Caponata di mele e sgombro

Quante caponate? Un illimitato numero di versioni, regna sovrano, in ogni città della Sicilia; ogni famigghia custodisce la propria ricetta, più o meno segreta, e ognuno dice: come la faccio io la caponata, signora mia, nessuno! Alcuni ti cuntano la ricetta omettendo un piccolo dettaglio, stabilendo che si tratta di un’ovvietà e che quindi poteva essere omessa. Ovvietà che non ti premetterà mai di replicare esattamente. Altri, invece ti raccontano tutti i passaggi per darti la possibilità di godere di un istante da sdillinio.
L’etimologia della parola ha fatto il giro del mondo ma a me piace pensare che si possa ricondurre a un piatto aristocratico a base di pesce capone (lampuga) in salsa agrodolce. Poi c’è sempre l’evoluzione e arricchimento che apporta il popolo: il capone, troppo costoso, viene sostituito dalla melanzana a tocchetti, rigorosamente fritta.
Ah, probabilmente è superfluo dirlo, è necessario un tocco di pane per accompagnare questo piatto e fare l’obbligatoria scarpetta, alla fine.

Si prepara in mezz’ora ma necessita di almeno un paio d’ore di riposo
per 4 cristiani:
2 mele croccanti
2 zucchine genovesi
1 cipolla di Tropea
1 cuore di sedano
1 carota
1 cucchiaino da the di triplo concentrato di pomodoro
20 pinoli
una manciata di passolina (uva passa)
4 cucunci tagliati a rondelle sottili
4 mezzi pomodori secchi
2 sgombri grandi o tre piccoli, eviscerati e aperti a libro
q.b. olio extra vergine d’oliva
100 ml di aceto di mele
10 g di zucchero
basilico
200 g di mollica di pane, grattugiata

Preparagli alcuni ingredienti singolarmente: taglia le zucchine e le mele a cubetti, rosolale in padella o in friggitrice ad aria e metti da parte. Reidrata i pomodori secchi mettendoli a mollo in acqua tiepida; in un altra ciotola metti i cucunci a mollo in acqua fredda, per dissalarli. In un padellino, tosta i pinoli e metti da parte.
Prepara il soffritto: affetta la cipolla a rondelle non troppo sottili, taglia a cubetti sedano e carota, poni tutto in una padella con due cucchiai d’olio e soffriggi a fuoco medio col coperchio, per fare appassire; aggiungi il triplo concentrato, i pinoli, la passolina e mescola per insaporire. Aggiungi i cucunci a rondelle e i pomodori secchi tagliati a pezzi grossolani.
Sfiletta lo sgombro e riducilo a bocconcini, cospargilo con un filo d’olio, panalo leggermente e scottalo in una padella unta d’olio. Metti da parte.
Prepara l’agrodolce sciogliendo lo zucchero dentro l’aceto. Abbrustolisci il pangrattato rimasto e mettilo a tavola, lo userai per cospargere il piatto finito come se fosse formaggio.
Aggiungi frutta e verdura cotta in padella con il soffritto, unisci il pesce e sfuma con l’agrodolce. Finisci con delle foglie di basilico spezzettate. Il piatto va gustato a temperatura ambiente. Necessita di almeno un paio d’ore di riposo.

tarte tatin di scarola

Ingredienti:

un cespo di scarola liscia
una confezione di pasta brisée rotonda
50 g di pangrattato
50 g di panko
due cucchiaini da tè di zucchero
50 g di olive nere snocciolate
20 g di pinoli
20 g di parmigiano reggiano
2 acciughe sott’olio
10 g di capperi dissalati
2 cucchiaini da caffè di capperi canditi
20 g di uva sultanina
olio aromatizzato all’aglio
un mazzetto di prezzemolo
Monda la scarola, eliminando le foglie esterne coriacee, poi lavala sotto l’acqua corrente e sgrondala per eliminare l’acqua in eccesso. A questo punto prepara la “conza“, il ripieno; in una padella versa un giro d’olio all’aglio e le acciughe, accendi il fuoco leggìo leggìo (basso), e mescola fino a scioglierle del tutto. Aggiungi il pangrattato, il panko e un cucchiaino di zucchero, mescola per evitare di bruciare il composto facendo dorare leggermente. Trita grossolanamente le olive, i pinoli, i capperi dissalati e l’uva sultanina; aggiungi il trito in padella e mescola su un fuoco basso, fino a completa doratura del pane. Fuori dal fuoco aggiungi il parmigiano, i capperi canditi e il prezzemolo tritato, mescola e metti da parte per fare intiepidire. Versa un generoso giro d’olio dentro lo stampo per la tatin, versa lo zucchero rimasto e mescola per distribuire sul fondo. Adagia la scarola sul piatto dello stampo con il torsolo in basso, comincia a condire le foglie con la “conza” di pane, preparata in precedenza. Copri con l’altra parte dello stampo sul piatto e, molto velocemente, capovolgi; taglia, con un coltellino affilato, il torsolo della scarola, aggiungi un po’ “conza” all’interno della parte tagliata, versa un giro d’olio all’aglio e copri con il disco di pasta brisée, “incapizzandolo” ripiegando, cioè, tra le foglie della scarola e lo stampo, in modo da sigillare. Come sempre ti dico, quando devi infornare una preparazione, basati sulla conoscenza del tuo elettrodomestico, ti lascio qualche indicazione: inforna in forno caldo a 180°C per circa 20 minuti, se la superficie della brisée dovesse scurirsi troppo, adagia un foglio di alluminio per preservare la doratura. Appena la torta è cotta, trascorso il tempo indicato e considerando la coloritura della brisée, spegni il forno, tira fuori lo stampo, copri con il piatto a servire e, con un giro veloce, capovolgi la scarola staccandola dallo stampo sul piatto da prtata, aspetta qualche minuto e servi tiepida.

Molleaux au citron

un dolcino francisi, morbido realizzato con picca ingredienti, picca minuti e tutte le volte che vuoi.

ingredienti per il dolce molleaux au citron (il dolce morbido al limone):

due uova
140 g di zucchero semolato
350 g di mascarpone
130 g di yogurt bianco
2 limoni
85 g di amido di mais setacciato
un pizzico di sale
zucchero a velo per la garniture

Porta il forno a una temperatura di 180°C.
Con uno zester grattugia la scorza dei limoni e mettila da parte, poi spremi i limoni e filtra il succo. Rompi le uova in una terrina e sbatti con le fruste elettriche insieme con lo zucchero fino a renderle bianche e spumose, aggiungi il sale e sbatti ancora per qualche minuto. Unisci lo yogurt, il mascarpone e continua a sbattere a media velocità per incorporare gli ingredienti. A questo punto incorpora la scorza, il succo dei limoni e continua a sbattere ancora per qualche minuto. Per concludere la preparazione, cospargi a più riprese l’amido e mescola con delicatezza. Versa in una teglia imburrata e infarinata di 22 cm di diametro e cuoci per circa 45 minuti, fai la prova dello stecchino prima di sfornare il dolce. Fai raffreddare completamente prima di sformalo. Ti consiglio di usare una teglia di ceramica per poter portare in tavola il dolce nel suo contenitore e tagliarlo direttamente nello stesso. Diversamente usa della carta forno per tirare fuori il dolce dallo stampo o una tortiera con cerchio amovibile.

tempu ri capuna – è tempo di capone-

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Questo è il periodo giusto per mangiare il capone o lampuga, un pesce azzurro ritenuto poco chic, ordinario, rozzo e chi più ne ha, più ne metta. Ma pensa però che a San Vito Lo Capo c’è una rassegna gastronomica dedicata a questo pesce che si svolge ai primi di ottobre e che quest’anno sarà dal sei all’otto ottobre. Un bel modo per rivalutare un pesce buonissimo e straricco di Omega3.
Considerando che la carne del capone è saporita, bella soda ma leggermente stopposa, ho pensato di lavorare il pesce, ridurlo a filetti e realizzare una panatura speciale per conservarne umidità, morbidezza e regalare un sapore agrodolce con l’ingrediente segreto: il cappero di Pantelleria candito realizzato dalle sapienti mani di Nino e Belkis nel loro laboratorio, Don il candito siciliano

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Niè, che t’ha diri? Un connubio clamoroso, tanto da fare venire lo sdilliniu anche ai più scettici! Un patto d’amore tra il capone e la chiappara duci e che ora ti cuntu.

