millefoglie di sarde e zucca

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una sera di qualche anno fa ho riso fino alle lacrime, durante uno spettacolo di Ernesto Maria Ponte, all’Agricantus a Palermo. Tutto lo spettacolo mi fece ridere talmente tanto che, appena finito lo spettacolo ho conservato, nei pochi cassetti della mia memoria, alcune battute da tirare fuori nei momenti di bisogno. Una di quelle battute raccontava della dieta di Ernesto, del suo dietologo e del fine che la dieta, faticosamente seguita, portava: fare una vita da malato per morire sano.
Ecco, la dieta la devi interpretare altrimenti l’epilogo è uguale a quello di Ernesto.

Per quattro cristiani
450 g di zucca decorticata
200 g di ceci lessati
una cipolla di Tropea
foglioline di menta
un rametto di rosmarino
una grattata generosa di noce moscata
una macinata di pimento
500 g di sarde eviscerate e aperte a libro
20 g pan grattato
una spolverata di zucchero di canna
15 g di passolina (uva passa)
aceto di mele o vino bianco
olio extra vergine d’oliva
sale

affetta la cipolla a rondelle, ponila in un tegame con un cucchiaio d’olio e mezzo bicchiere d’acqua, stufala fino a quando sarà appassita e l’acqua evaporata. Aggiungi la zucca taglia a fettine, i ceci, le erbette, 150 ml di acqua, le spezie, la passolina e il sale. Cuoci con il coperchio per circa 20 minuti o fino a quando la zucca sarà morbida. Spegni e fai riposare.

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Su una placca, foderata con carta forno, disponi le sarde con la pelle rivolta verso il basso e spennellate di olio, cospargi con il pan grattato, un’idea di zucchero e qualche goccia di aceto, sala e inforna a 170°C per circa 10-15 minuti.
Impiatta alternando sarde e condimento alla zucca. Servi subito.

corona di panbrioche alla zucca

 

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Gli strumenti di cottura Emile Henry sono assolutamente impareggiabili e non lo dico per piaggeria ma con cognizione di causa.
Ti cuntu picchì: ho realizzato questa corona di pan brioche e, volutamente, ho realizzato gli 8 panuzzelli più piccoli per ottenerne uno in più da cuocere in maniera tradizionale. La differenza c’è e si tocca con mano. A fine cottura il pane cotto nel cuoci pane è molto più panbrioscioso e morbido dell’altro, cotto tradizionalmente.
Quindi, se mi chiedi: ma posso realizzare questa ricetta senza il supporto di Emile Henry?
La mia risposta è no, se vuoi ottenere un prodotto morbidissimo.

250 g di farinaManitoba integrale
250 g di farina di tipo due con germe di grano
200 g di polpa di zucca
120 ml di latte
10 g di lievito di birra fresco
50 g di zucchero di canna + un cucchiaino per il lievito
un uovo
60 g di burro morbido
un pizzico di sale
noce moscata

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Miscela le farine e mettile da parte. Taglia la zucca a fette e cuocila a vapore per 20 minuti, quando sarà fredda frullala. Sciogli il lievito nel latte tiepido con un cucchiaino di zucchero; poi poni la miscela in una ciotola, aggiungi 50 g del mix di farine, mescola per amalgamare e fai riposare mezz’ora, coperta. Nell’impastatrice metti le farine, lo zucchero e la miscela con il lievito, fai partire la macchina, aggiungi la polpa di zucca e in ultimo il sale. Mentre la macchina lavora unisci l’uovo e il burro a pezzetti. Otterrai un impasto molto morbido. Versa l’impasto su una spianatoia spolverata di farina, allargalo e piega i lembi verso l’interno in senso antiorario. rigira la palla di pasta, mettila dentro una ciotola, incidila a croce e falla lievitare fino al raddoppio dentro il forno spento con la luce accesa. Riprendi l’impasto, lavora ancora con le mani leggermente infarinate, realizza un salsicciotto, taglia dei pezzetti di circa 100 g, realizza delle palline che, legherai con dello spago da cucina, come se fossero dei piccoli regali da confezionare, formando 8 spicchi. Metti i piccoli pacchetti nello stampo a corona Emile Henry, precedentemente imburrato e infarinato, copri con il coperchio e fai lievitare 20 minuti ancora. Inforna in forno caldo a 210°C per circa 40 minuti, poi togli il coperchio e fai dorare la superficie della corona. Sforna e fai raffreddare prima di sformare.

