senza troppi “giri”, senza parole

cellentani e giri

L’autra sira eravamo a cena da Ida e Ettore. Lei nnì ficina pasticedda buona, buona, buona. Talmente buona che abbiamo fatto il bis e io anche il ter, ammucciuni; ho dato una mano per portare i piatti in cucina e ho ripulito il tegame dove era rimasta un’idea di pasta. Mi hanno scoperto con la forchetta appizzata, inutile dirlo evè?
Oddio, se proprio devo essere sincera chista che ti propongo non è proprio uguale a quella che ha fatto lei, ma l’idea chidda è. Giri si chiamano qua in Sicilia, le bietoline o le erbette che Ida ha usato per condire la pasta.
Semplice, di stagione e con tante buone intenzioni, quelle che mi prefisso a ogni giro di boa. Quelle che sembrano buone ma che certe volte si rivelano tinte. Quelle che mi entrano nella vita scivolando senza nessun attrito, liberamente a piccoli passi, insinuandosi ora dopo ora.
Buoni propositi dunque, per un nuovo anno, una nuova idea, un lavoro, un incontro. E tremo quando ci penso solamente, mi appassiono quando li attraverso e mi perdo nella loro bellezza. Perché belli sono belli e mi scatta l’emozione, mi si accavallano i pensieri e mi rendo conto di avere le tasche piene di cose incantevoli.

per 2 cristiani
4-6 mazzetti di bietoline
20 g di pomodorini secchi
200 g di cellentani
20 g di pistacchi
2 cm di zenzero grattugiato
due cucchiai di pan grattato
un pizzico di zucchero
un’acciuga sott’olio
uno spicchio d’aglio
20 g di parmigiano grattugiato
un pezzetto di peperoncino piccante
olio extra vergine d’oliva
sale e pepe
Lessa le bietoline in acqua salata dopo averle mondate e lavate, conserva l’acqua perché dopo ci cuocerai la pasta.
Ammolla i pomodorini secchi in una tazza con dell’acqua calda, asciugali, tritali e metti da parte. Quando la verdura è cotta, scolala e tritala a coltello. In una padella metti un giro d’olio, lo spicchio d’aglio pelato, tagliato a metà e degerminato, l’acciuga sgocciolata dall’olio di conservazione. Soffriggi poco sciogliendo l’acciuga con un cucchiaio di legno, fai dorare l’aglio. Aggiungi le bietoline tritate, i pomodorini e cuoci ancora con mezzo bicchiere d’acqua di cottura delle verdura e lo zenzero grattugiato. Preleva parte del condimento, frullalo con un frullatore a immersione e poi rimettilo in padella.
Prepara la muddica atturrata: dentro un padellino antiaderente metti un cucchiaino d’olio, il pangrattato, lo zucchero, accendi un fuoco dolce e mescola fino a rendere bionda la muddica, spegni il fuoco, aggiungi il parmigiano e i pistacchi tritati a coltello, mescola velocemente e metti da parte in una ciotola. Cuoci la pasta, scolala al dente dentro la padella con il condimento, mescola e aggiungi acqua di cottura della pasta per fluidificare. Impiatta la pasta con una spolverata di muddica atturrata miscelata ai pistacchi.
Poi mi cunti.

 

giri

riso, zucca e mandorle. Sembra il titolo di una canzone

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Il titolo di una canzone d’amore. E ” non c’è amore più sincero di quello per il cibo”

dimmi ‘na cosa: cosa c’è di più stagionale di un risotto con la zucca? GNIENTE!
Questa è una ricetta semplice almeno in apparenza…
M’ha fari ‘na cottesia, analizza la parola “semplice”.

Una cosa è semplice da realizzare se hai dimestichezza, se conosci qualche trucco che ti viene in automatico senza bisogno di rammentarlo. Se la cosa non desta ansia, apprensione o inquietudine. Se qualcuno, un’anima pia in genere, ti da le dritte giuste.

