frullatore a immersione e poi rimettilo in padella.
Prepara la muddica atturrata: dentro un padellino antiaderente metti un cucchiaino d’olio, il pangrattato, lo zucchero, accendi un fuoco dolce e mescola fino a rendere bionda la muddica, spegni il fuoco, aggiungi il parmigiano e i pistacchi tritati a coltello, mescola velocemente e metti da parte in una ciotola. Cuoci la pasta, scolala al dente dentro la padella con il condimento, mescola e aggiungi acqua di cottura della pasta per fluidificare. Impiatta la pasta con una spolverata di muddica atturrata miscelata ai pistacchi.
Poi mi cunti.

 

giri

riso, zucca e mandorle. Sembra il titolo di una canzone

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Il titolo di una canzone d’amore. E ” non c’è amore più sincero di quello per il cibo”

dimmi ‘na cosa: cosa c’è di più stagionale di un risotto con la zucca? GNIENTE!
Questa è una ricetta semplice almeno in apparenza…
M’ha fari ‘na cottesia, analizza la parola “semplice”.

Una cosa è semplice da realizzare se hai dimestichezza, se conosci qualche trucco che ti viene in automatico senza bisogno di rammentarlo. Se la cosa non desta ansia, apprensione o inquietudine. Se qualcuno, un’anima pia in genere, ti da le dritte giuste.

Ecco, semplice come potrebbe essere questo risotto letto su Sale & Pepe, se non fosse che in Sicilia non siamo abituati a fare il risotto, almeno come lo fanno al nord. Non abbiamo la cultura, anche se le risaie le avevamo anche qua. Ma questa è un’altra storia, non voglio divagare, sannunca mi perdo.
Ah! Ovviamente, manco a dirlo, non troverai questo risotto identico, “una stampa e una figura” a quello di Sale & Pepe ma questo lo sapevi già, evè?
Del risotto però ti devo cuntari ‘na cosa che mi disse un’anima pia di lassopra che di risotti se ne intende.

-Se vuoi fare un risotto classico come l’ho fatto io devi usare un Carnaroli, se invece vuoi fare un risotto molto all’onda devi usare il vialone nano…

e questa è una! Che ne so io di un riso all’onda? Zero meno!

-il vino bianco devi farlo sempre sobbollire, per fare evaporare la parte alcolica che dà un sapore amarognolo, prima di usarlo

e questa è un’altra, tu lo sapevi che il vino si mette già caldo? UH! Io no.

-il riso va lavato…

forse è megghiu se ci levo mano.

Amuni trovati una seggia e assettati picchì la cosa lunga è.

per 4 cristiani:
280 g di riso carnaroli o vialone nano
300 g di polpa di zucca tagliata a dadini
50 g di mandorle tagliate a lamelle
30 g di parmigiano grattugiato
uno scalogno
olio extra vergine d’oliva o burro chiarificato
8 dl di brodo vegetale
1/2 bicchiere di vino bianco
un cucchiaino di aceto balsamico
pepe garofanato
50 g di stracchino
qualche fogliolina di timo
sale quanto basta

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fai rosolare lo scalogno tritato al coltello, dentro una casseruola con una girata d’olio o 20 g di burro e la zucca, per cinque minuti. Unisci l’aceto e fai assorbire. Bagna la zucca con un mestolo di brodo caldo, copri la casseruola e lascia stufare a fiamma bassa per circa 10 minuti, aggiusta di sale. Tosta le mandorle in un padellino antiaderente facendole saltare su fuoco vivace e mettile da parte.
Preleva una parte di stufato di zucca e frullalo dentro un bicchiere con un frullatore a immersione. riponilo dentro una ciotola insieme con il resto della zucca e tieni al caldo. Nella casseruola dove hai stufato la zucca metti un giro d’olio, soffriggi e poi versa il riso, fallo cantare, poi sfuma con il vino e lascia evaporare, unisci la zucca precotta, bagna con un mestolo di brodo caldo e porta a cottura aggiungendo un mestolo di brodo alla volta, man mano che si sarà asciugato; cuoci per circa 16 minuti o fino a quando lo reputi cotto.
Quassotto lo mangiamo più cotto di come lo mangiano lassopra, te lo dicevo io che non abbiamo la cultura…
A fine cottura, aggiungi lo stracchino, il parmigiano e una macinata di pepe garofanato, il timo e le mandorle, mantecando bene il tutto. Impiatta e dai qualche colpetto sotto il piatto e poi mi cunti.

