Simple fast food

Cibo semplice e veloce, un fiat a preparalo e mezzo fiat per mangiarlo. Porca miseria, ma mangiate piano! Mangiate slow, che fretta c’,è mi chiedo; sono sempre l’ultima a finire di manciari, e me ne fazzu un vanto. Oddio mi piace anche parrari mica come a Salvuccio, che quannu mancia nun parra, una chiacchiera ogni tanto mi piaci, tra un boccone e l’altro, a voi no?
E, ditemi, come mangiate slow o fast?
Cous cous, tonno e pera ciavurusu al limone
200 g di tonno rosso in una sola fetta già mondato
140 g di cous cous precotto
15 g di mandorle sbucciate ma non pelate
una pera kaiser
menta
prezzemolo
uno spicchio d’aglio
un limone e la sua scorza grattugiata
sale
pepe

  1. cuocete il cous cous come indicato nella confezione, sgranatelo e fate intiepidire
  2. affettate la pera e tagliatela a cubetti, irroratela con il succo del limone e mettete da parte
  3. tritate l’aglio finemente, insieme con le erbe aromatiche, lasciate qualche foglia per la decorazione. 
  4. fate arroventare una piastra antiaderente. Tostate le mandorle e poi cuocete il tonno da ambo i lati per pochi minuti se vi piace rosa al centro, in caso contrario, cuocete di più ma non esagerate perché poi sarà stopposo. Fate raffreddare, salate e tagliatelo a cubetti. 
  5. tagliate le mandorle a filetti
  6. unite al cous cous il tonno, la pera con il succo di limone, le erbe aromatiche tritate, le mandorle, l’aglio e la scorza del limone grattugiata.
  7. aggiustate di sale se necessario e pepate
  8. Servite a temperatura ambiente

Ultimi!

Ultimi fiori di zucca, ultimi tenerumi, ultimi pomodorini. Pomodorini di sicuro, oramà si sente la serra sotto ai denti, buccia dura e senza sapore, non si ponno manciari cchiù; peggio per loro, la stagione è finita, si nnì parra l’anno prossimo quannu s’appresenta di nuovo l’estate.
 Ma l’ingrediente principe per cui nacque ‘sto piatticeddu è il lemon grass, finalmente lo trovai e lo volli provare, “dice” che sta bene con i pesci ma anche con il pollo; è una pianta arbustiva nativa delle regioni tropicali dell’Asia e dell’ India. Aromatica, dal sapore e dal ciavuru di limone, viene usata nella cucina indiana e orientale in genere, ha un inconfondibile aroma agrumato e balsamico. E’ proprio la pianticedda che fa per me. L’ho comprata domenica scorsa all’orto botanico di Palermo alla mostra mercato “La Zagara”. Metterò degli steli in acqua per farle radicare e poi vi cuntu.
 

 Riso Basmati con salmone, fiori di zucca, foglie d tenerumi e lemon grass
sulu ppì mia:
70 g di riso basmati
un cucchiaino di olio di semi di nocciole
una spolverata di curry
140 g di salmone
qualche foglia di tenerume
10 fiori di zucca
uno stelo di lemon grass
un peperoncino di cayenna
2 cm di zenzero grattugiato
uno spicchio d’aglio degerminato
vino bianco
sale
lessate il riso in acqua salata, scolate e conditelo con l’olio e il curry, coprite e mettete da parte.
Pulite il lemon grass, eliminate le foglie più dure e la parte basale coriacea, affettatelo a rondelle, tritate l’aglio, grattugiate lo zenzero, e tritate il peperoncino.

 
Soffriggete il battuto in un cucchiaio d’olio, aggiungete un dito d’acqua e stufate per fare appassire. Unite le foglie di tenerumi e il salmone tagliato a dadini, appena l’acqua sarà evaporata aggiungete un dito di vino e sfumate infine salate. Eliminate i pistilli dai fiori di zucca, puliteli delicatamente  e tagliatene alcuni a striscioline uniteli al pesce, mescolate, spegnete il fuoco, coprite con un coperchio e fate riposare qualche minuto prima di servire con il riso aspeziato.

