Hokkaido pure io!

Claudia Magistro_00001Hocca cheeee?
Ma che ne so io, è giapponese! Managgia a me, non so manco l’italiano, vuoi che sappia il giapponese?
Per una mano mi faccio consigliare dalle amichette foodbogger che l’hanno fatto e rifatto un monte di volte e che ne sanno sempre una in più di me e, considerando che non scrivo da molto tempo su queste pagine, ho deciso di realizzare questo panuzzo duci al latte e burro. Buono e morbido da fare venire uno sdilliniu.
la ricetta l’ho vista da Angela De Santis, prima su Ig e poi di cussa mi nni scappai sul suo blog. Lei usa il Li.Co.Li, io no, quindi ho trascritto la sua ricetta adattandola, seguendo i suoi consigli, al mio lievito di birra fresco (anzi congelato).
Poi, manco a farlo a posta, ieri Sarah Fel pubblica il suo, niè mi scialai a seguire i consigli di ambedue!
In entrambi i casi devi avere un po’ di tempo a disposizione perché con i lievitati è d’obbligo, manco a dirlo!

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Ieri pomeriggio mi venne un disperato bisogno di ziccarimi ‘nta cucina con l’intento di fare sto panuzzo; la ricetta prevede un certo numero spassionato di ore tra lavoro e riposo, guardo l’orologio e mi dico: le cinque di pomeriggio… che faccio? Comincio e come finisce si cunta!
Devi cominciare col preparare una specie di besciamella senza burro (tranquillo, ce lo metti dopo, nell’impasto) e farla raffreddare completamente, fozza, pigghia un pizzino.


Ingredienti per il milk roux (o Tangz Hong) attipo besciamella
125 g di latte
125 g di acqua
50 g di farina forte
setaccia la farina e mescola con una frusta a fili aggiungendo il latte, poco per volta, amalgamando fino ad assorbimento e poi aggiungi anche l’acqua sempre mescolando. Poni sul fuoco e, sempre mescolando, fai addensare. Se hai un termometro misura la temperatura della salsa, appena raggiunge i 65°C è pronta, la temperatura coincide con il momento in cui addensa, spegni, metti in una ciotola copri con la pellicola e fai raffreddare completamente.
A ‘sto punto taliai ‘u roggiteddu, erano le sette di sera, amunì!
Ingredienti per l’impasto:

560 g di farina forte (280-350 W)
Milk roux
60 g di acqua
6 g di lievito di birra
120 g di latte
80 g di zucchero
80 g di burro morbido
1 uovo
10 g di sale

burro e farina per lo stampo
1 uovo per spennellare

togli la pellicola dal milk roux, ormai a temperatura ambiente e asciuga la condensa che si è formata sulla superficie. Con la frusta a fili mescola amalgamando 100 g di latte, il lievito sciolto nell’acqua e l’uovo.  Metti la farina nella planetaria e fai partire la macchina al minimo con il gancio; aggiungi lil miscuglio di latte poco alla volta e lavora per 10 minuti.  Mescola lo zucchero nei 20 g di latte rimasti e uniscilo all’impasto in più riprese, fino a completo assorbimento e incordatura, Aggiungi il sale e continua a lavorare per 5 minuti, quindi unisci a poco a poco il burro morbido a pezzetti. Impasta fino a quando l’impasto avrà amalgamato tutto il burro. Otterrai un impasto molto morbido, lucido, liscio e incordato.
Con le mani unte di burro, realizza 5-6 pieghe su una spianatoia imburrata, pirla l’impasto e poi mettilo dentro una ciotola unta. Copri con la pellicola e fai lievitare nel forno spento con la luce accesa fino al raddoppio…
ma nel frattempo nella mia cucina si ficiru l’unnici di sira, allora nenti fici? Ho coperto la ciotola con la pellicola e l’ho messa in frigo, anzichè nel forno, troppo tardi si fici ah!
Se facisti come ammia, il giorno dopo togli la pellicola e porta l’impasto a temperatura ambiente poi pesa l’impasto e dividilo in tre parti uguali (circa 400g ogni pezzo), spolvera la spianatoia con “un’idea” di farina e fai qualche giro di pieghe al primo pezzo, stendilo con un matterello fino a formare un rettangolo di circa 40×15 cm poi ripiega il rettangolo in tre, portando il lati lunghi verso l’interno, attipo portafoglio, ruota di 90° e poi stendi ancora con il matterello riportando il “portafogli” alle dimensioni iniziali, 40×15 cm; arrotola il rettangolo dal lato corto realizzando un salsicciotto che porrai dentro uno stampo da pane in cassetta o plumcake lungo circa 20-25 cm, largo e alto 10 cm, precedentemente imburrato e infarinato. Fai la stessa cosa per gli altri due pezzi rimasti. Copri con un telo e fai lievitare a riparo da correnti; l’impasto dovrà superare di circa 2 cm il bordo dello stampo.
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Preriscalda il forno a 170°C nel frattempo con una forchetta sbatti un uovo dentro una ciotola e, con l’ausilio di un pennello, spennella la superficie dell’hokkaido.