Ecco, semplice come potrebbe essere questo risotto letto su Sale & Pepe, se non fosse che in Sicilia non siamo abituati a fare il risotto, almeno come lo fanno al nord. Non abbiamo la cultura, anche se le risaie le avevamo anche qua. Ma questa è un’altra storia, non voglio divagare, sannunca mi perdo.
Ah! Ovviamente, manco a dirlo, non troverai questo risotto identico, “una stampa e una figura” a quello di Sale & Pepe ma questo lo sapevi già, evè?
Del risotto però ti devo cuntari ‘na cosa che mi disse un’anima pia di lassopra che di risotti se ne intende.

-Se vuoi fare un risotto classico come l’ho fatto io devi usare un Carnaroli, se invece vuoi fare un risotto molto all’onda devi usare il vialone nano…

e questa è una! Che ne so io di un riso all’onda? Zero meno!

-il vino bianco devi farlo sempre sobbollire, per fare evaporare la parte alcolica che dà un sapore amarognolo, prima di usarlo

e questa è un’altra, tu lo sapevi che il vino si mette già caldo? UH! Io no.

-il riso va lavato…

forse è megghiu se ci levo mano.

Amuni trovati una seggia e assettati picchì la cosa lunga è.

per 4 cristiani:
280 g di riso carnaroli o vialone nano
300 g di polpa di zucca tagliata a dadini
50 g di mandorle tagliate a lamelle
30 g di parmigiano grattugiato
uno scalogno
olio extra vergine d’oliva o burro chiarificato
8 dl di brodo vegetale
1/2 bicchiere di vino bianco
un cucchiaino di aceto balsamico
pepe garofanato
50 g di stracchino
qualche fogliolina di timo
sale quanto basta

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fai rosolare lo scalogno tritato al coltello, dentro una casseruola con una girata d’olio o 20 g di burro e la zucca, per cinque minuti. Unisci l’aceto e fai assorbire. Bagna la zucca con un mestolo di brodo caldo, copri la casseruola e lascia stufare a fiamma bassa per circa 10 minuti, aggiusta di sale. Tosta le mandorle in un padellino antiaderente facendole saltare su fuoco vivace e mettile da parte.
Preleva una parte di stufato di zucca e frullalo dentro un bicchiere con un frullatore a immersione. riponilo dentro una ciotola insieme con il resto della zucca e tieni al caldo. Nella casseruola dove hai stufato la zucca metti un giro d’olio, soffriggi e poi versa il riso, fallo cantare, poi sfuma con il vino e lascia evaporare, unisci la zucca precotta, bagna con un mestolo di brodo caldo e porta a cottura aggiungendo un mestolo di brodo alla volta, man mano che si sarà asciugato; cuoci per circa 16 minuti o fino a quando lo reputi cotto.
Quassotto lo mangiamo più cotto di come lo mangiano lassopra, te lo dicevo io che non abbiamo la cultura…
A fine cottura, aggiungi lo stracchino, il parmigiano e una macinata di pepe garofanato, il timo e le mandorle, mantecando bene il tutto. Impiatta e dai qualche colpetto sotto il piatto e poi mi cunti.

io voglio il sole dentro di me

-Ma ‘sta pasta tende all’estate evè?
-‘Ncà!
Si capisce che mi iccassi a mari? Che mi mi mittissi a curriri a piedi nudi sulla sabbia caldissima? Che vado cescando l’estate nel piatto?
T’affinni se non ti metto una ricetta strettamente gingolbell? spero di no. M’abbisogna smenzare la mia personalissima corsa dalla fine dell’estate alla primavera con qualcosa che m’affata, qualcosa  che mi cala, attipo bustina di the dentro la tazza d’acqua calda, verso un’idea, una suggestione, una ispirazione.
Questo è, se ti piace bene e se no niente.

