tarte tatin di scarola

Ingredienti:

un cespo di scarola liscia
una confezione di pasta brisée rotonda
50 g di pangrattato
50 g di panko
due cucchiaini da tè di zucchero
50 g di olive nere snocciolate
20 g di pinoli
20 g di parmigiano reggiano
2 acciughe sott’olio
10 g di capperi dissalati
2 cucchiaini da caffè di capperi canditi
20 g di uva sultanina
olio aromatizzato all’aglio
un mazzetto di prezzemolo
Monda la scarola, eliminando le foglie esterne coriacee, poi lavala sotto l’acqua corrente e sgrondala per eliminare l’acqua in eccesso. A questo punto prepara la “conza“, il ripieno; in una padella versa un giro d’olio all’aglio e le acciughe, accendi il fuoco leggìo leggìo (basso), e mescola fino a scioglierle del tutto. Aggiungi il pangrattato, il panko e un cucchiaino di zucchero, mescola per evitare di bruciare il composto facendo dorare leggermente. Trita grossolanamente le olive, i pinoli, i capperi dissalati e l’uva sultanina; aggiungi il trito in padella e mescola su un fuoco basso, fino a completa doratura del pane. Fuori dal fuoco aggiungi il parmigiano, i capperi canditi e il prezzemolo tritato, mescola e metti da parte per fare intiepidire. Versa un generoso giro d’olio dentro lo stampo per la tatin, versa lo zucchero rimasto e mescola per distribuire sul fondo. Adagia la scarola sul piatto dello stampo con il torsolo in basso, comincia a condire le foglie con la “conza” di pane, preparata in precedenza. Copri con l’altra parte dello stampo sul piatto e, molto velocemente, capovolgi; taglia, con un coltellino affilato, il torsolo della scarola, aggiungi un po’ “conza” all’interno della parte tagliata, versa un giro d’olio all’aglio e copri con il disco di pasta brisée, “incapizzandolo” ripiegando, cioè, tra le foglie della scarola e lo stampo, in modo da sigillare. Come sempre ti dico, quando devi infornare una preparazione, basati sulla conoscenza del tuo elettrodomestico, ti lascio qualche indicazione: inforna in forno caldo a 180°C per circa 20 minuti, se la superficie della brisée dovesse scurirsi troppo, adagia un foglio di alluminio per preservare la doratura. Appena la torta è cotta, trascorso il tempo indicato e considerando la coloritura della brisée, spegni il forno, tira fuori lo stampo, copri con il piatto a servire e, con un giro veloce, capovolgi la scarola staccandola dallo stampo sul piatto da prtata, aspetta qualche minuto e servi tiepida.

Molleaux au citron

un dolcino francisi, morbido realizzato con picca ingredienti, picca minuti e tutte le volte che vuoi.

ingredienti per il dolce molleaux au citron (il dolce morbido al limone):

due uova
140 g di zucchero semolato
350 g di mascarpone
130 g di yogurt bianco
2 limoni
85 g di amido di mais setacciato
un pizzico di sale
zucchero a velo per la garniture

Porta il forno a una temperatura di 180°C.
Con uno zester grattugia la scorza dei limoni e mettila da parte, poi spremi i limoni e filtra il succo. Rompi le uova in una terrina e sbatti con le fruste elettriche insieme con lo zucchero fino a renderle bianche e spumose, aggiungi il sale e sbatti ancora per qualche minuto. Unisci lo yogurt, il mascarpone e continua a sbattere a media velocità per incorporare gli ingredienti. A questo punto incorpora la scorza, il succo dei limoni e continua a sbattere ancora per qualche minuto. Per concludere la preparazione, cospargi a più riprese l’amido e mescola con delicatezza. Versa in una teglia imburrata e infarinata di 22 cm di diametro e cuoci per circa 45 minuti, fai la prova dello stecchino prima di sfornare il dolce. Fai raffreddare completamente prima di sformalo. Ti consiglio di usare una teglia di ceramica per poter portare in tavola il dolce nel suo contenitore e tagliarlo direttamente nello stesso. Diversamente usa della carta forno per tirare fuori il dolce dallo stampo o una tortiera con cerchio amovibile.