io voglio il sole dentro di me

-Ma ‘sta pasta tende all’estate evè?
-‘Ncà!
Si capisce che mi iccassi a mari? Che mi mi mittissi a curriri a piedi nudi sulla sabbia caldissima? Che vado cescando l’estate nel piatto?
T’affinni se non ti metto una ricetta strettamente gingolbell? spero di no. M’abbisogna smenzare la mia personalissima corsa dalla fine dell’estate alla primavera con qualcosa che m’affata, qualcosa  che mi cala, attipo bustina di the dentro la tazza d’acqua calda, verso un’idea, una suggestione, una ispirazione.
Questo è, se ti piace bene e se no niente.

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Calamarata con pesto di pomodorini secchi e pesce spada su un bel suolo di crema di ricotta
per 2 cristiani:

200 g di calamarata
100 g di pesce spada
15 g di pinoli tostati
30 g di pomodorini secchi
un ciuffo di prezzemolo
10 g di ricotta infornata grattugiata
45 g di olio extra vergine d’oliva
120 g di ricotta fresca
2 cucchiai di panna a lunga conservazione
mezzo spicchio d’aglio degerminato

Lava i pomodorini, tamponali con della carta assorbente e ponili dentro il frullatore, aggiungi i pinoli, il prezzemolo, l’aglio se ti piace, 20 g di ricotta fresca, e l’olio. Frulla tutto e riduci in crema. Scotta il pesce spada pochi istanti per lato e taglialo a cubetti. Cuoci la pasta in abbondante acqua salata ma non troppo, la sapidità del risultato finale dipende moltissimo dalla ricotta infornata e dai pomodorini secchi. Ti consiglio quindi di assaggiare il pesto e la ricotta, poi agisci di conseguenza.
Prepara la crema di ricotta: metti in un padellino antiaderente la ricotta fresca, appena raggiunge il bollore spegni e aggiungi la ricotta infornata grattugiata e la panna, mescola, poi passa nel mixer per renderla liscia. Mentre la pasta cuoce aggiungi uno o due cucchiai di acqua di cottura nel pesto per fluidificarlo. Scola la pasta con una schiumarola e ponila dentro una ciotola con il pesto e il pesce, mescola e lascia riposare un istante, giusto il tempo di disporre metà della crema su ogni piatto. Adagia la pasta con il condimento e servi subito.

Magimix e il Cook Expert

Te l’ho detto che da qualche anno lavoro con il team di cuochi di Magimix? Si te l’ho detto un monte di volte, vero è; ‘nsumma, siamo un gruppo di persone, direi una rete capillare, che lavora su tutta Italia nei negozi ambasciatori Magimix dimostrando l’uso degli apparecchi di questa azienda francisi che s’inventò il robot da cucina più di quarant’anni fa.
Niente facciamo? Seeee, niente…
Dimostriamo la facilità d’uso delle nostre macchine divertendoci insieme con i clienti e proponendo idee facili, veloci e creative. Da qualche mese consigliamo un’alternativa ai numerosi robot da cottura in commercio con una macchina che cuoce a induzione, con una precisione della regolazione della temperatura prossima al grado. Ma anche ‘sta cosa la sai. Ma sai tutto!
Una cosa che ti consiglio è quella di verificare quali sono i negozi ambasciatori Magimix nella tua regione e andare a vedere di persona cosa siamo in grado di preparare con il Cook Expert. Nel frattempo segnati sta ricetta che ho preparato nell’ultima demo.
Una ricetta rifatta enne volte nella maniera tradizionale, mutuata dalla celebre risi e bisi della cucina regionale veneta e scovata su una raccolta di Sale&Pepe. Te la consiglio è speziata, delicata, semplice e vera come poche.

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Risotto speziato con i piselli e il Cook Expert