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Calamarata con pesto di pomodorini secchi e pesce spada su un bel suolo di crema di ricotta
per 2 cristiani:

200 g di calamarata
100 g di pesce spada
15 g di pinoli tostati
30 g di pomodorini secchi
un ciuffo di prezzemolo
10 g di ricotta infornata grattugiata
45 g di olio extra vergine d’oliva
120 g di ricotta fresca
2 cucchiai di panna a lunga conservazione
mezzo spicchio d’aglio degerminato

Lava i pomodorini, tamponali con della carta assorbente e ponili dentro il frullatore, aggiungi i pinoli, il prezzemolo, l’aglio se ti piace, 20 g di ricotta fresca, e l’olio. Frulla tutto e riduci in crema. Scotta il pesce spada pochi istanti per lato e taglialo a cubetti. Cuoci la pasta in abbondante acqua salata ma non troppo, la sapidità del risultato finale dipende moltissimo dalla ricotta infornata e dai pomodorini secchi. Ti consiglio quindi di assaggiare il pesto e la ricotta, poi agisci di conseguenza.
Prepara la crema di ricotta: metti in un padellino antiaderente la ricotta fresca, appena raggiunge il bollore spegni e aggiungi la ricotta infornata grattugiata e la panna, mescola, poi passa nel mixer per renderla liscia. Mentre la pasta cuoce aggiungi uno o due cucchiai di acqua di cottura nel pesto per fluidificarlo. Scola la pasta con una schiumarola e ponila dentro una ciotola con il pesto e il pesce, mescola e lascia riposare un istante, giusto il tempo di disporre metà della crema su ogni piatto. Adagia la pasta con il condimento e servi subito.

Magimix e il Cook Expert

Te l’ho detto che da qualche anno lavoro con il team di cuochi di Magimix? Si te l’ho detto un monte di volte, vero è; ‘nsumma, siamo un gruppo di persone, direi una rete capillare, che lavora su tutta Italia nei negozi ambasciatori Magimix dimostrando l’uso degli apparecchi di questa azienda francisi che s’inventò il robot da cucina più di quarant’anni fa.
Niente facciamo? Seeee, niente…
Dimostriamo la facilità d’uso delle nostre macchine divertendoci insieme con i clienti e proponendo idee facili, veloci e creative. Da qualche mese consigliamo un’alternativa ai numerosi robot da cottura in commercio con una macchina che cuoce a induzione, con una precisione della regolazione della temperatura prossima al grado. Ma anche ‘sta cosa la sai. Ma sai tutto!
Una cosa che ti consiglio è quella di verificare quali sono i negozi ambasciatori Magimix nella tua regione e andare a vedere di persona cosa siamo in grado di preparare con il Cook Expert. Nel frattempo segnati sta ricetta che ho preparato nell’ultima demo.
Una ricetta rifatta enne volte nella maniera tradizionale, mutuata dalla celebre risi e bisi della cucina regionale veneta e scovata su una raccolta di Sale&Pepe. Te la consiglio è speziata, delicata, semplice e vera come poche.

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Risotto speziato con i piselli e il Cook Expert

per 4 cristiani
320 g di riso Carnaroli
una cipolla rossa
100 ml di vino
200 g di piselli surgelati
150 ml di panna fresca
una bustina di zafferano
un pezzetto di zenzero circa 2 cm
4 cucchiai di olio extra vergine d’oliva
una stecca di cannella di 4 cm
4 chiodi di garofano
due bacche di anice stellato
700 ml di brodo vegetale
metti in infusione le spezie secche nella panna tiepida dopo averle pestate grossolanamente in un mortaio di marmo. Sbuccia la cipolla, tagliala in quattro e mettila dentro il contenitore di metallo con l’olio, chiudi il coperchio, seleziona il programma esperto e trita la cipolla a velocità 13 per 20 secondi. Apri il coperchio, spingi con la spatola l’emulsione di olio e cipolla, chiudi il coperchio e seleziona la temperatura portandola a 120°C per due minuti a velocità 2/A.
Aggiungi il riso e i piselli, tosta a velocità 2/A per 3 minuti, quando manca un minuto aggiungi il vino e togli il tappo dal coperchio per fare evaporare l’alcool.
Aggiungi il brodo e lo zenzero grattugiato e cuoci per circa 20 minuti a velocità 2/A a 110°C. A fine cottura manteca con la panna speziata filtrata e, se vuoi, una spolverata di Parmigiano grattugiato

semplicemente incanto

 

troccoli

“per una volta, cerca di non essere siciliana…”