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cedevole torta di mele

 

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Quante ricette esistono al mondo di torte di mele? Un delirio, davvero! e mi fermo alla parte dolce picchì se sbordiamo nel salato non ce ne usciamo più, potremmo scrivere un trattato. E non mi pare il caso.
La cosa bella è che è sempre la stagione giusta per sfruttare le mele in cucina per questo mi piace approfittarne sempre e poi, basta davvero poco per dare voce e corpo a una torta, per intrattenere i picciriddi in un pomeriggio uggioso o anche solo per ciavuriare la casa  di un profumo che sa di ricordi e di buono.
In questa ricetta ho previsto nell’impasto, una composta di mele senza zuccheri aggiunti che ho preparato per le mie colazioni leggere; il concetto è che mi piace assai il sapore della mela ma molto spesso, se le mele sono tagliate a cubetti troppo grossi, non impazzisco per la consistenza che assumono in cottura; la decorazione delle fettine tagliate sottili invece la gradisco eccome! La mela già cotta, all’interno, regala alla torta una tonnellata di morbidezza, sofficissima al tatto e alla mozzicata; la cannella poi finisce l’opera. Provala e poi mi cunti.

Torta di mele morbida morbida
3 uova
320 g di farina di tipo 1
160 g di zucchero di canna
375 g di composta di mele senza zucchero (*)
160 g di burro morbido
una bustina di lievito per dolci
un pizzico di sale
un cucchiaino cannella macinata
una grattugiata di noce moscata
per la finitura:
2 mele
burro a fiocchetti
due cucchiaini di zucchero di canna
zucchero a velo

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Riscalda il forno a 175°C.
Imburra una teglia da 26 cm di diametro, spolvera con della farina eliminando quella in eccesso. Sbatti le uova con lo zucchero, aggiungi il burro morbido, aggiungi la composta di mele continuando a sbattere per amalgamare. Aggiungi la farina a pioggia miscelata con il lievito, la cannella e la noce moscata. In ultimo aggiungi il sale, versa nella tortiera e inserisci le mele tagliate a quarti e detorsolate, distribuisci qualche fiocchetto di burro e lo zucchero per la finitura. Inforna per circa 45 minuti, controlla il grado di cottura inserendo uno stecchino dell’impasto, questo dovrà essere asciutto e pulito. Sforna e fai raffreddare qualche minuto prima di sformare. Se ti piace spolvera dello zucchero a velo sulla superficie della torta.

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(*) per la composta di mele senza zuccheri aggiunti, hai bisogno di:
1 kg di mele
un limone
150 ml di acqua
3 cucchiaini di cannella macinata
lava, sbuccia e detorsola le mele, tagliale a cubetti e ponile nel Cook Expert, aggiungi la scorza del limone con il suo succo e la cannella. Fai partire il programma esperto, velocità 1A, temperatura 100°C per 45 minuti. Quando la composta sarà pronta mettila dentro dei vasetti sterilizzati, chiudili con il coperchio e fai raffreddare capovolti. Consuma la composta nel giro di tre mesi.
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colazione fatta in casa

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La mia nutrizionista mi ha prescritto un nuovo piano alimentare da seguire. Bello, è bello; talmente bello che mi venne il priu di manciari ‘a matina a colazione .
Lei dice, che posso mangiare 2/3 fette biscottate integrali con un velo di marmellata o confettura e una porzione di frutta secca…
E io niente faccio? Le fette biscottate me le preparo a casa e la conza pure!
La cosa bella di questo impasto sono le farine… e lo so, ho detto un’ovvietà ma lasciamela passare. Farina integrale di tipo 0, la manitoba, un po’ di grano duro rimacinato e, in ultimo ma non per importanza la Tumminia biologica, farina  prodotta da un grano duro antico siciliano, rivalutata assai, oggi. La cosa bella è che mi fu donata. Valore aggiunto non da poco!