verde pistacchio di Bronte

lasagne al pistacchio

“Il corso delle cose” che stiamo vivendo e che, banalmente, definiamo “periodo” ci sta fracassando i cabasisi!
Tra varianti che non ti aspetti e nimici ra cuntintizza abbiamo compiuto due anni di annullamento di quella che era una consuetudine, una vita considerata, a volte ,”la solita routine”…Ma che era bella, però, ah?!?
Ma nuatri semu chiddi che unn’abbattemu mai, ci devono sparare piuttosto, forti e temerari risaliamo sulla giostra e comu finisci si cunta!
Per una mano, pigghia un pizzinu e appuntati ‘sta
ricetta. Troppo bella è!

Per 8 cristiani
circa 24 lasagne secche all’uovo

Per la besciamella:
125 g di burro + una noce
125 g di farina
1250 ml di latte
sale
pepe
noce moscata
Per il pesto di pistacchio:
140 g di pistacchi di Bronte non salati
80 ml di olio extra vergine d’oliva
80 g di parmigiano grattugiato
80 ml di acqua
5-6 foglie di basilico
la scorza grattugiata di un limone biologico
Per farcire:
200 g di speck tagliato a cubetti
200 g di scamorza grattugiata con una grattugia a fori grossi
50 g di granella di pistacchio
50 g di parmigiano
una manciata di pangrattato

burro e pan grattato per la teglia

prepara la besciamella sciogliendo il burro in tegame, aggiungi la farina e, con una frusta a fili, mescola per tostare il composto. Aggiungi il latte a temperatura ambiente, poco per volta e fai addensare. Appena affaccia il bollore spegni, aggiungi una noce di burro e togli dal fuoco, unisci il sale, il pepe e una generosa grattugiata di noce moscata.
Frulla i pistacchi, fino a ottenere una farina; aggiungi il parmigiano, l’olio, l’acqua, il basilico e la scorza del limone, frulla ancora e unisci questo composto alla besciamella precedentemente preparata. Mescola e metti da parte.
prendi una teglia di 30*40 cm circa, imburrala e poi cospargila con del pangrattato, distribuisci un “leggero” suolo di besciamella al pistacchio, uno strato di lasagne secche, un altro strato di besciamella, uno strato di speck, uno di scamorza e poi di nuovo uno strato di lasagne e così via fino a finire con l’ultimo strato di lasagne (devono essere quattro), besciamella, la scamorza, la granella di pistacchio, il parmigiano e il pangrattato.
Inforna in forno caldo a 200°C per circa 20 minuti. Fai intiepidire prima di dargli un muzzicuni

patate mon amour

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Un vortice della cucina di oggi, quella che leggiamo sul web, è lei, Simona Mirto.
È una spisidda che volteggia sempre accesa sul blog e sui social, il suo estro e la sua tenacia non si esauriscono; le sue ricette sono una garanzia, sei certo che riescono al primo colpo.
La sua forza, secondo me, è la semplicità con cui racconta segreti e piccoli accorgimenti che ti assicurano il risultato. Una certezza, praticamente.
La semplicità di una ricetta, come quella per realizzare le patate al forno super, mega, iper buone, di sicuro successo. Le faccio, le rifaccio e le ririfaccio infinite volte; senti ammia, se vuoi mangiare le patate al forno più buone del mondo, pigghia un pizzino e segnati ‘sta ricetta cu tutti i trucchetti del mestiere.