Impossibile, non gliela faccio, troppo radicato, troppo forte il senso di appartenenza arcaico. Niè, nemmeno ci provo, non potrei nemmeno immaginare me, Claudia Magistro, chissacciu, svedese per esempio, mi mancano i 12 cm di statura in più, minimo sindacale, necessario per essere ammessi dalla Svezia, gli occhi celesti ammaliatori, i capiddi biunni da vichinga e il fisico statuario. No, ripeto, impossibile.

Claudia Magistro: trattasi di un esemplare femmina di sicula provenienza, attaccata alla sua terra tipo una patella al suo scoglio, non nasconde le sue origini anzi le manifesta apertamente fuori dall’Isola. Fisico mediterraneo, fianchi larghi, pelle olivastra, occhi e capelli scuri, statura medio-bassa. Il classico fenotipo che invade l’area geografica del mediterraneo. Esageratamente fissata cu ‘sta regione, perla sbrilluccicante nel bel mezzo di un passìo formidabile, usata come zattera e sfruttata fino all’inverosimile, arretrata e ‘nserrata nella gabbia gattopardesca  del “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Certo, disincanto, vane attese, sacrifici e rinunzie hanno indotto molti ad abbandonare l’Isola. 
Una cosa è certa; la bellezza di questo posto. Un museo a cielo aperto, semplicemente un incanto nonostante tutto. Il futuro glorioso promesso da tutti  i conquistatori non si è nemmeno affacciato all’orizzonte.

Nzumma, Claudia Magistro sicula è, fino al midollo, prendere o lasciare.

E per firmare questa asserzione ti presento un piatticeddu di pasta dal ciavuru siciliano

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Troccoli freschi con pesto trapanese e ciavuru di mari

per 8 cristiani:
un kg di troccoli freschi, è una pasta che non cresce in cottura, ci nni voli assai
6 pomodori grossi rossi
mezzo chilo di sarde fresche
60 g di mandorle con la buccia e tostate in forno
2 spicchi di aglio di Nubia
origano secco o fresco
farina di rimacinato
pepe macinato al momento
sale
olio extra vergine d’oliva
100 g di mollica di pane secco
30 g di caciocavallo fresco, grattugiato
un cucchiaino di zucchero
prepara il pesto sbollentando i pomodori, elimina la buccia e i semi, taglia a quadrucci e metti da parte. Nel mortaio pesta l’aglio con una presa di sale, gira fino a ottenere una crema, unisci l’origano e le mandorle, poche alla volta, pesta e gira schiacciando il pestello lungo le pareti del mortaio, aggiungi due cucchiai d’olio e continua a girare, unisci il pomodoro, mescola e aggiungi ancora un paio di cucchiai d’olio e il pepe.

Prepara la mollica atturrata: metti un giro d’olio in un padellino, aggiungi il pane secco grattugiato e lo zucchero. Mescola per evitare di bruciare tutto, appena è pronto ed ha assunto bel colore ambrato, spegni il fuoco.

Infarina le sarde dopo averle lavate, aperte a libro e diliscate, friggile nell’olio caldo per pochi istanti, scolale su della carta assorbente e tienile al caldo.