Roberta, qualcosa mi dice che basta una fetta biscottata delle mie; credo che sostituisca le due/tre canoniche che mi hai consigliato… Che dici?
Ahahahahahahah

Fette biscottate di Tumminia e burro di nocciole

150 g di semola di rimacinato
200 g di farina di tumminia
200 g di manitoba integrale
60 g di zucchero di canna più un cucchiaino
10 g di lievito di birra fresco
60 g di olio di semi
300 ml di acqua tiepida
5 g di sale
Prepara il lievitino sbriciolando il lievito in 100 g di Manitoba; sciogli con 100 ml di acqua tiepida e un cucchiaino di zucchero, copri e fai lievitare fino al raddoppio. Trascorso il tempo necessario metti nella planetaria le farine con lo zucchero, il lievitino e l’olio . Impasta per circa 10 minuti, aggiungendo l’acqua poco alla volta, verso la fine dall’assorbimento dell’acqua aggiungi il sale e aspetta che l’impasto s’incorda attorno al gancio. Poni la pasta dentro una ciotola, copri, metti dentro il forno spento con la luce accesa e fai lievitare fino al raddoppio. Stendi l’impasto con un matterello, arrotolalo e ponilo dentro uno stampo da plumcake imburrato e infarinato e fai lievitare ancora una volta. Inforna, in forno caldo, a 180°C per circa 30 minuti, verifica la cottura con uno spiedino. Sforna e fai raffreddare 12 ore, almeno. Affetta il pane a fette di circa mezzo cm di spessore, distribuisci le fette su una placca foderata con carta forno e ricuoci  a 140°C per una decina di minuti per lato. Conserva in una scatola di latta e tostale qualche minuto prima di consumarle.

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Per il burro di nocciole:
200 g di nocciole tostate
metti le nocciole in un robot da cucina, tritale fino a quando dallo stato solido diventano una crema grazie agli olii in esse contenuti. Metti dentro un vasetto sterilizzato e conserva in frigo.

riso rosso, che più rosso non si può

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Hai presente quando, per usare una metafora, si dice cavalcare l’onda?
Ecco, io chiddu fici, m’ittai  su una tavola –attipo– da surf e poi quando arrivò l’onda mi feci trascinare.
Ma, d’altronde, come farne a meno? come evitare una energia simile?. Lei, Adrenalina si chiama, una bella scaRRica te la dà; vuoi o non vuoi.
Quindi, considerando che il suo risotto mi rimase nel cuore, io nni fici uno t’anticchia diverso ma che si sprigiona da quello lì.
per due cristiani:
140 g di riso rosso
1/2 cipolla rossa di Tropea
20 g di olio extra vergine d’oliva
1 grossa melagrana
qualche fogliolina di menta
una grattugiata (abbondante) di noce moscata
1/2 bicchiere di vino bianco mosso
brodo vegetale, quanto basta
20g di parmigiano grattugiato con qualche pezzetto a cubetti
1 cm di zenzero grattugiato
20 g di pinoli tostati
Sale

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Sgrana la melagrana,  3/4 passala nell’estrattore e ottieni il succo, metti da parte quello che resta. Trita la cipolla, ponila in una casseruola con l’olio e rosolala a fuoco leggio. Aggiungi il riso e fai tostare, sfuma con il vino e fai evaporare. Versa un mestolo di succo di melagrana bollente e continua così fino ad assorbimento di tutto il succo. Continua poi con il brodo vegetale, portando a cottura il riso. Sappi che ci vorrà tanto tempo per la cottura di questo tipo di riso. Quando il riso è cotto, spegnete il fuoco, aggiusta di sale aggiungi lo zenzero grattugiato, la menta spezzettata, il parmigiano, i pinoli e i chicchi di melagrana messi da parte.  Chiudi con il coperchio e fai riposare qualche minuto. Servi subito.

Il pan coll’uva di Giulietta

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Ti cuntai che stesi in Toscana cinc’anni?
Eh, lo so, un mare di volte te lo cuntai. Va beh, porta ‘n’anticchiedda di pacienza, stolita sono!