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Inforna per circa un’ora (dipende molto dalla potenza del tuo forno, controlla la cottura) dopo circa mezz’ora, se la superficie si è scurita troppo copri con un foglio di alluminio. Il pane sarà cotto quando, inserendo un termometro a sonda, questo raggiungerà la temperatura di 94°C.

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E poi mi cunti.

“siam mica qui a togliere i bordi dai toast”

-maaaa, che fini facisti?
-eh, scusa sto lavorando
-e cosa credi che noi qui, stiamo a pettinar le bambole? O pensi che stiamo a contare le macchie del giaguaro?
-[… ]

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per 2 porzioni abbondanti (volendo ci potevano manciari 4 cristiani):

4 piccoli calamari
8 gamberoni Rosso di Mazara
una manciata di cozze
una manciata di vongole già spurgate
una decina di pomodorini
meno di mezzo bicchiere di vino bianco secco
230 g di spaghetti alla chitarra
2 spicchi d’aglio
olio extra vergine d’oliva
un mazzetto di prezzemolo
qualche fogliolina di menta
sale
pepe
Pulisci i calamari eliminando le interiora, tira via la pelle esterna e le ventose dai tentacoli, togli occhi e becco, sciacqua e taglia ad anelli; metti da parte. Lava le cozze, pulisci bene con una retina, elimina il filamento interno, butta quelle aperte. Mettile in un tegame con il coperchio e fai aprire le cozze a fiamma moderata; scola e metti da parte. Fai la stessa cosa con le vongole dopo averle sciacquate. Conserva il fumetto dei molluschi, filtralo e usalo nel sugo.
Stacca le teste dei gamberoni, trita a coltello un gamberone a persona e metti da parte, elimina il carapace e il budello interno, conserva le code per la guarnizione del piatto.
Trita l’aglio con i gambi del prezzemolo, soffriggi con due cucchiai d’olio e poi aggiungi i pomodorini tagliati a quarti; cuoci qualche minuto prima di schiacciare le teste dentro la padella con i pomodorini, aggiungi i calamari e sfuma con il vino, aggiungi le cozze e le vongole parzialmente sgusciate e i gamberoni rimasti interi. Aggiungi una generosa macinata di pepe, non è necessario salare. Spegni e fai riposare.
Cuoci gli spaghetti in abbondante acqua salata, scolali al dente e falli saltare in padella con il condimento, giusto qualche minuto. Impiatta decorando, se vuoi, con la testa e la coda del gambero, la tartare di gambero e un trito di prezzemolo e menta.

E poi mi cunti.

Hai detto panino?

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-si, ho detto panino… potrà essere hamburger, cheeseburger o panini imbottiti […]
Accussì principiò la prof dei corsi DAZZERO, Monique, indicando il nuovo compito per casa.
Mizzica, mi sono detta, e che cabasiso di panino m’invento?
I classici, no. Sono per l’innovazione…
Si, ma che m’invento?
Per fortuna la stagione stimola l’acume e anche l’amici e i parenti danno degli apporti positivi.
Amunì, pigghia un pizzinu e mettiti l’anima in pace, ‘sta ricetta cosa longa è!