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Pigghia
600 g di patate tutti ‘i stissi (della stessa dimensione) non le pelare ma piuttosto, lavale ben bene sotto l’acqua corrente e poi asciugale, strofinandole con un canovaccio.
Taglia le patate a metà e poi a spicchi, mettile in una teglia con  2 spicchi d’aglio in camicia leggermente incisi su un lato, gli aghi di un rametto di rosmarino tritati e l’altro rametto intero.
Poi versa 2 cucchiai d’olio extravergine d’oliva, il sale e una bellissima e generosa macinata di pepe esagera, senti a me. A questo punto posa il cucchiaio e affonda le mani dentro la teglia per mescolare tutti gli ingredienti fra loro, massaggia le patate e cospargile interamente con gli aromi e l’olio, devono essere una cosa sola.
Adesso entra in scena il trucchetto del mestiere: aggiungi 3 cucchiai d’acqua e inforna a 200°C in forno già caldo in modalità statico. L’aggiunta dell’acqua evita di bollire le patate in precedenza ma assicura la morbidezza al cuore e la successiva croccantezza esterna.
Assicurati che la teglia sia posizionata al centro del forno e prosegui la cottura per 45 minuti.
In questo lasso di tempo, le patate saranno quasi cotte a dovere, irrora con un po’ di succo di cottura e distribuisci ancora 2 cucchiai d’olio, mescola, sposta la teglia nella parte alta del forno, alza la temperatura a 220°C e cuoci ancora dieci minuti.
Amunì che ce la stai facendo, guardi oltre il vetro e ti compiaci, esattamente come fici iu. 
Ora viene il bello, trascorsi i dieci minuti, smuovi le patate, aziona il grill e finisci di gratinare qualche minuto, fino a quando la superficie si sarà croccantizzata.
Alla fine della fiera, appena avrai addentato la patata bollente (perché non avrai la pazienza di aspettare che si raffreddino), non crederai alle tue papille gustative e sverrai dalla bontà. Patate morbide e croccanti da sdilliniu.

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i cardi che non ho mai cucinato

Ho sempre mangiato i cardi cucinati da mia cognata Patrì, siciliana fino al midollo; me li ha preparati fritti e sono sempre  stati buonissimi! non li ho mai cucinati, mai puliti, mai avuto nulla a che fare. Non c’è motivo, me li  prepara sempre lei, coccolandomi.
“‘Su’ cummattusi” Mi disse, vero è! Sono lavorati; bisogna lessarli, eliminare i filamenti, panarli, friggerli… Molto lavoro per un piatto che è una poesia. Mi faccio coccolare.

Poi, qualche sera fa, la sera di capodanno per l’esattezza, Sabine, che siciliana non è (giustappunto a casa di Patrì), ci ha regalato una ricetta molto vicina al nostro modo di cucinare; sarà che è maritata con un palermitano, sarà che ha una capacità innata di immedesimarsi, sarà che non la conoscevo e mi parse il modo di recuperare una ricetta che merita una menzione, sarà quel che sarà, mi si scatenò la voglia di prepararli e la ricetta te la trascrivo, sperando di non dimenticare nulla! Ma che fu? … entrammo tutti in visibilio, compresa mia cognata.
Ho capito, dopo la serata, che è meglio appuntare, scrivere, annotare tutto, anche quando “tutto” è dato per scontato e scontato non è! Patrì, dammi la ricetta dei cardi fritti.

1 kg di cardi puliti
250 g di pangrattato
12 g di zucchero
2 filetti di acciuga
olio extravergine d’oliva
130 g di semola di rimacinato
6 uova
sale
50 g di parmigiano grattugiato
porta a bollore abbondante acqua  e nel frattempo lava i cardi, costa a costa. Cuoci i cardi per circa 20-30 minuti, scolali ed elimina i filamenti, come per il sedano, asciugali tamponandoli con carta da cucina assorbente.

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Prepara la muddica atturrata: in una padella antiaderente versa due cucchiai d’olio, su fuoco leggero, sciogli le acciughe sminuzzandole con un cucchiaio di legno, versa il pangrattato, aggiungi lo zucchero e mescola spesso, fino a quando il pane assume una colorazione ambrata.

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Prepara tre contenitori, uno con la semola, uno con le uova leggermente sbattute con un pizzico di sale e uno con la la muddica atturrata. Passa un cardo per volta dentro la farina, poi nelle uova e infine nella “mollica”.

cardi_00011Poni i cardi cunzati dentro una teglia foderata con carta forno, spolvera con un pizzco di sale e  il parmigiano grattugiato, inforna in forno caldo a 190°C per circa 20 minuti. Mangiali caldi  e poi mi cunti!

