Noi, spacciatori di ravioli (simil) cinesi

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ore dieci e trenta di una domenica mattina di gennaio, mi viene il ghiribizzo di intingere i ravioli nella salsa di soia: ho la salsa di soia!
Mi pare un buon auspicio, anche se non ho mai preparato i ravioli cinesi so che la magica rete mi darà una mano. Dal mio cellulare avvio la ricerca; salto giallozafferano  a piè pari e raggiungo Carlotta di cucina botanica. Amore a prima vista, lei è carina, garbata, duci e brava. I suoi ravioli alle verdure sono facilissimi un po’ meno la chiusura. Salvo e io, dobbiamo fare un po’ di pratica, Carli oramà è bravissima.
Amunì, attento ‘a mia, pigghia un pizzino opuru segui il video di Carlotta di Cucina Botanica.

per il ripieno:
due zucchine medie
due carote medie
due piccole patate
una cipolla
uno spicchio d’aglio
due cm di zenzero fresco
due cucchiai di salsa di soia
un filo di olio extra vergine d’oliva
Grattugia tutte le verdure, trita finemente l’aglio e lo zenzero, metti tutto dentro una ciotola e condisci con la salsa di soia e l’olio d’oliva. Cuoci in una padella, mescolando sempre per circa 15 minuti o fino a quando le verdure avranno una consistenza morbida. Assaggia e verifica che sia giusto di sale,  metti da parte.

per la pasta:
300 g di farina 0
150 ml di acqua a temperatura ambiente
un cucchiaino di sale
in una ciotola mescolala farina con il sale, aggiungi l’acqua e mescola con un cucchiaio, metti l’impasto sulla spianatoia e impasta fino ad ottenere un composto liscio e compatto. Copri a campana con una ciotola precedentemente riscaldata con dell’acqua calda e asciugata, fai riposare una decina di minuti. Stendi l’impasto molto sottile e con un coppapasta da 8 cm di diametro ritaglia i ravioli. Alloggia un disco di pasta dentro la mano metti un cucchiaino di ripieno,pizzica il fonfo e comincia a chiudere l’impasto prima da una parte e poi dall’altra ripiegandolo sul precedente. Potrebbe fuoriscire un po’ di ripieno, niente ci fa, togli l’eccesso e chiudi il raviolo. Con queste dosi dovresti riuscire a fare 25-30 ravioli.
Carlotta suggerisce due modi di cottura, al vapore o in padella. io ho optato per la seconda opzione. Scalda una padella capiente sporca d’olio, unisci i ravioli e fai dorare il fondo, aggiungi circa mezzo bicchiere d’acqua, copri con il coperchio e cuoci a fuoco medio per circa 10-15 minuti.
Da rifare, assolutamente!

 

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Ah, gli agretti

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una erbacea annuale di una bontà indicibile; una sulenne camurria da pulire ma ci metti un fiat a cuocerla perché basta una sbollentata  e poi una saltata in padella con quello che vuoi o, ancora, buttata dentro una frittata. Niè, lo so che non ti cuntu niente di nuovo ma gli agretti o barba di frate, hanno un sapore veramente particolare!
Su Cucina Italiana di questo mese c’è una ricettina facilissima e molto appetitosa che ti consiglio, io ho solo cambiato quacche cosa qua e la, tu fai chiddu chi voi.
Agretti con pomodori secchi e muddica croccante.
Per due cristiani:
un mazzetto di agretti
uno spicchio d’aglio di Nubia
due pomodori secchi  sott’olio (4 filetti)
20 g di pinoli
10 g di passolina (uva passa)
70 g di muddica (mollica) di pane secco grattugiata grossolanamente
100 g di mozzarella di Bufala Campana sgocciolata
un mazzetto di basilico
sale
peperoncino
olio extra vergine d’oliva

pulisci gli agretti e lavali sotto l’acqua corrente; lessali, pochi minuti in acqua bollente salata. Scolali e saltali in padella dove avrai soffritto l’aglio tagliato a metà con il peperoncino e un paio di cucchiai d’olio. Aggiungi la muddica e arrimina per insaporire; taglia a pezzetti il pomodoro secco sgocciolato e aggiungi alla verdura con la passolina e i pinoli, dopo due minuti spegni il fuoco e aggiungi la mozzarella sminuzzata e il basilico tritato. Servi tiepido e poi mi cunti.