insalata tiepida

insalata tiepida di cous cous, feta e fichi
solo per me:
50 g di cous cous precotto
8 pomodorini
foglie di mentuccia
2 fichi
60 g di feta
olio extra vergine d’oliva
una cipolla di Tropea
sale e pepe
preparate il cous cous seguendo le indicazioni presenti nella scatola. Pulite la cipolla e i fichi, arroventate una piastra e cuocete, rigirando spesso sia i fichi che la cipolla, fate intiepidire. Mescolate il cous cous con i pomodorini tagliati a pezzetti, condite con il sale e una macinata di pepe, aggiungete la feta tagliata a cubetti e le foglioline di mentuccia. Affettate a rondelle la cipolla e a pezzetti i fichi lasciandone metà tagliato a spicchi per la decorazione. Mescolate la cipolla e i fichi nell’insalata, aggiungete una girata d’olio, fate riposare qualche minuto e poi  servite con i fichi rimasti e una fogliolina di mentuccia intera.

come dilatare il tempo in una soleggiata mattina di maggio

Difficile? Ma no!
Complicata? Ma no!
Camurriusa? N’anticchiedda devo dire, ma tanto che avevo da fare stamattina? Mi volevo dedicare anima e core al mio pranzo e lo volevo fare con tutti i santi sacramenti. Ho usato tutte le pentole che avevo a disposizione…impossibile, vero è; per usarle proprio tutte mi ci vorrebbe un giorno intero, ne ho un numero inenarrabile; sicuramente posso dire di avere usato una WMF, una Roccianera e una Emile Henry. Praticamente fici l’anplein; come dicevo l’altro giorno? Ah, si! I ferri fanno il mastro, eccome.

per 4 cristiani:
per i ceci
150 g di ceci secchi
800 ml di brodo vegetale
una carota
un mazzetto di prezzemolo
uno scalogno
olio extra vergine d’oliva
tritate finemente il prezzemolo, la carota e lo scalogno, soffriggete in un cucchiaio d’olio, dentro la pentola a pressione, unite i ceci secchi sciacquati (senza ammollo) coprite con il brodo, chiudete il coperchio della pentola a pressione WMF, aspettate che il  secondo anello arancione dell’indicatore di cottura sia completamente visibile e cuocete per 45 minuti. Sfiatate e scolate i ceci conservando il brodo.
per il tajine
olio extra vergine d’oliva
300 ml di brodo vegetale
un cucchiaino di estratto di pomodoro
2 scalogni
2 carote
100 g di patate
2 cm di zenzero fresco
curry
paprica dolce
16 gamberi
500 g di asparagi sottili
nella tajine Emile Henry mettete un cucchiaio d’olio, lo scalogno affettato, l’estratto di pomodoro, lo zenzero tritato e due cucchiai d’acqua, stufate leggermente e aggiungete le patate e le carote affettate a rondelle, unite il brodo, le spezie e gli asparagi  dopo aver eliminato la parte dura. Coprite con il coperchio e cuocete per 15 minuti, unite i gamberi e cuocete ancora 10 minuti.

per il cous cous alla vaniglia
200 g di cous cous precotto
1 cucchiai d’olio extra vergine d’oliva
350 ml di brodo di cottura dei ceci
una baca di vaniglia
in una casseruola in pietra Roccianera ponete l’olio e e il cous cous, portate a temperatura la pentola e tostate il cous cous con una spatola.

 Spegnete il fuoco e unite il brodo caldo, mescolate e coprite con un coperchio, lasciando riposare per 10 minuti mescolando ogni tanto.

  Sgranate con una forchetta e cospargete con i semi di vaniglia.

Servite nei piatti individuali con cous cous in forma e il tajine vicino oppure scolate il tajine sul cous cous e portate in tavola la pentola.

esercizi di linea

non si può stare a dieta tutta la vita… o forse si deve? Beh certo di scelte si discute, non di imposizioni a menoché non si tratti di salute; scelgo di sacrificare un piatto di pasta carrico di condimento, un secondo da mangiare con il pane croccante e un dolcino da leccarsi i baffi. Che ho detto? Pasta, pane, sughi e dolcino? Si da procrastinare a data da destinarsi picchì, ‘ntu frattempu che passaru le festicedde di Natale ripigghiai ‘n’autra vota quattru chili. Eh! che grannissima ruttura di cabbasisi!!! Scusate, niscìa o largu in dialetto, forse troppo, molti non mi possono intendere manco a volerlo. In definitiva, signori miei la dieta, per scelta eh, la devo-voglio fare perché non mi piaccio troppo rotondeggiante, mancu sicca però! ‘N’anticchia aju a scalari.