per 4 cristiani
320 g di riso Carnaroli
una cipolla rossa
100 ml di vino
200 g di piselli surgelati
150 ml di panna fresca
una bustina di zafferano
un pezzetto di zenzero circa 2 cm
4 cucchiai di olio extra vergine d’oliva
una stecca di cannella di 4 cm
4 chiodi di garofano
due bacche di anice stellato
700 ml di brodo vegetale
metti in infusione le spezie secche nella panna tiepida dopo averle pestate grossolanamente in un mortaio di marmo. Sbuccia la cipolla, tagliala in quattro e mettila dentro il contenitore di metallo con l’olio, chiudi il coperchio, seleziona il programma esperto e trita la cipolla a velocità 13 per 20 secondi. Apri il coperchio, spingi con la spatola l’emulsione di olio e cipolla, chiudi il coperchio e seleziona la temperatura portandola a 120°C per due minuti a velocità 2/A.
Aggiungi il riso e i piselli, tosta a velocità 2/A per 3 minuti, quando manca un minuto aggiungi il vino e togli il tappo dal coperchio per fare evaporare l’alcool.
Aggiungi il brodo e lo zenzero grattugiato e cuoci per circa 20 minuti a velocità 2/A a 110°C. A fine cottura manteca con la panna speziata filtrata e, se vuoi, una spolverata di Parmigiano grattugiato

semplicemente incanto

 

troccoli

“per una volta, cerca di non essere siciliana…”

Impossibile, non gliela faccio, troppo radicato, troppo forte il senso di appartenenza arcaico. Niè, nemmeno ci provo, non potrei nemmeno immaginare me, Claudia Magistro, chissacciu, svedese per esempio, mi mancano i 12 cm di statura in più, minimo sindacale, necessario per essere ammessi dalla Svezia, gli occhi celesti ammaliatori, i capiddi biunni da vichinga e il fisico statuario. No, ripeto, impossibile.

Claudia Magistro: trattasi di un esemplare femmina di sicula provenienza, attaccata alla sua terra tipo una patella al suo scoglio, non nasconde le sue origini anzi le manifesta apertamente fuori dall’Isola. Fisico mediterraneo, fianchi larghi, pelle olivastra, occhi e capelli scuri, statura medio-bassa. Il classico fenotipo che invade l’area geografica del mediterraneo. Esageratamente fissata cu ‘sta regione, perla sbrilluccicante nel bel mezzo di un passìo formidabile, usata come zattera e sfruttata fino all’inverosimile, arretrata e ‘nserrata nella gabbia gattopardesca  del “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Certo, disincanto, vane attese, sacrifici e rinunzie hanno indotto molti ad abbandonare l’Isola. 
Una cosa è certa; la bellezza di questo posto. Un museo a cielo aperto, semplicemente un incanto nonostante tutto. Il futuro glorioso promesso da tutti  i conquistatori non si è nemmeno affacciato all’orizzonte.

Nzumma, Claudia Magistro sicula è, fino al midollo, prendere o lasciare.

E per firmare questa asserzione ti presento un piatticeddu di pasta dal ciavuru siciliano

aglio-di-nubia


Troccoli freschi con pesto trapanese e ciavuru di mari

per 8 cristiani:
un kg di troccoli freschi, è una pasta che non cresce in cottura, ci nni voli assai
6 pomodori grossi rossi
mezzo chilo di sarde fresche
60 g di mandorle con la buccia e tostate in forno
2 spicchi di aglio di Nubia
origano secco o fresco
farina di rimacinato
pepe macinato al momento
sale
olio extra vergine d’oliva
100 g di mollica di pane secco
30 g di caciocavallo fresco, grattugiato
un cucchiaino di zucchero
prepara il pesto sbollentando i pomodori, elimina la buccia e i semi, taglia a quadrucci e metti da parte. Nel mortaio pesta l’aglio con una presa di sale, gira fino a ottenere una crema, unisci l’origano e le mandorle, poche alla volta, pesta e gira schiacciando il pestello lungo le pareti del mortaio, aggiungi due cucchiai d’olio e continua a girare, unisci il pomodoro, mescola e aggiungi ancora un paio di cucchiai d’olio e il pepe.

Prepara la mollica atturrata: metti un giro d’olio in un padellino, aggiungi il pane secco grattugiato e lo zucchero. Mescola per evitare di bruciare tutto, appena è pronto ed ha assunto bel colore ambrato, spegni il fuoco.

Infarina le sarde dopo averle lavate, aperte a libro e diliscate, friggile nell’olio caldo per pochi istanti, scolale su della carta assorbente e tienile al caldo.