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verde

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O lo ami o lo odi, il verde dico.
Si perché è un colore che non ha mezze misure: o ti piace da impazzire in tutte le sue nuance o ti fa caga…ehm, non ti piace in nessuna salsa. Beh, a me piace, ci sono alcune sfumature veramente appassionanti, anche se il mio colore preferito è il blu.
Mi faccio affatare dai colori, alcuni un po’ di più di altri, certo. E mi piace il monocromatico anche in cucina, nonostante ci siano una miriade di ingredienti che concorrono in alcune preparazioni come questa.

Burger di verdure:

per circa 8 pezzi
1 melanzana lunga (450 g)
40 g di parmigiano grattugiato
250 g di spinaci freschi
140 g di ceci cotti
300 g di patate rosse (con la buccia)basilico
sale
pepe
curry

 

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scotta gli spinaci in una padella con la sola acqua dell’ultimo lavaggio e frullali con i ceci, metti da parte.
Taglia la melanzana a dadini, a questo punto hai due scelte: o friggi e non ci pensi più (alla dieta) oppure disponi la dadolata su una teglia foderata con carta forno, irrorata con un filo d’olio e un pizzico di sale e inforni a 180°C per 20 minuti.

nel frattempo cuoci le patate in abbondante acqua fredda, senza sbucciarle; quando saranno cotte, schiacciale con uno schiacciapatate.

In una ciotola mescola il mix di pangrattato, le patate, le melanzane, il basilico, il parmigiano a pezzetti, aggiusta di sale, aggiungi una macinata di pepe e un cucchiaino di curry o a piacere. Se l’impasto dovesse essere troppo morbido aggiungi una manciata di pan grattato.

Forma i burger aiutandoti con un ring, schiaccia su un pezzetto di carta forno e pareggia, sforma con delicatezza e procedi così con tutto l’impasto. Se hai l’attrezzo per formare i burger, meglio, ovviamente.

Cuoci su una padella antiaderente a fondo liscio, arroventata oppure in forno. Servi con un’insalata e una spolverata di mandorle a lamelle, se ti piacciono.

 

 

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rallento, ho un bel po’ di tempo da spendere

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Come tutti quelli che non sono impegnati in prima linea, mi sono ritrovata con un monte di tempo da spendere in casa, tra la montagna di cose che ho tralasciato ci sono queste pagine che urlano vendetta.
Da quando ho ricominciato a lavorare fuori casa, pare che mi desi delle arie picchì  lassai fetere ‘stu blog,  provo dunque a dare valore a questo tempo, considerandolo non come una imposizione dei tempi del Covid-19 ma come un regalo.
Allora nenti ficimu, Carli e io? Nnì misimu in cucina con il fantale e, a 4 mani, abbiamo preparato ‘stu piatticeddu di pasta.
Bella fu!

Mezze maniche rigate con crema di patate, finocchietto e senape.

per due cristiani:
160 g di mezze maniche rigate integrali (o qualunque altra pasta che ti piace)
100 g di pisellini surgelati
300 ml di acqua
1/2 cipolla tritata
100 g di patate sbucciate
70 ml di latte di cocco
2 rametti di maggiorana
qualche foglia di finocchietto selvatico
un cucchiaio scarso di senape delicata al miele
la scorza grattugiata di mezza arancia
una manciata di mandorle a lamelle
sale
pepe
olio extra vergine d’oliva

metti a bollire le patate in acqua fredda, quando saranno cotte e cederanno senza opporre resistenza ai rebbi di una forchetta, passale in uno schiaccia patate e mettile dentro una ciotola; versa il latte di cocco, la scorza dell’arancia, la senape al miele e le erbette aromatiche tritate finemente, fai riposare dopo avere amalgamato.
Nel frattempo trita la cipolla, ponila in un tegame con un cucchiaio d’olio e i piselli. Scalda leggermente e mescola prima di aggiungere l’acqua; porta a cottura sempre mescolando, l’acqua sarà evaporata. Aggiungi la crema di patate, aggiusta di sale e mescola. Cuoci la pasta in abbondante acqua bollente salata, scolala al dente e versala nel tegame con il condimento, mescola e aggiungi un cucchiaio di acqua di cottura della pasta, se necessario, per fluidificare la salsa e amalgamare il tutto. Regala una macinata di pepe macinato al momento e impiatta distribuendo una manciata di mandorle a lamelle in ogni piatto.