Cuoci la pasta in abbondante acqua salata. Scolala al dente per carità, mettila dentro una cofana con il condimento, aggiungi un po’ di acqua di cottura della pasta e mescola bene. Impiatta e decora con un ottavo delle sarde fritte, servi con la mollica atturrata usata come se fosse formaggio e poi mi cunti.

oro verde

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 Beh, ho cercato le parole per raccontare ‘stu piatticeddu di pasta e le conseguenti polpettine ma non credo che riuscirò a essere esaustiva, mi dispiace. Certe cose s’hanno a tastari, si devono provare, una generosa forchettata potrebbe fugare ogni dubbio, ogni perché, ogni perplessità e macari torna la facoltà di parola, quindi mi sa che dovrò rifarla al più presto per capire qualcosa in più. O, forse, mi renderò conto che la facoltà di parola la toglie proprio.
Per queste due ricettuzze mi sono avvalsa dell’aiuto del mio preparatore alimentare, la centrifuga Magimix , che ha il grande vantaggio di estrarre il 81% del succo dagli alimenti, non potrei più fare a meno del suo supporto. Per dire che non estraggo solo succo dalla frutta ma sfrutto la macchina fino al suo midollo, per preparare tutto un menù, dal aperitivo al dolce.

asparagi e tenerumi
Per due cristiani
200 g di spaghetti grossi e ruvidi
400 g di asparagi già mondati
una decina di foglie di tenerumi
4 pomodorini Tiger
uno spicchio d’aglio
olio extra vergine d’oliva
mezzo cucchiaino di amido di mais, circa, dipende da quanto succo riuscite a estrarre dagli asparagi, in definitiva dipende da che centrifuga avete 😉
zenzero grattugiato
basilico
burro
sale
pepe
un pugno di pangrattato
un pugno di parmigiano
un uovo

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lavate tutti gli ortaggi, mondate gli asparagi se sono grossi, tagliatene a pezzetti 300 g, degli altri 100 lasciate integre le punte, mettetele da parte e tagliate il resto del gambo. Centrifugate gli asparagi a pezzetti, raccogliete l’oro verde e mettete da parte “lo scarto” (si fa per dire scarto) che vi servirà per le polpette. Lessate le foglie di tenerumi e poi tagliatele finemente a punta di coltello.

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Tritate l’aglio e imbionditelo  in un cucchiaio d’olio, aggiungete i pomodorini tagliati a dadi grossolani e fate insaporire, grattugiate un po’ di zenzero e mescolate, aggiungete metà dell’oro verde e i tenerumi, cuocete per pochi minuti, giusto il tempo di fare asciugare un po’ il sugo, salate e pepate. Ponete l’oro verde rimasto dentro un pentolino su fuoco leggero, setacciate l’amido di mais, mescolate e addensate, lucidate con un piccola nocciolina di burro. Distribuite uno specchio di crema di asparagi sul fondo di un piatto piano. Tostate gli anacardi tritati grossolanamente. Cuocete la pasta nell’acqua di cottura dei tenerumi salata, scolatela al dente dentro la padella con il condimento e fatela saltare per insaporire. Con l’aiuto di un coppino e di un forchettone arrotolate una porzione di pasta e ponetela al centro del piatto, decorate con il basilico spezzettato e gli anacardi tritati.

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Per realizzare le polpette potreste mettere qualunque cosa dentro, agli amici vegani, dico che possono anche omettere l’uovo, il composto ottenuto estraendo il succo è compatto e sodo. Io, che vegana non sono, ho messo un uovo e parmigiano, poi ho aggiunto sale, pepe, pane grattugiato, zenzero tritato e basilico a pezzetti, ho realizzato delle polpette, ripassate nel pangrattato e poi le ho cotte su una piastra rovente. A scelta potete friggerle o passarle in forno.

polpette.gimp

 

fritto, sinonimo di buono

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Assittatevi, cosa  longa è!
Tra i ‘millemila’ programmi televisivi che parlano di cibo noi, in famiglia, guardiamo volentieri “Cuochi e fiamme” con Simone Rugiati. Tralascio commenti di carattere squisitamente soggettivo sui nuovi ‘giudici’ e mi concentro su una puntata che ci ha lasciato il segno, la curiosità di assaggiare il prodotto finito mi stava spurtusannu ‘u ciriveddu. Li dobbiamo fare, ci siamo detti, quando? Presto!
Il giorno dopo la visione del programma mi sono fiondata al supermercato senza appuntarmi gli ingredienti su un pizzino, tanto me li ricordo… Paccheri ripieni e fritti, facile!
Torno a casa, metto a posto la spesa, riguardo la puntata e… mi scurdai i paccheri e sbagghiai; anziché la burrata accattai la mozzarella. Ma si può essere più svaniti? ‘U ciriveddu lu lassai nel cellophane, per non rischiare di usarlo, si vede!