Cuoci la pasta in abbondante acqua salata. Scolala al dente per carità, mettila dentro una cofana con il condimento, aggiungi un po’ di acqua di cottura della pasta e mescola bene. Impiatta e decora con un ottavo delle sarde fritte, servi con la mollica atturrata usata come se fosse formaggio e poi mi cunti.

dolce al punto giusto

tartellette

D’estate siti tutti lagnusi? Amunì accendete il forno per 20 minuti e faciti ‘ste crostatine, non ve ne pentirete, le riempite di panna cotta e le zziccate nel frigo per tutta la notte…poi però mi cuntate quanto sunnu bone?
pigghiate un pizzinu:
Per 8 piccoli dessert
Pasta sablée

125 g di burro a dadini
90 g di zucchero a velo
50 g di mandorle tritate
1 uovo
270 g di farina
15 g di burro fuso per spennellare le teglie
farina per spolverare
mescola il burro con lo zucchero, le mandorle, l’uovo e la farina fai una palla avvolgila in un foglio di pellicola e poni in frigo a raffreddare per almeno un’ora. Recupera l’impasto dividi in otto parti, recupera un ottavo (il resto lo metti in frigo), mettilo sulla spianatoia e stendilo con un matterello, adagialo su una teglietta da 10 cm di diametro precedentemente spennellata con il burro fuso e infarinata (elimina la farina in eccesso) elimina la pasta in eccedenza, bucherella con i rebbi di una forchetta e rimetti in frigo ancora per un’ora. Procedi così con l’impasto rimasto. Accendi il forno a 170°C inforna le piccole teglie e cuoci per circa 20 minuti, come al solito ti consiglio, per la cottura, di basarti sulla conoscenza del tuo forno. Quando l’impasto sarà dorato tira fuori le tartellette, fai intiepidire cinque minuti e poi sformale su una gratella per dolci facendole raffreddare completamente.
Nota. So che, mentre leggi il procedimento ti starai chiedendo: ma per la cottura in bianco non devo mettere i fagioli per non fare gonfiare la pasta?
Ecco io non lo faccio mi siddìa da morire, buco la pasta prima e se in cottura dovesse gonfiare la buco di nuovo, Non mi preoccupo per il risultato finale perché darò una velatura di cioccolato che sigillerà la base. Tu fai come credi più opportuno e come ti insegna l’esperienza.

tartellette panna cotta

Prepara la panna cotta, ti servirà:

250 ml di latte
un cucchiaino di tisana alla frutta o ai fiori
la scorza di un limone prelevata con un pelapatate
350 ml di panna
50 g di cioccolato bianco sciolto a bagnomaria
50 g di zucchero a velo
un cucchiaino e 1/2 di agar agar oppure di gelatina in polvere

filtro
scalda il latte con la tisana e la scorza del limone, posti dentro un filtro; porta quasi a bollore e lascia in infusione un’ora. Mescola, dentro un pentolino lo zucchero con il gelificante, aggiungi la panna, poco alla volta e sciogli a freddo, unisci il latte dal quale avrai tolto il filtro. Poni sul fuoco e porta quasi a bollore, spegni il fuoco e metti a raffreddare dentro una caraffa mescolando ogni tanto per circa mezz’ora.
Versa il cioccolato bianco dentro le tartellettte, spandilo e fai raffreddare. Versa la panna dentro le tartellette e poni in frigo a rassodare tutta la notte.

Al momento di servire decora come ti piace di più, tono su tono con delle mandorle a lamelle oppure con qualcosa di colorato come frutta fresca, a piacere. Io ho macinato anche un po’ di pepe garofanato. Buone!

caraffina

 

Estate in Sicilia


cupole

certo che la vita della modella deve essere stancante, tutte quelle diete dove non si mangia niente sono da sfinimento. Poi, per restare in piedi in passerella, buttano giù “un cubetto di formaggio”. Ma che c’è piaciri ? Mah, ci sto pensando da un po’ ma se invece di fare la modella, da grande, cambiassi obiettivo? In effetti, preferisco coltivare bellezza.
Cupole di quinoa e tonno fresco
ingredienti per 4 cupolette, direi per due persone considerandolo come piatto unico.
difficoltà? Facilissimo
tempo di preparazione? ma che ti devo dire…15 minuti, toh!
tempo di cottura? 15-20 minuti e sei a tavola, garantito!
200 g di tonno fresco in una sola fetta
100 g di quinoa
150 g di acqua
4 bacche di ginepro
4 foglie di alloro
pomodoro datterino
la scorza grattugiata di un limone non trattato
olio extra vergine d’oliva
crema di aceto balsamico
sale
pepe
foglie di basilico
semi misti; girasole, lino, papavero, sesamo
Cuoci il tonno al vapore, per 10 minuti, aromatizzando l’acqua di cottura con l’alloro e le bacche di ginepro. Non cuocerlo di più, deve rimanere di un colore rosa dentro e sfaldarsi teneramente. Appena cotto, mettilo in una ciotola, sminuzzalo e condisci con sale e pepe.
Sciacqua la quinoa e  mettila dentro una padella con l’acqua, porta a bollore e cuoci a fuoco leggio per 10 minuti con il coperchio, aggiungi un pizzico di sale. Fai raffreddare e poi mescola con il tonno, nella stessa ciotola. Aggiungi la scorza del limone, e un giro d’olio. mescola e prepara le 4 cupolette con un coppa pasta adatto oppure realizza dei medaglioni con un ring classico. A ‘sto punto puoi decidere di dargli una arrostita su una piastra rovente per conferire una crosticina niente male oppure lasciare tutto il mondo com’è. Distribuisci i semi misti per dare croccantezza al piatto, e guarnisci con una insalata di pomodoro daterino tagliato a rondelle e condito con sale, pepe, olio e aceto balsamico. Poi cuntami che tinni pari