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Due secoli di storia vissuti con gli spagnoli

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…vorranno pur dire qualcosa. In effetti mi sono amminchiata con le “tapas”, mi piacciono assai e ne sto provando ‘na poco per poterti raccontare come sunnu.  Queste, sono molto simili ai calzoni siculi e per questo motivo mi sento di dirti che sono parenti stritti stritti. La dominazione spagnola fici il grande “passo barocco”, senza  sforzo s’inserì, in quella che ormai era la tradizione siciliana di gusto arabo e sorprese il commensale per la meraviglia delle preparazioni dei Viceré in un sfavillante virtuosismo alimentare. Beh, il bello delle dominazioni, direi.
La ricetta è desunta da una raccolta di Sale & Pepe collection “Piccoli antipasti”

Amunì, pigghia un pizzino.

Empanads agli spinaci, uvetta e pinoli.
Per la pasta:
250 g di farina di tipo due
75 ml di olio extra vergine d’oliva
1 uovo leggermente sbattuto
50 ml di vino bianco
10 g di lievito di birra fresco
2 cucchiai di latte tiepido
un cucchiaino di zucchero
5 g di sale
Per il ripieno:
30 g di passolina (uvetta)
2 cucchiai di sherry secco Marsala
2 cucchiai di olio extra vergine d’oliva
2 cipolle affettate sottilmente
1 cucchiaino di zucchero
200 450 g di germogli di spinaci lavati e strizzati.
40 g di pinoli tostati
(un filetto d’acciuga, non contemplato nella ricetta originale ma bene ci sta)
1 tuorlo
1 cucchiaio di latte

Sbriciola il lievito in una ciotola, aggiungi il latte e 1/2 cucchiaino di zucchero; sciogli il miscuglio con le mani e amalgama bene gli ingredienti. Copri con un canovaccio e poni al lievitare per mezz’ora. Nel bicchiere della planetaria metti: la farina, lo zucchero rimasto e il sale, mescola, fai una cavità al centro e versa l’olio, l’uovo sbattuto, il vino e il miscuglio di latte e lievito. Accendi la macchina con il gancio per impasti e impasta fino a quando otterrai un impasto incordato, liscio ed elastico. Ponilo in una ciotola, coprilo con un canovaccio e lascia riposare nel forno spento con la luce di cortesia accesa, fino al raddoppio. Prepara il ripieno. Metti a mollo la passolina nel Marsala. Scalda l’olio in una padella, aggiungi l’acciuga e scioglila nel l’olio, le cipolle e lo zucchero, sala leggermente, copri e lascia stufare per circa dieci minuti. Aggiungi l’uvetta con il marsala, mescola e fai cuocere ancora un minuto poi lascia raffreddare in un recipiente. Rimetti la padella sul fuoco, metti gli spinaci e falli appassire per un minuto con il coperchio, mescola ogni tanto. Mettili in un colapasta e fai raffreddare, strizzali per eliminare l’acqua di vegetazione poi tritali finemente e aggiungili alle cipolle insieme con i pinoli, aggiusta di sale e aggiungi il pepe.
Scalda il forno a 200°C e sbatti il tuorlo con il latte.
Riprendi la pasta, sgonfiala, realizza un salsicciotto e realizza dieci/undici porzioni. Stendi una porzione realizzando un disco di circa 9 cm di diametro. Metti un cucchiaio di ripieno a centro e chiudi a mezzaluna, pizzicandolo sui bordi precedentemente bagnati con poca acqua, per sigillare. Poni ogni fagottino su una teglia foderata con carta forno. Ripeti l’operazione per il resto della pasta e di ripieno. Spennella tutti i fagottini con la mistura di uovo e latte, inforna e fai cuocere per circa 10-15 minuti. Servi caldi.