E va beh, chi non ha testa ha gambe e rimando tutto al giorno dopo con la variante causata dal’evanescenza del mio ciriveddu.

Per 5 cristiani
250 g di ricotta
250 g di mozzarella di bufala
150 di mortadella tagliata a cubetti
25 paccheri
2 grosse uova
farina 0
farina di ceci  (Lorenzo ha usato la farina di mais)
olio extra vergine d’oliva
paccheri

niè, ve la siete taliata la puntata? Manco a dirlo, in trasmissione non sono indicate le dosi, ci mancassi, io, a sentimento, li fici accussì: avendo tutto il tempo che mi abbisognava prima mi preparai il condimento tritando a coltello la mortadella. Ho ridotto a pezzetti piccoli la mozzarella e mescolata con la ricotta. Ho acceso il fuoco sotto un padellino e fatto saltare la mortadella per far buttare un po’ di grasso, mi sembra che Lorenzo, abbia usato dell’alcool, tipo grappa,  per sfumare la mortazza ma io non ne ho visto la necessità; ho fatto intiepidire e poi l’ho aggiunta ai formaggi, mescolando.
Ho cotto i paccheri in abbondante acqua salata e li ho scolati tre minuti prima della fine della cottura. Li ho farciti uno per uno e messi su un tagliere. Ho preparato tre scodelle: farina bianca, uova sbattute e farina di ceci e, nell’ordine, ho passato i paccheri nelle ciotole, poi li ho fritti in abbondante olio caldo, scolati su un foglio di carta assorbente e tenuti al caldo fino al completamento della frittura. L’autore di questa ricetta ha realizzato anche una salsa di pomodoro per pucciare i paccheri, attipo ketchup. Beh che dire? Buonissimi!

paccheri 3

più autunnale di così?

vino

Mizzica, mettendo ‘i lancette du rogiteddu indietro di un’ura viene lo scoramento già alle cinque del dopopranzo, evè? Per me l’autunnu trasi l’ultimo fine settimana di ottobre, quando torna l’ora solare,  mica il 21 settembre. Prometto solennemente di non lamentarmi di questa stagione a me poco cara né di quella che verrà appresso, cercherò di fare tesoro di ogni istante con un monito: non può piovere per sempre.

Zuppa di legumi

150 g di fagioli neri
150 g di fagioli bianchi
150 g di fagioli borlotti o di lenticchie
una cipolla
una patata
uno spicchio d’aglio
q.b. peperoncino
mezzo bicchiere di vino rosso corposo
un rametto di rosmarino
una foglia d’alloro
olio extra vergine d’oliva
sale
una spolverata di origano secco
q.b. acqua

vino
lavate i legumi sotto l’acqua corrente e metteteli a bagno la sera prima. Se avete la pentola a pressione potete evitare questo passaggio. Il giorno dopo versate nella pentola scelta per la cottura, un cucchiaio d’olio, la cipolla e l’aglio tritati finemente, i legumi, il peperoncino, la patata sbucciata, lavata e tagliata a cubetti e le erbe aromatiche. Accendete il fuoco e fate insaporire mescolando, versate il vino e fate evaporare, coprite con l’acqua, chiudete la pentola con il coperchio e portate a cottura.
A fine cottura eliminate le erbe aromatiche, salate e mescolate. Prelevate un paio di mestoli di zuppa con l’acqua di cottura e frullateli con un frullatore a immersione. Versate uno specchio di crema dentro ogni ciotola e finite con una porzione di legumi. Servite calda con un giro d’olio crudo e una spolverata di origano secco.