Comunque avi ca sugnu in Sicilia da un pezzo oramà e me ne stavo tranquilla tranquilla fino a quando lei, Giulietta, s’arricampò qui. Una ventata pratese di praO, con la sua risatedda trascinante e la sua voglia di fare “cose” che viaggia a tremila giri.
– Eh, nini, se tu vo fare il pan colluva, bisogna che te tu compri l’uva canaiola! Ma ‘ndo la trovi l’uva canaiola in Sicilia?”
– Eh, non la trovo. ci dissi – Va beh, proverò lo stesso, cercherò una uva nicaredda e speriamo bene, ovvìa!
– Bada, nini, che a metà cottura, la mistura di uva e zucchero, ti farà il “richiccolo”. Te raccoglilo con il cucchiaio e ributtalo sul pane in cottura”.
– […]
A me il “richiccolo” non lo fece mai. Due nni fici di pan coll’uva, bono l’è bono ma senza il “richiccolo” non mi può paciri.

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per una teglia di 28 cm

500 g di farina
260 ml di acqua
12 g di lievito
50 g di zucchero
2 cucchiai d’olio extra vergine d’oliva

un kg di uva canaiola, lavata e asciugata
zucchero per spolverare e olio extra vergine d’oliva, quanto basta

mescola la farina con il lievito sbriciolato e lo zucchero, impasta con l’acqua, aggiungi l’olio. Realizza una palla e poni a lievitare in una ciotola, leggermente sporca di farina; copri con un canovaccio pulito e riponi la ciotola dentro il forno spento con la luce accesa, fai lievitare fino al raddoppio, circa un paio d’ore.
Dopo la lievitazione, rimpasta e aggiungi 50 g di zucchero e due cucchiai d’olio. Dividi in due l’impasto, ungi la teglia e adagia il primo impasto ben steso, distribuisci circa 700 g di uva canaiola, una manciata di zucchero e un filo d’olio, copri con l’altra metà di pasta distribuisci l’uva rimasta, ancora una manciata di zucchero e un filo d’olio.  porta il forno a 180/200°C ,inforna per circa mezz’ora, a metà cottura si formerà il “richiccolo”, il sughetto generato dallo zucchero e l’uva caldi, raccoglilo con un cucchiaio e distribuiscilo sulla focaccia.

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aglio, olio, amore e prospettiva

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Stavo stappando una bottiglia di vino bianco prima di preparare la cena quando squilla il cellulare, guardo il display e leggo: Francuzzo.
-Bedda di to mà, stiamo organizzando (lui e Patrì, so mugghiere, ndr) una spaghettata domani sera, venite ad Altavilla? Tu ed io dobbiamo preparare una pasta, non so quanti saremo, improvvisiamo. Mi dice.
-‘Ncà, cettu! Gli rispondo, tenendo il cellulare tra la spalla e l’orecchio per versare il vino nel calice.
-Tu triti tutto quello che ti dò da tritare e vediamo che cosa viene fuori. Aggiunge prima di chiudere la conversazione.
Sorrido, mentre affondo il naso nel bicchiere inebriandomi di ciavuru; lui è un creativo, nella vita come in cucina, gira e firrìa come una strummula senza sosta e sua moglie appresso a lui È mio cognato e questi sono i suoi spaghetti.

tavolata

Rustichelli aglio, olio, amore e prospettiva.

per 4 cristiani
4 spicchi d’aglio rosso di Nubia
olio extravergine d’oliva
50 g di graniglia di mandorle pelate
un mazzo di prezzemolo
q.b. peperoncino secco
4 olive snocciolate
400 g di spaghetti rustici piuttosto grezzi che tengono la cottura (12 minuti di cottura)
10 pomodorini tagliati a metà
50 ml di vino bianco secco
un cucchiaino di crema di peperoncino
due cucchiai abbondanti di pesto di pistacchio
40 g di parmigiano grattugiato
sale
Metti a bollore abbondante acqua per la cottura della pasta, quando arriva a bollore aggiungi il sale. Trita l’aglio, aggiungi i gambi del prezzemolo e continua a tritare molto finemente, unisci il peperoncino e trita ancora insieme con le olive. Devi ottenere un composto tritato in maniera omogenea. Trita le foglie di prezzemolo e metti da parte.

