conoscete i popovers?

beh adesso si! 🙂 assomigliano ai cestineddi della mia sister detti anche yorkschire pudding e vengono dritti dall’Inghilterra. Questi sono i cugini dell’America.
Mi sto sbizzarrendo. Da tradizionalista mi sto trasformando in esterofila…che può succedere? Niente! E che deve succedere? Mi posso solo migliorare guardando oltre, molto oltre, oltreoceano.
Liberamente tratti da the curvy carrot ho convertito le tazze e le once in grammi e manomesso un po’ qui e un po’ la 😀
mini popovers, emmenthal e pepe rosa
circa 36 pezzi
135 g di farina 00
2 g di sale
un cucchiaino di grani di pepe rosa pestato al momento
25 g di porro tritato
300 ml di latte a temperatura ambiente
2 uova a temperatura ambiente
85 g di emmenthal grattugiato con una grattugia a fori grossi
1 cucchiaio di burro fuso

 Accendete il forno e portatelo a 230°C. Imburrate una teglia da mini muffin da 24 se ne avete due imburrate ancora 12 fori, in caso contrario fatrete una doppia infornata. In una ciotola mescola gli ingredienti secchi compreso il porro. In un’altra sbattete il latte, le uova e il burro. Versate gli ingredienti secchi in quelli liquidi e amalgamate. Riempite gli alloggiamenti della teglia poco più della metà, mettete il formaggio e cuocete per 10 senza aprire lo sportello del forno. Abbassate la temperatura del forno a 170°C e cuocete ancora 10-15 minuti fino a quando saranno cotti. Sformateli e serviteli come antipasto associandoli a del formaggio primo sale aromatizzato al pepe con della confettura di melagrana speziata

rotolando verso sud

 Fuori piove, la temperatura si è abbassata anche qui al sud. Il mio modo di fare gradasso, riferito alle nostre giornate di sole di due giorni fa, è naufragato come la “Concordia”, ed io niente faccio? Ritorno a circondarmi di immagini, musica e piatti che in qualche modo mi riscaldano, mi fanno riemergere dall’umido e dal freschetto siberiano che ci ha raggiunto. Per carità, nessun paragone con il freddo vero che ha agguantato e ammantato la penisola, con tutta quella neve che fa stiddiare l’occhi (*)
Qui al sud sappiamo essere parecchio teatrali, lamentandoci di qualunque cosa (io per prima!). Mi rendo conto però che se una cosa la puoi cambiare, anche se con la fantasia, l’atteggiamento resta solo teatro. Qui si dice: lamentatati e stai bene!
Oggi mi riscaldo ascoltando la canzone dei Negrita avvolta in un fantastico rotolo che chiama l’estate a gran voce!
Piuttosto, le leggete mai le ricette ammucciate (**) dentro gli incarti della pasta sfoglia? Io sempre,  dopo le metto distrattamente in mezzo alle migliaia di pagine che si affastellano nella mia cucina. Poi, molto poi, metto in ordine e riscopro progetti da realizzare assolutamente e immediatamente, senza più alcun indugio. Direttamente da “Casa Buitoni” questo antipasto ve lo regalo per dissacrare questo freddo inverno 2012.
(*) fa vedere le stelle, troppo bianco!
(**) nascoste

1 rotolo di pasta sfoglia rettangolare
200 g di prosciutto crudo
200 g di bietoline fresche lavate e asciugate
la scorza grattugiata di un limone
150 g di formaggio Emmenthal Svizzero originale grattugiato con una grattugia a fori grossi
Srotolate la sfoglia, mettetela su una teglia con la sua carta forno e cuocetela a 160°C per 5-6 minuti.Sfornate e coprite con un canovaccio. Dopo qualche minuto disponete le fette di prosciutto, le biete crude, il formaggio e la scorza del limone grattugiati. Arrotolate la sfoglia con la chiusura verso il basso. Rimettete sulla teglia e infornate per 10 minuti a 220°C. Affettate il rotolo e servite caldo.