vellutata di zucca e nocciole

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dell’autunno mi piace il colore; essenzialmente caldo. Mi piace pensare che prepara al freddo che arriva, prima o poi.
Tra le cose positive di quest’Isola c’è, sicuramente, il clima. Anche se visibilmente impazzito, mantiene qualche vecchia promessa, nei momenti di lucidità. Anche qui arriva il freddo, certo non è il freddo di Pordenone e poi dura poco; affaccia qua e là intervallando tiepide giornate di sole.  Non basta, dici? No, sicuramente, ma aiuta.

vellutata di zucca  e nocciole

500 g di zucca decorticata e tagliata a cubetti
300 g di patate pelate e tagliate a cubetti
una fetta di zucca con la scorza pulita
foglioline di maggiorana
50 g di nocciole tritate
olio extra vergine d’oliva
500 ml di brodo vegetale
sale e pepe
in un tegame metti un filo d’olio, aggiungi la zucca a cubetti e le patate, mescola e porta a cottura con il brodo, ti servirà circa mezz’ora.
Affetta sottilmente la fetta di zucca rimasta, distribuisci le fette su una teglia foderata con carta forno, distribuisci un velo di sale e qualche goccia di olio, spennella per uniformare. Inforna a 180°C per circa mezz’ora.
Frulla  il composto di zucca e patate, aggiusta di sale e regala una macinata di pepe. Distribuisci nei piatti decora con qualche ciphs di zucca, foglioline di maggiorana e una spolverata di nocciole tritate.

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Pane con cavolo nero e ciliegino secco

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Un pane morbido con una crosticina croccante tutta tempestata di semini che cronciano sotto i denti; perfetto per un aperitivo  ma anche come accompagnamento a carni e salumi. Prova a tagliarlo a dadini, saltali in padella con un filo d’olio e poi tuffa i crostini in un brodo o in uno stufato, usali anche come parte croccante su un piatto di spaghetti aglio, olio e peperoncino!
Energia, soddisfazione e sapore emozionale, tutto in un pane fatto in casa.

Pane in cassetta con cavolo nero e pomodoro ciliegino secco

290 g di farina di Tumminia
310 g di grano tenero di tipo 2 con germe di grano
10 g di lievito di birra fresco
100 g di acqua
100 g di farina
70 g di malto d’orzo
60 g di strutto
50 g di pomodorino ciliegino secco, sott’olio
350 ml di acqua circa
100 g di foglie tenere di cavolo nero
uno spicchio d’aglio nero
sale affumicato
olio extra vergine d’oliva
pepe
semi misti

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Taglia in due lo spicchio d’aglio, ponilo in un tegame con un cucchiaio d’olio  e soffriggi qualche istante. Aggiungi le foglie di cavolo, precedentemente mondate e lavate, tagliate grossolanamente, aggiungi un paio di cucchiai d’acqua e fai stufare per circa 5 minuti con il coperchio. Quando l’acqua è evaporata, elimina l’aglio, aggiungi il sale affumicato e una macinata di pepe.
Prepara il lievitino sciogliendo  in un contenitore il lievito con l’acqua, il malto e la farina, mescola e poni in un luogo tiepido per circa mezz’ora. Impasta le farine con lo strutto, aggiungi il lievitino e continua a impastare aggiungendo l’acqua (poca per volta, potrebbe bastarne anche meno o poca in più). Aggiungi il sale, il cavolo scottato e i pomodorini e continua a impastare.
Otterrai un impasto morbido e appiccicoso, ungi le mani con poco olio per potere lavorare l’impasto e realizza una palla che porrai a lievitare per circa un’ora e mezza dentro il forno spento con la luce accesa.

pane cavolo nero_00002Trascorso questo tempo, imburra lo stampo per il pane in cassetta, cospargi di farina ed elimina quella in eccesso. Recupera l’impasto fai qualche piegatura e rotolalo sul mix di semi realizzando un salsicciotto, adagialo dentro lo stampo, chiudi con il coperchio e rimetti nel forno spento per circa 40 minuti. Controlla che l’impasto sia cresciuto, tiralo fuori dal forno, accendi il forno e portalo a  180°C. Cuoci il pane per 40 minuti, poi aumenta la temperatura a 200 per circa 10 minuti ancora. Sforna e fai raffreddare un po’ prima di tirarlo fuori dallo stampo e farlo raffreddare completamente.