Crepes d’avena con crema di cavolfiore (croccante)
per circa quattro crepes, due cristiani
calorie a porzione 462
preparazione 40 minuti
100 g di farina d’avena
200 g di latte parzialmente scremato
un uovo
200 g di cimette di cavolfiore
100 g di fiocchi di latte o qualunque formaggio cremoso
20 g di funghi secchi
zenzero in polvere
uno spicchio d’aglio
pepe
sale
un mazzetto di prezzemolo

mescolate la farina, dentro una ciotola, con una frusta a fili manuale, aggiungete il latte mescolando. Unite l’uovo, il sale, una macinata di pepe e lo zenzero, sbattete ancora per amalgamare e poi fate riposare mezz’ora. Nel frattempo cuocete le cimette di cavolfiore in poca acqua bollente salata per 15-20 minuti, scolatele completamente, fate intiepidire e poi mescolatele con il formaggio, pepate. Fate riscaldate il Grillo di pietra Roccianera con il lato liscio pronto ad accogliere la pastella,

abbassate la fiamma al minimo, picchì mantiene il calore, versate mezzo mestolo di pastella e cuocete pochi istanti, poi girate la crepe con una paletta e cuocete dall’altro lato. Non usate olio né burro, non serve. Cuocete tutte le crepes e mettete da parte. Ammollate in acqua calda i funghi secchi per circa 15 minuti, tritateli a coltello, metteteli dentro una padella Roccianera senza grassi, con uno spicchio d’aglio schiacciato e un fondo d’acqua, stufate per pochi minuti, fate asciugare l’acqua, salate, pepate e spolverate con il prezzemolo tritato.

Distribuite dentro le crepes un quarto di ripieno, piegate a metà e poi arrotolatele, fermatele con uno spiedino o uno stuzzicadenti. In un piatto da portata ponete la metà dei funghi e due crepes, spolverate con il prezzemolo rimasto e servite.

pesce verza

Non si può manciari in santa paci, anzi manco le foto pozzu fari senza che almeno un micetto s’arricampa appena sente ‘u ciavuru di pisci. La micia della foto è “la fidanzata di Camillo”, di lui mi rimase sulu idda che tanto deperita non mi pari, mi sa che mancia bonu tra tutti i vicini; la vedo gironzolare con il musitto all’insù, ciavura l’aria e poi, appena punta l’obiettivo si rende conto che esiste veramente, che non è un miraggio di fantasia o di pititto.

Spigola al vapore in foglie di verza e riso integrale con la borragine
per due cristiani a dieta

una spigola (630 g)
6 foglie di cavolo verza
pepe rosa
2-3 foglie di alloro
foglioline di maggiorana
foglioline di prezzemolo
2 cm di zenzero fresco
2 fette di limone non trattato
noce moscata
sale
un filo d’olio

per il riso:
un mazzetto di borragine pulito
70 g di riso integrale (cottura 10 minuti)
mezza carota
un rametto di maggiorana
sale
per la cottura al vapore
500 ml di acqua
un limone, il succo e la scorza
2 foglie d’alloro
cottura a 90°C per 15 minuti
eviscerate la spigola, lavatela e squamatela per quanto possibile. lavatela e mettetela su un piatto inclinato. Sbollentate le foglie di cavolo per circa un minuto, scolatele e ponetele su un tagliere sovrapposte a due a due. Ponete il pesce sul letto di cavolo, salate l’interno e mettete due fette di limone la maggiorana e una foglia di alloro; salate il corpo esternamente, grattugiate lo zenzero e la noce moscata, distribuite qualche grano di pepe rosa, le foglioline di prezzemolo e quelle di maggiorana rimaste.

 Chiudete il cartoccio e fermatelo con lo spago da cucina, decorate con un rametto di alloro e ponete nel cestello della vaporiera con gli ingredienti descritti sopra, portate a 90°C e cuocete per 15 minuti. Nel frattempo tritate la borragine, ponetela in una pentola con acqua bollente salata insieme con la carota tagliata a dadini e la maggiorana; quando la carota sarà tenera versate il riso e cuocete per dieci minuti. Scolate e fate raffreddare con un cucchiaino di olio extra vergine d’oliva. Servite il pesce su un piatto da portata insieme con il riso.