l’Amore è una cosa meravigliosa


l’Amore con la A maiuscola, nell’accezione più ampia del termine abbraccia, accoglie, accomuna e appassiona. E qui vi devo chiedere una riflessione raccogliendovi tutti all’appello. Considerato che ci stiamo proiettando verso una giornata dove l’Amore viene osannato…il 14 febbraio (lo ricordo ai distratti), perché non partecipate al contest sull’Amore “Cucinando con il cuore”? La ricetta che ho pensato per questo evento la dedico con Amore alla mia Cummari, questa è la sua corona abbracciata,  io l’ho rifatta per legarmi  a lei con questo abbraccio che la rete ci permette di realizzare anche a infiniti chilometri di distanza. Anche questo è Amore.
Dai orsù, partecipare è facile, realizzate una ricetta romantica corredata da foto, andrà bene una qualsiasi portata, dall’antipasto al dolce purchè sia inedita e preparata appositamente per questo contest..
La giuria, capitanata da Riccardo, Valentina e Lory di Cucinando sarà composta da

Pippi di Io…Così come sono…
Sarah di Fragola e Limone
Sara & Paolo di Fico secco e Uva passa

Valentina di L’aroma del caffè
ed io
La valutazione si baserà sull’appetibilità della ricetta, la presentazione e in ultimo, ma non per importanza, la fotografia del piatto.Quindi, figghioli miei, dateci dentro.
Questi saranno i premi della Emile Henry
Primo classificato: Set Tarte Tatin
.
Secondo classificato: Set Foie Gras
 
Terzo classificato: pirofila da forno 
Partecipare è facile, se avete un blog postate la ricetta, la foto del piatto e il banner del contest. Inserite il link a questo post oppure, se non avete un blog, inviate ricetta e foto all’indirizzo e-mail valentina.brida@gmail.com 
Potete partecipare a partire da oggi 16 gennaio fino alla mezzanotte del 19 febbraio 2012
La corona dell’amore vero che abbraccia senza confini
dedicato alla mia cummaredda che abita in Via delle Rose, Paris
500 g di farina manitoba
80 g di farina integrale
12 g di lievito fresco
200 g di latte condensato zuccherato
2 uova
1/2 cucchiaio di cardamomo in polvere
50 g di burro morbido
Per la farcia
100 g di burro molto morbido
100 g di zucchero di canna scuro (cassonade)
100 g di polvere di nocciole (nocciole tostate e mixate finemente)
1 cucchiaio di cannella in polvere
zucchero a velo
Sciogliete il lievito in una ciotola con 125 ml di acqua tiepida e lasciate riposare per qualche minuto. Nel frattempo sbattete le uova e mescolatele con il latte condensato in un altro recipiente.
Versate le due farine setacciate nella planetaria, aggiungete un pizzico di sale e il cardamomo; fate un buco al centro, versate il lievito sciolto nell’acqua, il latte con le uova e azionate la macchina al minimo, io ho usato il gancio. Mescolate per un paio di minuti poi aumentate di poco la velocità e aggiungete il burro morbido a pezzetti. Continuate a sbattere per 5/8 minuti finché l’impasto prende una forma liscia e omogenea. Se occorre aggiungete poca farina. Ungete una ciotola con dell’olio, ponete dentro l’impasto, coprite con la pellicola e fate lievitare dalle due alle tre ore. Trascorso questo tempo preparate la farcitura: mescolate il burro, lo zucchero, le nocciole ridotte in polvere (la cummari mette anche la cannella dentro questo composto). Riprendete la pasta, mettetela sul piano di lavoro e abbassatela con le mani. Con un matterello stendetela più finemente possibile formando un rettangolo. E’ importantissima questa fase. L’impasto gonfierà ancora quindi, per avere ottenere una bella corona, realizzate un rettangolo sottile. Con una spatola, cospargete la farcia sul rettangolo di pasta, arrotolatelo dal lato lungo e tagliatelo per tutta la sua lunghezza. Intrecciate insieme i due pezzi ottenuti e chiudete a ciambella.Ponete la corona su di una teglia foderata con carta forno, copritela a campana cioè coprite con una ciotola di plastica o di metallo io l’ho riscaldata precedentemente con dell’acqua bollente, asciugata e poi posizionata sul dolce, lasciatela riposare per 20 minuti circa o finchè non sia ben gonfia. Preriscaldate il forno a 180°C, infornate per 25/30 minuti circa. . Sfornatela e cospargetela con cannella e zucchero a velo, mangiatela tiepida. 