 

Per 7 panini tipo Pretzel
630 g di farina manitoba
360 g di acqua
6 g di lievito
5 g di malto diastasico
12 g di sale
60 g di burro a temperatura ambiente
10 g di zucchero
in una ciotola sciogli nell’acqua il lievito, aggiungi lo zucchero e il malto, mescola e versa la farina. Con un cucchiaio, mescola per amalgamare gli ingredienti, verso la fine aggiungi il sale e continua a mescolare. Quando il composto è omogeneo copri con un panno e fai lievitare un quarto d’ora. Spolvera il piano di lavoro con della farina e versa l’impasto sulla spianatoia; effettua 4 giri di pieghe, copri con la ciotola a campana e fai lievitare ancora un quarto d’ora.
Trascorso questo tempo riprendi l’impasto e fai ancora 4 giri di pieghe, copri ancora con la ciotola a campana e fai lievitare ancora 15 minuti.
A questo punto è il momento di aggiungere il burro, recupera l’impasto, spianalo delicatamente con le punte delle dita e distribuisci il burro morbido; ripiega verso il centro e fai le pieghe fino a quando il burro sarà totalmente assorbito. Ungi con un filo d’olio una ciotola, adagia l’impasto, ungi anche l’impasto con altro olio, copri a contatto con un foglio di pellicola rimboccando tra l’impasto e la ciotola e poni a lievitare per circa un paio d’ore o fino al raddoppio.
Prendi l’impasto, con una spatola tarocco realizza 7 porzioni da 150 g l’una, forma delle palline, copri con la pellicola e fai lievitare ancora fino al raddoppio circa mezz’ora, dipende dalla temperatura interna.
Prepara il bagno di bicarbonato:
due litri d’acqua
30 g di bicarbonato di sodio
Poni a bollore l’acqua con il bicarbonato in una capiente pentola, tuffa uno o due panini alla volta per circa 30 secondi, rigirandoli; con un mestolo forato recupera i panini e poggiali su una placca foderata con carta forno leggermente unta d’olio, con una lametta fai un taglio sulla superficie e, quando avrai fatto il “bagnetto” a tutti i panini, inforna a 230°C per circa 15 minuti o fino a quando la superficie sarà dorata.

Per 4 hamburger da 10 cm di diametro e 2-3 cm di altezza
600 g di melanzana senza buccia
400 gi di patate lesse
60 g di albumi
un cucchiaino di zenzero in polvere o un cm grattugiato fresco
5-6 foglioline di menta
q.b. semi di sesamo nero
sale
pepe

Lava e pela le melanzane, tagliale a dadi: in una padella profonda scalda un paio di cucchiai d’olio aggiungi le melanzane con un po’ di sale  e cuoci a fiamma leggia fino a quando saranno cotte e cremose. Togli dal fuoco e lascia raffreddare.
In una ciotola metti le patate lesse tiepide e schiacciatele bene, aggiungi la polpa delle melanzane mescola per amalgamare
Aggiungi  gli albumi, lo zenzero, la menta tritata aggiusta di sale e dai una generosa macinata di pepe, quindi amalgama bene tutti gli ingredienti. Suddividi un quarto  dell’impasto dentro un ring di 10 cm di diametro e forma 4 hamburger. Rotolali dentro un piatto con i semi di sesamo, da tutti i lati. Ungi una padella antiaderente e cuoci gli hamburger. Mantieni al caldo.

Per i riccioli di octopus:
due polpi da mezzo chilo decongelati
sale
pepe
olio extra vergine d’oliva

Pulisci i polpi, togli gli occhi, il becco e pulisci le teste al loro interno. Lavali sotto l’acqua corrente e calali per tre volte in una pentola con l’acqua bollente, cuoci mezz’ora, spegni il fuoco e fai raffreddare nell’acqua di cottura. Occorreranno delle ore, niente ci fa, ne vale la pena.
Affetta i tentacoli del polpo, lasciandoli interi e affetta il corpo e la testa. In una padella antiaderente, unta d’olio rosola il polpo da ogni lato, regala una crosticina dorata alla carne.