Creme tart

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se aspettavo ancora un po’, questo post diventava “fuori stagione” in effetti sono al limite. Le ciliegie oramà fineru; quelle che trovo hanno di nuovo i prezzi alle stelle. Vero è che questa torta scenografica si presta a mille “vestiti” quindi la decorazione è stagionale, la base resta strepitosa comunque e la cosa bella è proprio questa.
Mi piace assai, la sua bellezza è pari alla sua bontà, la volevo fare da una marea di tempo ma sul ueb ci sono millemila ricette, di quale fidarsi? Qualche mese fa, da Tony il mio parrucchiere, ho incontrato la mia amica Agnese, lei è maestra di torte, bravissima, non ci vedevamo da quasi “un secolo” e, indovina? mi cuntò che aveva realizzato la creme tart… mizzica, chi meglio di lei? Pigghiai un pizzino elettronico ( le note del cellulare ghghghghgh), mi scrissi la ricetta e ora te la cuntu.

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250 g di farina
125 g di burro morbido
100 g di zucchero a velo
un tuorlo
un uovo intero
5 g di lievito per dolci
un pizzico di sale
la scorza grattugiata di un limone
Con le fruste, monta lo zucchero con il burro e la scorza del limone, aggiungi le uova e poi la farina, il lievito e il sale, amalgamando con una spatola, delicatamente. Stendi un foglio di pellicola e avvolgi la frolla che sarà molto morbida, a fortiori con questo caldo. Ti consiglio, quindi, di lavorare con un leccapentola per raccogliere tutto il composto e compattarlo aiutandoti con la pellicola stessa. Poni in frigo, Agnese suggerisce almeno un paio d’ore, io la preparo la sera e la faccio riposare tutta la notte in frigo.

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Trascorso il tempo di riposo, recupera la frolla e dividi in due panetti, uno rimettilo in frigo, l’altro stendilo tra un foglio di carta forno e uno di pellicola, su un piano freddo, di marmo sarebbe l’ideale. Realizza la forma desiderata con una dima: io ho fatto una corona ma vanno di moda lettere e numeri per festeggiare compleanni o ricorrenze diverse; trasferisci la frolla su una base liscia, facendo scivolare la carta forno, bucherella con i rebbi di una forchetta e fai riposare in frigo per circa 15 minuti, nel frattempo realizza l’altra base e ponila in frigo. creme tarte secondo disco_00002_01

Accendi  il forno a 160°C e inforna la prima base per circa un quarto d’ora, comunque per la cottura basati sulla conoscenza del tuo forno e controlla il processo. Sforna e fai raffreddare completamente prima di maneggiarla. Cuoci anche la seconda base e fai raffreddare.
Agnese per il ripieno ha realizzato una sorta di crema diplomatica, ma non so in che proporzione, io invece ho riempito la mia sac-a-poche con una namelaka.

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340 g di cioccolato 
400 ml di panna fresca
200 ml di latte intero
10 g di sciroppo di glucosio
4 g agar agar o di gelatina in fogli 

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taglia a pezzetti il cioccolato bianco, ponilo dentro un pentolino e scioglilo a bagnomaria. Se usi la gelatina mettila ammollo in acqua fredda per una decina di minuti e poi l’aggiungi al latte caldo, strizzata; se invece usi l’agar agar porta a bollore il latte e aggiungi la polvere, mescola per scioglierla e poi aggiungi il glucosio.
Versa il cioccolato dentro un contenitore grande abbastanza per contenere tutta la crema, versa un terzo di latte caldo e con un cucchiaio mescola per farlo assorbire dal cioccolato. Procedi allo stesso modo per fare assorbire il latte rimasto e infine la panna. Mescola ancora per amalgamare. Immergi un frullatore a immersione e frulla per circa un minuto lasciandolo fermo sul fondo, copri con la pellicola e poni in frigo tutta la notte.

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Il giorno dopo metti la crema in una sac-a-poche, sporca un piatto da portata per fissare la prima base della torta, distribuisci tanti piccoli fiocchetti fino a ricoprire la superficie, adagia l’altra base e rifai il processo.

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Metti in frigo e fai rassodare, la torta è molto delicata, tema il caldo. Decora come più ti piace, con fiori edibili e frutta di stagione, io ho realizzato dei biscotti con la frolla avanzata e ho usato anche delle piccole sfoglie di cioccolato. Tu, fai tu.
Grazie Agnese!