Di principi e di principesse

‘N’anticchia di sangue blu l’abbiamo più o meno tutti no? Io dico di si, magari non abbiamo il doppio cognome o il titolo nobiliare ma, in fondo in fondo un po’ di sangue blu, l’abbiamo anche noi; in molte storie di Sicilia, ambientate secoli fa, era facile che il principe, il barone di turno o addirittura il re, s’infrattasse con la giovane cammarera dalla pelle liscia come pesca; se facìanu nzinzola, e la donna niscìa prena, idda era una svergognata, ‘u picciriddu era di sangue misto e iddu, il nobiluomo, padrone anche della cammarera, nisciva frisco come un quarto di pollo. AH! Cose di altri tempi, forse o forse no; ma gira, vota e firrìa ‘sto sangue nobile s’incrociò tante e tante vote che, lo penso, pure io sono nobile. Ho deciso che sono la Principessa  del Borgo degli Aranci, possidente, almeno nella fantasia, di ettari e ettari, aiutami a dire ettari di giardini, in un tripudio di agrumeti, palme, carrubbi, pale ri ficu d’india, muri a secco, terrazzamenti, giare e panchine in pietra. Un’oasi effimera e fiabesca. Se questo vuol dire che io non sia di razza ariana, sappiatelo, non me ne frega una beneamata, anche picchì con tutte le dominazioni che ci furono ‘nta ‘sta isola, come pritinnemu di essere “puri”? Con rispetto parlando mi nni futtu di come la pensano quei pazzi scatenati che, della razza ariana, ne hanno fatto una questione di vita e, soprattutto, di morte. Mi vergogno per loro, s’avissiru ammucciari, schifìu!
Beh certo, oggi ci sono anche quei nobili ai quali ci rimase solo il titolo, e va beh, non si può avere tutto dalla vita, io mi accontento di avere uno zinzino di fantasia che mi èleva, anche di pochi centimetri, dal fango che si poggia, costante come la polvere, sulla realtà spietata di ogni giorno.
Nella storia di nobili siciliani si narra di un piatto ricco, opulento che si serviva nelle case nobiliari nei giorni di festa, si tratta del ‘timballo del Principe’ menzionato anche ne “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa. Trattasi di un pasticcio di rigatoni in crosta di frolla dolce e grassa, ripieno di carne, fegatini, prosciutto, uova e salsiccia. Ora, attenti a mia, io non me l’accollo tutto ‘sto tripudio e opulenza quindi accontentatevi del Timballo della Principessa Claudia alleggerito, sobrio, elegante  e sfarzoso al tempo stesso.

Per 6 cristiani:
con queste dosi ho accontentato chi la vuole cotta e chi la vuole cruda, chi dunque, non gradisce il sapore della frolla associata alla pasta  e chi, invece, se l’accolla, quindi fici 4 piccoli timballi in crosta foderando 4 stampi da babà con la frolla e una piccola teglia per infornare quella senza crosta. Se tutti i sei commensali s’accollano il timballo in crosta usate una teglia di alluminio larga 20 cm e alta 10 

300 g di farina 00 setacciata
100 g di strutto
50 g di burro
50 g di zucchero
un uovo
2 g di sale
20 ml di Marsala secco
un pizzico di cannella macinata
Impastate, se volete a mano o ‘zziccate tutto nella planetaria, la farina con il burro a pezzetti, lo strutto, lo zucchero, l’uovo, il sale, la cannella e il Marsala. Realizzate una palla, avvolgetela in un foglio di pellicola e passatela in frigo per un’ora, giusto il tempo di farla raffreddare ‘n’anticchia. Nel frattempo preparate tutti gli altri componenti che andranno a insaporire il timballo:
piselli stufati:
mezza cipolla rossa tritata finemente
100 g di piselli surgelati
un cucchiaino raso di zucchero
un giro d’olio
sale
pepe
preparate i piselli, semplicemente mettendo tutti gli ingredienti, tranne il sale, dentro un piccolo tegame, coperti d’acqua, a fine cottura salate e pepate.
300 g di ragu già pronto, realizzato il giorno prima, con carne macinata mista, maiale e vitello
300 g di rigatoni
70 g di cacio cavallo o parmicgiano grattugiato
80 g di tuma
besciamella:
30 g di farina
30 g di burro
300 ml di latte
sale e pepe
noce moscata
sciogliete il burro in un tegamino, aggiungete la farina setacciata e mescolate, unite il latte, poco per volta facendo attenzione a non fare grumi. Portate a bollore, sempre mescolando e spegnete il fuoco, salate, pepate e aggiungete la noce moscata.