cupole_2

il mio natale

torta 2

da che ne ho memoria, la torta per il mio compleanno è sempre stata panna e fragoline di bosco. I miei genitori me la facevano preparare, quann’era nicaredda, dalla pasticceria del signò Spadaro in via Longo a Messina. Le festazze, me le ricordo, le trascorrevamo giocando, con i giocattoli che ricevevo, taliando i cartoni di Bip Bip e Willy il coyote, assettati ‘n’terra, con il proiettore super 8 sparato su una parete bianca, dalla quale me matri scippava i quadri.
Cose antiche, cose belle.cla e torta_HDR

Mah! Tornando alla toTTa, chi siamo noi per sovvertire questa tradizione?
In effetti da quando gestisco le paginette di questo blog mi vado sfirniaciannu con torte sempre diverse ma il primo amore non si scorda mai, evè? Infatti, gira vota e firrìa, torno sempre all’ancestrale sapore.
La base della torta è la chiffon cake, bella, alta, coreografica, umida, speziata e buona anche a distanza di qualche giorno. La ricetta me l’ha regalata la mia amicuzza Fina, l’avvocato nel fornetto, amica duci e zuccherata che mi fece assaggiare ‘sta torticedda, in un pomeriggio tra amiche al suo Co-cooking a Palermo. Un pomeriggio capolavoro!ingredienti

un pizzino, l’hai preso?
l’impasto è facilissimo da fare, pensaci il giorno prima però.

per uno stampo da 24 cm
290 g di farina
200 ml di acqua
300 g di zucchero
120 g di olio di semi di arachidi
6 uova grandi oppure 7 piccole
8 g di cremor tartaro
16 g di lievito per dolci
un pizzcio di sale
un cucchiaino di spezie, un mix macinato finemente
la scorza grattugiata di un limone
mezzo cucchiaino di estratto di vaniglia
sbatti, in una ciotola, i tuorli con metà dello zucchero, unisci l’acqua e l’olio, mescola. Setaccia la farina con il lievito, aggiungi le spezie macinate e, gradatamente aggiungi al composto di uova. aggiungi lo zeste di limone e la vaniglia. Monta a neve gli albuminon molto sodi; quando cominciano a schiumare nel montaggio aggiungi lo zucchero rimasto addizionato al cremor tartaro e mont lasciandoli morbidi. Aggiungi gli albumi all’impasto, mescolando delicatamente con una spatola, in tre fasi, con movimenti dal basso verso l’alto. Versa nello stampo pulito, non imburrare e non infarinare. Inforna a 160°C per 50-55 minuti. Fai la prova stecchino, tira fuori lo stampo e capovolgilo poggiandolo sugli appositi piedini di cui è munito. Se il tuo stampo non dovesse avere i piedini capovolgilo su un collo di bottiglia e fai raffreddare per almeno tre ore. In teoria la torta dovrebbe staccarsi e scivolare sola sola… ma questa è ancora teoria. In pratica dovrai usare una spatolina per staccare con delicatezza i bordi del dolce dalla teglia e dalla base.

Poi ti serviranno:
mezzo litro di panna fresca, 20 g di zucchero a velo e circa 300 g di fragoline di bosco
Monta la panna con lo zucchero  e spalmala sulla torta facendo un primo rivestimento sulla parte alta e poi sui laterali, pareggia e metti in frigo. Dopo circa mezz’ora rifai un altro giro di copertura, passa una spatola liscia e pareggi bordi e la parte superiore. Distribuisci le fragoline e metti in frigo fino al momento di servire
fetta