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corona di pane ciavurusa alla salvia

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La ricetta originale la trovai su un vecchio numero di Sale & Pepe, aprile 2012 per la precisione, che misi da parte aspettando l’opportunità per realizzarla. Parrava di panini singoli che invece io vedevo accoronatiPassau il duemiladodici, il diemilatredici, il duemilaquattordici, il duemilaquindici, il duemilasedici, il duemiladiciassette…

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Poi, un bel giorno, Emile Henry s’inventò uno stampo nuovo per il pane, un magica corona da comporre come più mi piace. E qua parte il gingol della Pasqua ma anche quello del Natale e, perché no? anche quello di tutti i giorni dell’anno.
La ricetta l’ho modificata, te lo devo dire. Non mi sono accollata di mittirici 20 g di lievito su 400 g di farina, non ti seccare. Poi ho messo la salvia al posto del rosmarino e ci ho aggiunto ‘n’atticchiedda di acqua.
pigghia un pizzinu:
200 g di farina di grano tenero di tipo 2
200 g di semola di rimacinato
3 uova
3 tuorli
70 g di burro morbido più quello per lo stampo
olio extra vergine d’oliva
150 g di patate (sbucciate)
un mazzetto di salvia
un cucchiaino raso di zucchero
40 ml di acqua, aggiungila poco per volta e controlla l’impasto, potrebbe servirtene di meno o di più.
8 g di lievito di birra
10 g sale più quello per le patate

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lessa le patate, tagliale a cubetti e saltale in padella con un paio di cucchiai d’olio, un poco di sale e la salvia tritata. Fai insaporire circa 5 minuti, poi spegni il fuoco, passale su un tagliare e schiacciale con una forchetta; metti da parte.
Lavora il burro in una terrina con lo zucchero, aggiungi il lievito e continua a lavorare per amalgamare. Metti nell’impastatrice la farina, i tuorli, le uova, il burro con il lievito e fai partire la macchina. Io uso il mio Cook Expert, imposto il programma automatico per il pane e avvio. Appena finisce il programma aggiungo le patate schiacciate e il sale, faccio ripartire il programma e aggiungo l’acqua poco alla volta. Poni l’impasto dentro una ciotola coperta, inseriscila dentro il forno spento con la luce accesa e fai lievitare fino al raddoppio. Ti ci vorranno un paio d’ore circa.
Ungi lo stampo a corona e infarinalo, elimina la farina in eccesso poi stacca delle palline di impasto di circa 20 g e poggiane 3 in ogni alloggiamento, copri con il coperchio dello stampo e fai lievitare ancora un’ora o fino a quando saranno raddoppiate. Lo stampo ha 8 alloggiamenti il resto dell’impasto l’ho inserito in 5 stampi per babà in alluminio, li ho fatti lievitare dentro il cuoci pane con la cloque, “le pain” e poi ho infornato.
Cuoci in forno caldo a 220°C per circa mezz’ora, poi togli il coperchio e fai colorare qualche istante.

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avviluppata dentro un morbido vortice dal cuore di cioccolato, in un fine gennaio siciliano

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Ecco, non si offenda Lina Wertmüller, ché le ho parafrasato il titolo di un suo grandissimo film, ma quando realizzo un dolcetto simile mi sento trascinata con una forza travolgente attraverso qualcosa di bello, di piacevole, di confortante e di rilassante.
Se ho un problema, un pensiero che mi affligge o uno stramaledetto scassamento di cabasisi, me ne vado in cucina, m’allaccio il grembiule bello stretto sui fianchi, raccolgo i capelli in una coda, usando movimenti lenti anzi lentissimi e faccio correre lo sguardo sul piano di lavoro pulito, ancora per poco. Peso gli ingredienti, setaccio la farina, trito il cioccolato e mi perdo, letteralmente, nei suoi effluvi. Il suo ciavuru ha un potere irresistibile, quando è fondente, soprattutto. Mi scordo tutto il resto, se avessi una porta in cucina la chiuderei, ma con il potere della mente, in effetti, la chiudo a doppia mandata e minnifuttu, almeno per ‘na para d’uri. Poi, quannu finisce si cunta. brioches al cioccolato_00002

la ricetta di queste meraviglie l’ho presa su questo affascinante blog. L’incanto delle fotografie mi ha fatto innamorare, a me piace il bello, se poi è anche buono, megghiu accussì.
Manco a dirlo, ma meglio se te lo dico, ho modificato leggermente la ricetta, tu leggi la sua e poi fai tu.