 a questo punto, che avete tutti gli ingredienti pronti, ponete una pentola sul fuoco e portate a bollore. Imburrate gli stampini individuali o quello unico, infarinate e eliminate la farina in eccesso. stendete l’impasto diviso in 4 pezzi se intendete realizzare le mono porzioni, in caso contrario dividete l’impasto in due pezzi disomogenei e stendete quello più grande, foderate lo stampo fino al bordo, facendolo aderire alle pareti, e rimettete in frigo. Cuocete la pasta  nell’acqua bollente, salata, scolatela molto al dente. Mettetela dentro una ciotola capiente con il ragù, il parmigiano, la tuma a pezzetti, la besciamella e i piselli, mescolate e riempite il contenitore; realizzate il coperchio del timballo e, con i rimasugli di frolla, decorate la superficie, spennellate con un tuorlo d’uovo sbattuto e infornate, in forno caldo, a 180°C per circa 45 minuti. Se volete dare il colore di “oro brunito” anche sulle pareti del timballo fate intiepidire, sformate il timballo e ripassatelo in forno ancora qualche minuto.

parmentier alla vaniglia con zucca e pollo

 Anch’io, come la mia amichetta Enza, ho degli amici che non sanno di essere miei amici. Primo fra tutti il maestro Camilleri, il Sommo, il meglio di tutti, per me eh? Noi siamo amici ma lui non lo sa; niente ci fa l’importante è che lo sappia io. Pensare a lui come amico mi fa stare meglio. E poi che male c’è? S’affenne nuddu? E allora?!
Un altro amico importante e famoso è Gordon Ramsay che un giorno mi disse come estrarre tutti i semini della bacca di vaniglia; è un segreto eh? ma ve lo rivelo con piacere non se la prenderà a male, lui è un buono; è mio amico ma lui non lo sa.
Ponete su un tagliere la vaniglia e schiacciatela con la parte opposta della lama di un coltello, incidetela e estraete tutti i semini con la punta del coltello. Io non la schiacciavo, però ora che lo faccio ho notato che in effetti l’azione preventiva stacca prima i semini senza bisogno di grattare.
Dopo tutto ‘sto panegirico due parole su un altro mio amico che muriu mischineddu, non ve le devo dire? Trattasi del dottor Parmentier, farmacista, agronomo, igienista e nutrizionista francese che si operò nella diffusione e nella coltivazione delle patate alla fine del millesettecento. Visto che amici che ho?
La Parmentier è una torta salata realizzata con purea di patate con carne di manzo a tocchetti o macinata; una sorta di gateau di patate. Voi fate come me, realizzatela come più vi piace.

Parmentier alla vaniglia con pollo e zucca
per 6 cristiani
tempo di preparazione due ore
tempo di cottura  20 minuti
1 kg di patate
uno spicchio d’aglio
un porro
350 g di zucca
300 g di petto di pollo tagliato a fettine sottili
70 g di pane grattugiato più altro per spolverare
150 g di parmigiano grattugiato più altro per spolverare
olio extra vergine d’oliva
50 g di burro più altro per imburrate le teglie
400 ml di latte caldo
sale
pepe
zenzero in polvere
una bacca di vaniglia

preparate il purè lavando bene le patate e mettendole dentro una pentola con dell’acqua fredda. Portate l’acqua a bollore e cuocete per circa 20-25 minuti o, fino a quando, infilzando le patate con la lama di un coltello, queste cederanno perché sono al giusto punto di cottura. Eliminate l’acqua bollente e ponete la pentola piena di patate dentro il lavello pieno d’acqua fredda. Le patate si intiepidiranno e potrete procedere alla pelatura senza scottarvi.Schiacciate le patate con l’apposito attrezzo, raccogliete il composto dentro una ciotola capiente, aggiungete il formaggio, il burro, i semi della bacca di vaniglia il pepe e il sale. Riscaldate il latte con il baccello di vaniglia ormai vuoto, versatelo poco per volta dentro la ciotola e mescolate per amalgamarlo tutto. Nel frattempo che le patate cuociono, preparate il ripieno. Oleate il pollo e massaggiatelo con il sale e lo zenzero, cospargetelo con il pane grattugiato e e panatelo da ambo i lati. cuocete le fettine per pochi istanti su una padella caldissima, tagliate la carne a piccoli pezzi e mettete da parte.Affettate il porro, tritate l’aglio e soffriggete il tutto con due cucchiai d’olio in un wok. Aggiungete quasi subito la zucca tagliata a cubetti e cuocete fino ad asciugare l’acqua di vegetazione, spegnete, salate e pepate. Unite i pezzetti di pollo alla zucca, mescolate per fare insaporire.