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per 2-3 persone:

Un capone da 1,200 kg in filetti (fatti dare la testa perché è piena di carne)
150 g di piacentinu di Enna

per la panatura
q.b. olio extravergine d’oliva
150 g di pangrattato meglio se panko (panatura di pane fresco)
50 g di pecorino stagionato siciliano
50 g di capperi canditi con la loro canditura
1 piccolo spicchio d’aglio
1 mazzetto di prezzemolo
una cima di origano
peperoncino
una punta di zafferano

per il salmoriglio
q.b. olio extravergine di oliva
un mazzetto di menta fresca
1 spicchio d’aglio
una cima di origano
50 g di capperi canditi con la loro canditura
4 cucchiai di aceto balsamico
pistilli di zafferano
sale

Prepara il salmoriglio con qualche cucchiaio d’olio, l’origano, l’aglio tritato un pizzico di sale, l’aceto, il cappero candito con la sua canditura, i pistilli di zafferano e la menta tritata. Metti a marinare i filetti di capone in olio e poco sale; prepara la panatura con il pecorino grattugiato, il peperoncino, il prezzemolo, l’aglio e l’origano tritati, lo zafferano, il cappero candito col la sua canditura e 2 cucchiai d’olio;  amalgama l’impasto e impana i filetti di pesce premendo ben bene in modo da far aderire il mix e cuoci in una padella antiaderente rovente per pochi istanti con un coperchio. Impiatta il pesce caldissimo,  adagia il piacentinu di Enna tagliato a fette e irrora con il salmoriglio. E poi mi cunti.

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Portokalópita

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Passo sempre meno tempo tra queste pagine e me ne cruccio; in effetti la settimana è frenetica, ‘vola’ tra cantiere, studio e casa, sempre mille cose da fare e in un battibaleno passano i mesi. Quando arriva il fine settimana mi riprometto di scrivere un post ma ci vuole del tempo per preparare qualcosa, organizzare il set e scattare qualche foto che devo postprodurre e infine eccomi con le dita sulla tastiera a raccontarti cosa ci ha fatto letteralmente sballare in questo weekend. 
La portokalópita, la torta all’arancia che viene nientedopodomanichè, dalla Grecia.
Sicuramente i greci avranno da ridire leggendo questo post, ci mancherebbe, come ogni ricetta della tradizione trovo una moltitudine di versioni, io ho studiato e spero di passare questo esame.

Portokalópita
una confezione di pasta fillo da 300 g
2 arance biologiche
100 g di zucchero semolato
200 g di yogurt greco
3 uova
100 g di olio di semi
4 g di lievito per dolci
mezzo cucchiaino di vaniglia in polvere (o estratto di vaniglia)
Per lo sciroppo
Io avevo quello preparato da mia mamma avanzato dalla canditura delle scorzette d’arancia, tu realizzalo accussì:
1 arancia biologica
150 g di zucchero
150 ml di acqua
una stecca di cannella

Lava un’arancia, bucala con i rebbi di una forchetta e ponila dentro una casseruola coperta d’acqua, porta a bollore, abbassa la fiamma e fai sobbollire per almeno un’ora. Nel frattempo dividi i fogli di pasta fillo e falli seccare all’aria, ti servirà un’ora.

Prepara lo sciroppo mettendo lo zucchero, il succo dell’arancia, la cannella e l’acqua dentro una casseruola fai bollire per circa 20 minuti o fino a quando la consistenza del liquido diventerà sciropposa, spegni e fai raffreddare.
Ungi una teglia rettangolare io ho usato la tortiera Emil Henry che misura 33*24 , infarinala ed elimina la farina in eccesso e accendi il forno a 180°C.

Rompi i fogli di pasta fillo, ormai secchi, grossolanamente e con le mani. Poni una metà sul fondo della teglia.

Prepara l’impasto (io ho usato il Cook Expert):  taglia l’arancia bollita a pezzi grossolani e frullali fino a ottenere una crema, pesala, te ne servirà 200 g, il resto potrai utilizzarla per nappare dei piatti salati, per preparare dei biscotti o in un’altra torta. Frulla la crema di arancia con lo yogurt, e amalgamali. Con delle fruste elettriche unisci al mix di arancia e yogurt lo zucchero, l’olio, la vaniglia, le uova (un uovo alla volta) e il lievito. Aggiungi la metà rimasta della pasta fillo, e mescola con una spatola per incorporarla all’impasto. Versa nella teglia e livella la superficie. Lava, asciuga e affetta l’ultima arancia a uno spessore di circa mezzo cm e decora la torta. Inforna per circa un’ora. Non mi stancherò mai di ricordarti che temperatura e tempo di cottura variano dagli strumenti di cottura che usi e dal tuo elettrodomestico.  Quindi occhi aperti.