Per guarnire:
foglie turgide di lattughino riccio, lavate e asciugate
un grosso pomodoro cuore di bue, lavato, asciugato e affettato
60 g di pinoli tostati
pesto di pistacchi
foglioline di menta
olio extra vergine d’oliva
sale e pepe
fleur de sel

Affetta i panini tiepidi, poni al centro del piatto da portata la base del panino, adagia qualche foglia di  lattughino, pezzetti di polpo e qualche ricciolo, aggiungi, qualche pinolo tostato, un pizzico di sale, una macinata di pepe e distribuisci un filo d’olio; continua la stratigrafia adagiando l’hamburger di melanzana, una fetta di pomodoro, qualche pinolo tostato, il pesto di pistacchio fluido (fluidificalo se dovesse essere troppo compatto, scaldandolo a bagnomaria) ancora pezzetti di polpo e qualche ricciolo, chiudi il panino con l’altra metà del pane, servi guarnendo con foglioline di menta, fiocchi di fleur de sel  e pinoli tostati.

 

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‘a tunnina ammuttunata

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Ammuttunata, un termine con diverse accezioni. Vuol dire abbottonata letteralmente o, parafrasando il carattere di una persona, la tendenza di un cristiano ad avere pochi rapporti socializzanti, chiuso o di poche parole. In cucina invece il termine richiama la lardellatura degli alimenti. Melanzane o tonno, ammuttunato significa imbottito. Tipicamente con aglio e aromi.
Questa ricetta è tipica del palermitano e io, che sono messinese, me la sono fatta raccontare e preparare da Paolo che invece è del luogo. Iddu mi cuntò che c’è chi mette i piselli nel suco ma lui no, nella sua famiglia non si usa e adesso anche nella mia.

Per otto cristiani
1,400 kg di tonno fresco in due fette o un tocco unico
6 spicchi d’aglio rosso di Nubia
un mazzetto di menta
olio extra vergine d’oliva
sale
pepe
circa un litro di passata di pomodoro
mezzo bicchiere di vino bianco
un cucchiaio di estratto di pomodoro ( o triplo concentrato di pomodoro)

Tampona il tonno con della carta assorbente per eliminare i liquidi in eccesso. Con la punta di un coltello affilato, incidi la carne effettuando delle piccole tasche. Taglia a listarelle 4 spicchi d’aglio, avvolgi ogni pezzetto con una fogliolina di menta e inserisci dentro la tasca, spingendo in profondità.
Massaggia il tocco con olio e sale per pochi istanti e metti da parte. In una casseruola capiente versa un fondo d’olio e due spicchi d’aglio schiacciati e fai imbiondire; elimina l’aglio e rosola il tocco di tonno da tutti i lati per sigillare la superficie esterna. Sfuma con il vino e fai evaporare. Sciogli l’estratto di pomodoro nella miscela del soffritto, con un cucchiaio di legno. Abbassa il fuoco al minimo e aggiungi la passata di pomodoro fino a coprire, quasi, il tocco.

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Porta a bollore e fai pippiare per circa mezz’ora con il coperchio, girando ogni tanto. Controlla la cottura del tonno (dipende dalle dimensioni del tocco) aprendo un po’ le fibre del pesce: a cottura ultimata estrai la carne dal tegame e metti al caldo. Continua la cottura della salsa per fare stringere il sugo e aggiusta di sale, aggiungi un pizzico di zucchero e la punta di un cucchiaino di bicarbonato per togliere un po’ di acidità del pomodoro. Servi con il sugo come secondo e pucciaci una scanata di pane. C’è chi aggiunge, alla preparazione, i piselli.
Questo piatto potrebbe diventare il condimento per un piatto di pasta se sminuzzi la carne, otterrai un ragù di pesce, favoloso.

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Ah, gli agretti

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una erbacea annuale di una bontà indicibile; una sulenne camurria da pulire ma ci metti un fiat a cuocerla perché basta una sbollentata  e poi una saltata in padella con quello che vuoi o, ancora, buttata dentro una frittata. Niè, lo so che non ti cuntu niente di nuovo ma gli agretti o barba di frate, hanno un sapore veramente particolare!
Su Cucina Italiana di questo mese c’è una ricettina facilissima e molto appetitosa che ti consiglio, io ho solo cambiato quacche cosa qua e la, tu fai chiddu chi voi.
Agretti con pomodori secchi e muddica croccante.
Per due cristiani:
un mazzetto di agretti
uno spicchio d’aglio di Nubia
due pomodori secchi  sott’olio (4 filetti)
20 g di pinoli
10 g di passolina (uva passa)
70 g di muddica (mollica) di pane secco grattugiata grossolanamente
100 g di mozzarella di Bufala Campana sgocciolata
un mazzetto di basilico
sale
peperoncino
olio extra vergine d’oliva