si ricomincia da uno

altri dodici  mesi passaru, adesso comincia il mio conto alla rovescia per l’adorata stagione; questi sono, per me, i mesi più duri, freddi e pagghiusi; ma come si dice di solito, chi ben comincia è a metà dell’opera. Inizio dunque dal principio…
un antipasto questo, che potete preparare tranquillamente prima e tirare fuori al momento opportuno

sformato di Parmigiano, cornetto di sfoglia e bicchierini di lenticchie
per 12 cristiani:
per lo sformato di parmigiano
260 g di Parmigiano Reggiano
500 ml di panna fresca (da montare)
12 g di gelatina in fogli
fate ammollare la gelatina in acqua fredda, mescolate il parmigiano con la panna fino ad ottenere un composto omogeneo. Cuocete a bagnomaria finchè il miscuglio risulterà liscio e omogeneo. Strizzate la gelatina e aggiungetela al composto facendola sciogliere del tutto. Versate la crema in stampini monoporzione da 100 ml di capacità. Metteteli in frigo per almeno 4 ore. Sformateli con delicatezza, poneteli nel piatto e serviteli a temperatura ambiente con un’idea di pesto alla genovese.
Per i cornetti
una confezione di pasta sfoglia
140 g di robiola
70 g di pancetta dolce o affumicata (di quella già pronta a dadini)
un tuorlo
mescolate la robiola con la pancetta. Srotolate la pasta sfoglia ritagliate dei triangoli isosceli con base 5-6 cm e un’altezza di 15 cm. Ponete alla base una parte di miscuglio di formaggio e arrotolate il cornetto; ponetelo su una teglia foderata con carta forno e spennellatelo con il tuorlo leggermente sbattuto. Infornate a 200°C fino a doratura.
Per i bicchierini di lenticchie
150 g di lenticchie
una costa di sedano
una carota
una cipolla
un dado per brodo vegetale
3 fette di pancarrè
Mettete le lenticchie lavate in un tegame con un battuto di sedano, cipolla, carota e un giro d’olio. Copritele con l’acqua e cuocete con il dado brodo fino a quando saranno cotte. Eliminate i bordi al pancarrè, tagliate ogni fetta in quattro quadratini e abbrustoliteli su una padella antiaderente. Riempite dei bicchierini da finger food e serviteli con un quadratino di pancarrè.