per l’impasto brioche:
10 g di lievito di birra fresco
250 ml di panna
2 uova
100 g di zucchero di canna
600 g di farina
1/2 cucchiaino di sale
100 g di burro a temperatura ambiente.

Per il ripieno al cioccolato:
130 g di cioccolato fondente
130 g di zucchero di canna
60 g di cacao
2 albumi
150 ml di panna
un pizzico di sale
50 g di burro

 

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questa volta non ho usato macchine, ho lavorato usando tanto olio di gomito perché avevo bisogno di silenzio, non c’era neanche la musica.

Silenzio. Ogni tanto mi serve per riordinare le idee, mettere a posto pensieri, piegare paure e metterle in fondo a un cassetto, chiuderlo e via, non pensarci più.
Ho cominciato scaldando la panna dentro una casseruola d’acciaio, a fuoco leggero, l’ho scaldata pochissimo per sciogliere il lievito con le mani. Quindi ho preso una bella ciotola grande, in Pyrex, versato il miscuglio di panna e lievito e su quello ho aggiunto le uova. Con una spatola a lama lunga flessibile ho mescolato unendo gli ingredienti, poco per volta ho immesso lo zucchero. Ho mescolato ancora fino a sciogliere lo zucchero che con il lieve calore della panna si libera in essa; che bello.
Poco alla volta ho cominciato a inserire la farina e a quel punto l’impasto è diventato sempre più consistente, quindi ho alloggiato la ciotola nell’incavo del braccio e, continuando a mescolare, ho addizionando il sale e il burro morbidissimo, a pezzetti. Ho ottenuto un impasto morbido, facilmente lavorabile sulla spianatoia per realizzare una palla che ho fatto riposare dentro una ciotola coperta con della pellicola, in frigo per tutta la notte.
Chiuso lo sportello del frigo mi sono spicciata a tritare il cioccolato, si stava avvicinando l’ora di cena e non avevo più tanto tempo da regalarmi, avevo però la necessità di finire le preparazioni per il giorno successivo. Quindi, facendo tesoro di quell’ora disponibile, ho mescolato la farina con lo zucchero, il cacao e gli albumi per realizzare il ripieno; ho messo sul fuoco un tegame con la panna, quando è arrivata a ebollizione l’ho versata, poco alla volta, dentro la ciotola con il mix di albumi, mescolando fino ad amalgamare bene il tutto. Poi, mi è bastato rimettere tutto dentro il tegame e cuocere, a fuoco basso mescolando, fino a quando ha preso una consistenza densa. Ero oramai alla fine della formazione del ripieno, mancava da aggiungere il sale, il burro e il cioccolato tritato; con un cucchiaio di legno ho mescolato e il calore ha fatto il resto del lavoro: tutto il composto sciolto e amalgamato. Ben fatto! Ho fatto raffreddare completamente e poi suddiviso in due parti uguali su due fogli di pellicola alimentare, con una spatola ho realizzato due rettangoli di circa 20*15 cm che ho ricoperto con altra pellicola e riposti nel congelatore.
Il giorno dopo avevo un bel po’ di cose da fare, camurrie più che altro, quindi ho tirato fuori dal frigo l’impasto per farlo ritornare a temperatura ambiente, ripromettendomi di lavorarlo dopo pranzo: la merenda era assicurata.
L’impasto morbido, l’ho diviso a metà, era umido ma non troppo, non mi è servita farina d’appoggio. Con un mattarello ho steso una metà realizzando un rettangolo di circa 30*21 cm, ho liberato dalla pellicola uno dei due rettangoli di ripieno ghiacciato,  l’ho adagiato al centro e poi ho ripiegato l’impasto sul ripieno, sigillato i laterali e spianato con il matterello per chiudere bene. Stessa procedura con l’altra metà. A questo punto ho coperto con la pellicola e ho fatto riposare per una mezz’ora, per dare il tempo al ripieno di recuperare un po’ di morbidezza. Trascorso questo tempo di attesa ho recuperato un pacchetto, l’ho steso con il mattarello formano un rettangolo grande 20*30, poi ho ripiegato ancora verso il centro riformando un pacchetto, e poi l’ho risteso alle stesse dimensioni del rettangolo precedente. C’ero quasi, ancora un po’ di lavoro e avrei ottenuto quelle brioches, felice ero. Il passo successivo prevedeva di arrotolare il rettangolo, procedendo dal lato lungo, ho affettato il rotolo ottenuto a pezzi di 5 cm di spessore, li ho adagiati in uno stampo per muffin precedentemente imburrato, ho coperto con la pellicola e messo dentro il forno spento con la luce accesa per un’ora circa, Stesso identico procedimento per l’altra metà. Sbirciavo di tanto in tanto la lievitazione, durante l’ora di riposo finale e già avevo l’acquolina in bocca. Era giunto il momento d’infornare; ho portato il forno a 175°C, eliminato la pellicola e ho infornato per circa 20 minuti, dal piano di sopra Carlotta, con un tono ineterrogativo nella voce, urla:

-Mamma? Che stai cucinando?

Sarà avviluppata nel vortice al cioccolato, anche lei. Cose bellissime!

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tutto in un piatto

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Non avevo mai usato le foglie di cavolo nero, assaggiate forse una volta in vita mia, posso dirti che sono ottime e resistenti anche dopo scottate. Infatti si prestaru ad avvolgere un ripieno delicato di zucca e pesce spada. Ci puoi fasciare chiddu chi voi. Io avevo una fetta di pescespada che ho ridotto a fettine sottili e tagliato a misura per realizzare gli involtini, ho semplicemente cotto e aromatizzato la zucca e lessato del riso basmati; ‘stu piatticeddu mi vinni tutto a scinniri, facile facile e unico.

involtini di foglie di cavolo nero, zucca e pescespada
per 4 cristiani:

200 g di foglie di cavolo nero
600 g di zucca decorticata e tagliata a cubetti
220 g di pesce spada tagliato sottile, quasi un carpaccio
2 cm di zenzero grattugiato
6 foglioline di salvia tritate
1/2 cipolla
uno spicchio d’aglio degerminato
100 ml di acqua
50 ml di vino bianco secco
80 g di mollica di pane raffermo condito con cipollina, pomodoro, parmigiano e un filo d’olio extra vergine d’oliva (*)
240 g di riso basmati
una foglia di alloro
olio extra vergine d’oliva
scotta le foglie di cavolo nero in abbondante acqua salata per una decina di minuti. Scolale e mettile ad asciugare su uno strofinaccio pulito. In una padella metti un giro d’olio con la cipolla e l’aglio tritati finemente; soffriggi per qualche istante, poi aggiungi la zucca, mescola unisci l’acqua, un po’ di sale, il pepe, la salvia e lo zenzero, copri con un coperchio e cuoci per circa 20 minuti. Tre minuti prima della fine della cottura, togli il coperchio aggiungi il vino e alza la fiamma per fare evaporare. Su un tagliere stendi le foglie di cavolo a due a due, disponi una fettina di pescespada e qualche dadolata di zucca preparata, avvolgi l’involtino e passalo sulla panatura. Adagia ogni involtino su una placca foderata con carta forno e inforna a 180°C per circa dieci o quindici minuti. Nel frattempo prepara il riso cuocendolo in acqua salata aromatizzata con una foglia di alloro, scolalo e servi su ogni piatto distribuendo la zucca e gli involtini.

(*)in una ciotola condisci 60 g di pane grattugiato con 20 g di parmigiano grattugiato due pomodorini e un pezzetto di cipolla tritati finemente, aggiungi un filo d’olio, un pizzico di sale e una macinata di pepe, mescola per amalgamare.

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