pulisci gli agretti e lavali sotto l’acqua corrente; lessali, pochi minuti in acqua bollente salata. Scolali e saltali in padella dove avrai soffritto l’aglio tagliato a metà con il peperoncino e un paio di cucchiai d’olio. Aggiungi la muddica e arrimina per insaporire; taglia a pezzetti il pomodoro secco sgocciolato e aggiungi alla verdura con la passolina e i pinoli, dopo due minuti spegni il fuoco e aggiungi la mozzarella sminuzzata e il basilico tritato. Servi tiepido e poi mi cunti.

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Morbidissima e ciavurusa Sicilia

pandarancia_00000Impegnati, impegnatissimi siamo su quest’Isola, a dissertare sulla maniera di definire masculu o fimmina, l’arancia. In dialetto è masculu e in italiano è fimmina. Lo trovi scritto in ogni dizionario: per la distinzione del frutto è usato il genere femminile per l’albero quello maschile, anche se in molti dialetti (anche della penisola) si continua a usare il maschile per indicare il frutto. ‘N’summa, un casino inenarrabile che mette famiglie contro famiglie in molte provincie siciliane quando si vuole indicare la famosa specialità siciliana. Ma qui non dissertiamo di arancina verso arancino, no, qui cerchiamo di raccontare la morbidezza di un dolcino che comunemente viene chiamato pan d’arancio e che, in realtà, si dovrebbe chiamare pan d’arancia.
Sul nome non ce ne usciamo vivi, si rischia un colpo di lupara in una inutile quanto mai stupida e banale diatriba campanilistica dunque, ti cuntu la ricetta originale di un maestro pasticcere palermitano, Giovanni Cappello, che ha donato questa ricetta all’amica mia Stefania che a sua volta ha donato a tutti noi.
pigghia un pizzino e segnati ‘sta ricettuzza

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Lo stampo per questo dolcetto è di tipo rettangolare, attipo plumcake ma con un lato lungo cilindrico, (avevo già pubblicato una ricetta, questa qui, qualche anno fa). Manco a dirlo puoi usare tutti gli stampi che vuoi, ci mancassi, nessun formalismo sul nome, figurati se ci ponnu essere  questioni sullo stampo da usare, tuttavia dovrai usare delle dimensioni consone alla quantità di impasto che dovrai infornare con queste dosi:
per uno stampo rotondo da 24 cm di diametro o per uno stampo da plumcake di 25x7x
150 g di albumi (un po’ meno di sei uova)
125 g di zucchero (ho usato lo zucchero di canna)
125 g di burro a temperatura ambiente
150 g di farina di mandorle ( ho usato mandorle intere con la cuticola e poi tritate non molto finemente ma non troppo, mi piace sentire qualche pizzuddicchio di mandorla sotto i denti, gusti sono, va)
100 g d tuorli (sei uova)
37 g di zucchero ( ho usato zucchero di canna)
25 g di pasta d’arancia frullando circa una trentina di grammi di arance candite, considerando lo sfrido
25 g di succo d’arancia
la scorza d grattugiata di un’arancia
175 g di farina ( io ho usato una farina di tipo 0)
una bustina di lievito
prepara tutti gli ingredienti, imburra lo stampo prescelto, spolveralo con la farina, eliminando quella in eccesso e metti da parte.
Monta a neve ferma gli albumi e poi, sempre lavorando aggiungi poco per volta 125 zucchero per realizzare una meringa liscia e lucida. Monta il burro con la farina di mandorle in tre volte, aggiungi i tuorli, anchessi in tre volte aspettando che la parte precedente sia stata inglobata dall’impasto prima di inserire la parte successiva; aggiungi i 37 g di zucchero, il succo d’arancia, la pasta d’arancia e la scorza grattugiata. Dopo avere amalgamato tutto, aggiungi parte della meringa intervallata alla farina setacciata con il lievito. Continua con questo procedimento fino a finire gli ingredienti. Otterrai un composto spumoso.
Versa nella teglia, livella e batti sul piano di lavoro per assestare l’impasto ed eliminare le bolle d’aria. Infornain forno caldo a 160°C per circa 40-50 minuti o fino a quando, inserendo uno stecchino all’interno dell’impasto, questo ne uscirà asciutto e pulito.
La guarnizione prevede una colata di glassa ducissima che io ometto per  non dare troppo lavoro al mio dentista, preferisco lasciare depositare una nuvola di zucchero a velo. Tu fai ‘nzocco vuoi!