i calamari del 26

quanto si mangia in queste feste? Marò, troppo! Non sono abituata a mangiare queste quantità di cibo, fortuna che da oggi fino a capodanno, abbiamo 4 giorni pieni per ritrovare la dieta di sempre. Un modo di mangiare più semplice ed equilibrato. Vi cunto che ficimo aieri? Ho avuto i parenti qui da me, una lunga e bella tavolata festosa ha coronato questo giorno, da tempo la mia casa non si riempiva  così tanto. Il menù prevedeva, oltre l’antipasto di panuzzelli ripieni, le mezze maniche rigate con ceci e carciofi che trovate a pagina 35 del libro e questi calamari ripieni. 
per 15 calamari medi
3 scalogni tritati
pangrattato
uno spicchio daglio grosso
un mazzetto di prezzemolo
50 ml di brandy
1 tuorlo
180 g di zucchina (una)
20 g di zenzero grattugiato
70 g di pisatcchi
500 ml di vino bianco secco
500 ml di brodo vegetale
7 filetti d’acciuga sott’olio
 2 cucchiai rasi di farina 00
olio extra vergine d’oliva
sale e pepe
Pulite, con santa pacienza, i calamari; staccate i tentacoli, eliminate occhi, bocca e viscere e la pelle. Sciacquate sotto l’acqua corrente e tamponate con della carta da cucina. Mettete gli scalogni in una casseruola con 4 cucchiai d’olio extra vergine d’oliva, fate appassire su fiamma moderata, unite i tentacoli tagliati a pezzetti, cuocete per pochi minuti e poi sfumate con il brandy facendolo evaporare alzando la fiamma e mescolando. Spegnete e fate intiepidire. Grattugiate la zucchina con una grattugia a fori grossi, stufatela in una padella con un paio di cucchiai d’olio, mescolate, spegnete e fate intiepidire. In una terrina mescolate i tentacoli, la zucchina, i pistacchi tritati grossolanamente, lo zenzero sbucciato e grattugiato, il tuorlo e tanto pangrattato quanto ne serve per amalgamare ben bene il ripieno, salte e pepate. Riempite con questo composto, un sac-a-poche usa e getta e utilizzatelo per farcire le sacche dei calamari per due terzi della loro capacità. Chiudete, infine, le aperture con degli stecchini.
Sporcate una casseruola capiente con olio extra vergine d’oliva, aggiungete l’aglio degerminato e tagliato a metà; rosolate le sacche da tutti i lati, unite il prezzemolo e le acciughine spezzettate, irrorate con il vino e cuocete per mezz’ora, rigirando spesso. In una ciotola  mettete la farina con due cucchiai d’olio, mescolate con una frusta a fili e amalgamate aggiungendo a filo il brodo caldo.  Poco prima della fine della cottura aggiungete la salsa preparata , amalgamate e servite.

quando scopiazzare diventa un’arte

un giorno, non molto lontano, ero da Babs a commentare questi deliziosi finger food. Molto dopo non riuscivo a togliermeli dalla testa, tipo chiodo fisso, continuavo a pensare a QuestiNonSiSaComeChiamarli. Allora, perfettamente allineata al mio non_stile, le ho rubato l’idea e li ho fatti anch’io. Complice un impasto polpettizzato, ospiti in arrivo e assenza di  cose di capriccio (leggasi antipasto).
Pacchetti di pasta phillo con ripieno a sentimento
300 g di tritato misto tra maiale e manzo
1 uovo
100 ml di panna
150 g mix di pangrattato, parmigiano, pepe e prezzemolo
olio extra vergine d’oliva
pesto alla genovese qb
6 fogli di pasta phillo 36*39 cm
burro qb
preparate le polpette come fate di solito, io ho mischiato maiale e manzo tritati, un bel mazzetto di prezzemolo tritato, pan grattato, parmigiano, sale, pepe, l’uovo e la panna. Voi, leggendo il titolo della ricetta, potreste riempirli come più vi piace, a sentimento dunque, anche mischiando delle verdurine croccanti precedentemente scottate tipo carote e zucchine.
Impastate con le mani amalgamando per bene gli ingredienti. Prelevate una parte di impasto e fate dei salsicciotti, friggeteli nell’olio caldo e poi fategli perdere l’unto in eccesso su un foglio di carta assorbente.
Tagliate i fogli di pasta phillo in 2 nel senso longitudinale e in 3 in quello trasversale, spennellate ogni porzione con il burro fuso e sovrapponete i foglietti ricavati a due a due. Collocate alla base di ogni foglietto un salsicciotto, pennellatelo con un’idea di pesto alla genovese,  arrotolate chiudendo le parti laterali e spennellate con il burro. Ponete i pacchetti su una teglia foderata di carta forno e infornate a 200°C per 10-15 minuti o fino a quando la pasta assume un colore dorato. Servite tiepidi.