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fiori del cavolo

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Il cavolfiore, qui a Palermo, lo chiamano broccolo, tipicamente è di un verde acceso, grande, bellissimo e molto saporito.
Quannu, ccà, diciunu pasta chi vruocculi ti devi aspettare un piatto di pasta con il cavolfiore. In bianco, quindi bollito o più opulento, arriminato, con passolina, pinoli e muddica atturrata. Una perla della nostra cucina!
La ricetta che ti vogghiu cuntari non è una vera e propria ricetta, è un’alternativa croccante, una proposta ammuddicata.
Facile, veloce e senza tanti fronzoli, la prepari in un vidiri e svidiri, subitaneamente!
Prendi un broc… ehm un cavolfiore, del colore che ti piace atte; taglialo a fette di circa un cm e metti di lato, prendi una leccarda, foderala con carta forno, sporcala con dell’olio extra vergine d’oliva e cospargila con del parmigiano grattugiato o del formaggio a pasta dura che ti piace di più, chessò, pecorino, cascavaddu, fai tu. Sporca con l’olio anche le facce del cavolfiore, anche se si rompono, niente ci fa, futtitinni, adagia le fette sulla placca cospargi di formaggio, pangrattato e pepe profumato (garofanato o quello che ti piace di più). Inforna a 190°C per circa 30 minuti. Se vuoi la superficie un po’ più abbrustolita accendi il grill e colora leggermente. La cottura dipende molto dal tuo elettrodomestico, tu che lo conosci bene saprai gestire l’effetto finale.

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A proposito dell’effetto finale…
Il giorno dopo ho preparato una vellutata di zucca, aromatizzata con dello zenzero, semplice ma che cercava un certo non so che. Ecco, io gliel’ho dato: vellutata di zucca e cavolfiore arrustutu.

vellutata e cavolfiore

i cardi che non ho mai cucinato

Ho sempre mangiato i cardi cucinati da mia cognata Patrì, siciliana fino al midollo; me li ha preparati fritti e sono sempre  stati buonissimi! non li ho mai cucinati, mai puliti, mai avuto nulla a che fare. Non c’è motivo, me li  prepara sempre lei, coccolandomi.
“‘Su’ cummattusi” Mi disse, vero è! Sono lavorati; bisogna lessarli, eliminare i filamenti, panarli, friggerli… Molto lavoro per un piatto che è una poesia. Mi faccio coccolare.

Poi, qualche sera fa, la sera di capodanno per l’esattezza, Sabine, che siciliana non è (giustappunto a casa di Patrì), ci ha regalato una ricetta molto vicina al nostro modo di cucinare; sarà che è maritata con un palermitano, sarà che ha una capacità innata di immedesimarsi, sarà che non la conoscevo e mi parse il modo di recuperare una ricetta che merita una menzione, sarà quel che sarà, mi si scatenò la voglia di prepararli e la ricetta te la trascrivo, sperando di non dimenticare nulla! Ma che fu? … entrammo tutti in visibilio, compresa mia cognata.
Ho capito, dopo la serata, che è meglio appuntare, scrivere, annotare tutto, anche quando “tutto” è dato per scontato e scontato non è! Patrì, dammi la ricetta dei cardi fritti.

1 kg di cardi puliti
250 g di pangrattato
12 g di zucchero
2 filetti di acciuga
olio extravergine d’oliva
130 g di semola di rimacinato
6 uova
sale
50 g di parmigiano grattugiato
porta a bollore abbondante acqua  e nel frattempo lava i cardi, costa a costa. Cuoci i cardi per circa 20-30 minuti, scolali ed elimina i filamenti, come per il sedano, asciugali tamponandoli con carta da cucina assorbente.

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Prepara la muddica atturrata: in una padella antiaderente versa due cucchiai d’olio, su fuoco leggero, sciogli le acciughe sminuzzandole con un cucchiaio di legno, versa il pangrattato, aggiungi lo zucchero e mescola spesso, fino a quando il pane assume una colorazione ambrata.

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Prepara tre contenitori, uno con la semola, uno con le uova leggermente sbattute con un pizzico di sale e uno con la la muddica atturrata. Passa un cardo per volta dentro la farina, poi nelle uova e infine nella “mollica”.

cardi_00011Poni i cardi cunzati dentro una teglia foderata con carta forno, spolvera con un pizzco di sale e  il parmigiano grattugiato, inforna in forno caldo a 190°C per circa 20 minuti. Mangiali caldi  e poi mi cunti!