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ciavuru di mare agrumato

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Stu periodo mallitto si sta facennu nuocere, dopo avere cercato lievito e farine che sembravano essere stati fagocitati dagli italiani in delirio mi sono industriata a fare lo stramaledettissimo levito madre che mi fici nesciri ‘u sensu  e che muriu dopo che sembrava fosse attivo. Poi, magicamente è riapparso nel banco frigo il mio amatissimo lievito di birra ma mi stuffò impastare…
In questi casi devo cambiare scenario ed è allora che affacciò lui, ‘u purpiceddu.

Couscous di tumminia integrale, polpo, agrumi al ciavuru di menta.

per due cristiani:
100 g di cous cous di tumminia integrale, precotto
la scorza grattugiata e il succo di (una grossa) mezza arancia
la scorza grattugiata e il succo di mezzo limone
20 g di mandorle tritate
un cucchiaio di olio extra vergine d’oliva
pepe macinato al momento
un ciuffo di menta
sale
un polpo di circa 500 g
pulisci il polpo, elimina occhi e bocca, pulisci anche la testa al suo interno e sciacqua abbondantemente sotto l’acqua corrente. Porta a bollore un tegame pieno d’acqua, cala il polpo per tre volte nell’acqua bollente e poi fallo cuocere per mezz’ora. Trascorso il tempo necessario, spegni il fuoco e fai raffreddare il polpo nella sua acqua di cottura, ci vorranno alcune ore ma niente ci fa. Tira fuori il polpo dall’acqua, affetta i tentacoli del polpo, lasciandoli interi e affetta il corpo e la testa. Arroventa una piastra in ghisa e arrostisci il polpo, pochi minuti per ogni lato e poi taglialo a tocchetti.
Metti il cous cous dentro un piatto capiente, versa 200 g di acqua bollente, copri e fai riposare cinque minuti, poi sgranalo con una forchetta separando i grani. Copri ancora una volta e fallo riposare ancora cinque minuti. In una ciotola raccogli la scorza degli agrumi e il loro succo, aggiungi l’olio e sbatti con una forchetta per amalgamare. Versa sul cous cous, aggiungi i polpo, aggiusta di sale, regala una generosa macinata di pepe e mescola per insaporire. trita la menta e aggiungila al piatto insieme alle mandorle tritate. Servi tiepido.

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un intreccio morbido di mele e speranza

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Mai come ora mi sono sentita isolana ma soprattutto, isolata.
Un’isola, quella che ognuno di noi in quarantena vive giornalmente e che affiora in un mare in cui  si scontrano due correnti: quelle dell’indolenza e quella della frenesia.
Da un mese mi bagno in quelle acque, quelle della smania. Una irrequietezza che si traduce in un bisogno di fare triplicato, che mi fa schizzare fuori dal letto la mattina presto e che, nel dipanare le ore della giornata facendo mille cose, mi accompagna alla fine e mi fa dire: minchiasquagghiò!
Ore di un giorno dissolte, come un cubetto di giaccio in un bellissimo Martini abbandonato al sole; praticamente non ho tempo. Assurdo, no?
Per fortuna esistono i lievitati e con questi rallento la corsa, mi impongo di scollegare ‘stu firticchiu e comincio a tampasiare casa, casa rallentando il ritmo.
Questa morbida Babka o treccia polacca te la regalo, augurandoti buona Pasqua e sperando di ritornare a quella meravigliosa routine che tanto mi manca.