Sforna, bucherella la superficie con una forchetta e versa lo sciroppo, fai riposare per un’ora poi taglia nel senso longitudinale e in quello trasversale, realizza dei parallelepipedi che, ti assicuro, faranno un volo nelle bocche fameliche.

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Crostata Linzer, una ricetta del maestro Montersino

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Le domeniche di autunno mi scatenano un certo non so che. Nonostante mi si accumulino, durante la settimana, una tonnellata di cose da fare riservate al fine settimana mi ritrovo a scegliere la cosa che mi piace di più, tralasciando le camurrie a dopo, “tanto sempre io le devo fare”, dunque mi aspettano, non c’è alcuna fretta.
Questa piccola crostata è tratta dal libro del Maestro Montersino, Peccati di gola, edito da Sitcom Editore. Maggio 2010

per la frolla Linzer:
50 g di zucchero a velo
280 g di burro
300 g di farina 00
12 g di rum
125 g di tuorli sodi (circa 7 uova)
cannella in polvere q.b.
scorza di limone q.b.
per il ripieno:
250 g di confettura di lamponi (400 g per il Maestro, la mia licenza poetica è)

zucchero a velo per finire

se come me, usi i gli albumi per altre preparazioni, sguscia le uova separando gli albumi dai tuorli, metti quest’ultimi dentro una ciotola e mescolali per rompere la membrana che li ricopre, poni la ciotola dentro il microonde alla massima potenza per 20 secondi, estrai la ciotola, mescola e ripeti fino a quando saranno sodi.

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Monta il burro morbido a “pomata”, dentro una planetaria o con le fruste elettriche, insieme con lo zucchero a velo, la cannella in polvere, la scorza grattugiata del limone e il rum. Quando l’impasto sarà spumoso, aggiungi i tuorli sodi passati a setaccio e la farina. Mescola il meno possibile. A questo punto metti il composto dentro un sac-a-poche con una bocchetta rigata e, dopo aver imburrato e infarinato una tortiera dai bordi svasati da 22 cm di diametro,  distribuisci l’impasto a spirale cominciando dal centro della torta, forma il fondo e un bordo. Versa la confettura, livellala e poi, sempre con il sac-a-poche, disegna la grata della crostata. Inforna in forno caldo a 180°C per circa 20 minuti o fino a quando sarà dorata. Lascia raffreddare completamente prima di estrarre la crostata dallo stampo. Se ti piace spolvera con lo zucchero a velo.

la più buona; torta di mele e dove trovarla

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Ottobre non poteva che arrivare con tanta abbondanza e questa torta di mele controverte il concetto di “senza”; in questa ricetta il senza burro, senza uova e senza zucchero vanno a farsi un giro altrove.
Questa torta c’è e in maniera esuberante.
per una tortiera da 26 cm di diametro

250 g di zucchero più un cucchiaio per la “conza”
4 uova
250 g di burro
350 g di farina
2 mele golden
2 mele rosse
16 g di lievito
il succo di un limone
latte, quanto basta
fiocchetti di burro
una manciata di zucchero di canna
zucchero a velo

comincia lavando bene le mele, tagliale a quarti, elimina il torsolo e affettale con una mandolina, Mettile dentro un recipiente con il limone e lo zucchero, mescola con le mani e accendi il forno.
Con l’aiuto delle fruste elettriche o di una planetaria, monta i tuorli con lo zucchero per 4 o 5 minuti, aggiungi il burro fuso e, poco per volta unisci la farina setacciata con il lievito.
Monta gli albumi a neve e aggiungili al composto di tuorli, poco per volta e mescolando dal basso verso l’alto per non sgonfiarli. A questo punto l’impasto assumerà una consistenza molto soda, aggiungi il latte a cucchiaiate fino a quando l’impasto risulterà morbido e scivolerà dalle fruste “a nastro”. Versa l’impasto dentro la teglia imburrata e infarinata, affonda le mele di taglio, distribuisci qua e là dei fiocchetti di burro e infine spolvera lo zucchero di canna, inforna in forno caldo a 180°C, poi abbassa subito la temperatura a 160° e cuoci per circa un’ora e un quarto. Fai la prova dello stecchino prima di sfornare e fare raffreddare. Sfoma la torta su una griglia per dolci e poi, quando è fredda, adagiala su un piatto da portata e spolvera dello zucchero a velo, se ti piace.
Poi mi cunti.