 Imburrate una teglia da forno grande o tre piccole, regolatevi a occhio; cospargete con del pane grattugiato eliminando quello in eccesso; distribuite parte del purè sul fondo della pirofila modellandolo sui lati, facendolo aderire ai bordi, versate il ripieno e chiudete con uno strato di purè, distribuitelo bene sul ripieno con una spatola di metallo. Grattugiate del parmigiano sulla sommità e infornate in forno caldo a 200°C per 20 minuti, poi date una doratura sotto il grill, sfornate e servite tiepido.

colori a tinchitè

-MARIAAAAAAA!- Disse la casalinga frustrata, utilizzando una tipica esclamazione sicula che traduce e modifica il “matri” o il “bedda matri”, si sa che l’italiano fa più fine.
-Nun sinnì po’ cchiu cu tutta ‘sta dieta!- continuò nel suo dialetto vagamente ‘camillerese’ e infestato da più idiomi desunti dai luoghi nei quali ha vissuto.
-Che poi non è la dieta in sé e per sé,- disse parlando da sola e ad alta voce -ma pinsari e sfirniciarisi per manciari ‘na picchicedda di cosicedde bedde, bone e leggere.
Così le venne in mente che, qualche giorno prima, la sua amica RosaLia regalandole una zucca, le suggerì un piatto della tradizione, la minestra di zucca e cous cous. -Grazie, mi hai dato un’idea troppo favolò!-
E idda chi fici? Tutta n’autra cosa.


Zucca e cous cous al prezzemolo, barbabietole caramellate e créme fraiche (anche troppo per una casalinga frustrata)
per due cristiani:
difficoltà: facile
tempo di preparazione: 20 minuti
cottura: 45 minuti
576, 46 kcal a porzione (calorie calcolate dal sito calororie.it e dalle tabelle riportate sulle confezioni dei prodotti acquistati)

400g di zucca tagliata a piccoli dadini
100 g di cuore di sedano tagliato a piccoli dadini
4 bacche di pimento
100 g di acqua
olio extra vergine d’oliva
100 g di cous cous precotto
un piccolo spicchio d’aglio
un mazzetto di prezzemolo
coriandolo macinato
2 barbabietole rosse precotte, circa 200 g
20 g di zucchero
2 cucchiai di aceto di mele o bianco
2 noci
100 g di crème fraiche
mettete in un tegame il sedano con la zucca 100 ml d’acqua e 8 g di olio, salate pepate e unite il pimento macinato nel mortaio; coprite e stufate per circa mezz’ora, togliete il coperchio e fate asciugare l’acqua in eccesso. Preparate il cous cous secondo le indicazioni sulla vostra confezione, conditelo con il coriandolo macinato, il pepe e l’aglio tritato finemente con il prezzemolo.
Nella stessa padella in cui avete cotto la zucca, mettete lo zucchero con l’aceto unite le barbabietole affettate e mescolate rivoltandole delicatamente fino a terminare l’operazione. In ogni piatto riempite un ring con metà dello stufato di zucca ben scolato, metà del cous cous e una barbabietola caramellata, finite con ciuffetti di creme fraiche e la noce tritata grossolanamente.

qualcosa di rosso

il titolo cita uno splendido blog per raccontare un piatto (quasi) tutto rosso

per due cristiani
200 g di pomodorino datterino
370 g di filetto di tonno rosso
uno spicchio d’aglio rosso di Nubia
4 rametti di timo
un rametto di maggiorana
un mazzetto di prezzemolo tritato
2 peperoni rossi di uguale dimensione
2 peperoncini
la punta di un cucchiaino di harissa
sale
due cucchiaio d’olio extra vergine d’oliva

Lavate i peperoni, asciugateli con un spelucchino affilato praticate un’incisione sulla calotta, eliminate i semi interni e i filamenti bianchi. Lavate i pomodorini e tagliateli a rondelle, conditeli, dentro una ciotola, con le erbette tritate, l’aglio tagliato a fette, il tonno a cubetti, il peperoncino a fettine, il sale, l’harissa e un cucchiaio d’olio.

 Mescolate e riempite i peperoni. Metteteli dentro una teglia foderata con carta forno, irrorate con un cucchiaio d’olio e infornateli in forno caldo a 200°C per 50 minuti. Gustateli tiepidi