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Ingredienti per l’impasto:
170 g di lievito madre o due grammi di lievito di birra fresco
60 g di acqua
60 g di zucchero
60 g di burro a pezzetti
50 g di latte
2 uova piccole
un pizzico di sale
370 g di farina
prepara questo impasto la sera prima: sciogli il lievito nella planetaria con l’acqua. Monta il gancio, fai partire la macchina e aggiungi lo zucchero, il burro, il sale, il latte,  le uova e 200 g di farina, fai lavorare la macchina fino a quando gli ingredienti saranno amalgamati e lisci, continua a lavorare aggiungendo la farina rimasta e se l’impasto risulta troppo appiccicoso aggiungi ancora una manciata di farina.
Spolvera un po’ di farina sulla spianatoia e lavora l’impasto con le mani, realizza delle pieghe e poni a lievitare dentro una ciotola unta; copri con un cavovaccio pulito e metti la ciotola al riparo da correnti, per esempio dentro il forno spento.

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Ingredienti per il ripieno:
180 g di marmellata di mandarini o di arancia
una mela o due, dipende dalla dimensione
30 g di zucchero
30 g di burro
un cucchiaino di raso cannella
Il giorno dopo lava la mela, tagliala in quattro e poi affettala molto finemente con una mandolina. Sciogli il burro in una padella, aggiungi lo zucchero, la cannella e poi le mele, cuoci pochi minuti, giusto il tempo di ammorbidire le fettine di mela e amalgamare il tutto, poi fai raffreddare.
Recupera l’impasto, adagialo delicatamente sulla spianatoia leggermente infarinata e allargalo con le mani e poi stendilo con un matterello realizzando un rettangolo di circa 40×35 cm. Distribuisci la marmellata lasciando libero un cm dal bordo, poi le mele allineate lungo il lato corto

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arrotola il rettangolo dal lato lungo realizzando un salsicciotto, sigilla il lembo finale e mettilo sotto, a contatto con la superficie del piano di lavoro. Taglia in due il rotolo, nel senso della lunghezza e avvolgi le due metà una attorno all’altra realizzando un intreccio.

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Ingredienti per la finitura:
latte
mandorle a lamelle
zucchero a velo
imburra e infarina uno stampo di circa 35 cm di lunghezza, adagia con delicatezza l’intreccio dentro la teglia, spennella con il latte e distribuisci le mandorle.

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Copri l’intreccio e fai lievitare ancora fino al raddoppio, nel forno spento con la luce accesa. A seconda lievitazione avventuta tira fuori lo stampo.

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Accendi il forno, portalo a 180°C e inforna la teglia per circa mezz’ora. Se possiedi uno stampo Emile Henry, avrai bisogno di un’ora di cottura.
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Dopo la cottura fai raffreddare qualche minuto nello stampo, poi, con delicatezza sforma la treccia e ponila a raffreddare su una griglia. quando sarà tiepida, spolvera, se ti piace, un po’ di zucchero a velo.

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impastiamo?

Questo periodo mallitto mi sta regalando molto tempo. Cerco di rendere produttivo ogni istante, per questo non mi annoio e le settimane scorrono placide. Ho molto, in effetti, considerando il bicchiere mezzo pieno; salute, una casa grande che permette alla famigghia di trascorrere dei momenti di lavoro o svago senza intralciare l’attività altrui e cose ,che cose non sono, sicuramente avvalorate. Ma non sti nego che, alla quarta settimana di isolamento, la parte mezza vuota del bicchiere mi pari funnuta, e, inevitabilmente, m’attocca fare una tappa di decompressione per ristabilire l’equilibrio.
Allora nenti fazzu? M’adopero senza mutriarimi, manìando farina forte, cu ‘n’anticchia di lievitu. Funziona!

Se leggi la ricetta vedrai che fici un unico impasto, l’ho diviso a metà condendone uno alla maniera della focaccia missinisi  e l’autru con patate, cipolle e rosmarino.

Amunì non ti fare assugliare dalla lagnusìa. Un passo leva e uno metti ce ne usciamo dalla malatia!