 

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patate, fichi e aglio sott’olio

patete e fichi__04il cambio di stagione, da quella calda a quella decisamente più fresca, è caratterizzato dalla preparazione delle conserve e il calo gentile della temperatura rilassa i bollenti spiriti. Magicamente ho il piacere di accendere il forno di casa e recuperare due ingredienti che mi talìano da troppo tempo: patate e fichi.
La conserva in questione è stata realizzata da mia madre e di seguito vi cuntu la ricetta per gli amanti delle cose sfiziose.

Aglio sott’olio di mia madre

se hai l’occhiometro sei avvantaggiatio in caso contrario non so come aiutarti. Questa è una di quelle ricette a sentimento.
qb Aglio sbucciato (assai)
1 lt di vino bianco
1 lt di aceto di vino bianco
qb bacche di pepe rosa
qb Bacche di pepe nero
sale
olio extra vergine d’oliva
In una pentola, metti l’aceto e il vino; porta a bollore, aggiungi l’aglio e il sale e, quando gli spicchi d’aglio salgono a galla e infilzandoli con una forchetta saranno morbidi, tirali fuori dalla pentola e ponili ad asciugare su un panno per 12-24 ore. Riponi l’aglio dentro dei vasetti di vetro sterilizzati e muniti di una capsula di chiusura, aggiungi i due pepi, l’olio a coprire e chiudi i vasetti, abbi l’accortezza, come per tutte le conserve sott’olio, di non chiudere ermeticamente subito i vasetti. Devono stare qualche giorno con uno spiraglio d’aria.
Puoi utilizzare l’olio aromatizzato per condire qualunque cosa e rabboccare poi il vasetto o gli spicchi morbidi spalmati su crostini di pane croccati come se fossero burro.
In questa ricetta io ho realizzato una mistura con tre spicchi d’aglio, miele di fichi e miele millefiori, ora ti cuntu.

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4 fichi
1200 g di patate tipo Bologna
1 cucchiaini di miele di fichi
2 cucchiaini di miele
aceto di lamponi (o crema di aceto balsamico)
olio extravergine d’oliva
3 rametti di rosmarino
sale
pepe
pangrattato aromatizzato (olio, pomodoro tagliato piccolissimo, basilico, parmigiano e scalogno tritato finemente)

affetta le patate con una mandolina, dopo averle lavate ed asciugate, mettile in una terrina e condisci con olio, il rosmarino tritato,  sale e pepe; ungi con dell’olio una teglia rettangolare 14×35 cm, cospargi con il pangrattato e poi distribuisci le patate in piedi, irrora con un filo d’olio,  spargi un po’ di pangrattato aromatizzato, 4 cucchiai d’acqua e inforna a 190°C in forno già caldo per circa mezz’ora, poi abbassa la temperatura a 180°C e cuoci ancora 45 minuti. Prepara la conza: schiaccia tre spicchi d’aglio s’ottolio e mescolali con i due mieli, aggiungi un paio di spruzzi di aceto di lamponi ( o un cucchiaino di crema di aceto balsamico ed emulsiona per bene.
Taglia a rondelle i fichi, disponili tra le fette di patate , cospargi con la mistura al miele e aglio e inforna ancora 15 minuti circa, sforna e fai raffreddare qualche minuto prima di servire. Se ti piace puoi inserire anche delle fette di provola affumicata durante gli ultimi quindici minuti di cottura per rendere più rustico il piatto.

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Noi, spacciatori di ravioli (simil) cinesi

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ore dieci e trenta di una domenica mattina di gennaio, mi viene il ghiribizzo di intingere i ravioli nella salsa di soia: ho la salsa di soia!
Mi pare un buon auspicio, anche se non ho mai preparato i ravioli cinesi so che la magica rete mi darà una mano. Dal mio cellulare avvio la ricerca; salto giallozafferano  a piè pari e raggiungo Carlotta di cucina botanica. Amore a prima vista, lei è carina, garbata, duci e brava. I suoi ravioli alle verdure sono facilissimi un po’ meno la chiusura. Salvo e io, dobbiamo fare un po’ di pratica, Carli oramà è bravissima.
Amunì, attento ‘a mia, pigghia un pizzino opuru segui il video di Carlotta di Cucina Botanica.