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Curve sinuose e bellezza in passerella

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Per alcune donne la bellezza esteriore conta in maniera considerevole; il busillisi sta nel capire qual è il concetto di bellezza a cui riferirsi. Non condivido i format che si sono sviluppati nell’alta moda. Lo stereotipo del magro è bello, a tutti i costi.
A me, per esempio, piace l’armonia delle forme, la curva aggraziata delle linee di alcune figure femminili.
Te l’ho mai detto? Da grande voglio fare la modella, ma non sticchinedda quindi, per arrivare (da grande) all’obietivo, mi tengo in forma e mangio bene.
Tonno rosso con cavoletti di Bruxelles, pomodorini caramellati e peperoni

per due cristiani
due fette di tonno rosso
un peperone giallo grosso
300 g di cavoletti di Bruxelles
300 g di pomodorini
una manciata di pan grattato
sale affumicato
zucchero
prezzemolo
una cipolla di Tropea
la scorza grattugiata di un limone e metà del suo succo
50ml di vino bianco
olio extravergine d’oliva più quello per l’intingolo
pepe nero
Facile!
lava i pomodorini, tagliali a metà, cospargi con il sale affumicato, una spolverata di zucchero, una di pepe, una di pan grattato, una manciata di origano e un filo d’olio. Inforna a 160°C per circa mezz’ora; nel frattempo lava il peperone, affettalo longitudinalmente e recupera due fette alte circa 2 cm, elimina i semi e i filamenti con un coltellino, riduci a quadrucci il resto del peperone e metti da parte.
Affetta la cipolla molto sottilmente, ponila in padella con un giro d’olio con i quadrucci di peperone e i cavoletti mondati e tagliati a metà. Soffriggi pochissimo e versa due dita d’acqua, copri e fai stufare. Quando l’acqua è evaporata, togli il coperchio e sfuma con il vino, cospargi con il sale affumicato, un cucchiaino raso di zucchero, una macinata di pepe, mescola e metti da parte.
Fai arroventare una piastra sul fuoco, abbrustolisci i due anelli di peperone da ambo i lati e metti da parte. Sulla stessa piastra arroventata cuoci il tonno, pochi minuti per parte. Prepara l’intingolo mescolando 30 ml di olio con mezzo limone spremuto e il prezzemolo tritato con la scorza del limone, sbatti con una forchetta per emulsionare.
Impiatta realizzando il canapè ponendo la fetta di tonno irrorata con un po’ di intingolo, sopra l’anello di peperone e dentro quest’ultimo le verdure stufate con qualche pomodorino, finisci il piatto suddividendo i pomodorini rimasti e parte dell’intingolo.
Poi mi cunti.

crema di cavoletti piccante e capesante gratinate

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Un marzo in piena regola, anche troppo, direi, ma ci sta tutto.
Dice che in Sicilia c’erano gli invasi vuoti, si rischiava il razionamento dell’acqua picchì nei mesi invernali ci fu sempre tempo buono, sole e pochissima pioggia. Appena qualcuno disse la parola magica “razionamento dell’acqua” si è scatenata la pioggia perenne a lassa e pigghia o ad assuppa viddano, che per le colture è una vera manna dal cielo, è il caso di dire.
Praticamente ‘U Signuri, su scuiddò, cu tutta ‘st’acqua. Mi chiedo se si possano chiudere i rubinetti, gli invasi s’incheru?
Va beh, cu tutta la pacienza che ci voli, recupero un po’ di verdura invernale (ancora) e, nell’attesa che arrivi il tanto (da me) agognato cambio di stagione, mi manciu ‘stu piatticeddu.

Crema di cavoletti di bruxelles piccante, capesante gratinate e ciavuru di finocchietto di montagna
per due cristiani:

500 g di cavoletti di bruxelles
un cipollotto
due pomodori pelati
un mazzetto di finocchietto di montagna
un peperoncino
sei capesante
pan grattato
olio extra vergine d’oliva
sale

In un tegame soffriggi, con due cucchiai d’olio, il cipollotto tritato; aggiungi i cavoletti mondati e tagliati a metà, i pomodori privati dei semi, dalla buccia e tagliati grossolanamente, il peperoncino tritato. Mescola per fare insaporire e poi copri con acqua. Aggiungi parte del finocchietto tritato e cuoci per circa mezz’ora o fino a quando i cavoletti saranno teneri. Sala e frulla con un frullatore a immersione, fai riposare al caldo. Prepara la panatura per le capesante mescolando un paio di manciate di pangrattato con un po’ di finocchietto di montagna tritato finemente, un pizzico di sale e un cucchiaio d’olio; tosta su fuoco leggero mescolando. Fai intiepidire e poi passa le capesante nella panatura, ponile su una piccola teglia e inforna a 180°C per circa 1o minuti.
Distribuisci la crema nelle fondine, adagia tre capesante gratinate e servi con un giro d’olio crudo.