trito
In una larga padella metti 4 cucchiai d’olio e il trito con le olive, soffriggi facendo appassire il composto, aggiungi un paio di mestoli di acqua bollente e stufa facendo evaporare. Cuoci la pasta e nel frattempo aggiungi i pomodorini al soffritto, sfuma con il vino e fai evaporare, aggiungi un mestolo di acqua di cottura della pasta e mescola per amalgamare il sugo. Unisci la crema di peperoncino, il pesto di pistacchio e ancora un mestolo di acqua di cottura della pasta per fluidificare; spargi metà del prezzemolo tritato e mescola. Quando mancano un paio di minuti all’ultimazione della cottura della pasta, trasferiscila dentro la padella e completa la cottura risottandola. Aggiungi il formaggio, il prezzemolo tritato rimasto e servi subito.
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Curve sinuose e bellezza in passerella

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Per alcune donne la bellezza esteriore conta in maniera considerevole; il busillisi sta nel capire qual è il concetto di bellezza a cui riferirsi. Non condivido i format che si sono sviluppati nell’alta moda. Lo stereotipo del magro è bello, a tutti i costi.
A me, per esempio, piace l’armonia delle forme, la curva aggraziata delle linee di alcune figure femminili.
Te l’ho mai detto? Da grande voglio fare la modella, ma non sticchinedda quindi, per arrivare (da grande) all’obietivo, mi tengo in forma e mangio bene.
Tonno rosso con cavoletti di Bruxelles, pomodorini caramellati e peperoni

per due cristiani
due fette di tonno rosso
un peperone giallo grosso
300 g di cavoletti di Bruxelles
300 g di pomodorini
una manciata di pan grattato
sale affumicato
zucchero
prezzemolo
una cipolla di Tropea
la scorza grattugiata di un limone e metà del suo succo
50ml di vino bianco
olio extravergine d’oliva più quello per l’intingolo
pepe nero
Facile!
lava i pomodorini, tagliali a metà, cospargi con il sale affumicato, una spolverata di zucchero, una di pepe, una di pan grattato, una manciata di origano e un filo d’olio. Inforna a 160°C per circa mezz’ora; nel frattempo lava il peperone, affettalo longitudinalmente e recupera due fette alte circa 2 cm, elimina i semi e i filamenti con un coltellino, riduci a quadrucci il resto del peperone e metti da parte.
Affetta la cipolla molto sottilmente, ponila in padella con un giro d’olio con i quadrucci di peperone e i cavoletti mondati e tagliati a metà. Soffriggi pochissimo e versa due dita d’acqua, copri e fai stufare. Quando l’acqua è evaporata, togli il coperchio e sfuma con il vino, cospargi con il sale affumicato, un cucchiaino raso di zucchero, una macinata di pepe, mescola e metti da parte.
Fai arroventare una piastra sul fuoco, abbrustolisci i due anelli di peperone da ambo i lati e metti da parte. Sulla stessa piastra arroventata cuoci il tonno, pochi minuti per parte. Prepara l’intingolo mescolando 30 ml di olio con mezzo limone spremuto e il prezzemolo tritato con la scorza del limone, sbatti con una forchetta per emulsionare.
Impiatta realizzando il canapè ponendo la fetta di tonno irrorata con un po’ di intingolo, sopra l’anello di peperone e dentro quest’ultimo le verdure stufate con qualche pomodorino, finisci il piatto suddividendo i pomodorini rimasti e parte dell’intingolo.
Poi mi cunti.

soufflé ghiacciato al cioccolato bianco e lamponi

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Ancora un dolcino, pari chi non manciai autru ‘st’estate! E invece no, un sacco di cose salate manciai, ma questi dessert sono da menzionare per tutta una serie di motivi che fanno la differenza.
Tanto per principiare, li prepari in un battibaleno; in mezz’ora hai il dolcetto pronto, lo metti in frezeer e puoi pensare alla cena.
Secondo di poi, smaltisci gli albumi accumulati; madò, ogni volta è un delirio consumare gli albumi avanzati dalle preparazioni ove ci vuole solo il tuorlo.
In ultimo, ma non per importanza, sono facili da preparare, non ci vuole chissà quale giramento di cabasisi né sbattimenti vari.
Ah, mi stavo scordando di diriti, ‘na cosa; la ricetta è liberamente tratta da un “A Tavola” dell’agosto del 2010.