prova costume a parte…

 

vi state nutrendo anche di carote? Fanno un gran bene ad un mucchio di cose leggete qui, anche alla pelle, previene l’invecchiamento…anche a 42 anni? ahahahah va beh niente ci fa, il tempo passa, c’è picca ‘ì fari! Considerando che l’orologio biologico gira e sinni futti di mia, ho deciso che voglio invecchiare bene, o almeno ci provo; pratico attività fisica, salgo e scendo a tempo di musica da uno step e mi scasso dalle risate con le mie amiche in palestra. E voi ne fate attività fisica? come vi alimentate? tutto ‘sto panegirico per dirvi che al gruppo di Cucinando, al quale ci gira ‘u ciriveddu a 6000, ci vinni n’autra bedda idea; Perchè non realizzare un piatticeddu estivo a base di carote? E perchè no? Ci dissi iu. In estate cu mia sfunnanu ‘na porta aperta ahahahahah.
Il piatto che vi propongo è un antipasto di rinforzo, ha un non so chè di mediorientale, sapori speziati e bilanciati. (così vi ho detto “di che sa”)
assittativi che vi conto ‘sta ricetta:

Piccoli sfomati di carote e hummus (mi suggeriscono dalla regia), gluten free
STEFANIAAAAAA cu tutto sto gluten free ci pigghiai gusto ***
per 6 cristiani
600 g di carote
1 cipolla rossa
1 spicchio d’aglio
2 cucchiaini di curry
1 cucchiaino di zenzero macinato
olio extra vergine d’oliva
sale e pepe
12 g di gelatina in fogli
200 g di ceci cotti
1 cucchiaino raso di semi di cumino
2 cucchiai di succo di limone
1 spicchio d’aglio
250 ml di panna semi montata
Mettete a mollo in acqua fredda per una decina di minuti 8 g di gelatina. Stufate in 2 cucchiai d’olio, la cipolla e l’aglio tritati finemente, aggiungete le carote lavate, spuntate, pelate e tagliate a rondelle, aggiungete 150 ml di acqua, insaporite con il curry, lo zenzero e una macinata di pepe; fate asciugare l’acqua di cottura e infine salate. Frullate il composto e mettete da parte. Montate la panna e aggiungetene 110 g alle carote. Sciogliete su fuoco leggio la gelatina con un goccio d’acqua, aggiungetela al composto di carote e suddivitete il composto livellandolo, in 6 stampini monoporzione da 100 ml di capacità, preventivamente bagnati oppure, se non vi volete sciarriari con l’operazione di sformatura, foderate gli stampini con della pellicola. Ammollate in acqua fredda la gelatina rimasta per 10 minuti. Frullate i ceci con il succo del limone, l’aglio, i semi di cumuni, due cucchiai di olio e un goccio d’acqua se il composto dovesse risultare troppo denso. Unite la panna rimasta e la gelatina sciolta come la precedente. Versate negli stampini, livellate, sbattete sul piano di lavoro per compattare e mettete in frigo a rassodare per 4-5 ore.
per accompagnare
150 g di  grano saraceno
1 cucchiaino abbondante di semi di coriandolo pestati
30 g di passolina
30 g di pinoli
10 g di nocciole tostate e tritate grossolanamente
un mazzetto di prezzemolo

Cuocete il grano in acqua salata per dieci minuti a metà cottura aggiungete la passolina, i pinoli e il coriandolo pestato. Scolate e fate raffreddare. Componete il piatto sformando gli stampini e distribuendo attorno 1/6 del grano cotto e freddo. Cospargete la superficie degli stampini con 1/6 delle nocciole e con il prezzemolo tritato.

a Palermo, impastati con i ceci siamo!

 

io siciliana sono, ma tutti i ceci che sto mangiando nel palermitano, a Messina, dove “io lo nacqui”, nun ne manciai. Avete mai mangiato le panelle? chi arriva a Palermo, la prima tappa a Munneddu (Mondello) la fa, sulu sulu,  per manciarisi un panino con le panelle che fa arrisuscitare puru i morti; sono frittelle di farina di ceci che messe dentro ad un panino, condite con il limone e il sale sono un pranzo da strada favoloso! Ma non voglio parlarvi di panelle oggi…oggi no! Oggi vi parlo di dominazioni…ahahahah vi siete scantati? Nessuna lezione, solo una parola sui millenni di storia che si sono sovrapposti alla nostra cultura; un palinsesto di tracce che ci legano mani e piedi. Torniamo ai ceci va! Oggi ho realizzato i falafel, un cibo da strada anche questo, di matrice araba…e noi con gli arabi incocciati siamo. Spero però di non fare girare i cabasisi all’arabi picchì nell’impasto, ci misi puru un uovo. Ma se di dominazioni stiamo parrannu, allura lassatimi stari! Chisti sunnu i miei falafel, sono la mia personale interpretazione 😀