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Impasto
200 g di semola di rimacinato
300 g di farina di tipo 1
300 ml di acqua
un cucchiaino di zucchero
10 g di sale
2 g di lievito di birra
un giro d’olio extra vergine d’oliva
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mescola le farine nella planetaria con lo zucchero e il lievito sbriciolato, aziona la planetaria e versa l’acqua, poca alla volta, aggiungi il sale e continua a impastare. Trasferisci l’impasto sul piano di lavoro, versa l’olio sulla spianatoia e impasta a mano, effettuando delle pieghe per fare assorbire il fluido all’impasto. Realizza una palla e ponila a lievitare a temperatura ambiente per 18 -20 ore.
Dopo la lievitazione, dividi in due l’impasto, allargane uno sulla spianatoia, precedentemente spolverata di farina, allungalo dandogli una forma allungata. Trasferiscilo nella teglia unta d’olio, fai lo stesso con l’altro impasto e fai lievitare ancora mezz’ora almeno.
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Ingredienti per la farcitura alla messinese
15 pomodorini oppure 400 g di pomodori pelati scolati
200 g di tuma tagliata a cubetti
150 g di indivia riccia
un’acciuga sott’olio
olio extra vergine d’oliva
Taglia a metà i pomodorini, mettili in uno scolapasta, sala e fai scolare l’acqua di vegetazione. Distribuisci pezzetti di acciuga sulla superficie affondandoli nell’impasto, distribuisci anche 2/3 del formaggio effettuando una leggera pressione, l’indivia lavata, sgrondata e tagliata a pezzetti, aggiungi i pomodorini e concludi con la tuma rimasta. Distribuisci un giro d’olio, un pizzico di sale e inforna a 200°C per dieci minuti poi tira fuori la teglia, spennella con dell’olio extra vergine d’oliva e inforna ancora per cinque-dieci minuti o fino a doratura.

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Ingredienti per la farcitura con le patate:
2 patate rosse
mezza cipolla
un’acciuga sott’olio
sale
pepe
olio extra vergine d’oliva
gli aghi di due rametti di rosmarino
24 ore prima lava le patate, affettale sottili con una mandolina, ponile in una ciotola  piena d’acqua e metti in frigo. Un’ora prima di infornare, scola le patate, asciugale e condiscile  con sale, olio, pepe e il rosmarino tritato finemente. Affetta finemente la cipolla e aggiungila alle patate.
Distribuisci pezzetti di acciuga sulla superficie affondandoli nell’impasto, spennella  con dell’olio e poi spargi il condimento a base di patate. Distribuisci un giro d’olio, un pizzico di sale e inforna a 200°C per dieci minuti poi tira fuori la teglia, spennella con dell’olio extra vergine d’oliva e inforna ancora per cinque-dieci minuti o fino a doratura.

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verde

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O lo ami o lo odi, il verde dico.
Si perché è un colore che non ha mezze misure: o ti piace da impazzire in tutte le sue nuance o ti fa caga…ehm, non ti piace in nessuna salsa. Beh, a me piace, ci sono alcune sfumature veramente appassionanti, anche se il mio colore preferito è il blu.
Mi faccio affatare dai colori, alcuni un po’ di più di altri, certo. E mi piace il monocromatico anche in cucina, nonostante ci siano una miriade di ingredienti che concorrono in alcune preparazioni come questa.

Burger di verdure:

per circa 8 pezzi
1 melanzana lunga (450 g)
40 g di parmigiano grattugiato
250 g di spinaci freschi
140 g di ceci cotti
300 g di patate rosse (con la buccia)basilico
sale
pepe
curry

 

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scotta gli spinaci in una padella con la sola acqua dell’ultimo lavaggio e frullali con i ceci, metti da parte.
Taglia la melanzana a dadini, a questo punto hai due scelte: o friggi e non ci pensi più (alla dieta) oppure disponi la dadolata su una teglia foderata con carta forno, irrorata con un filo d’olio e un pizzico di sale e inforni a 180°C per 20 minuti.

nel frattempo cuoci le patate in abbondante acqua fredda, senza sbucciarle; quando saranno cotte, schiacciale con uno schiacciapatate.

In una ciotola mescola il mix di pangrattato, le patate, le melanzane, il basilico, il parmigiano a pezzetti, aggiusta di sale, aggiungi una macinata di pepe e un cucchiaino di curry o a piacere. Se l’impasto dovesse essere troppo morbido aggiungi una manciata di pan grattato.

Forma i burger aiutandoti con un ring, schiaccia su un pezzetto di carta forno e pareggia, sforma con delicatezza e procedi così con tutto l’impasto. Se hai l’attrezzo per formare i burger, meglio, ovviamente.

Cuoci su una padella antiaderente a fondo liscio, arroventata oppure in forno. Servi con un’insalata e una spolverata di mandorle a lamelle, se ti piacciono.

 

 

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