per 6 soufflé
400 ml di panna fresca
120 g di zucchero a velo
3 albumi a temperatura ambiente
120 g di lamponi
80 g di cioccolato bianco
per guarnire:
confettura di lamponi
lamponi
trita molto finemente il cioccolato oppure grattugialo dopo averlo messo in frezeer per qualche minuto. Monta a neve ferma gli albumi e metti da parte. Monta la panna ben fredda con lo zucchero a velo, aggiungi il cioccolato, i lamponi e gli albumi, con movimenti delicati dal basso verso l’alto, per non smontare il composto. Riempi uno stampo da crème caramel e, aiutandoti con un ring dello stesso diametro degli stampi, riempilo altri 2 cm, sfila il ring e procedi con gli altri contenitori. Otterrai “l’effetto soufflé”. Poni in frezeer per un paio d’ore.
Al momento di servire, ammorbidisci a bagnomaria qualche cucchiaio di confettura di lamponi, fai intiepidire e versane un po’ su ogni soufflé, decora con qualche lampone e servi.
A me piaciu il croccantino del cioccolato sotto i denti e la spumosità del soufflé, ti consiglio dunque di aspettare qualche minuto prima di servire, in modo da dare al dolcetto il tempo per ritornare a temperatura.

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scoccia di cannolo con mousse di arancia e pistacchio

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Cercare la bellezza, l’eccezionale nella semplicità, è l’attività che prediligo ma non è detto che ci riesca.
Trovare il carattere di un oggetto, di una cosa e provare a trasmetterlo con uno scatto non è cosa semplice. Ammiro molti fotografi che riescono a manifestare bellezza e carattere, che suggeriscono idee, barlumi di  bellezza che come lampi hanno la capacità di rimanere impressi nella mente come quando guardo la loro luce senza schermo e chiudo gli occhi. La mia mente vede quella luce, anche senza volerlo, la percezione rimane, lo scenario viene proiettato comunque. Forse la vera capacità, in astratto, è andare oltre, superando l’orizzonte, dilatando la propria capacità di percezione. Forse.
Comunque, ci provo, studio e faccio delle verifiche per capire se la strada è corretta ed eventualmente provo a correggere il tiro. Tu, se vuoi, aiutami.
Nel frattempo in questo agosto strammo, ti offro una mousse, semplice ma con il carattere tosto e siciliano di Zikilia.

per le scocce:
300 g di farina di grano tenero di tipo 0
un uovo
60 ml di Marsala secco
un cucchiaio di aceto di vino bianco
un cucchiaino raso di cacao amaro
50 g di zucchero a velo
50 g di strutto a temperatura ambiente
un pizzico di sale
olio di semi per friggere

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per la mousse:
3 g di agar agar
550 ml di panna
50 ml di latte
200 g di marmellata di arance e pistacchio Zikilia
30 g di zucchero a velo

per guranire:
30 g di pistacchi non salati

prepara le scocce di cannolo; mescola gli ingredienti secchi, e impastali con il Marsala, l’uovo, l’aceto e lo strutto a pezzetti. Realizza una palla e poni in frigo a riposare almeno per un’ora. Trascorso il tempo di riposo stendi l’impasto in sfoglia sottile; con un coppapasta da 10 cm di diametro ritaglia i dischi e poi stirali ancora, con  il matterello lungo un verso in modo da realizzare un’ellisse. Spennella di olio un cannello d’acciaio e avvolgi l’impasto sovrapponendo la congiunzione precedentemente spennellata di albume. Friggi il cannolo dentro un piccolo tegame dai bordi alti, in olio bollente fino a doratura, ti basteranno pochi istanti. Poni la scoccia su un foglio di carta assorbente e fai raffreddare prima di sfilare il cannello. Conserva le scocce in un contenitore ermetico.

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Prepara la crema portando a bollore il latte, sciogli l’agar agar e poi mescola con la marmellata di arance e pistacchio, dentro una ciotola. Monta la panna con lo zucchero a velo e aggiungila in due volte al composto di marmellata mescolando dal basso verso l’alto per evitare di smontare la panna. Suddividi la crema dentro sei coppe e poni in frigo a rassodare per un paio d’ore, almeno. Prima diservire trita una manciata di pistacchi, distribuisci sulla mousse insieme con una o due scocce di cannolo.

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