per 2 cristiani:
100 g di ceci
un cucchiaino scarso di bicarbonato
un cipollotto
uno spicchio d’aglio degerminato
4-5 foglie di basilico
un cucchiaino di mix di spezie
un mazzetto di prezzemolo
1 uovo 
la scorza grattugiata di mezzo limone
poche gocce di limone
qb pepe bianco in grani
qb pepe rosa in grani pepe
qb nero in grani
sale
olio per friggere

la sera prima mettete a bagno i ceci, il giorno dopo, lavateli e asciugateli. Frullateli con il bicarbonato e metteteli in una ciotola con il prezzemolo e il cipollotto tritati. A parte pestate in un mortaio il basilico con l’aglio e un po’ di sale, poi pestate i tre tipi di pepe e aggiungete via, via, le cose pestate al miscuglio di ceci. Unite anche la scorza del limone, la sua scorza grattugiata, il mix di spezie e l’uovo. Aggiustate di sale e impastate bene con le mani; formate delle piccole polpette e friggetele in olio caldo pochissimi minuti, scolatele su carta assorbente e mangiatele tiepide come antipasto o accompagnate con delle verdure…troppo buone

facciamoci un antipasto va!

 
queste croste di pane tostato con radicchio formaggio e noci le ho rubate all’ultimo numero de “La Cucina ” del CORRIERE DELLA SERA. Ve le consiglio, solo, solo perchè buonissime sono, una tira l’altra e mi sembra un ottimo motivo no? ahahahah allora stu pizzinu?

300 g di radicchio rosso
120 g di formaggio erborinato
60 g di gherigli di noci
pane casereccio a fette
tagliate le fette di pane, disponetele su una placca da forno e fatele tostare a 200°C per 5 minuti, voltandole una volta. Mondate il radicchio, lavatelo, asciugatelo,  tagliatelo a fettine sottili sottili e conditelo con sale e olio (questo non c’è nella ricetta, l’ho fatto di mia iniziativa e meglio è, sentite a mia!). Pennellate il pane con un po’ di olio extra vergine d’oliva, distribuite il radicchio e sopra il formaggio a pezzetti, completate con i gherigli di noci e mettete in forno per 5 minuti a 220°C sfornate e servite caldo

mi dicono che sono 41

e chissenefrega! ahahahah
qua siamo! e fino a quando questo è un fatto assodato, è tutto occheiiiiiii!

ho ricevuto una marea di telefonate, sms e messaggi su facebook troppo bello fu! Grazie perchè mi volete bene 😀
alcune domande ricorrenti:
“non dirmi che cucinerai tu?”
“quale sarà il menù?”
“…e la toTTa?”
ahahahah
il menù era a base di “ciavuru di pisci”
l’antipasto servito già impiattato, di cui grazie all’amiKetta mia, abbiamo qualche diapositiva 😀

era composto da:
una frittura di zucchine in pastella
due sarduzze a beccafico
uno sfincionello
e due mele allo speck su uno specchio di fonduta
il primo piatto erano delle busiate secche con una crema di favette, pistacchi, gamberoni e un’idea di rana pescatrice 😀

il secondo era un piatto di cozze e vongole scoppiate con pomodoro perino tagliato a cubetti e insaporito con un trito di basilico, prezzemolo, olio, sale e pepe
e di contorno delle piccole tarte tatin di verdure e pasta sfoglia,

i grissini di Marie Claire di cui poi in futuro vi parlerò…come? non sembrano grissini? abbiate pazienza vi svelerò l’arcano a tempo debito 😀

per la frutta ho servito delle coppette con palline di anguria
…e dulcis in fundo, la totta con una cannila 😀