zuppa di fagioli al vino

pilaf, questo è certo

cavolo

almeno il metodo di cottura è sicuramente quello, riso basmati cotto in forno con un certo quantitativo d’acqua o di brodo. Il condimento lo potete scegliere secondo il vostro gusto, io mi faccio acchiappare sempre dai colori perché mangio prima con gli occhi.

per tre cristiani
difficoltà: facile:
tempo di preparazione: 30 mimuti
tempo di cottura: 20 minuti
un cavolo viola
250 g di riso basmati
una cipolla rossa
un peperoncino habanero orange
due piccole patate
olio extra vergine d’oliva
un mazzetto di prezzemolo
sale
acqua q.b.

tagliate il cavolo a listarelle e poi a dadini dopo avere eliminato le foglie esterne dure. Ponetelo in padella con un giro d’olio, la cipolla tritata, l’habanero a pezzetti piccoli (usate dei guanti per evitare di toccare il peperoncino) e le patate pelate e tagliate a cubetti. Salate, coprite con acqua e stufate fino a quando le patate e il cavolo saranno morbidi. versate il riso e mezzo litro di acqua salata oppure brodo vegetale. Portate a bollore, versate dentro una teglia, coprite con un foglio di alluminio e cuocete per circa 10 minuti o fino a quando l’acqua sarà assorbita dal riso. Tirate fuori la teglia dal forno, cospargete con il prezzemolo tritato e servite tiepido. Manco a dirlo, è un pilaf piccante!

cavolo e riso pilaf

 

 

busiate

busiate 2

Il desiderio era quello di riprodurre, quasi fedelmente, una pasticedda buonissima che manciai, un sabato sira a casa della mia amica Margherita. Dico quasi fedelmente picchì idda avi un agriturismo, in quel di Fulgatore in provincia di Trapani e i prodotti se li coltiva idda stissa nel suo orto di Valle Benuara. E’ logico che cambiando le materie prime il risultato finale deve fagliare per forza. Gli ingredienti che Margherità mi cuntò erano:

  1. zucchina longa, quella dei tenerumi per intenderci
  2. patate
  3. cipolle
  4. salsiccia, lei adoperò una salsiccia buona, grossa e gustosa
  5. busiate

busiate

Per non di meno a ciò andai a cercare la zucchina longa, ma niente, non ne trovai, e chista è una. Allora cangiai completamente mi accaparrai l’idea e me ne sono andata per la tangente realizzando una cosa completamente diversa ma il pensiero che nasce da ‘sta pasta è ppì idda.   busiate 3

Non vi impressionate per il quantitativo di pasta che vi indico negli ingredienti, ‘sta pasta non cresce e appena vi si presenta il piatto di davanzi ve la mangiate tutta d’un colpo e vi rimane ‘u pitittu.

difficoltà: facile
tempo di preparazione: un’ora
tempo di cottura: 30 minuti

500 g di busiate fresche
450 g di zucchine genovesi
80 g di cipolla
100 g di patate sbucciate e tagliate a dadini
100 g di speck tagliato a dadini
60 ml di vino bianco secco
20 g di olio extra vergine d’oliva
2 cm di zenzero grattugiato
timo
sale
pepe nero macinato al momento
acqua q.b.

Tritate la cipolla a coltello, ponetela dentro una casseruola con 10 g d’olio, le patate, le zucchine lavate, spuntate e tagliate a dadini. Coprite con acqua potabile e fate cuocere per circa mezz’ora; l’acqua evaporerà di circa la metà, salate, pepate e aggiungete lo zenzero. Frullate a crema con un frullatore a immersione e mettete da parte.
In un wok versate l’olio rimasto con lo speck, sfumate con il vino, fate evaporare e spegnete.
Cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolatela al dente dentro il wok con lo speck, aggiungete la crema di zucchine e patate e mescolate per amalgamare, distribuite il timo e servite subito