per il ripieno:
due zucchine medie
due carote medie
due piccole patate
una cipolla
uno spicchio d’aglio
due cm di zenzero fresco
due cucchiai di salsa di soia
un filo di olio extra vergine d’oliva
Grattugia tutte le verdure, trita finemente l’aglio e lo zenzero, metti tutto dentro una ciotola e condisci con la salsa di soia e l’olio d’oliva. Cuoci in una padella, mescolando sempre per circa 15 minuti o fino a quando le verdure avranno una consistenza morbida. Assaggia e verifica che sia giusto di sale,  metti da parte.

per la pasta:
300 g di farina 0
150 ml di acqua a temperatura ambiente
un cucchiaino di sale
in una ciotola mescolala farina con il sale, aggiungi l’acqua e mescola con un cucchiaio, metti l’impasto sulla spianatoia e impasta fino ad ottenere un composto liscio e compatto. Copri a campana con una ciotola precedentemente riscaldata con dell’acqua calda e asciugata, fai riposare una decina di minuti. Stendi l’impasto molto sottile e con un coppapasta da 8 cm di diametro ritaglia i ravioli. Alloggia un disco di pasta dentro la mano metti un cucchiaino di ripieno,pizzica il fonfo e comincia a chiudere l’impasto prima da una parte e poi dall’altra ripiegandolo sul precedente. Potrebbe fuoriscire un po’ di ripieno, niente ci fa, togli l’eccesso e chiudi il raviolo. Con queste dosi dovresti riuscire a fare 25-30 ravioli.
Carlotta suggerisce due modi di cottura, al vapore o in padella. io ho optato per la seconda opzione. Scalda una padella capiente sporca d’olio, unisci i ravioli e fai dorare il fondo, aggiungi circa mezzo bicchiere d’acqua, copri con il coperchio e cuoci a fuoco medio per circa 10-15 minuti.
Da rifare, assolutamente!

 

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una “cischeic” memorabile

Ci sono libri che bisogna avere letto: libri di letteratura, grandi classici, romanzi d’appendice e, perché no? Libri di cucina.
Ecco di questo ti vogghiu parrari, di un libro di cucina americana; l’ho sempre desiderato. L’avevo visto da tante amiche foodbloggers e, minchia, mi dissi, lo voglio!
Trattasi di un libro edito da Guido Tommasi Editore dal titolo “California Bakery I dolci dell’America” di Alessio Baù. Ci sunnu ricette che fannu viniri lu sdilliniu, bisogna averlo anche solo solo per taliare le fotografie.
L’alto giorno volevo fare una cheesecake e quella ai mirtilli mi ha rubato l’anima…MA, non avevo tutti gli ingredienti. E che facevo, abbandonavo? Manco per sogno!

cheesecake fetta goccia

per la crosta:
300 g di biscotti secchi
80 g di burro fuso
50 g di zucchero semolato
un pizzico di cannella in polvere

Per la crema:
600 g di formaggio fresco spalmabile
440 g di yogurt greco zero grassi
150 g di zucchero semolato
3 uova leggermente sbattute
un cucchiaino di estratto di vaniglia
un cucchiaino di farina

Per la salsa ai mirtilli:
170 g di mirtilli surgelati
180 g di confettura di mirtilli
70 g di zucchero
470 g di acqua
la scorza di un limone grattugiata

cheesecake fetta
prepara la salsa ai mirtilli mettendo tutti gli ingredienti, tranne la scorza del limone, dentro un tegame su fuoco medio. Porta a ebollizione e fai ridurre della metà. Otterrai una bella salsa densa alla quale, fuori dal fuoco aggiungerai la scorza del limone. Metti da parte.
Prepara la crosta sminuzzando, in un mixer, tutti i biscotti. Aggiungi il burro fuso, lo zucchero e la cannella; amalgama per bene e distribuisci questo composto, a manciate, dentro lo stampo (di 24 cm di diametro con il bordo sganciabile), creando il bordo della cheesecake e poi il fondo. Poni in frigo per almeno mezz’ora.
Prepara la crema. Amalgama lo yogurt con il formaggio spalmabile, lo zucchero, l’estratto di vaniglia, un uovo alla volta e, infine, la farina. Versa metà della crema nello stampo, aggiungi a cucchiaiate metà della salsa ai mirtilli e, con uno stecchino, mescola per realizzare dei ghirigori. Aggiungi la crema e la salsa rimanente ripetendo l’operazione con lo stecchino.
Inforna in forno caldo a 160°C per mezz’ora e poi a 150°C per circa 30 minuti.
Trascorso il tempo di cottura, sforna la cheesecake e lascia raffreddare per almeno 4 ore, poi poni in frigo per tutta la notte.